Film > Howl's moving castle
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Autore: suni    30/08/2006    27 recensioni
Da due anni il castello errante ed il suo proprietario languono nell'assenza di Sophie.
Ma perchè lei non c'è più?
E ritornerà mai completamente?
(Vi SCONGIURO lasciatemi un commento per sapere se continuare!)
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Geee… Eccolo qua il tesoro mio… l’ho anche messo nel titolo del capitolo per ricordargli quanto lo adoro…

Dunque, in realtà questa è ancora un’ipotesi di storia. Mi spiego: avevo più di un’idea su cosa poteva essere avvenuto e questa è quella per cui infine ho optato. Se non vi aggrada, posso proporvene un’altra…

Comunque, grazie a tutti per i commenti che SICURAMENTE fioccheranno numerosi a meno che non vogliate tutti beccarvi una bella fattura.

Io vi ho avvisati.

Sono estremamente seria.

Ciao ciao

Suni

 

Ah… Ho corretto il prologo visto che lisachan gentilmente mi ha dato un paio di dritte. Grazie

 

 

Uno: HOWL E LA SORPRESA DI MARKL

 

 

“PERMESSOOO!! -strillò Markl zigzagando in mezzo ai passanti che affollavano la via principale- Mi scusi, pardon! Scusi, sono di fretta!” continuò, del tutto ignorando i commenti stizziti e contrariati dei malcapitati che si trovavano sulla sua via e che si sentivano spintonare o pestare i pedi.

I suoi grandi occhi saettavano tutto intorno, alla ricerca di altri, intensi ed azzurro cielo. Era già più d’un ora che correva in giro e si sentiva stanco.

Si maledisse per non aver fatto caso, quando Howl era uscito, a quale fosse il colore su cui era sintonizzata la porta: dopo l’arrivo della sorella di Sophie era stato impossibile verificarlo.

“Mi Scus-“ iniziò per poi interrompersi con un mugolio soffocato, rimbalzando pesantemente a terra e rimanendo accucciato scompostamente a gambe spalancate. Scrollò la testa per riprendersi prima di sollevare lo sguardo.

“Ma guarda dove vai, ragazzino!” l’apostrofò rude l’uomo alto ed elegante contro cui era andato a sbattere in malo modo.

Markl lo guardò con decisione, avvezzo com’era a non lasciarsi mettere i piedi in testa da nessuno –e sì che, come apprendista di un mago, ne incontrava di creature preoccupanti.

“Mi scusi tanto –disse secco- comunque in terra ci sono finito io, mica lei” osservò guardandosi il ginocchio spellato.

L’uomo, notò Markl, non parve badarvi minimamente. Non era solo alto, ma anche piuttosto imponente. L’espressione del viso era fredda e sdegnosa, e l’abbigliamento raffinato lo rivestiva di un monolitico color nero, su cui spiccavano due gelidi occhi grigi.

“Così imparerai a guardare dove vai, ragazzino” ribattè sostenuto.

Markl si alzò spolverandosi i vestiti.

“Ha mica visto un bellissimo ragazzo con gli occhi azzurri, gli orecchini e i capelli neri? E’ il mio capo, l’ho perso” domandò senza troppe cerimonie, accontentandosi per comodità di esporre la descrizione più comune di Howl che circolava tra le fanciulle –e quindi tra i salotti cittadini.

“Spiacente, piccoletto, non so di chi parli” ribattè l’uomo, già allontanandosi d’un passo con disinteresse.

Pffff –sbuffò Markl tra sé- Stupido mago da strapazzo!” brontolò esausto.

Se non fosse stato così concentrato nella ricerca del viso tanto conosciuto, forse Markl avrebbe colto l’espressione di bramoso trionfo sul volto di quello sconosciuto tanto lugubre; e forse, sarebbe stato più cauto nel dosare gesti e parole.

“Il tuo capo, hai detto?” sentì chiedere mentre una mano esile straordinariamente possente lo afferrava per la spalla e lo tratteneva facendolo somigliare ad un pupazzo di pezza.

Si voltò con scostanza verso l’uomo.

“Sì, il mio capo, il signor Pendragon” rispose con aria d’importanza, sicuro del fatto che ben pochi lo conoscevano diversamente che come Howl.

“Ed è un mago, hai detto?” insistette lo sconosciuto, improvvisamente molto più affabile.

Markl lo scrutò sospettoso, esitando a rispondere.

“… Qualche volta. Ma se vuole comprare qualcosa, glielo dico subito, il signor Pendragon è molto restio ad accettare nuovi clienti” recitò petulante, preferendo continuare ad evitare di pronunciare il nome proprio, decisamente troppo noto, di Howl.

L’uomo non parve affatto dispiaciuto dalla notizia, ma inalberò una strana aria compita.

“Oh, beh, certo, quand’è così…” borbottò distrattamente.

“Arrivederci, signore” tagliò corto Markl con un breve inchino, prima di ripartire con una strisciata che sollevò una scia di polvere da terra.

Non si avvide di essere seguito, mentre s’addentrava nel dedalo delle vie cittadine. Continuò a correre e saltellare quando qualcosa gli ostruiva la visuale, finchè non ebbe raggiunto, incerto, la locanda del Gatto Nero.

Avrebbe desiderato evitare di cercare Howl là dentro. Per cominciare, perché quel posto era pieno di gentaglia che metteva i brividi persino a lui, e poi perché di solito Howl quando usciva da lì blaterava incoerenze senza senso e s’immergeva in tristissimi discorsi su Sophie e su quando non ne potesse più della vita. E non riusciva mai a reggersi in piedi da solo, gli toccava sempre trascinarlo su per le scale. Per smaltire la sbronza, poi, cagionevole di salute com’era, rimaneva sempre almeno tre giorni a letto ed era assolutamente intrattabile, persino Calcifer si affrettava a fare tutto quel che gli richiedeva senza il minimo accenno di protesta.

Fu quindi con un comprensibile sospiro di rassegnazione che Markl spalancò la porta del fumoso locale e vi affisse all’interno lo sguardo con molta più sicurezza di quanta ne sentisse.

Gregari, e chissà di chi. Ce n’erano almeno una dozzina, distribuiti in tre diversi tavoli.

Markl passò loro di fianco con innocenza.

Troppa innocenza, visto che si mise a fischiettare e saltellare contemporaneamente.

Da quando l’anno prima era nata quella specie di faida tra maghi, non era bene che un qualunque apprendista facesse troppo lo spavaldo in mezzo a membri di fazioni opposte. In realtà, Markl non aveva nemmeno del tutto chiaro a cosa fosse dovuta tutta quell’ostilità, ma di solito si limitava a non curarsene.

Due gregari gli furono addosso in un istante, e uno dei due lo prese per la collottola sollevandolo di qualche centimetro da terra.

“BRUTTO BESTIONE, METTIMI GIU’!!” protestò il ragazzino agitando inutilmente le mani strette a pugno verso di lui.

Qualcuno rideva, mentre Markl continuava a divincolarsi, e una certa attenzione si concentrò su di loro, probabilmente nell’attesa che il ragazzino se le buscasse movimentando un po’ la giornata.

“Lascialo” disse una voce ferma e noncurante alla sua destra.

Markl sorrise tra sé.

Sembrava anche una voce relativamente lucida, oltre che da lui molto conosciuta.

Il gregario lo mollò come se si fosse scottato e si ritrasse bruscamente. Markl, accucciato a terra, si massaggiò il fondoschiena bistrattato constatando come tutti avessero improvvisamente distolto l’attenzione e sembrassero altrettanto improvvisamente immersi negli importantissimi affari loro.

“Credevo di averti detto di non venire qui, Markl” continuò la stessa voce con disinteresse.

Il ragazzino sollevò un mastodontico sorriso verso il mago.

Howl faceva roteare nella mano destra un bicchiere colmo di un qualcosa su cui lui preferiva non interrogarsi. La camicia bianca, sfilacciata e anche troppo aperta sul davanti gli pendeva un po’ sbilenca verso sinistra, trattenuta dal mantello blu. Ciocche scomposte di capelli nero pece gli ricadevano sui chiarissimi occhi, un po’ offuscati.

“A casa c’è una sorpresa per te!” ululò Markl balzando in piedi.

Howl posò uno sguardo scettico e distante su di lui.

“Magnifico” disse atono.

Ma il ragazzino gli afferrò la mano libera e la tirò con impazienza. Già pregustava il momento in cui quell’espressione apatica e assente e quella voce vuota sarebbero sparite finalmente per lasciare il posto di diritto al sorriso luminoso e alle mille smorfie e versi di Howl.

“Dai, andiamo!” esclamò iniziando a correre verso la porta.

La scena poteva parere bizzarra.

Un ragazzino che tirava con tutte le proprie forze, e con smorfie d’impegno, continuando a correre a tutta velocità, assolutamente fermo sul posto; mentre un giovane angelico e dal viso troppo scavato beveva come se nulla fosse appoggiato ad una pila della sala, del tutto ignorando il braccio che gli veniva strattonato con tanta foga.

Markl, piantala” ammonì con noncuranza ricevendo senza badarvi alcuni sguardi ammirati dalle poche presenti appartenenti al gentil sesso.

“MA E’ IMPORTANTE!” protestò lui, ormai tanto preso da puntare entrambi i piedi contro la pila per fare più forza.

Howl cessò di fare resistenza all’improvviso, mandandolo a gambe all’aria per la terza volta in dieci minuti. Lo guardò tranquillamente mentre si alzava borbottando sottovoce.

“Se è per Calcifer, guarda che-…” iniziò stancamente avviandosi all’esterno.

“Ma quale Calcifer! –lo interruppe Markl riprendendo a correre aggrappato alla sua mano, questa volta seguito, pur controvoglia, dal mago- Sbrigati, presto!”

Howl lo seguì lungo le vie, fino al portone.

A differenza del ragazzino, poté notare con la coda dell’occhio, di tanto in tanto, una presenza scura alle proprie spalle.

Markl, chi-…?” iniziò svoltando bruscamente l’angolo nella scia del ragazzino.

“DENTRO! DENTRO!” urlò lui spalancando la porta e pigiandolo in casa a forza, non stando ormai più nella pelle.

Calcifer scoppiettava nel camino.

La nonna e Cane erano seduti la prima sulla poltrona, l’altro sul tappeto ai suoi piedi, in un delizioso quadretto familiare.

Howl si voltò indietro, guardando Markl con un misto di derisione e noia.

“Davvero straordinario, lo confermo” osservò perplesso.

Il ragazzino rimase per qualche istante a bocca aperta, guardandosi intorno senza capacitarsi.

“Ma dov’è-?...” balbettò senza fiato.

“E’ andata a prenderla” gracchiò piano la nonna, facendogli un occhiolino.

Howl aggrottò la fronte, guardandoli a turno.

“Chi è andato a prendere cosa? Che state combinando, voi?” chiese scrutandoli con profondità.

“Te l’ho detto, è una sorpresa” lo interruppe Markl scuotendo al testa come un ossesso, ad implorarlo di non scandagliare i loro segreti.

Howl fece spallucce con uno sbadiglio.

“Come vi pare –rispose distratto- Calcifer, acqua calda in bagno” aggiunse con estrema freddezza.

Il demone non aveva evidentemente intenzione di ribattere, visto che il mago pareva già sufficientemente irato nei suoi confronti, e lanciò uno sguardo a Markl, ma la nonna fu più rapida.

“Howl caro –cinguettò rauca- Perché non aspetti un momento al nostra sorpresa?” domandò supplice.

Il mago le scoccò un’occhiata spazientita prima di lasciarsi cadere sulla sedia più vicina, slacciandosi il mantello che scivolò a terra sotto lo sguardo amorevole di lei.

Un tempo, quella che lui ora chiamava familiarmente “nonna” o “nonnina” aveva tentato con ogni impegno di impossessarsi del suo cuore, e più d’una, vedendolo, l’avrebbe capita.

In quel momento lo scollo della camicia di Howl era scivolato fin sotto la spalla, e le ciocche corvine, sciolte e mosse dalla corsa, carezzavano l’incavo del collo del mago, da cui pendeva una collanina argentata con un piccolo ciondolo irregolare segnante i pettorali che s’intravedevano dall’apertura. Il viso finissimo e regolare di Howl, momentaneamente troppo smagrito e segnato dalle occhiaie, conservava un che di aggraziato e sensuale e  gli occhi appannati e profondi color cielo fissavano la linea delle lunghe gambe avvolte in pantaloni amaranto.

Certo, ora per fortuna i pensieri della nonna correvano al Principe Rapa, appellativo tra i più cordiali che lui soleva rivolgere all’altro spasimante di Sophie dopo che da spaventapasseri era tornato umano.

Si portò la mano sinuosa alla fronte e la stropicciò piano, stancamente.

“Dovevamo per forza correre, Markl? Non potevamo venire via aria?” domando, stiracchiando le gambe.

Il ragazzino mise su un teatrale broncio.

“Come sei sempre! Era per il pathos!” ribattè risentito.

“Il tuo pathos è stato rovinato dal palese ritardo dell’arrivo della tua sorpresa, temo” obiettò  Howl gettando un’occhiata di sbieco a Calcifer.

Non poteva non notarlo, erano tutti evidentemente elettrizzati, e cercavano invano di trattenere sorrisi trionfali e felici dietro le maschere della “sorpresa”. Da un pezzo non li vedeva così euforici, e provò un subitaneo moto d’invidia nei loro confronti: di qualunque cosa si trattasse a lui non avrebbe certo importato granchè. Quasi gli dispiaceva per quelle smorfie così cariche d’aspettativa, d’orgoglio e di fiera gioia. Erano evidentemente convinti di rallegrarlo oltremodo e già pregustavano la sua contentezza, che però, lui lo sapeva, non sarebbe arrivata.

Howl non rideva più.

Dalla tragica scomparsa, come la definivano, della sua giovane sposa, Howl Pendragon non si degnava di dedicare al mondo più attenzioni di quelle necessarie alla sopravvivenza stretta.

Semplicemente, non gli riusciva. Nulla lo catturava o lo avvinceva, nulla gli metteva allegria.

Il campanello suonò nuovamente.

Markl scattò su come un fulmine e Cane gli s’incollò ai piedi abbaiando, mentre scattava ad aprire la porta. Calcifer sfrucullava più che mai e la nonna serrava nei pugni lo scialle che Markl le aveva accomodato prima di uscire in cerca di Howl. Erano talmente ansiosi che persino lui si sentì pervadere da un vaga curiosità, appena accennata.

Corrugò la fronte con stupore, riconoscendo nella persona appena entrata la suocera, con uno splendente sorriso sulle guance floride.

“E’ arrivato?” domandò eccitata guardandosi intorno, e quando lo vide non potè trattenere un urletto di gioia.

Howl si trovò a domandarsi se una buona pozione calmante non potesse farle bene.

Si alzò cerimoniosamente.

“Sì, sono arrivato, mia caris-…” iniziò con leggiadra cavalleria, avvicinandosi.

Ma la voce gli morì in gola, mentre la donna faceva entrare una seconda persona che, innegabilmente, costituiva la tanto decantata “sorpresa per Howl”.

Finissimi capelli d’argento, luminosi.

Occhi grandi, liquidi, intensi.

Un sorriso di una dolcezza spropositata, avvolgente.

Un fare timido e dimesso a nascondere una dirompente forza d’animo che Howl aveva avuto modo di conoscere a fondo.

Rimase immobile, la mano a mezz’aria bloccata nell’avvicinarsi alle spalle della suocera per un abbraccio informale. Potevano quasi udire, gli altri, l’assenza del suo respiro, risucchiato da increduli polmoni.

Sophie…” sussurrò con gli occhi sgranati, finalmente ben visibili in tutto lo splendore che emanavano.

“Sì…” mormorò lei imbarazzata.

Markl quasi cadde a terra nell’osservare, nell’arco di un pugno di secondi, la trasformazione del volto di Howl. Fu come se una cortina cadesse, le guance gli si tinsero di colore e gli occhi ripresero brillantezza ed intensità, mentre tutto il suo volto s’illuminava e la morbidezza tornava a disegnare quei lineamenti d’angelo, e in generale tutta la sua persona riacquistava una forza elegante mentre si slanciava in avanti con un sorriso –un sorriso, finalmente- splendente dello sfolgorio dei denti perlacei.

Per poco il ragazzino non battè le mani, ma non potè trattenersi dallo scoppiare a ridere mentre qualcosa di pesante gli cadeva dal petto lasciandolo respirare e Howl abbracciava stretta la moglie, gli occhi chiusi, il sorriso sempre più largo e felice.

Sophie!” mormorò il mago con un tremito, mentre la sua stretta aumentava e la ragazza si trovava avvolta da quel profumo intenso e quella forza delicata.

Lei rimase immobile per qualche istante, poi le sue braccia cinsero i fianchi morbidi di lui, immerso nella’assaporare la morbida fragranza che tanto gli era mancata.

Alla nonna sfuggì una lacrima.

Cane abbaiò.

Sophie si distaccò leggermente da Howl e i suoi occhi ora incupiti corsero a cercare quelli materni.

La donna sospirò, affranta.

“Lui chi è?” mormorò tristemente.

Calcifer imprecò sottovoce, mentre Howl, ancora immerso in un sogno, si voltava verso la suocera.

“Come?” mormorò assente.

La nonna si era accartocciata su se stessa e gli occhi di Markl correvano sui vari presenti senza che riuscisse a capire, mentre si rendeva conto che qualcosa non andava.

“Non glielo hai detto! –sbottò Sophie all’indirizzo della madre- Non ci posso credere!” esclamò colma di rimprovero. Quindi si voltò rapida verso Howl, guardandolo con partecipe dispiacere.

Tirò un sospiro, mordicchiandosi un labbro, quindi scrollò la testa con quella determinazione a lui tanto cara.

“Come ti chiami?” gli chiese con tristezza.

Howl la guardò stranito, cominciando a pensare che dovesse davvero trattarsi di uno strano, assurdo sogno.

Eeeh?” gnaulò allibito.

Markl si trovò a considerare che Sophie doveva essere diventata un bel po’ strana negli ultimi due anni se la prima cosa che le veniva in mente di chiedere al marito dopo tanta lontananza era il suo nome proprio. L’aveva sposato, insomma, non era mica un estraneo.

“Howl, tuo marito. Speravo che vedendolo tu…” mormorò la madre vergognosa.

Sophie sospirò rumorosamente, interrompendola.

Poi prese con gentilezza la mano del mago e lo guardò negli occhi.

Howl sorrise fiducioso, rispecchiandosi in quello sguardo che amava.

“Bene… Howl. Mi dispiace che mamma non te l’abbia detto, risparmiando a te questa delusione e a me un compito ingrato, ma circa due anni fa, per qualche ragione, io ho… Perso la memoria. – lui sgranò gli occhi- La tua faccia, il tuo nome… Non mi dicono niente”

Markl spalancò la bocca con un suono strozzato.

Howl rimase immobile, statuario.

Da qualche parte, dentro di lui, il castello errante cadde in pezzi una seconda volta.

 

 

 

 

 

 

 

TO BE CONTINUED

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le licenze abbondano, temo… E vabbè.

 

X Moskycat: Io non penso che lui voglia che io lo divida con qualcuna. Non so, penso non gli interessi. Mi dispiace, fattene una ragione! ^__^ Cazzate a parte, grazie per il commentino. Spero vorrei dirmi cosa ne pensi adesso che c’è stato il “colpo di scena”…

X lisachan: Grazie per le informazioni, spero che qualunque cosa tu noti continuerai a farmela notare così da migliorare la storia. Nel frattempo, mi impegno a rivedere il film prima possibile così non tralascio le cose. Grazie anche per l’apprezzamento al mio Markl –adoro il personaggio e mi piace questa versione adolescenziale- e alla struttura della storia, se hai suggerimenti o perplessità fammeli presenti.

X kawai79: Ma insomma! Tutte che si artigliano al MIO Howl! Tenete giù quelle zampacce… ^__^ Lieta di averti incuriosita ed ecco qui l’aggiornamento richiesto.

   
 
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