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Autore: Rosebud_secret    16/01/2012    14 recensioni
Vide Sherlock riverso a terra ai piedi del letto.
Non si fece prendere dal panico, anche perché quella scena si ripeteva da settimane, ormai.
Si chinò su di lui, afferrandolo sotto le ascelle e lo sollevò sul letto.
Gli scostò i capelli dalla fronte sudata e vi posò sopra la mano.
Era gelida.

Primo tentativo di una storia su Sherlock, una serie che riesce a trascinarmi fuori dai problemi di questo periodo, spero vi piaccia e che mi lascerete un commentino.
Nota: è ambientata dopo gli eventi del "Grande Gioco".
Nota 2: so che nelle note avevo messo l'indicazione "slash" ma, proseguendo con la storia, mi sono resa conto che si tratterà per lo più di una bromance, quindi ho deciso di togliere l'avvertimento "slash".
Ros.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The blog of Dr. John H. Watson'
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The blog of Dr. John H. Watson

 

 

26 Novembre 05.20

 

Titolo: Un po' di chiarezza (forse)

 

Ok, cerchiamo di fare un po' di chiarezza. Capisco che il post precedente sia un po' criptico.

Gli eventi a cui ho fatto riferimento non sono recenti, ma di qualche mese fa. Per la precisione la notte del 31 Marzo.

Da quella notte, ringraziando il cielo, ci tenemmo lontani da maniaci assassini anche perché, si spera, che di psicopatici con un QI alto come quello di M. ce ne siano pochi in giro.

Saperlo morto mi tranquillizza alquanto.

In seguito affrontammo diversi casi, tutti di piuttosto semplice soluzione.

Nulla di particolare nota.

Una donna assassinata dal marito in un goffo tentativo di farlo sembrare un incidente, così da incassare l'assicurazione e poter scappare con l'amante.

Un caso di truffa ai danni del fisco da parte di un esimio signore del jet-set.

La misteriosa sparizione del gattino della bimba che abita nel palazzo di fronte, insomma, nulla di particolarmente entusiasmante.

Sherlock era intrattabile, perennemente annoiato, non stava zitto un attimo, o non parlava affatto, insomma,niente di diverso dal solito, niente, almeno, che lasciasse presupporre la tempesta che stava per arrivare e a cui non siamo ancora arrivati a capo.

Mi chiedo se mai ci arriveremo...

Io, dal canto mio, proseguivo la mia vita piuttosto tranquillamente, dividendomi tra il lavoro allo studio, e, ah, ho conosciuto una ragazza, ma è durata talmente poco, questa volta che menzionarla mi pare superfluo.

Mi ha mollato così in fretta che quasi mi è girata la testa.

Comunque, era il pomeriggio del 13 Luglio, faceva un caldo maledetto e noi eravamo in periferia sulla scena di un crimine, fu quel pomeriggio che Sherlock iniziò ad avvertire i primi sintomi, più volte mi fece notare di sentirsi non solo annoiato, ma anche fiacco, stanco, come se nella notte non fosse riuscito a riposare, ma non gli diedi troppo corda.

Ricordo a tutti che Sherlock dorme pochissimo quando si sta occupando di un caso interessante e, in genere, dorme pochissimo anche in tutte le altre occasioni, il sottoscritto ne sa qualcosa, soprattutto quando sono le tre di notte e non desidererebbe altro che prendere il violino e l'archetto e ficcarglieli in gola per farlo smettere di suonare.

Torniamo al punto principale, quel pomeriggio, mentre esaminava il corpo, Sherlock ebbe un mancamento e perse i sensi. Con tutta probabilità quello fu solo il primo sintomo evidente, ma ce ne sono stati altri, precedenti, che non abbiamo notato o che io, quanto meno, non notai, come la fiacchezza, la difficoltà nel recupero energetico, il suo scarso appetito (più scarso del solito)...

Inizialmente pensai a un caso fortuito, insomma, faceva caldo e non si può certo dire che Sherlock abbia una buona alimentazione, poteva aver avuto un calo di zuccheri o qualcosa di altrettanto semplice e banale.

Purtroppo mi sbagliai e presi sottogamba la cosa. Lui si rialzò pochi minuti dopo, pallido e forse un po' provato, ma riprese a lavorare con tranquillità, come se nulla fosse realmente successo. Probabilmente, sul momento, nemmeno lui vi diede grande peso.

Concludemmo la questione in pochi minuti, anzi, la concluse.

L'assassino era il maggiordomo con il candelabro in cucina, scherzo, ovviamente, ma, a volte, con i casi più semplici sembra davvero di star giocando una partita di Cluedo (con le regole vere, quelle giuste, non quelle di Sherlock in cui l'assassino e la vittima sono la stessa persona).

Per un certo periodo, dopo quel giorno, Sherlock non accusò altri sintomi differenti da quelli già elencati, ma la sua resistenza di fronte agli sforzi fisici era sempre minore.

Da due settimane a questa parte non riesce nemmeno ad uscire di casa...

Sono preoccupato e sono stanco morto.

 

7 Commenti:

 

Tralasciamo il fatto che non hai chiarito assolutamente nulla. Pazienza, dopotutto non ci si può aspettare troppo... Comunque: lo svenimento non è stato il primo sintomo, ma gli altri che hai elencato, io mi ero già reso conto che ci fosse qualcosa che non andava, John, per la precisione da metà giugno in poi. Comunque sia ricordo abbastanza bene questi eventi, puoi passare oltre e, per cortesia, cerca di non sottolineare così tanto il tuo essere contrito, non stai scrivendo un romanzo dell'ottocento.

 

Sherlock Holmes 26 Novembre 10.55

 

 

Grazie per la tua benedizione... Ti viene qualche idea in merito a quel che potresti avere?

 

John Watson 26 Novembre 10.59

 

 

Ci sto ragionando.

 

Sherlock Holmes 26 Novembre 11.23

 

 

 

Ci hai messo parecchio a rispondere. Ti senti bene? Devo passare da casa?

 

John Watson 26 Novembre 11.54

 

 

Sì. No.

 

Sherlock Holmes 26 Novembre 12.03

 

 

Ma voi non dormite mai? Anzi: John, tu non dormi mai? Anche questo post è delle cinque del mattino o.O!!!

 

Harry Watson 26 Novembre 16.34

 

 

Il suo aplomb di fronte ai continui appunti del signor Holmes è encomiabile, Dr. Watson.

 

Anonimo 26 Novembra 19.37

 

 

***

 

-Stai bene?- Mycroft guardò il fratello intensamente, mentre con una mano portava alle labbra la tazzina del tea.

 

Sherlock lo fulminò con un'occhiata gelida. -Non cominciare anche tu. È patetico il fatto che tu sia qui, quando in realtà dovresti essere da tutt'altra parte.-

 

-Prego?-

 

-Non fare il finto tonto con me. Stai facendo dei viaggi frequenti nell'ultimo periodo, vieni da un posto in cui fa più freddo, dato il cappotto pesante che indossi. Hai le occhiaie, segno evidente che non riposi abbastanza. Cosa giustifica un cappotto del genere e la mancanza di sonno? Un probabile viaggio di ore e una crisi da jet-lag. Piuttosto elementare, dopotutto. L'orario del tuo orologio è avanti di quattro ore. Nottata insieme a qualche ex spia del KGB? In fondo non mi interessa, vattene.-

 

Mycroft si accigliò. -Hai sbagliato.-

 

-No, non è vero.-

 

-Sì, Sherlock.- insistette.

 

L'altro gli voltò le spalle bruscamente con fare stizzito, sdraiandosi su un fianco.

 

-Se tu, quanto meno, avessi aperto le tende ti saresti reso conto che c'è un cielo da neve e che le temperature sono calate. Non dormo da molto, ma non mi sono mosso da Londra, nell'ultimo periodo. Non è da te sbagliare così su tutta la linea, questo risponde alla mia prima domanda: non stai affatto bene.-

 

-La parte del fratello preoccupato non ti è consona.- bofonchiò Sherlock.

 

-Non sta a te definire cosa sia consono e cosa non lo sia.- ribatté Mycroft seccato.

 

Posò la tazzina sul comodino e si alzò, facendo il giro del letto per averlo di nuovo di fronte.

Sollevò la manica della giacca e gli mostro l'orologio.

 

-E il mio orario è quello di Greenwich, il cambio d'orario te lo sei immaginato. Quindi, ora che abbiamo reso palesi le tue condizioni, smettila di fare l'idiota! Io posso aiutarti e lo sai.-

 

Sherlock inarcò un sopracciglio. -Ti sopravvaluti.-

 

-So che stai studiando i tuoi sintomi, ti conosco e so anche che stai segnando tutto quello che ti succede e tutte le possibili cause. Dammi i tuoi appunti, troverò io la soluzione.-

 

-No.-

 

-Ti stai comportando come un bambino, Sherlock.- il tono di Mycroft era severo e tradiva una certa rabbia. -Sino a che punto vuoi spingerti per provare “quanto sei bravo”?-

 

Sherlock si mise seduto a fatica, celando a stento una smorfia di dolore. -Non credo che tu sia la persona più indicata per discutere di etica.-

 

-Qui non si tratta di etica o di non etica e non si tratta di terzi. Si tratta di te!-

 

-E siccome si tratta di me e sono capacissimo di intendere e di volere, posso decidere come affrontare la cosa!- Sherlock aveva iniziato ad alzare la voce.

 

-Non sei mai stato in grado di farlo!-

 

-Taci!-

 

Mycroft strinse i pugni. -Io posso occuparmi di te, sono l'unico!-

 

-Se fosse davvero così preferirei spararmi.- rispose Sherlock con estrema tranquillità.

 

Mycroft sbuffò, poi afferrò il cappotto e uscì dalla stanza da letto sbattendo la porta.

Passò di fronte allo studio, più che intenzionato a scendere le ultime scale e andarsene.

 

-Non così in fretta.- disse John, comparendo sulla soglia della stanza.

 

L'altro si raddrizzò e alzò il viso con fare sdegnoso, guardandolo con la solita, fastidiosa aria di superiorità.

 

-Non ho tempo da perdere.- disse.

 

John, che, dopo aver letto la risposta di Sherlock si era, comunque, precipitato a casa, alzò gli occhi al cielo.

 

-Lo trovi.- sibilò.

 

-Non credo lei possa dirmi nulla di illuminante, questa volta.- rispose a tono Mycroft con un ghigno sottile.

 

L'altro incrociò le braccia al petto, chiedendosi perché i due Holmes sapessero essere tanto odiosi e anche perché usassero lui come valvola di sfogo.

 

-Non pensi che non sia preoccupato per lui...- cominciò a dire.

 

Mycroft lo interruppe subito. -Non dubito del fatto che lei sia preoccupato, ma, sfortunatamente, tale premura risulta essere inutile.- si fermò e accennò alla scala che portava alle camere. -Credo che la nostra conversazione non sia più privata.-

 

Gli occhi di John brillarono. -Molto bene, allora. Proseguiamo fuori.-

 

Mycroft sorrise, immaginando l'espressione infastidita del suo fratellino al piano di sopra.

 

-Mi faccia strada.-

 

Non si spostarono di molto, si limitarono solo a sedersi in un bar in fondo alla strada. Cosa inusuale nei loro incontri, visto che il maggiore degli Holmes era solito rapire il suo interlocutore quando voleva parlare con lui...

 

-Dubito che quel che ha da dirmi possa risultare, in qualche modo, interessante, ma devo riconoscere che la mossa di uscire di casa è stata acuta, inaspettata da uno come lei, Sherlock ne risulterà molto seccato.- borbottò Mycroft, guardando l'orologio.

 

John non diede peso all'offesa velata, la salute di Sherlock era più importante delle sue schermaglie con il maggiore degli Holmes.

Si rigirò la tazza di caffè tra le mani.

 

-Sto prendendo nota di tutti i suoi sintomi, della frequenza con cui si manifestano o si ripetono e la situazione è drammatica.-

 

-Mi faccia un quadro, invece che perdersi in sentimentalismi inutili.-

 

-Possibile che lei e suo fratello dobbiate essere così dannatamente freddi di fronte a tutto?!- ringhiò malamente l'altro.

 

-Da parte mia questo si può riassumere in “professionalità”.-

 

John puntò gli occhi scuri in quelli di Mycroft. -Un giorno le spaccherò la faccia.-

 

-Decisamente triviale.-

 

Il dottore si alzò. -Mi sbagliavo a pensare di poter collaborare. Arrivederci.-

 

Mycroft lo guardò uscire. Tirò fuori il cellulare e compose un numero.

 

-Voglio un hard disk con la copia del contenuto del computer del dottor Watson tra un'ora sulla mia scrivania.-

 

***

 

N.d.A.: Eccoci alla fine di un altro capitolo, ringrazio tutti quelli che mi seguono e che mi recensiscono ^^.

Un bacione,

Ros.

   
 
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