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Autore: Gio26    20/01/2012    1 recensioni
"Il momento buio della vita arriva per tutti. Improvvisamente, ti sembra che il mondo intero faccia schifo, che non abbia più senso continuare a vivere...
E poi incontri lei, la persona che ti ascolta in silenzio, ti consola, ti consiglia, ti aiuta ad andare avanti, a vivere.
Quella persona ti capisce con uno sguardo, perché tu sei come un libro aperto, per lei.
Ed io avevo incontrato quella persona per caso, in biblioteca, in uno squallido e piatto pomeriggio di settembre."
-
[Songs by: Jimi Hendrix, The Beatles, Bob Dylan, Tom Petty]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Libro 3
LIBRO 3 - La nebbia d'estate

[Bob Dylan - Blowing in the wind]
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How many roads must a man walk down
Before you call him a man?
Yes, 'n' how many seas must a white dove sail
Before she sleeps in the sand?
Yes, 'n' how many times must the cannon balls fly
Before they're forever banned?

Quel pomeriggio per un attimo fui indecisa se presentarmi o meno in biblioteca. Non avevo molta voglia di incontrarlo...
Ma alla fine mi feci coraggio e andai.
Ovviamente, mi fece la predica. -Non ti ho interrogata solo perché ieri ci siamo dilungati un po' troppo a chiacchierare qui, quindi un po' è anche colpa mia. Perciò credo sia meglio smetterla di vederci.
-No!- esclamai. -Non è colpa sua: sono io che non ho studiato!
Lui aggrottò la fronte. -Questo è ovvio. Ma forse non devi avere distrazioni...
-Si sbaglia, per me lei non è una distrazione. Io senza di lei... tornerei a essere triste e depressa. Lei mi incoraggia. Senza di lei probabilmente lascerei anche la scuola: lei è l'unica ragione per cui continuo ad andarci!
Mi misi le mani sulla bocca, stupita delle mie stesse parole. Rimanemmo entrambi basiti: ciò che avevo appena detto era assurdo.
Il professor Spencer deglutì. -Non dovrei essere io la ragione...
-Lo so benissimo! Mi scusi, non volevo...
-... ma se posso esserti d'aiuto, ne sono felice.
Restai senza fiato. Non sapevo cosa dire.
Ci pensò lui a rompere il silenzio imbarazzante. -Però devi studiare!
Annuii con forza. -Certo! Sto già recuperando le altre materie. Ho preso 6 a matematica!
Lui sospirò e sorrise. -Menomale.
Sorrisi. -Grazie di tutto.

The answer, my friend, is blowin' in the wind,
The answer is blowin' in the wind.

Il venerdì, in biblioteca, c'era quel vecchietto sarcastico che veniva solo una volta a settimana, il venerdì. A volte era seccante e fastidioso, anche se buffo. Però mi dava fastidio la sua invadenza.
-Ragazzina, vedo che vieni spesso qui- mi disse una volta.
-Sì... Mi piace leggere.
-E scommetto che ti piace anche quell'uomo!- ridacchiò. La sua risata era oscena.
-Ma come si permette di insinuare una cosa del genere!- esclamai.
-C'è sempre anche lui... Ma non è troppo grande per te?- Ridacchiò ancora. A volte le sue battute erano simpatiche, ma quella non mi piacque per nulla.
Il professore mi aspettava al solito posto. Vedendomi arrivare con quella faccia corrucciata, si tolse gli occhiali da lettura e posò sul tavolo il libro che stava leggendo.
-Ehi, Julia, tutto bene? Mi sembri un po' scocciata.- Non gli sfuggiva davvero mai nulla.
-No, non si preoccupi, non è nulla.
-In effetti quel vecchietto è fastidioso- mi disse. Capiva sempre tutto: ero proprio un libro aperto per lui, non potevo nascondergli nulla. Era peggio di mia madre. -Ma è una brava persona: sempre meglio di quella stregaccia!
-Non potrei essere più d'accordo!- ridacchiai. Per fortuna c'era il prof Spencer che mi faceva tornare il buonumore. -Chi te l'ha insegnato?- gli chiesi.
-Cosa?
-A capire sempre tutto.
-Io ascolto, ascolto tanto... E osservo attentamente, in silenzio: il silenzio è il miglior maestro per la comprensione.

How many times must a man look up
Before he can see the sky?
Yes, 'n' how many ears must one man have
Before he can hear people cry?
Yes, 'n' how many deaths will it take till he knows
That too many people have died?

Il momento buio della vita arriva inesorabilmente per tutti, senza avvisare. Improvvisamente, ti sembra che il mondo intero faccia schifo, che non abbia più senso continuare a vivere...
E poi incontri lei, la persona che ti ascolta in silenzio, che ti consola dal tuo dolore, che ti consiglia, che ti aiuta ad andare avanti, a vivere.
Quella persona ti capisce con uno sguardo, perché tu sei come un libro aperto, per lei.
Ed io avevo incontrato quella persona per caso, in biblioteca, in uno squallido e piatto pomeriggio di settembre.
Il professore mi faceva riflettere su mille questioni. Io ero una ragazza pensierosa per mia natura, ma lui scaturiva in me interrogativi difficili e io volevo trovare delle risposte, delle certezze.
Arrivarono le tanto attese vacanze natalizie. Quel freddo pomeriggio trovai il professore davanti al cancello chiuso della biblioteca. -E' chiusa per le feste, a quanto pare- mi disse, con aria sconsolata.
-Accidenti, avevo appena finito questo libro! Come faccio, senza?- In realtà mi preoccupava più il fatto che non avrei potuto vedere il prof per due settimane.
-Dovresti approfittarne per studiare.
-Credo che avrei bisogno di lezioni di recupero, ma mia madre non vuole pagarmele: dice che è colpa mia e devo rimediare da sola. Ma ho davvero bisogno di una mano...
-Ti va di venire a casa mia?- mi chiese lui. Spalancai gli occhi per la sorpresa. -Potrei aiutarti, o perlomeno con le materie che insegno... E ho tanti libri che potrei prestarti...
-Sì! Molto volentieri!- esclamai, sorridendo.
Lui sembrò subito pentirsi della proposta. -Ma forse non è molto opportuno che una studentessa...
-Stia tranquillo, non dirò nulla- dissi. -E poi non c'è niente di malizioso.
-D'accordo, allora. Andiamo, è a pochi passi da qui: vengo sempre a piedi, io, così ne approfitto per fare un po' di movimento.
La casa del prof era grande, bella e accogliente. Era calda.
-Accomodati. Ti va una tazza di tè caldo?- mi chiese.
-Volentieri.
Passammo un pomeriggio molto piacevole. Il tè era buonissimo, mi offrì anche dei deliziosi biscotti al burro e mi prestò un libro che non conoscevo. Mi aiutò molto con le materie che non capivo, mi fu molto utile.
-Stavo studiando anatomia l'altro giorno, il sistema nervoso, e mi chiedevo: i sentimenti sono solo riflessi... Un "impulso" di neuroni, nell'amigdala o come si chiama... o inspiegabili reazioni agli eventi e alle persone con cui si entra in contatto? - gli chiesi improvvisamente.
Il prof sorrise. La sua risposta mi sorprese più del solito.
Si alzò, si avvicinò a una colonna di porta CD, piena di ottima musica. Prese una custodia, la aprì, mise il CD nel grande stereo e premette play.
Nella stanza risuonò una dolce melodia.
The answer, my friend, is blowin' in the wind, the answer is blowin' in the wind
Sorrisi. Bob Dylan, che poeta. Non poteva trovare risposta migliore a tutte le mie domande.
-Forse la risposta a tutte le mie domande è davvero nel vento, ma mi sembra che non ci sia aria in questo vuoto mondo- dissi, amareggiata.
-È normale sentire la necessità di certezze, Julia, specialmente alla tua età, ma non sempre si possono avere. A me, comunque, il vento sussurra che i sentimenti sono quanto di più misterioso ci sia. Ma non penso proprio che siano spiegabili scientificamente.
-Già... Io non capisco come nascano, ma nemmeno come muoiano. Professore, mi dica una volta per tutte come mandare via la tristezza!
-Guarda, ti sembrerà una frase fatta ma ti assicuro che è verissima in questi casi: segui il tuo cuore.
-Io so solo che seguendo il cuore finirò per soffrire. E non ne ho proprio voglia.
-Credo che sia preferibile soffrire che rimanere insensibili. Il dolore è pur sempre un sentimento e noi, in quanto esseri umani, proviamo sentimenti. Penso che sia questa la differenza fra sopravvivere passivamente e vivere. Se provi un sentimento vuol dire che vivi.
-Forse sarebbe meglio essere morti!
Il prof rise. -Beh, sei un po' drastica. Non è che il dolore, almeno quello percepibile, dura per sempre...
-Ma come si può superare il dolore e andare avanti? Vorrei saperlo!
-A volte è impossibile superarlo: in questi casi bisognerebbe solo accettarlo dentro di noi, ricavare uno spazio nel cuore per conservarlo per sempre finché non diventa parte integrante di te e smette di tormentarti.
-Secondo lei dovremmo rimanere sofferenti in eterno? Che palle!
-No... Il tempo allevia ogni sentimento, negativo o positivo che sia, anche se non li cancella.
-Allora vuol dire che non serve a nulla provare dei sentimenti?
-Niente affatto. Anche se passa, lascia sempre qualcosa, insegna, ti fa crescere: vuol dire solo che bisogna godersi il presente. Bisognerebbe pensare meno, a volte, sai Julie?
-Io penso molto.
-L'ho notato.
-Forse è per questo che non riesco mai ad essere completamente felice.
-Allora smetti di pensare così tanto, e vedrai che prima o poi troverai un ragazzo che ti amerà davvero.
Ci pensai su un po'. - Lei ha detto che tutto è effimero: quindi, se anche dovessi trovare un altro ragazzo, saremmo destinati a lasciarci.
-Questo è ovvio.
-Allora il matrimonio è una bufala. Anche se dovessimo restare uniti fino alla morte, poi ci lasceremmo.
-Non tieni conto del paradiso.
-O dell'inferno...
-E se non esistesse distinzione tra inferno e paradiso? Nessuno può dircelo.
-Nessuno può dirci nemmeno che esista un aldilà, qualunque esso sia.
-Io credo di sì.
-Io credo di no. Se ci fosse davvero una religione dovrebbe essere una, unica per tutto il mondo. La religione è l'invenzione di uomini spaventati dalla morte, è questa la verità... O per lo meno, è come la penso io.
-Può darsi. Ma tu non hai paura della morte?
-Se non mi aspetta niente al di là, perché dovrei? Paradossalmente, è chi crede che esista l'inferno che ha paura dell'inferno.
Il prof sospirò e mi guardò in modo strano. -Sei proprio strana. Perché hai più certezze sulla vita e su questi temi delicati e difficili che sui sentimenti?
-Perché la vita è solo un susseguirsi casuale di eventi; i sentimenti che la dominano sono molto più difficili da interpretare... Almeno per me.
-Solo perché tu li rendi difficili. In realtà, un bambino sa bene cos'è la felicità.
-Perché non se lo chiede!
-Quindi non credi che dovresti smettere di chiedertelo anche tu e iniziare a vivere? Te l'ho già detto: tu pensi troppo! - Rise.
Aveva ragione, ma non applicai subito il suo consiglio. -Dunque, ricapitolando... L'amore non dura per sempre. Una persona non potrà mai stare insieme ad un altra per l'eternità, per quanto la si ami – pensai, ad alta voce.
-Le vite di due persone si incontrano per un breve istante, ma è quell'istante, per quanto breve, a renderci felici. Due linee parallele non si incontrano mai, ma due linee incidenti si incontrano una sola volta, in un solo minuscolo punto, e poi si separano per sempre. Hai preso 6 a matematica, no?
-Sì sì, ma almeno queste cose le so!- risi. -Ha ragione, come sempre.
-Si ripete il solito discorso: tutto cambia, tutto muta
-Panta rei! - esclamai. -Eraclito prof, giusto?- ammiccai. Perché quando ero con lui diventavo molto più simpatica ed estroversa?
-Brava.
-Un più a filosofia?
-Scordatelo! Vai a casa a studiare, ora! È tardi.

The answer, my friend, is blowin' in the wind,
The answer is blowin' in the wind.

Durante quelle due settimane, comunque, andai a casa del professore solo un'altra volta, per restituirgli il libro. In effetti non era il caso: ero pur sempre una sua studentessa...
Le vacanze natalizie finirono presto, troppo presto, così presto che nemmeno me ne accorsi in tempo per fare i compiti; di conseguenza il rientro a scuola fu molto duro. Alzarmi la mattina era una tortura e addormentarmi la sera ad un orario decente era un'impresa. Fisicamente ero in classe, ma la mia mente era decisamente altrove. Vagando distrattamente con i miei pensieri fantasiosi, mi ritrovai a scarabocchiare un cuore spezzato seguito da una nota sul diario, alla pagina del giorno.

Mi sembra impossibile che adesso finisca tutto così presto... La nostra relazione è stata breve ma intensa. Mi mancheranno quei giorni felici passati insieme. Senza il tuo aiuto non ce l'avrei mai fatta e sinceramente non so come farò ad andare avanti senza di te. Grazie per i bellissimi, indimenticabili momenti che resteranno per sempre indelebili nella mia memoria: non vedo l'ora di rincontrarti, ad Aprile. Ti amerò per l'eternità, mio dolce ozio.
Carissimo lettuccio caldo, amatissime coperte morbide: mi mancherete da morire anche voi.

Posai la penna e rilessi il tutto. Nel bel mezzo della lezione, fra il silenzio più profondo, dovetti soffocare una risata. Il mio compagno di banco mi guardò storto: dovevo sembrargli una pazza che vaga sulle nuvole durante le ore di lezione... Beh, non è che avesse torto.
Il professor Spencer alzò lo sguardo verso di me. Sorrise un nanosecondo, poi tornò alla sua seriosa aria da professore.
Ma io sapevo com'era veramente.


I mesi passavano, e la mia sofferenza pian piano si dissipava, insieme al freddo inverno. Qualche flebile raggio di sole cominciava a fare capolino fra le nuvole del mio cuore gelato, proprio come mi aveva detto il professore... Ed era solo merito suo. Per me lui ormai era indispensabile. Ne ero maledettamente consapevole.
La primavera stava per arrivare, anche nel mio cuore.
Una volta, sempre in biblioteca, fu il professore che mi pose una domanda. Che cosa strana! -Secondo te la vita è predestinata? Credi nel destino?
-Assolutamente no!- risposi, risoluta. -Credo nelle coincidenze fortuite o cose simili, ma non credo che la mia vita sia già stata decisa da un manipolatore misterioso e metafisico.
-In effetti, è proprio brutto. Significherebbe non essere più padroni di sé stessi.
-Già - annuii.
-Ma solo perché non ci piace crederlo non significa che non sia così.
-La mia vita è come la decido io. Sulle verità ultime, nessuno può esprimersi e chi ci prova è un egocentrico ignorante.
-Quindi tu credi che mia moglie si sia suicidata proprio per sua volontà, non perché era il suo destino inevitabile. Già, era evitabile, potevo fermarla...- mormorò. Ogni volta che parlava di lei il suo sguardo si velava di tristezza. Doveva amarla immensamente.
-Mi dispiace, professore... Ma lei mi ha detto che bisogna andare avanti, superare i dolori che ci affliggono. Non bisogna aver paura di amare per far tornare il sole. Non abbia paura di tornare ad amare, prof...
Non so cosa mi passò per la mente. Desideravo solo vederlo sorridere e mi ero stancata di vederlo così triste.
Mi alzai dalla sedia e avvicinai a lui lentamente. Mi chinai e poggiai la mano sul tavolino accanto.
Avvicinai il viso al suo.
Volevo baciarlo. Era da tanto tempo che lo desideravo... Per una volta, non volevo pensarci troppo: avrei seguito l'istinto. Volevo solo essere felice.
Ma lui si alzò e mi allontanò.
-Professore...
-Non è questo che intendevo! Tu mi hai frainteso... Forse è colpa mia che ti ho fatto pensare di...
Abbassai la testa. -No. Lei non ha mai mostrato interesse di questo genere nei miei confronti. Però non è lo stesso per me.
-Secondo me sei solo confusa...
-No! Sono sicura di ciò che provo!- Dovetti trattenere le lacrime.
-Fai una cosa: parla con il tuo ex ragazzo, Phil.
-Cosa?
-Va' da lui. Avete lasciato la questione in sospeso: se non sbaglio, non sai perché ti abbia lasciata. Per fare chiarezza dovresti parlarne con lui di questo, prima di tutto.
Feci un mezzo sorriso. -Lei vuole solo che io mi rimetta insieme a lui per allontanarmi da lei, vero? Le dò fastidio? Non le piaccio?
-Noi due non potremmo mai stare insieme. Tu hai diciassette anni...
-Quasi diciotto!
-E io ne ho 41! Potresti essere mia figlia, e io tuo padre!
-Tutto qui? È solo per l'età? Non posso credere che lei ragioni secondo certe sciocchezze!
-A te è sempre mancata la figura di un padre presente, quindi io per te forse...
-La smetta con queste cazzate psicologiche, per favore! Non è così! Non è così, le ho detto!- gridai. Per fortuna quella biblioteca era sempre vuota.
-Ascolta il mio consiglio, per favore.- mi disse con serietà prendendomi per le spalle e fissandomi negli occhi: aveva due bellissimi occhi blu, profondi come il mare. -Parla con Phil. I sentimenti umani, come tutti i processi naturali, tendono all'entropia, all'aumento del disordine. Più passa il tempo e più la confusione aumenta, quindi conviene chiarire i malintesi subito, prima che si sedimentino irrimediabilmente nel fondo del cuore e peggiorino la situazione.- Scrollò la testa e si mise le mani fra i capelli. -Accidenti, avrei dovuto dirtelo subito.
-Non voglio parlargli!- Strinsi i pugni. -Non voglio... Perché... Temo che se lo vedessi, non riuscirei più ad odiarlo. Io... Non l'ho dimenticato, non ci riesco...
-Proprio per questo devi chiarire con lui. Sei ancora innamorata di lui, non di me. Ascolta il mio consiglio. Coraggio, ce la puoi fare.

How many years can a mountain exist
Before it's washed to the sea?
Yes, 'n' how many years can some people exist
Before they're allowed to be free?
Yes, 'n' how many times can a man turn his head,
Pretending he just doesn't see?

Non potei fare a meno di ascoltare il professore. Era il mio punto di riferimento e non mi aveva mai consigliato cose negative. Tutto ciò che mi aveva sempre detto mi aveva aiutata a stare meglio, quindi se parlare con Phil mi avesse aiutato a stare finalmente bene, lo avrei fatto.
Ero sprofondata in un buio pozzo di dolore ma avevo trovato una mano tesa pronta a tirarmi fuori da quel baratro.
Però la spinta iniziale per afferrare quella mano doveva venire da me stessa: dovevo trovare dentro di me la forza di rialzarmi, da sola.
Così alla fine della giornata scolastica, raccolsi tutto il mio coraggio e mi convinsi a parlargli.
Era circondato da ragazze, appoggiato davanti al cancello. Stava flirtando e decidendo quale fosse la fortunata del giorno, prima di portarsela chissà dove sulla sua moto lucente. Mi ero dimenticata di quanto fosse bello.
Strinsi i pugni e mi avvicinai. “Coraggio, ce la puoi fare.” Le parole del professore si ripetevano nella mia mente. “Coraggio, ce la puoi fare. Coraggio, ce la puoi fare. Ce la puoi fare.”
-Vorrei parlarti, Philip- gli dissi freddamente.
-Mh... Tu... Ah, già: Julia. Ti chiami così, vero?
Sentii piombarmi il mondo addosso. Non ricordava nemmeno chi fossi?! “Stronzo che non sei altro: come ho potuto innamorarmi di te?” Nonostante tutto, però, mi resi conto che il mio cuore accelerò. Il professore (tanto per cambiare) aveva ragione: a quanto pare mi capiva meglio lui di me stessa. Lo amavo ancora: dopo tanto tempo non mi ero affatto dimenticata di lui ed era bastato un suo sguardo per risvegliare sentimenti assopiti ma, come aveva detto il prof, mai cancellati.
-Sì. Ci vorrà poco - dissi, distogliendo lo sguardo da quegli occhi maledetti che non mi facevano più ragionare a dovere... E non era il caso.
Temevo che se solo lui mi avesse chiesto di rimetterci insieme, se solo lui mi avesse provata a baciare... Io non avrei potuto rifiutarmi. Ero impotente con il ragazzo che amavo, per quanto non fossi ricambiata.
Scrollò le spalle. -D'accordo. Scusate, ragazze, torno subito.
Ci appartammo in un angolino nascosto della scuola, dietro una siepe. Volevo essere sicura che nessuno ci interrompesse e si intromettesse, e lui che nessuno lo vedesse insieme a una sfigata come me. Che pena.
-Posso chiederti... Perché mi hai lasciata?- gli domandai.
Lui sembrò un po' spaesato, come se non ricordasse nemmeno di essere stato con me. -Ehm... Julia...Julia...- ripeté fra sé, come per ricordarsi. Con quante "Julia" era stato?! -Siamo stati insieme lo scorso giugno, vero?
-Sì, per una settimana. Poi mi hai lasciata senza darmi spiegazioni, e io avevo paura di chiedertele. Però ho bisogno di saperlo.
Aggrottò le sopracciglia e abbassò lo sguardo, pensieroso. Poi si illuminò. -Ah, già! Quella Julia! Ehm, è un po' imbarazzante... Devi sapere (ma probabilmente lo sai già) che tutti ti consideravano una sfigata... Inoltre si diceva che non avevi mai avuto un ragazzo e che eri follemente innamorata di me. Così, per scommessa, mi chiesero di mettermi con te. Pensavano che non ne avrei avuto il coraggio che non avrei resistito un giorno con una racchia come te, abituato come sono a strafighe! Ma ho resistito una settimana, e ho vinto la scommessa!
Ero senza parole. Pietrificata come una statua, non avevo mosso un muscolo. "Ero... Una scommessa?"
-Ehi, tutto okay?
Ciaff. Ebbene sì, gli tirai un bel ceffone. Si meritava anche di peggio. Se ora sono orgogliosa di una cosa, è di certo per quel gesto: non me ne pentii mai, anzi, avrei dovuto picchiarlo a sangue.
-Hai anche il coraggio di chiedermi se è tutto okay?!- Avevo le lacrime agli occhi per la rabbia, la delusione, la frustrazione, la tristezza. Ma non volevo piangere davanti a lui, non volevo mostrarmi debole. -Sei un lurido bastardo! Non puoi sfruttare le ragazze così! Io ero seriamente innamorata di te! Io sono...!
Non sapevo che altro dire e anche lui era rimasto paralizzato. Tremavo dalla rabbia e piangevo, nonostante i mie sforzi. -Un “fottiti”, in questo momento, mi sembra un complimento- mormorai, prima di sparire dalla sua vista, prima di allontanarmi per sempre da quel cretino.
Eppure c'era da aspettarselo. Cosa mi immaginavo? In realtà, non ci avevo voluto pensare, perché probabilmente sapevo che sarebbe andata a finire così.
Non riuscivo a sopportarlo. Non riuscivo a sopportare altro dolore.
Corsi via in lacrime, ma non tornai a casa, né andai in biblioteca, quel pomeriggio. Per la prima volta dopo più di cinque mesi di scuola non mi presentai all'ormai consolidato "appuntamento" con il professore.
Non sapevo bene dove andare. Camminavo per le strade della grande città in cui abitavo senza fare caso a dove andassi e presto mi accorsi di conoscerla ben poco.
Era il tramonto e io ero stanca di piangere, ma non riuscivo a smettere. Si mise a piovere: prima poche gocce, poi in breve divenne il diluvio universale.
Continuai a vagare a testa bassa per la città, ormai buia e desolata. Avevo un po' paura. Temevo di essere stuprata o cose simili che si pensano sempre in tali situazioni. Perché si pensa sempre al peggio? Anche la mia stessa ombra, un gatto che attraversava la strada, un fruscio negli alberi mi faceva sobbalzare... Eppure non ero un tipo pauroso, ma credo che influisse molto lo stato d'animo che avevo in quel momento.
Non sapevo dove dover andare... Ma sapevo dove voler andare.
Era così, ormai. L'unico che poteva farmi stare meglio e consolarmi era lui.
Corsi a perdifiato. Suonai al campanello.
Restai qualche secondo impietrita sull'uscio. E se non c'era?
Mi aprì: dire che la sua faccia era sorpresa sarebbe un eufemismo. Per fortuna non era in pigiama e non stava dormendo... Anche se in effetti erano solo le nove.
-Che ci fai qui, tutta fradicia...?
-Bugiardo! Sei un bugiardo!- strillai con la voce spezzata, battendogli deboli pugni sul petto... deboli come me.
-Che è successo?
-Mi avevi detto che sarebbe andato tutto bene, che avrei risolto tutto, che sarei stata felice, chiarendo la situazione! Ma la verità fa schifo!
Il professor Spencer mi abbracciò, bagnandosi tutta la camicia. -Su, entra e spiegami tutto.

The answer, my friend, is blowin' in the wind,
The answer is blowin' in the wind.

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"Blowing in the wind": che dire.... Penso che questa meravigliosa canzone sia perfetta per questo capitolo e per la storia in generale. Che bello!

Avete il permesso di odiare con tutto il cuore quel bastardo schifoso di Phil. Phil e Patty sarebbero perfetti insieme: sono stati insieme appena dopo che Phil aveva lasciato Julia, ma lui come ho già detto l'ha mollata subito XD Lo fa un po' con tutte... Di ragazzi così purtroppo ce ne sono tanti... Forse si sono trasmessi la stronzaggine? No, lo sono di loro -.- Comunque sono personaggi secondari...
Piuttosto, la povera Julia a casa da sola con il prof.... Beh, non vi anticipo nulla e vi lascio immaginare cosa potrà succedere fra i due! Ma ricordate le mie "sorpresine"!
Grazie a tutti, specialmente lady nix 94! Grazieeee *w* Aspetto una tua storia.
A presto, con il prossimo ultimo capitolo!!
Gio.
  
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