Carissime, poi non mi venite a dire che l’autrice non vi vuole bene!^^ Avete visto con quanta velocità vi ho pubblicato il ventinovesimo capitolo? Sono stata brava eh!^^ Ma adesso è meglio lasciar perdere le mie fanfaronate. A proposito, quando avrò un ritaglio di tempo (speriamo di trovarlo!^^) farò lo special extend del capitolo 29…tipo un NC17, tanto per intenderci! Fatemi sapere se siete d’accordo! Ora vi lascio alla lettura!^^Bacini Shi*
Capitolo
30.
Non lasciarmi mai...
Quella mattina,
Orlando si era svegliato piuttosto tardi ed era anche abbastanza stanco. Aprì
gli occhi lentamente, perché la luce che filtrava dalla finestra gli dava
abbastanza fastidio. Ripensò a quello che era successo la sera precedente e non
riusciva ancora a crederci. Faceva fatica anche solo a pensare al fatto che lui
ed Amina…no, non poteva che essere stato un sogno, era stato troppo bello.
Sentirla vicina a sé, con il suo naturale profumo. Si girò dall’altra parte del
letto ma, con suo grande disappunto, non vide nessuno. Si mise una mano in
fronte, sconsolato.
“Lo sapevo, era
troppo bello per essere vero!” Disse ad alta voce, come se stesse parlando a sé
stesso.
“Adesso ti metti
pure a parlare da solo?”
Nel sentire quella
voce, Orlando si alzò scattando dal letto. Solo in quel momento notò che da una
parte era disfatto, segno che ci aveva dormito qualcuno. Alzò lo sguardo e la
vide. Indossava la sua camicia, senza averla abbottonata. Sotto non aveva
niente. I suoi capelli erano tutti arruffati e stava tranquillamente al balconcino,
guardando il panorama. Il ragazzo si infilò i suoi boxer e, velocemente, andò
verso Amina.
“Siamo mattinieri
eh?” Disse, dandole un tenero bacio sulle labbra e cingendola alla vita con le
braccia.
“No, mio caro. Sei
tu quello in ritardo. Sono quasi le undici!” Rispose, non nascondendo un tono
fortemente ironico.
“Guarda che è tutta
colpa tua! Sei tu quella che mi ha costretto a fare tutta quella ginnastica,
questa notte!”
“Certo, come se a te
dispiacesse! Ma fammi il piacere…chi è che ha voluto farlo ben CINQUE volte?”
Si girò verso di lui, sorridendo.
“Lo ammetto, è colpa
mia!” Poi le diede un veloce bacio sulla guancia, guardandola dolcemente. “Sei
sicura di non esserti pentita? Voglio dire…”
“No, io non sono
affatto pentita di ciò che ho fatto. Sono convinta che, quando due persone si
amano, possono dare sfogo ai loro sentimenti, in qualsiasi modo. Se ciò ha
comportato fare l’amore con te…ben venga, bisogna sfogarci più spesso!” Disse,
senza arrossire neanche un po’.
“Sai, non ti facevo
capace di dire le cose così a bruciapelo!” Rise “Però, obbiettivamente, sei
stata molto brava, complimenti!”
“Idem con patate,
caro il mio Ob!” E lo baciò, appassionatamente.
“A proposito…perché
hai preso la mia camicia senza permesso?” Chiese, staccandosi per un attimo da
lei.
“Questa? Beh, mi
scocciava tantissimo mettere il vestito di ieri sera. E’ stata la prima cosa
che ho trovato. Però, se non ti va bene, tienila!” E la tolse, rimanendo
completamente nuda.
Orlando era vicino
all’infarto. Quella pazza non si era per niente accorta di essere come mamma
l’ha fatta, per giunta vicina alla finestra. L’avrebbero potuta vedere!
“AAAAAAHHHHHH!!”
Urlò, prima di riportarla dentro di peso. “MA CHE TI SEI IMPAZZITA!!!”
“No, sono sanissima!
Scusa, tu puoi uscire in boxer e io non posso uscire nuda?” Era serissima ma,
da un momento all’altro, si sarebbe messa a ridere.
“NO CHE NON PUOI
USCIRE NUDA!! DIO SANTO, TI POTREBBE VEDERE CHIUNQUE!!” Era agitatissimo,
sperava con tutto il cuore che nessuno si fosse accorto di niente.
“E anche se fosse?
Io non vedo tutti questi problemi che ti fai tu…”
“Io invece sì! Non
voglio che qualcuno ti veda così…beh…bellissima…soltanto io voglio avere questa
possibilità” Abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzato. In tutta la sua vita, non
era mai riuscito ad essere così romantico.
“E dai, scherzavo!”
Disse Amina, dandogli un bacio sulla fronte “L’ho fatto soltanto per metterti
alla prova e, vista la tua reazione…sono contenta!”
“Cattiva!” Le disse,
abbracciandola di nuovo. “Non farmi mai più questi giochetti del cavolo! E,
visto che per poco non mi facevi morire di crepacuore, ora devi farti
perdonare…” Aveva assunto un tono di voce molto sensuale.
“Andiamo Orlando, è
tardi! Dovremmo già essere al ristorante a fare colazione!” Lei aveva capito
quali erano le sue intenzioni.
“Ti preeeego!”
“Per favore, non
metterti a fare i capricci! Lo faremo quante volte vuoi, ma dopo aver mangiato,
chiaro?” Gli puntò un dito al naso. “CHIARO?”
“Uffa…sei una
guastafeste!” Stava cominciando ad allungare la mano destra, finché la ragazza
non gli diede un pizzicotto.
“ORLANDO?!” Disse,
con tono severo.
“Ho capito, HO
CAPITO! Andiamo a vestirci.”
Senza indugiare
oltre, tutti e due aprirono l’armadio per cercare qualcosa di decente da
mettersi. Amina indossò un paio di jeans piuttosto larghi, una canottiera e,
dulcis in fundo, la camicia di Orlando. Il ragazzo, un po’ contrariato da
quello che era successo prima, scelse un paio di pantaloni di lino e una
maglietta a maniche lunghe. Quel giorno era abbastanza caldo e, mentre
camminavano per raggiungere il ristorante, si erano presi per mano, come per
fare pace. Non appena videro l’edificio, notarono subito Christy ed Elijah, che
sedevano in un tavolo fuori, all’aria.
“Salve ragazzi! Ce
ne avete messo di tempo!” Urlò Cry, agitando la mano.
“Vallo a dire a quel
poltrone di Ob! Io ero già sveglia alle nove, lui si è alzato dieci minuti fa!”
“Cosa? Per tua
informazione è a causa tua se io…” Orlando non riuscì a finire la frase che
ricevette un sonoro calcio negli stinchi.
“Che stavi dicendo?”
Chiese Elijah.
“…niente…”
“Ehm…piuttosto, che
ci avete preso da mangiare?” Disse Amy, cercando di cavarsi da quella
situazione.
“Beh, c’è un po’ di
tutto. Latte, the, caffè, qualche brioches, dei cornetti; senza contare che
abbiamo faticato tantissimo per far capire a quelli dell’agriturismo che
volevamo da colazione! Non capivano un acca di inglese e, alla fine, ci hanno
dato tutto quello che avevano, quindi…favorite pure!”
Mangiarono piuttosto
in silenzio e Christy ed Elijah, che di certo non erano stupidi, avevano capito
all’istante che era successo qualcosa. Senza contare che Amina stava indossando
la camicia preferita di Orlando, il che era tutto dire. Però, per conservare la
loro privacy (e in modo particolare la loro dignità^^) preferirono non toccare
l’argomento. Alla fine della colazione, Ob portò via El con una scusa qualunque
per potergli parlare a quattr’occhi di quello che era successo quella notte.
Non voleva farlo davanti alle due ragazze, per evitare di mettere Elijah ancora
più in difficoltà. Alla fine, anche Christy ed Amina rimasero da sole.
“Allora Amy, sei
sicura di non dovermi dire qualcosa?” Chiese Cry, molto curiosa.
“Io…beh…niente!”
Provò a sorvolare l’altra ragazza.
“Sì, come no! Ma a
chi vuoi prendere in giro? Sentiamo allora, come mai stai indossando la camicia
di Orlando?”
“Me l’ha prestata,
ecco tutto! Non mi sembra ci sia niente di male!”
Christy si alzò di
scatto e, in un secondo, diede un sonoro crucco sulla testa ad Amina. Per un
momento rimase seria, poi scoppiò a ridere.
“Ma sei idiota! Mi
hai fatto male!” Urlò Amy, massaggiandosi la testa.
“No, sei tu che vuoi
prendermi per fessa! Sputa il rospo, ALL’ISTANTE!”
“Va bene, non c’è
bisogno di scaldarsi così! Prima stavo solo scherzando.” Invitò l’amica a
sedersi.
“Vai, sono pronta!”
Disse Christy, baciando il punto dove l’aveva colpita. “E scusa per prima,
credevo di averti fatto meno male!” Rise.
“Ok, scuse
accettate. Allora, da dove posso cominciare? Beh, tu sapevi già della mia
orrenda…dichiarazione. Avrei voluto fargliela in un momento molto più romantico
ma Orlando, accidenti a lui! Sempre a rompere le uova nel paniere! C’ero
rimasta così tanto male che, dopo essere venuta da te, ho girovagato molto nel
parco. Non riuscivo a trovare pace, non sapevo cosa fare. Alla fine mi sono
fermata alla spiaggia, nella speranza che lui arrivasse. E’ venuto. E’ stato
così dolce, così romantico…aveva detto di amarmi. Poi, beh, il resto te lo puoi
anche immaginare. Quando siamo tornati al cottage abbiamo…” Era arrossita
visibilmente.
“Avete?” Chiese
Christy. Sapeva bene che era successo, ma voleva sentirlo dalle sue labbra.
“Sì, insomma…lo sai
no?”
“No…perché non me lo
dici tu?”
“ABBIAMO FATTO
L’AMORE! SEI CONTENTA!” L’aveva detto così ad alta voce che si erano girati
tutti. Amy era imbarazzatissima e lanciò uno sguardo gelido all’altra. “Ecco,
adesso sei soddisfatta? Lo sanno tutti quelli che erano qui…”
“Sì, sono
contentissima! Non ne potevo veramente più di sentirlo piangersi addosso! Ma
tu…te ne sei accorta soltanto quando te l’ha detto?” Chiese, un po’ stupita.
“A-ha…perché?”
“Niente. Adesso ho
capito come hai fatto a farlo innamorare. Non sottovalutare l’effetto che tu
stessa hai sulle persone, Amy.” Disse, dolcemente.
“Eh? Io? Ma io non
ho fatto niente…”
“Vuoi sapere a cosa
mi riferisco?”
“Sì!” Disse lei,
trepidante.
“E invece non te lo
dico…” Disse Cry, appoggiando la sua mano su quella di Amina “E’ meglio che tu
non sia consapevole di questa tua qualità…va bene così”
Altrove…
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Orlando aveva
portato Elijah in un posto più tranquillo, vicino al laghetto dove, il giorno
prima, Amina aveva commemorato suo padre. Si misero a sedere sull’erba ma,
nessuno dei due, se la sentiva di parlare. Ob si sentiva veramente un verme;
aveva rubato al suo migliore amico la ragazza. Non sapeva come dirglielo, era
veramente troppo difficile. Finché, contro ogni sua aspettativa, fu El a
parlare.
“Mi hai fatto venire
fin qui per parlarmi di Amina, sbaglio?” L’altro ragazzo annuì con la testa.
“Avanti, dimmi pure.”
“Ecco, non so bene
come dirtelo. Vedi…io ed Amy siamo, penso, ehm…fidanzati. Non so bene come sia
potuto succedere ma, ieri sera, in riva al mare…Prima era successo un casino,
l’avevo accusata di essere falsa, perché credevo che si fosse messa con Dominic
senza dire niente a nessuno. Poi invece…ha detto di essere innamorata di me.”
Non lo stava neppure guardando.
“Cosa le hai
risposto?”
“All’inizio niente.
Mi aveva colto alla sprovvista. Poi dopo sono venuto da te e Christy e alle
22.00 sono andato in spiaggia da lei. Le ho detto la verità: cioè che la amavo.
Quando siamo tornati al nostro cottage, in seguito, abbiamo fatto…beh…abbiamo
fatto l’amore.”
Quando, in quel
momento, Orlando alzò la testa, vide Elijah di fronte a lui, con la mano
alzata: stava per dargli un pugno. Non doveva muoversi, non voleva muoversi;
era ciò che meritava. Alla fine, l’altro ragazzo abbassò il braccio,
sospirando.
“Perché non me lo
hai mai detto? Perché non mi ha mai detto che l’amavi?” Disse, con un tono di
voce un po’ triste.
“Perché, fino a poco
tempo fa, non ne ero consapevole neanche io. Quando me lo avevi chiesto, quel
giorno, io ero stato sincero. Davvero, non credevo di amare Amina.”
“La vita è proprio
strana, non credi? Fino ad un anno fa, non la conoscevamo nemmeno, poi…ci siamo
cascati come due pere cotte tutti e due.” Rise così di gusto, che contagiò
anche Ob. “Però siamo amici. Io me ne sono fatto una ragione, lei mi vuole bene
soltanto come amico. Se il suo fidanzato sei tu, allora va bene. Sempre meglio
che vederla tra le braccia di uno sconosciuto, non credi?”
“Non sei arrabbiato
con me? Diamine, credevo che mi avresti ammazzato di botte!” Diede una pacca
sulla spalla all’amico.
“No, non riuscirei
mai ad incavolarmi con uno di voi due. Amina ho fatto la sua scelta e io la
rispetto fino in fondo. Tuttavia, devi promettermi una cosa: non dovrai mai
farla soffrire. Non sopporterei di vederla star male per colpa tua.”
“Certo, la tratterò
con i guanti bianchi…amico mio.”
“Mi raccomando,
questa è una promessa che dovrai mantenere. Se non la rispetterai, ti ucciderò
con queste mie stesse mani.” Disse Elijah, mostrandogli il pugno “Ci siamo
capiti?”
“Sì, ho capito tutto
quanto. Vogliamo tornare? Penso che quelle due cominceranno ad avere qualche
sospetto e non vorrei che cominciassero a pensare male…ne va della mia
reputazione!” Rispose, in tono canzonatorio. Si alzò stiracchiandosi.
“Già! Poi, dopo,
quella squilibrata di Amy mi fa a fettine!” E risero di nuovo, insieme.
Il resto della
giornata passò piuttosto tranquillamente e, con grande sollievo di tutti,
Elijah aveva continuato a comportarsi normalmente, come se non fosse successo
niente. Il pomeriggio andarono a fare un picnic in riva al mare poi, finito di
mangiare, affittarono un pedalò e andarono a vedere un po’ l’isola. La sera,
dopo cena, il gestore aveva organizzato un piccola serata danzante e tutti
quanti, compresi loro quattro, fecero baldoria. Christy invitò di nuovo El a
ballare, per farlo divertire un po’.
“Che dici, andiamo
anche noi a ballare?” Chiese Orlando, sorridendo.
“Senza offesa Ob, ma
ho ancora i postumi di quella serata a Firenze. Ti prego, risparmiami!” Disse
Amy, indicando il suo piede destro, leggermente gonfio.
“Allora avrei un idea.
Seguimi.”
La portò verso gli
alberi, inoltrandosi un po’ nel bosco. Si fermarono in una piccola radura, dove
si poteva sentire ancora il suono della musica, proveniente dal ristorante.
Orlando abbracciò Amina, tenendola stretta a sé e cominciando a muoversi
lentamente. Non stavano propriamente ballando, si muovevano semplicemente.
Intanto, dall’edificio lì vicino, arrivava chiara la melodia di una vecchia
canzone…
“E ti diranno parole rosse come il sangue,
nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta
sempre col più forte:
io conosco poeti che spostano i fiumi con il
pensiero,
e naviganti infiniti che sanno parlare con il
cielo.
Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel
che vedi dentro;
stringi i pugni ragazzo, non lasciargliela vinta
neanche un momento;
copri l’amore, ragazzo, ma non nasconderlo
sotto il mantello:
a volte passa qualcuno, a volte c’è qualcuno
che deve vederlo.
Sogna, ragazzo, sogna quando sale il vento
nelle vie del cuore,
quando un uomo vive per le sue parole o non
vive più;
sogna, ragazzo, sogna, non lasciarlo solo
contro questo mondo,
non lasciarlo andare, sogna fino in fondo,
fallo pure tu…
Sogna, ragazzo, sogna quando cala il vento ma
non è finita,
quando muore un uomo per la stessa vita che
sognavi tu;
sogna, ragazzo, sogna, non cambiare un verso
della tua canzone
non lasciare un freno fermo alla stazione, non
fermarti tu…
Lasciali dire che al mondo quelli come te
perderanno sempre:
perché hai già vinto, lo giuro, e non ti
possono fare più niente;
passa ogni tanto la mano su un viso di donna,
passaci le dita:
nessun regno è più grande di questa piccola
cosa che è la vita.
E la vita è così forte che attraversa i muri
per farsi vedere;
la vita è così vera che sembra impossibile
doverla lasciare
la vita è così grande che quando sarai sul
punto di morire,
pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo
fiorire
Sogna, ragazzo, sogna quando lei si volta,
quando lei non torna,
quando il solo passo che fermava il cuore non
lo senti più:
sogna, ragazzo, sogna, passeranno i giorni,
passerà l’amore,
passeran le notti, finirà il dolore, sarai
sempre tu.
Sogna, ragazzo, sogna, piccolo ragazzo nella
mia memoria,
tante volte tanti dentro questa storia: non vi
conto più;
sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un
foglio sulla scrivania,
manca solo un verso a quella poesia, puoi
finirla tu.”
“Questa canzone è bellissima, di chi è?”
Chiese Orlando, sussurrando.
“Credo che sia di Roberto Vecchioni. Vuoi sapere di cosa parla?” Lui
annuì. “E’ un incoraggiamento a sognare, perché in quel modo ognuno può
realizzare ciò che vuole.”
“Io ho sognato te…e
ora sei qui, accanto a me.” Si guardarono negli occhi. “Tu per me sei come la
stella polare: l’unica cosa che devo seguire quando mi perdo. Prometti che non
mi lascerai mai? Prometti di non farmi mai stare da solo?”
“Te lo prometto.” E
si baciarono.
Orlando, che non era
mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti, con lei riusciva ad essere sé
stesso. Sapeva che Amina non gli avrebbe mai riso in faccia, che non avrebbe
mai calpestato i suoi ideali e le sue parole. Però, come ogni uomo, aveva fatto
una cosa stupida. Ancora non se ne rendeva conto ma, quello che aveva
guadagnato con tanta fatica, forse se ne sarebbe andato per sempre, come un
sogno effimero.
CONTINUA...