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Autore: Daisy Pearl    23/01/2012    13 recensioni
Avete mai pensato che possa essere la cattiva la protagonista di una storia?
Marguerite non è nè santa nè dolce. Tutt'altro.
Lei sà giocare ad un gioco particolare, un gioco di sguardi ed è abituata a vincere.
Ma cosa potrebbe accadere se un paio di begli occhi verdi dovessero batterla per la prima volta in questo strano gioco?
Bè leggete e scopritelo!
Attenti agli sguardi!
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di...'
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GLANCES GAME -- GIOCO DI SGUARDI




CAP 2

La notte ormai scendeva cupa e io me ne stavo pigramente appollaiata sul comodissimo divano rosso di villa lux guardando distrattamente fuori dalla finestra come se non avessi niente di meglio da fare. In realtà pensavo a come liberarmi di Rob. Come spesso accadeva riusciva a capire che stavo per uscire prima ancora che io partorissi anche solo l’idea, era un prodigio, avevo persino creduto che fosse una sorta di veggente. Ma naturalmente era solo un abile osservatore, molto abile a giudicare dai risultati. E, come sempre, voleva uscire con me, non tanto perché non avesse spirito di iniziativa, quanto piuttosto per il fatto che si divertiva a innervosirmi, il che accadeva soprattutto perché io volevo essere libera di andare dove mi pareva e lui mi era sempre alle calcagna. Nonostante i suoi dispetti e il mio comportamento da stronza nei suoi riguardi era l’unico di quella casa che io considerassi mio amico.  Cosi macchinavo il mio piano di fuga, quando puntualmente Rob si presentò alle mie spalle
“Allora!! A che ora stasera?”.
 “Sparisci Rob” risposi acida, lanciandogli uno sguardo sprezzante. Sorrise.
 “Tanto lo so che senza di me non ti diverti allo stesso modo, non hai nessuno con cui sfogare il tuo brutto carattere da zitella”.
Avvampai “Zitella?? Devo ricordarti come è andata l’ultima volta che siamo usciti?? Ti ho battuto mio caro!! Altro che zitella..”. Ammiccai.  Lui fece una risata molto sarcastica e disse “Tecnicamente no, hai usato i trucchetti!! “. Mi girai per guardarlo dritto negli occhi “Sbaglio o tu non hai posto condizioni quando mi hai sfidata??”ribattei con un piccolo ghigno e aggiunsi “Comunque hai ragione Rob, non ti ho battuto tecnicamente…” e proprio mentre nasceva sul suo viso pallido un sorriso di trionfo continuai “..Ti ho STRACCIATO!! ahaha”. Un lampo d’ira attraversò i suoi occhi azzurrissimi circondati di giallo. Pericoloso guardare uno di noi negli occhi. Sentii l’ormai conosciutissima sensazione di nausea dovuta al fatto che il mio corpo era consapevole di quello che stava facendo Rob, e automaticamente si stava difendendo, ma essergli immune non significava non provare fastidio.
“Non usare i trucchetti su di me!!” lo ammonii severa “Sai che non avranno mai effetto”.
“Spero solo che un giorno tu possa abbassare le tue difese, o io diventare più forte” ribattè. Stavo per replicare, ma lui continuò imperterrito “Allora a che ora??”.
“Uscite??” una voce arrivò alle mie spalle. Mi votai, Caren! Caren era un’altra delle persone che abitavano in villa lux, io e lei avevamo la stessa età, Rob no, era più grande.
Se con lui era una continua lotta che portava in fin dei conti tutti e due a divertirsi, con lei era una noia.
Era una ragazzina poco cresciuta che voleva sempre primeggiare su tutto e su tutti, peccato che ogni suo tentativo sfumasse ogni volta che si confrontava con me o con Rob.
Sapevo che la cosa le bruciava e che aspettava solo un nostro passo falso per poter far vedere quanto valesse, ma per il momento l’unico dei due che riusciva a sopportarla era Robert. Io non facevo altro che essere molto stronza nei suoi riguardi e lei nei miei, ma considerando il fatto che nulla poteva farci stare male era quasi un modo per rendere meno noiose le giornate da qualche mese a quella parte.
Avevamo infatti smesso di prendere lezioni private dal padrone di casa che si stava ormai dedicando ai più piccoli, quindi ogni azione era buona per ingannare il trascorrere del tempo.
La cosa buona che nonostante tutti i dissapori che potevano esserci in quella casa ci consideravamo un gruppo, forse più che gruppo oserei dire branco, perché non ci volevamo bene, quello no, ma avevamo un grandissimo senso di appartenenza. Quella era la nostra casa, e questo era il nostro modo di vivere il che rendeva falici ed egoisti tutti. Chi potrebbe desiderare una vita migliore?
Una vita in cui non si sta male per gli altri, una vita dove  ci sei tu al primo posto. Tutto questo grazie ad Alan. Lui era il nostro salvatore, gli dovevamo tutto.
“Bè divertitevi!!” aggiunse la nuova arrivata, girando i tacchi e sculettando amabilmente. “Che tr..” sibilai, poi aggiunsi “Rob devi mancarle parecchio se ci prova in maniera così sfrontata con te!”.
“E’ una sciocca” rispose “non so perché ancora non sia voluta uscire con noi, così non avrebbe solo me su cui sfogare i suoi istinti!”. Un sorriso esagerato illuminò il mio volto.
Robert mi fissò sgranando gli occhi e spalancando la bocca come se avesse avuto un’intuizione geniale “Sei stata tu!” disse indicandomi. Il mio sorriso si fece ancora più ampio.
 “Non ho parole”.
“Allora non parlare ragazzino. Ahahah davvero, con quella ragazza è TROPPO semplice, è così debole, mi chiedo perché Alan l’abbia scelta. Almeno io e te sappiamo mettere in pratica ciò che ci ha insegnato, lei invece non sa nemmeno difendersi!”. Robert sorrise guardando fuori dalla finestra pensieroso poi disse “Penso che Alan l’abbia scelta perché suo padre era uno stronzo alcolizzato che la picchiava non appena ne aveva l’occasione, solo che non è riuscito a farglielo odiare come ha fatto con noi. Alla fine è il disprezzo per gli altri che ci ha fatto imparare ciò che sappiamo”.
 Annuì con solennità  “ Già. Che trio però. Lei è figlia di un ubriaco, tu sei stato abbandonato dai tuoi quando ancora eri un neonato e io..”. Finì lui per me “ tu sei figlia di una grandissima zoccola”. Risi facendo trapelare tutto il mio disprezzo per quella donna “Che per inciso mi ha praticamente venduta ad Alan per lasciare la strada e trovarsi un lavoro decente.”
“Ti rode?” insinuò Rob. Mi voltai a guardarlo come si guarda un bambino che sta ancora imparando tutto sul mondo “No. A dire la verità mi ha fatto un favore, se Alan non fosse arrivato sarei stata un talento sprecato, io sono nata per vivere qui!”.
 “Ne sei sicura?” disse avvicinandosi pericolosamente a me.
“Non giocare con me Robert, sono fuoco lo sai” ghignai “ tieni i bollenti spiriti per sta sera, ti sfido! Alle 10 puntuale” conclusi con voce sensuale. Poi me ne andai ridacchiando convinta che sarei riuscita a fregare Rob dandogli un orario.
Peccato che a quell’ora io avevo intenzione di essere già parecchio lontana da casa.
Dopo essermi rapidamente vestita scesi al piano di sotto in punta dei piedi tenendo le scarpe col tacco in mano per fare il meno rumore possibile, sembravo una specie di galeotta fuggita da una prigione di massima sicurezza, invece stavo solo fuggendo da Rob.
Quando finii le scale ero talmente assorta nel controllare che dal corridoi non arrivasse nessuno che non vidi la cameriera e le finii contro cadendo rovinosamente, ma soprattutto RUMOROSAMENTE a terra.
“Agatha INSOMMA!! Stai più attenta la prossima volta!!”. Agatha, che grossa com’era non si era spostata nemmeno di un millimetro dopo lo scontro con me rispose col solito tono apatico “Si signorina Margherite, si è fatta male?”.
“Shhhh Agatah vuoi che lui ci senta??” le sibilai mettendo l’indice davanti alle mie labbra per invitarla al silenzio, gesto totalmente inutile perché lei continuava a guardare un punto non stabilito dietro di me col solito sguardo vacuo.
 “ Mi scusi signorina Margherite, posso fare altro per lei?” sussurrò.
“ Sì vattene, e se qualcuno ti chiede di me, tu non mi hai vista”.
“Si signorina, desidera altro?” ecco che partiva con il solito disco.
“Agatah!! Ti sono grato”. La voce di Robert arrivò dal fondo del corridoi, dietro le spalle di Agatha che senza girarsi disse “Signorino Robert, mi fa piacere di esserle stata utile, posso fare altro per lei?”. La sua tiritera mi stava davvero innervosendo, e come se non bastasse il nervoso saliva perché Robert aveva scoperto il mio piano di fuga, probabilmente per questo aveva detto ad Agatha che era stata utile. Presi tra le mani il viso paffuto di quella donna e lo spostai in  maniera tale che i suoi occhi assenti fossero in linea con i miei. Li sbarrai. Vattene ORA!
“Devo andare” disse Agatah , girò i tacchi e si diresse verso la biblioteca da dove era arrivato Rob. Non appena lo fece ebbi piena visione sul ghigno che illuminava sfrontatamente la stupida faccia di Rob, e mi rassegnai all’idea che avrei dovuto averlo tra i piedi per tutto il resto della serata.
“Andiamo muoviti!” sibilai.
“Agli ordini!!” e mimò un sull’attenti, poi aprì il portone precedendomi fuori dalla villa.
Sbuffai per tutto il tragitto lungo il vialetto che serpeggiava tra i grandissimi pini che usavamo per nasconderci quando ancora eravamo piccoli. Robert si limitava a stare due passi dietro di me, e anche se non lo vedevo potevo immaginare quanto gongolasse. Solo al cancello aprì bocca per chiedermi “La sfida è ancora valida femme fatal??”. Mi girai lentamente verso di lui sorridendo in modo seducente “Se non vuoi tirarti indietro Robert..”. Iniziò a ridacchiare “Andiamo Mar!! pensi davvero che mi ritirerei??”.
 “Devo rispondere?? Lo sai di non avere grandi possibilità contro di me” sogghignai mettendomi le mani sui fianchi come per sottolineare la veridicità della mia affermazione.
 “Senza trucchetti però zuccherino!” aggiunse con voce mielosa. Lo guardai incredula tirando su un sopracciglio “Vuoi dettare TU le regole?”.
“Paura Mar? Paura che il tuo corpicino piaccia meno dei tuoi sguardi”  e dicendo questo si mise le mani sui fianchi e iniziò a sbattere convulsamente le palpebre.
Naturalmente il suo intento era quello di imitarmi, ma il risultato era davvero buffo: si comportava come se gli fosse entrato negli occhi un moscerino! Ridacchiai  a quella vista mi voltai di spalle e oltrepassai l’enorme cancello seguita a ruota da quello scemo. Iniziammo a camminare per le strade poco trafficate di Montblanc lui ben presto si mise al mio fianco.
“Sfida accettata! Senza trucchetti Rob, ma…voglio un bonus”.
Girò il viso per guardarmi “Bonus?” chiese.
“Certo, potremo usare i trucchetti una volta sola, come bonus!” gli sorrisi. Lui ghignò “ahaha hai troppa paura di non farcela con le sole tue forze, vero Mar?”.
Gli sorrisi fredda “E tu hai paura che i tuoi trucchi non siano all’altezza dei miei??”.
Il ragazzo ridacchiò “Ok vada per il bonus allora” poi continuò, perché pensare che Robert fosse in grado di stare zitto per almeno 5 minuti equivaleva a credere che gli asini volassero “Dove si va zuccherino??” chiese ritornando ad usare la sua stupidissima voce mielosa.
“All’Orange, Rob. E se non vuoi che ti costringa a rimanere qui, piantala di chiamarmi zuccherino!”.
Sorrise “Andiamo Mar, i tuoi sguardi mi fanno solo il solletico!!”.
“A me i tuoi fanno solo venire la nausea” ribattei ricordando la sensazione sgradevole di qualche ora prima quando Rob stava provando a piegarmi al suo volere.
“Uff e pensare che se solo Agatah fosse stata più attenta adesso mi starei godendo una pacifica solitudine” aggiunsi.
“Dai Mar non essere sciocca, ho visto che sei stata tu ad andarle contro!” sottolineò Rob. Voltandomi verso di lui vidi di nuovo il suo stupidissimo ghigno illuminargli il viso e risposi sorridendogli fredda “Sempre a puntualizzare vero Rob? Fatto sta che quella cicciona potava anche stare attenta a dove metteva quella sua enorme pancia da donna incinta”.
Rob ridacchiò “E’ un automa Mar! E’ già tanto che sia in grado di parlare! E poi non è colpa sua se ho scoperto i tuoi piani di fregatrice, ho avuto una soffiata da un uccellino che vuole guadagnarsi i miei favori”.
 “Ah si?” gli chiesi scettica, poi capii “Caren!!” sospirai alla rivelazione. Ricordai di averla vista precipitarsi giù dalle scale mentre stavo uscendo dalla mia camera, ma in quel momento non le avevo prestato molta attenzione considerando che ero parecchio concentrata a non farmi vedere da Robert. Capii all’istante perché la ragazza avesse così tanta fretta, doveva avvertire lui! Non era scema! Aveva così unito il prendersi gioco di me che sicuramente doveva averla resa più felice e divertita  e il guadagnare punti con Rob. Mentre ero persa nei miei pensieri Rob se la rideva allegramente.
“Si può sapere cosa ci trovi di tanto divertente in tutta questa faccenda?” chiesi acida, mi dava fastidio che gli altri si divertissero e io non ne capissi il motivo.
“Ho avuto un’illuminazione!”  disse indicandosi la testa con l’indice. Sorrisi, il solito stupidissimo Rob.
 “E sentiamo, Einstein, quale sarebbe questa grande illuminazione che ha sconvolto il tuo piccolo cervellino?” chiesi ormai curiosa.
 “Ho capito tutto Margherite, so perché non vuoi MAI che io esca con te”.
“Non ci voleva un genio a capirlo! Voglio solo avere tutto il divertimento per me, così invece mi tocca dividerlo con uno sciocco!”. Sorrise ammiccando “Si si Mar, questa è la versione ufficiale, ma la verità è un’altra..” sorrise come un bambino che non riusciva più a tenere dentro di se un grande segreto.
 “Sputa il rospo Rob, o devo costringerti a farlo?” lo intimai minacciosa.
 “Sì costringermi!! TU?? Ma dai!!!” disse scherzoso mentre io stavo letteralmente perdendo la pazienza. Così lo precedetti e mi piantai di fronte a lui che quasi mi stava per finire addosso per la sorpresa di trovarmi innanzi a lui.
Automaticamente cercò i miei occhi, era una reazione naturale tra di noi e sapevo che finche non avessi deciso io di distogliere lo sguardo il suo sarebbe rimasto intrappolato nel mio.
 Alan lo definiva sguardo magnetico perchè impediva alla vittima di separare i suoi occhi dai miei, dato il mio sguardo era qualcosa di estremamente disarmante, sia che lo usassi per i trucchetti, sia che guardassi semplicemente una persona.
Era un’arma innata, che sicuramente si era rivelata utilissima.
Gli altri non avevano questa capacità, escluso Alan naturalmente, loro dovevano impegnarsi affinchè la vittima non decidesse di distogliere lo sguardo dai loro occhi, quindi questo doveva essere il primo comando che dovevano imporgli, mentre io non ne avevo avuto bisogno. Sapevo perfettamente che il mio sguardo metteva paura a Robert e ne ebbi l’ennesima conferma quando il ragazzo si irrigidì mentre con la mia arma lo tenevo inchiodato a quel marciapiedi.
Non sopportava che io fossi immune a tutti i suoi poteri, se si poteva definirli tali, e che lui non riuscisse ad essere immune al mio bellissimo paio di occhi neri.
Dal mio canto in quel momento mi stavo divertendo in maniera esagerata. Vedere Robert immobile some una statua era una cosa alquanto spassosa, ma il fatto più incredibile era il suo mutismo, ah un po’ di pace! Posai gli occhi a terra pienamente soddisfatta della mia opera e mi rimisi a camminare al suo fianco.
“Ok ok” disse un po’ scosso, poi riprese il sorrisetto di sempre “tu hai PAURA!”. Sbuffai. Chissà cosa stava macchinando quella stupida mela marcia che era il cervello di Rob.
 “ Di cosa avrei paura sentiamo..”.
“Di innamorati” svelò sorridendo e poi aggiunse “di me..”. Scoppiai a ridere di vero gusto, mi fermai e mi tenni la pancia tanto era divertente quello che aveva detto. Lui sembrava quasi esserci rimasto male perché dopo aver smesso di camminare incrociò la braccia sul petto come se fosse veramente infastidito dalla mia reazione.
“Bè?? Che c’è di strano?” chiese sulla difensiva.
“Rob, ahahah, l’amore non è cosa per noi. L’amore porta a soffrire, a stare male, e porta a voler bene. Noi non abbiamo sentimenti Rob!” ripresi a camminare e aggiunsi “ O forse tu ne hai?”.
Fu lui a ridere questa volta “Come potrei se la prima cosa che Alan ci ha insegnato è il disprezzo per qualsiasi forma di sentimento che ci possa portare a soffrire?? Noi abbiamo la fortuna di non sapere cosa sia il dolore, o almeno ce l’abbiamo da quando Alan ci ha allontanati da questo. Perché dovrei provare dei sentimenti?”.
“Perché dovrei provarli io? Dimmi.”.
Ridacchiò “Perché sei una donna, e voi donne siete molto sentimentali. Prendi Caren ad esempio. Lei, se non è innamorata, è cotta di me!”.
 “Ahahahah Roby!! Sopravvaluti le tue capacità di seduttore! Caren sarà stupida, debole e ingenua, ma innamorata proprio no! Ha solo bisogno di dare sfogo ai suoi istinti e in casa di ragazzo ci sei solo tu, gli altri sono troppo piccoli! Lei non sa amare come non lo sapremo mai noi. Noi non siamo in grado di provare sentimenti che ci portano all’autodistruzione. Lei agisce esattamente come me e te, per sé stessa, persegue i suoi interessi .”
Sorrise “Forse su Caren hai ragione, ma quanto ci scommetti che se mi impegno riesco a farvi innamorare entrambe di me?”.
“Ahahahah Sì certo Rob. Non ne siamo capaci punto. Divertiti con altro.” Il ragazzo sembrò quasi dispiaciuto e camminammo per un po’ in silenzio. Pensai a quanto fosse sciocco Rob e a quanto fosse  pieno di sé, ma d'altronde lo ero pure io, come lo eravamo tutti. Così si doveva vivere la vita, all’insegna della piena fiducia in sé stessi e nel più totale e spregiudicato EGOISMO.
“Eccoci è lì” indicai una fila di circa una cinquantina di ragazzi e ragazze urlanti al di fuori di un basso edificio.
“Quello è l’Orange?” mi chiese con disappunto Rob. Sorrisi, non me ne importava assolutamente niente di quello che pensava lui, per quanto mi riguardava se ne poteva pure tornare a casa, anzi, la cosa non avrebbe potuto far altro che rendermi tremendamente felice. Così lo precedetti e  mi diressi verso la calca di gente senza sapere se lui mi stesse seguendo o no.
Cercai di superare la fila di gente per raggiungere l’entrata del locale dato l’elevato numero di persone mi era impossibile. Senza contare le continue lamentele dei giovani che mi invitavano con una serie di parolacce a rispettare la fila.
La loro reazione invece di farmi andare in collera mi faceva gongolare di felicità. Compativo tutti quei ragazzi perché erano scioccamente convinti che si sarebbero goduti una bellissima serata, senza nemmeno sapere cosa fosse il vero e proprio divertimento.
Nella mia arrancata verso l’entrata della discoteca andai a sbattere contro una ragazzina che doveva avere su e no quindici anni, che posando mi squadrò da capo a piedi con evidente irritazione. Ma lei non aveva idea di quanto il suo gesto mi riempisse di gioia, presto la pargoletta avrebbe avuto una bella lezione e questo mi rendeva molto felice.
Quando infatti il suo stupido sguardo inquisitore raggiunse i miei occhi le sorrisi glaciale, sbarrai le palpebre. Che sciocca che sei ragazzina, forza chiedimi scusa.
La povera sventurata che accidentalmente avevo incrociato sul mio percorso impallidii e abbassò lo sguardo a terra umile, poi con un filo di voce disse “Scusami, non avrei mai dovuto guardarti in quel modo. Che sciocca, l’invidia è una brutta bestia”. Sorrisi soddisfatta della mia opera mentre la ragazza alzava lo sguardo che era piuttosto vacuo.
“Sei invidiosa di me ragazzina?” le chiesi ghignando .
“Ovviamente” rispose guardando un punto non stabilito alle mie spalle “sei bellissima, vorrei tanto essere come te!”. Sorrisi nuovamente e la spinsi di lato, compiacendomi della bravura con la quale ero stata in grado di sciogliere la lingua a quella ragazza. Ma continuare ad avanzare nella folla era impossibile. Così mi balenò in testa un’idea “Ragazzi fate passare sono un PR” urlai sopra il vociare generale. Come gongolai quando la fila si aprii solo per farmi passare, così giunsi all’entrata in pochissimi secondi.
Un grosso buttafuori nero se ne stava immobile nel suo impeccabile smoking con le braccia incrociate, accanto a lui c’era un ragazzo molto carino che chiedeva il nome a chiunque entrasse e poi controllava se nel plico di fogli che aveva in mano il nome comparisse, per poi spostarsi gentilmente e far passare.
Sorrisi tra me  e me, i ragazzi gentili erano la preda più facile perché erano così ingenui, con loro quasi non c’era gusto! Mi avvicinai al ragazzo che abbassando lo sguardo su di me sembrò divorarmi con gli occhi. Devo ammettere che quella sera dovevo essere davvero uno schianto.
Portavo una mini abito beige che lasciava intravedere la scollatura e che mi lasciava scoperta gran parte della schiena, senza contare il fatto che era vertiginosamente corto.
Dopo avergli lasciato il tempo di ammirarmi in lungo e in largo gli sorrisi, lui arrossii violentemente, consapevole che io mi fossi accorto della sua accurata ispezione.
 “Buonasera. Nome e lista.” Disse sorridendomi. Così facendo i suoi occhi scuri incontrarono i miei.
Ghignai compiaciuta, come avevo già supposto sarebbe stato troppo facile, tanto che mi sarebbe bastato usare le mie doti di seduttrice per convincerlo a farmi passare. Mi alzai in punta dei piedi e gli feci segno di avvicinarsi, come se gli dovessi dire qualcosa all’orecchio.
Lui si chinò e io sfiorai il suo lobo con le labbra poi sussurrai sensuale “Non sono in nessuna lista, ma ti prego fammi passare, troverò il modo di ricompensarti!”. Il ragazzo si allontanò di qualche centimetro per riuscire a guardarmi in faccia, sembrava confuso. Gli sorrisi amabilmente e mi morsi il labbro inferiore mentre cercavo il suo sguardo. Non appena lo trovai, non ostante non gli stessi imponendo di fare niente il ragazzo non riusciva a distogliere gli occhi dai miei. Era caduto nella trappola dei miei magnifici occhi calamita, e non ne sarebbe uscito finche io non l’avessi deciso. Egli deglutì vistosamente, segno che la mia presenza lo agita e lo metteva in imbarazzo. Poi dolcemente si spostò di lato per farmi passare, gli sorrisi e ancheggiando entrai nel locale dopo averlo lasciato libero di pensare senza l’influsso delle mie magnetiche iridi scure.
“Non avevamo detto niente trucchi?” sobbalzai e mi votai di scatto. Robert sorrideva gagliardo . “E tu da dove spunti fuori?” gli chiesi un po’ sorpresa “Come hai fatto ad entrare?”.
“Come tu hai i tuoi trucchi , anche io ho i miei metodi” rispose. “Ti è andata male Roby, non ho usato trucchi sta volta!” gli rivelai rivolgendogli uno dei miei sorrisi più ampi che rivelavano piena soddisfazione. Lui si finse stupito, era evidente che non mi credeva minimamente “A no? E quel manichino alla porta come l’hai abbindolato?? Col tuo fascino forse?” poi ridacchiò.
“Ma certo che si” gli sussurrai alzandomi in punta dei piedi in modo tale da permettere alle mie labbra di essere allo stesso livello delle sue, pericolosamente vicine le une sulle altre. Rob si irrigidì. Restammo immobile per qualche secondo poi sorridendo soddisfatta mi allontanai da lui “Nemmeno tu sei poi così immune al mio fascino come dici!”. Rise rumorosamente, un po’ troppo rumorosamente perché la risata potesse sembrare vera.  Colpito Rob! Infatti il ragazzo cambiò subito argomento “Allora diamo il via alle danze?” mi sussurrò all’orecchio. Rabbrividii, era passato al contrattacco. Lo presi per mano e lo guidai nella sala principale, lui capì immediatamente che il mio gesto equivaleva ad un sì.
La musica era assordante tanto che ogni nota che fuoriusciva dalle casse faceva rimbombare tutta la stanza. House. Iniziai a muovermi a ritmo e cercai la mia prima vittima. Purtroppo le persone che mi circondavano erano per lo più ubriachi, e con gli ubriachi non c’era gusto. Addentrandomi nella folla vidi il ragazzo che poteva fare al caso mio, era alto, parecchio muscoloso, aveva dei corti capelli scuri e la cosa più interessante è che ballava dietro il culo di una finta bionda platino. Le stava talmente appiccicato che il rivoletto di bava rischiava di finire sui suoi lunghissimi capelli biondi. La biondina dal canto suo ancheggiava spensierata, sorridendo al pensiero che un figo come lui fosse interessato a una come lei. Ghignai, perfetto il tipo aveva anche una certa reputazione, tutta la situazione si faceva più interessante.
“Ah-ah ecco il prescelto!” mi gridò Rob nell’orecchio.
“Sta a vedere!” gli urlai io compiacendomi della mia scelta. Intanto la ragazza si era voltata e aveva fatto scivolare le sue braccia dietro il collo di lui, mentre quest’ultimo le aveva posate sui suoi fianchi, probabilmente con la speranza di riuscire a spostarle più in basso, magari sul sedere della barbie. Ghignai e mi incamminai con passo deciso e sicuro verso l’allegra coppietta.
Iniziai ad ancheggiare a ritmo di musica cercando di risultare il più sexy possibile e mi andai a posizionare proprio dietro la ragazza in modo tale che se il ragazzo avesse tirato su lo sguardo mi avrebbe vista, ed ero consapevole di piacere ai ragazzi. Lo capivo dal modo nel quale mi guardavano.
Come previsto il ragazzo alzò gli occhi e io rapida li catturai col mio sguardo e lui si erse, completamente. Mio. Questa parola echeggiava come una sorta di urlo di trionfo nella mia testa.  Potevo fare la seconda mossa.
Mi avvicinai alla ragazza e le posai una mano sulla schiena. Lei trasalì e si voltò verso di me. Mi lanciò uno sguardo di sorpresa, mentre vidi che il ragazzo, dopo che l’avevo liberato dai miei occhi, stava valutando ogni singolo centimetro del mio corpo.
La spinsi via con la mano e, benchè lo spostamento fu minimo, questo bastò per gettarla in balia della folla e ben presto non fu più visibile. Regalai al ragazzo uno dei miei sorrisi migliori e iniziai a avvinghiarmi a lui. Dovevo evitare di incontrare i suoi occhi perché Rob, che sicuramente mi stava osservando da qualche angolo della sala l’avrebbe interpretato come “trucchetto”.
Comunque pensai che sarebbe stato ugualmente divertente, far impazzire quel ragazzo non mostrandogli le mie iridi che pochi minuti prima l’avevano stregato. Continuammo a ballare sempre più vicini, infischiandocene sempre meno del ritmo.
 “Come ti chiami?” urlò al di sopra della musica assordante.
 “Margherite, e tu?”.
“Derek!” e sfoggiò uno di quei classici sorrisi da fighetto che avrebbero fatto sciogliere una qualsiasi quindicenne. Che sciocco, non riusciva ad intuire che quella che lo stava sciogliendo come neve  al sole ero io.
 “Mmm Derek..” sospirai leccandomi le labbra.
Il ragazzo, ormai totalmente rapito, mi prese il mento tra le  mani e alzò il mio viso dicendomi “ Sei bellissima! Come mai non ti ho mai vista da queste parti?”.
Sorrisi “Sono brava a non farmi notare…”.
Quanto mi piaceva rispondere con frasi piuttosto strane, mi beavo dell’espressione da sciocchi che assumevano gli altri convinti che la stupida fossi io, come al solito la gente si sopravvalutava e per me era una gioia perché era più divertente sfruttare una persona piena di se piuttosto che una insicura. Adoravo complicarmi le cose, ma questo solo perché sapevo che da qualsiasi sfida io sarei uscita vincitrice.
 Alle mie parole Derek rise “A non farti notare? “ e intanto con la mano libera prese una ciocca dei miei lunghi capelli neri e iniziò a giocherellarci “Non vedo come sia possibile!”.
Iniziò a fissarmi le labbra come se fossero una rarissima specie di torta al cioccolato alla quale sarebbe stato un sacrilegio rinunciarci. Mi morsi il labbro inferiore. Il ragazzo trattenne un respiro. Alzai gli occhi e guardai oltre le spalle del mio bel cavaliere e vidi Rob.
 Era immobile, poggiato con un gomito al bancone con un cocktail in mano e mi sorrideva beffardo. Gli feci l’occhiolino in risposta, poi mi rivolsi a Derek che era ancora in una fase di adorazione profonda, l’oggetto del suo culto erano le mie labbra.
“Le vuoi?” chiesi seducente.
In risposta si avvicinò e iniziò a baciarmi appassionatamente come se fossero mesi che non stava così vicino ad una ragazza, quando probabilmente si trattava solo pochi minuti.
All’inizio rimasi un po’ stupita, ero solida riporre molta fiducia nelle mie strabilianti capacità e non tenevo in gran considerazione il mio aspetto, considerando che potevo convincere chiunque a vedermi come se fossi la donna più bella dell’universo, era ovvio perciò che la cosa passasse in secondo piano.
Sorrisi tra me e me contenta di essere perfetta in tutto e per tutto mentre una vocina nella mia testa gridava vittoria!! La serata si stava facendo sempre più interessante.
Intanto il ragazzo si stava evidentemente prendendo delle libertà che forse in un’altra serata gli avrei concesso, a non in quella, avevo una gara da vincere, non potevo farmi distrarre, anche se l’oggetto della mia distrazione forse valeva più di qualche casto bacetto.
Mi staccai dal ragazzo e in risposta al suo sguardo stupito gli urlai cercando di sovrastare il frastuono provocato dal vociare e dalla musica “Ma davvero credevi di piacermi?” sorrisi beffarda mettendomi le mani sui fianchi e allontanandomi di un passo per poterlo vedere in viso.
Ghignai, come mio solito, alla vista delle sue espressione incredula.
 “Che sciocco che sei! Come potrei interessarmi a uno come te?”. Il ragazzo continuava a stare immobile con la bocca spalancata come un ebete. Iniziai a ridere con gusto di lui. Che sciocche le persone comuni. Meno male che io appartenevo ad un elitè privilegiata!
“Sei carino, ma…non abbastanza capisci?”. Gli sorrisi glaciale, mi avvicinai e alzandomi in punta dei piedi gli lasciai un bacio sulla guancia, poi mi incamminai con passo sicuro verso Robert che non si era perso nemmeno un’istante della mia favolosa performance.
“Scommetto che l’umiliazione è stata la parte più eccitante di tutta l’opera vero Mar?” mi chiese sorseggiando il suo drink.
 “Ovvio!” gli sorrisi alzando le spalle ammiccando. Dopo di che mi rivolsi al barman “Coca e malibù”, in un attimo la mia bibita fu pronta.
 “Ora tocca a te!” dissi con la cannuccia in bocca e lanciandogli uno sguardo di sfida. Sorrise di rimando e prese una ragazza che stava tranquillamente passando di li per il gomito. Lei si girò verso di lui evidentemente infastidita pronta a dirgli qualcosa, ma la sua espressione mutò improvvisamente quando improvvisamente Rob la strinse a sé.
La ragazza sembrava rapita, guardai gli occhi di lui per vedere se la stava ammaliando, ma questi erano posati sulle sue labbra.
Poi la si chinò leggermente e la baciò con tale impeto da lasciarmi quasi stupita, e bravo Rob! Aveva affinato la sua tecnica dall’ultima volta che ci eravamo sfidati.
Dopo che il bacio finì lui si scostò da lei e si girò mostrandole le spalle poggiandosi al bancone con entrambi i gomiti, si rivolse al barista dicendogli “Un altro!” e scuotendo il bicchiere per  indicare il fatto che era vuoto.
Intanto io fissavo glacialmente la ragazza che stupita continuava a fissare la nonchalance con la quale l’uomo che pochi secondi prima l’aveva rapita la ignorava completamente. Lo sguardo amareggiato e di sconfitta era una tentazione troppo succulenta per farmela scappare.
Così sorrisi maligna per la mia brillante idea e presi il viso di Rob tra le mani, lui mi rivolse un sorriso incredulo e dopo lo baciai con foga.
Con la coda dell’occhio vidi la ragazza farsi bordeaux e prendere un bicchiere colmo di chissà cosa dal bancone, per poi rovesciarlo in testa a Rob “Ma cosa…” iniziò lui staccandosi da me, io iniziai a ridere sguaiatamente mentre la ragazza mi rivolgeva uno sguardo di puro disgusto, il che faceva aumentare di mille volte il mio folle divertimento.
“Sei proprio uno stronzo!” disse rivolgendo lo sguardo a Rob, poi girò i tacchi e si mescolò tra la folla.
 Lui si volto verso di me e ghignò dicendo “Mi stavo giusto chiedendo il motivo del tuo bacio quando mi è arrivato addosso un cocktail, questa me la paghi!”.
“Bè hai avuto la tua risposta, no?” ribattei io cercando di calmare le risate che isteriche continuavano ad uscire dalla mia bocca.
 “Comunque siamo uno a uno!” sorseggiò la sua bibita.
“DUE a uno” ribattei io.
 “DUE?” chiese incredulo alzando un sopracciglio. Mi  avvicinai a lui e gli regalai un piccolo bacio a stampo “Questo come me lo chiami?” sussurrai contro le sue labbra. Poi mi allontanai “TRE a uno!” esultai. “Ma non vale così!” protestò lui fingendosi imbronciato.
 “Abbiamo una sola regola, e mi pare di averla rispettata!” suo malgrado fu costretto ad annuire, era così duro per persone come NOI, che eravamo sempre un gradino al di sopra di tutto il resto ammettere una sconfitta. Noi eravamo i migliori e non potevamo permetterci di perdere nemmeno contro uno di noi. “Comunque la notte è ancora giovane quindi non ho perso! E poi anche io ti ho baciata quindi TECNICAMENTE siamo pari!” ribattè.
“Direi di no, ho preso IO l’iniziativa!”. Lui sbuffò. La nottata trascorse così tra un bacio rubato e un altro e il punteggio era sempre un mistero perché per me io ero in vantaggio di almeno un paio di punti, e per lui io mentivo ed era lui in vantaggio. La disonestà era il nostro pane quotidiano e l’egoismo il nostro stile di vita.

   
 
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