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Autore: GredandForge    26/01/2012    1 recensioni
Questa è la storia di Cecilia, un'adolescente, che parte alla volta di Londra, per avere notizie sul fratello, - scomparso da mesi- per iniziare le sue ricerche.
Sarà lei a trovare lui, oppure accadrà qualcos'altro?
( Ho cambiato il titolo perché questo mi sembrava più attinente. La storia era "Quando un fratello vale più di ogni altra cosa..." )
Genere: Avventura, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Tanti erano i bambini che avevano perso i genitori a causa della guerra.
Non molti erano quelli più fortunati, che abitavano in quella grande casa nella periferia di Londra, meglio nota come "Orfanotrofio Harrods", accuditi dalle amorevoli cure di miss Marple e msr Shine.
Parecchi quelli costretti a lavorare nelle fabbriche.
Altrettanti quelli in giro per le strade senza un luogo dove andare.

 

Correva l'anno 1945, gennaio trascorreva lento e inesorabile, e la guerra volgeva al termine, su tutti i fronti europei.
Londra era umida, grigia, fredda.
Piaveva.
Tutti i bambini del colleggio Harrods avevano i loro nasini schiacciati contro i freddi vetri delle finestre del grande salone.
"Potremmo mai uscire?" sospirò uno dei tanti.
Andrej.
Era un ebreo polacco, sfuggito non si sa come, ai tedeschi. E ignoto è anche, come abbia fatto ad arrivare a Londra. Da solo, senza l'ausilio di nessuno.
Lui non ricorda niente, o poco.
I suoi grandi occhi vivaci, blu oceano, si erano persi oltre il vetro trasparente della finestra.
Insieme a loro, seduta tra loro, vi era una giovane donna britannica: miss Marple.
Chiunque l'avesse vista almeno una volta, anche solo di sfuggita, aveva capito che quella donna, era nata per far soltanto una cosa: amare.
Offriva aiuto a chiunque fosse in difficoltà, senza badare se fosse di religione, colore della pelle, o ideali differenti.
Lei aiutava tutti indistintamente.
E poi, c'era quell'innata vena materna, che la rendeva così fragile agli occhi degli altri.
Oltre all'essere un'esile donna.
I capelli biondo miele boccolati, le ricadevano sulle spalle, mentre cercava di confortare i bambini; accarezzandone ora uno, ora un altro.
Posò la sua mano affusolata sulla testolina del biondo - e spettinato - Andrej.
"Su bambini, sembra che questo sia il vostro primo inverno..." sussurrò, per non rompere quel silenzio, quasi fiabesco, che si era creato.
"Però con questa guerra sembra non finisca mai!" sbuffò una delle bimbe più piccole. Le mancavono i dentini supediori, quelli centrali. I primi denti da latte, che cadono quando si inizia a crescere. "Un giorno mi dovranno spiegare a cos'è servito tutto ciò..."
Miss Marple le accarezzò il visetto paffuto, e guardanodo fuori rispose: "Finirà presto..."
Ne era convinta.
E non aveva tutti i torti.



In una delle stazioni ferroviarie della capitale Britannica, - sopravvissuta al bombardamento - era appena arrivato un treno diretto, proveniente dal Canale della Manica.
I passeggeri erano per lo più soldati che tornavano in patria, dalle loro famiglie.
Gli altri erano delle semplici persone, gruppi di amici, conoscenti, parenti, famiglie, arrivati lì, nel Regno Unito, per ricominciare, e sperare in un futuro migliore, sotto il cielo britannico.
Tra tutti, vi era una ragazzina, con in mano una valigia, che indossava una camicia, una maglioncino marrone, e dei pantaloni, che forse non erano i suoi, visto che le vestivano un po' grandi. In testa, aveva un berretto marrone, forse del padre, che le raccoglieva i bellissimi capelli rossicci. La visiera faceva intravedere i suoi vispi occhi verdi-azzurri.
Era un'adolescente, quindici anni, e una corporatura minuta, resa ancor più esile dalla guerra, dalla fame e dal freddo.
Così si presentava, tra tutta quella gente, Cecilia Anne Walker.
Era sola, persa nella fitta nebbia londinese, alla ricerca di un posto dove passare la notte.
Cercava aiuto. Qualcuno che le dicesse ch strada imboccare, per andare avanti.
Conosceva la lingua del posto, non aveva problemi, se la sarebbe cavata, era nata a Teaneck, nel New Jersey, il padre era americano.
Cecilia Anne Walker, ora si trovava a Londra, ma prima?
Prima che Hitler e Mussolini salissero al potere, lei dov'era?
Abitava in Italia. Alla periferia della Roma anni '30, in un villino con giardino, il suo cane Berry, il suo adorato fratello e i suoi genitori.
Allora era felice.
Allora... Ora era triste, infreddolita, e aveva solo voglia di piangere.
Aveva perso tutto. La casa, la famiglia, gli amici...
Anche se non era ebrea, poteva benissimo condannare Hitler e Mussolini: era colpa loro, se era scoppiata la guerra.
E se il fratello era dovuto partire.
D'apprima volontario.
Uno degli americani che avea offerto man forte alla RAF, quando l'Inghilterra era assediata dai caccia tedeschi.
La squadriglia Eagle.
Da qualla missione, era tornato sano e salvo.
Tornato... L'America era entrata in guerra dopo quella domenica 7 dicembre 1941, quando i giapponesi attaccarono la baia di Pearl Harbor con i la loro aereonautica.
In quel periodo non era molto preoccupata, il fratello le scriveva tutti i girni: era stato spedito sul fronte oriantale, a bombardare la Germania.
Le lettere cessarono. E non perché la corrispondenza impiegasse, settimane per arrivare al destinatario. Era successo qualcosa, ma nessuno ne sapeva nulla.
E dopo mesi, Cecialia con risolutezza, decise che era giunto il tempo di cercare suo fratello. Non poteva esser sparito così, nel nulla.
La prima cosa che le venne in mente, era di un amico del fratello, incontrato quando prestava servizio alla RAF, un ufficiale britannico, il Tenente Elliot Green.
Voleva trovarlo, e chiedergli se sapesse qualcosa, era la sua unica speranza: mamma e papà erano stati portati via dal Generale Inverno dopo aver fatto enormi scrifici.
Cecilia sperava fosse vivo.
Sapeva in cuor suo, che il fratello era vivo.

Camminava con la valigia in mano, lungo le fredde e semi-deserte strade della capitale. Le sembravano tutte così dannatamente uguali.
Che si fosse persa?
Con la testa fra le nuvole, si scontrò con una signora di mezza età.
Le chiese cordialmente scusa.
Cecilia era bagnata come un pulcino.
La donna, dai capelli grigi raccolti in un elegante chignon, la guardò per alcuni istanti, attraverso le lenti dei suoi occhiali da vista: sul volto aveva dipinta un'espressione severa, e al contempo dolce e gentile.
"Ti serve aiuto?" le chiese, riparandola un po' con il suo ombrello.
La ragazza ringraziò.
"Sì, per favore. Sto cercando un posto dove passare la notte" fu vaga.
La donna continuò: "Sei sola, dove sono i tuoi genitori?"
Cecilia annuì.
Le sembrava una di quelle conversazioni che aveva fatto col padre, prima che lui se ne andasse, quando cercava di prepararla a situazioni del genere: lei sola, in una città straniera.
"I miei genitori sono morti tempo fa..." nemmeno una lacrima scese sulle guance della ragazza. Ormai vi aveva fatto l'abitudine.
Non ricordava quando era successo.
Era partita da Roma attraverasando mezza Italia con l'aiuto di una ragazzo, e amico, partigiano. Per poi passare dalla Francia, prima di prendere  un traghetto e il treno, e arrivare fin lì.
Non aveva la più pallida idea di quanto tempo fosse passato.
" Mi spiace... Vieni, ti porto con me" le propose dolcemente, con un sorriso.
Le sembrava una brava persona, e decise di seguirla.


Continua...

   
 
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