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Autore: GredandForge    28/01/2012    0 recensioni
Questa è la storia di Cecilia, un'adolescente, che parte alla volta di Londra, per avere notizie sul fratello, - scomparso da mesi- per iniziare le sue ricerche.
Sarà lei a trovare lui, oppure accadrà qualcos'altro?
( Ho cambiato il titolo perché questo mi sembrava più attinente. La storia era "Quando un fratello vale più di ogni altra cosa..." )
Genere: Avventura, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Il posto era carino: una grande - ed era poco - villa con giardino - altrettanto enorme, e un cancello rosso, molto più scuro dei tetti delle case.
"Benveuta all'orfanotrofio Harrods" le sorrise la donna, spingendo il maestoso cancello, entrando dentro al giardino.
Il cortile sembrava un parco pubblico. Era pieno di verde, ben curato, con molti cespugli di fiori stupendi.
Anche se era pieno inverno, Cecilia riuscì a riconoscere alcuni tipi di piante, e foglie.
Rose, ortensie, viole, margherite... aveva l'impressione di aver visto anche un iris. In più, vi era anche una grande quarcia. Cecilia pensò che sarebbe stato un ottimo posticino per leggervi un libro d'estate, sotto la sua ombra.
In mezzo a tutto ciò, vi era un viottolo fatto di ghiaia, che partiva dal portone principale della villa, e arrivava al cancello rosso.
Sembrava di essere in una di quelle fiabe che le raccontavano da bambina.
Si destò da quei pensieri, quando la donna le diede il benvenuto.
Orfanotrofio?
Lei doveva cercare il fratello, non restare in orfanotrofio.
"Puoi restare quando vuoi... o aspettare una nuova famiglia"
La ragazzina non credeva alle ultime parole: una nuova famiglia.
Lei l'aveva una famiglia. Mancavano mamma e papà, ma il fratello era abbastanza adulto per prendersi occuparsi di lei ancora un po'.
Finse di non aver sentito quell'ultima metà frase.
"Grazie mille" rispose riluttante.
Attravesarono il cortile, e varcarono il portone di legno in religioso silenzio.
Doveva essere un villa di uno dei borghesi del settecento. Il portone era molto antico, ma comunque bene messo.
Davanti a Cecilia, apparve una possente scala, che si divideva in due, tipica dei palazzi nobiliari. Reputò fortunato quel luogo. Sfuggire ai caccia tedeschi, davvero una gran cosa.

Non appena la donna richiuse il portone, una testolina bionda, sbucò da dietro una delle due porte che si trovavano sul lato sinistro del corridoio.
"Mrs Shine!" esclamò il bimbo, correndo incontro alla donna. Indosso aveva una completino simile alla divisa della marina americana.
"Andrej!" lo riprese la donna. "Non dovresti essere con miss Marple?"
Il biondino abbassò lo sgurado, e rispose: "Ma mia annoio!" poi rivolse una fugace occhiata all'italo-americana. " E' nuova?" chiese, ma subito dopo aggiunse: "Hanno avuto pietà, o sei scappata? Io mi ero nascosto e non mi hanno trovato" sorrise orgogliosamente.
Naturalmente intendeva chiederle se la causa dei suoi guai - ammesso che ne avesse - fossero i soldati tedeschi. E come fosse successo.
Cecilia lo guardò, posò la valigia vicino a lei, e si chinò all'altezza del bambino, per guardarlo megli in volto.
"Sono scappata" gli rispose accarezzandogli i capelli arruffati. "Ma sono alla ricerca di mio fratello" abbozzò un sorriso.
Lo aveva detto perché la donna sentisse? Forse.
"Da dove vieni?" continuò la sua piccola indagine il polacco biondo.
"Italia... Ma sono nata negli Stati Uniti" mormorò la ragazzina.
Non si sentiva un nemico. Gli americani erano loro alleati.
"Come ti chiami?" era curioso. Forse un po' invadente. Quella era una domanda che comunque si faceva sempre. La prima di tutte.
Come tutti i bambini della sua età voleva sapere.
Cecilia non gli dava più di sei o sette anni.
"Cecilia Anne Walker. Ma puoi chiamarmi Annie o solo Cecilia se vuoi" lo osservò per alcuni istanti. Era così innocente.
Mrs Shine interruppe il loro discorso chiedendo ad Andrej di accompagnare la ragazza in una delle camere libere la piano superiore, immaginando che fosse stanca visto il lungo viaggio.
La villa era molto più grande e immanse all'interno che all'esterno. Ed era tenuto anche molto bene.
La camera che le assegnò il biondo bimbo, era una delle centrali, di un lungo corridoio.
La porta in legno, come le altre.
Andrej la aprì, scoprendo una piccola stanza con mobilio. Si percepiva appena l'odore di menta piperita, sovrastato dal chiuso e dalla polvere.
Ammobiliata con lo stretto necessario: un letto, un armadio e un comodino.
Tutti in ciliegio.
I più fortunati -coloro che dormivano in coppia, o in tre- avevano, chi un piccolo scrittoio, chi una seggiola.
A detta di Andrj.
Cecilia entrò, posò la valigi di fianco al letto, e si sedette sul materasso.
Il letto era alto, e i suoi piedi sfioravano il pavimento con le punte.
Con sguardo spento guarcava le proprie scarpe. Andrej si era seduto accanto a lei.
"E tu, qual'è il tuo nome?" chiese dopo istanti di incessante silenzio.
"Andrej" rispose il bimbo " Il cognome non lo ricordo"
Cecilia gli accarezzò i capelli colo paglia: "Come sei arrivato qui?"
Il bambino sospirò, e si accoccolò tra le braccia della ragazza.
"Non lo ricordo.
Io vivevo a Cracovia. Faceva freddo, e i tedeschi trovarono il nostro nascondiglio.
Papà diceva che prima che qualcuno avesse potuto trovarci, la guerra sarebbe terminata, e i tedeschi sconfitti.
Alloggiavamo nello scandinato di un vecchio palazzo disabitato. Era impossibile trovarci, aveva ragione; lo avevano perquisito da cima a fondo prima del nostro arrivo. Non uscivamo mai, e la gente non sapeva della nostra esistenza. Mentre i nostri amici sapevano che eravamo partiti per la Russia... E poi i polacchi si sono sempre aiutati tra loro!
Peccato che la guerra cambi gli animi delle persone..." una lascrima calda e salata scivolò lungo la guancia rossa del bimbo.
Cecilia l'abbracciò, lo strinse tra le sue braccia, accarezzandogli la testolina bionda e spettinata, la schiena.

Andrej singhiozzava.
Singhiozzava parole.
Singhiozzava la sua voce.

Annie gli sussurrò di calmarsi.
Gli sussurrò di fermarsi.
Gli sussurrò parole dolci.

Come la sua mamma aveva fatto con lei più volte quando era bambina; come aveva -sicuramente- fatto la madre di Andrej.

Si addormentarono.
L'uno di fianco all'altra: abbracciati, nello stesso piccolo letto.

Stavano stretti tra loro, in una fredda e piovosa londra del gennaio 1945,
un bimbo polacco sfuggito ai tedeschi,
e una ragazzina italo-americana alla ricerca del fratello.

 

Continua...

 

 

 

 

{ Angolino:
Volevo ringraziare tutti coloro cha hanno letto il primo capitolo.
Spero vi sia piaciuto, come spero vi piaccia questo.
E' la mia prima storia originale che pubblico.
La prima ambiantata in un contesto storico. ( Di solito ho sempre scritto storie fantasy, di avventura, o sul calcio )

Non ho altro da aggiungere, se non buona lettura, e buon divertimento.
Andy_Pancake

   
 
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