Il primo capitolo è veramente noioso! Lo so, ma non potevo tralasciare nulla, nel caso qualcuno non avesse letto tutti i libri fino all’ultimo doveva essere informato, quello era un bel riassunto che Elena ha scritto sul suo diario segreto. Adesso inizia la vera storia…
Quella
mattina
era iniziata nel peggiore dei modi, Elena si era alzata e si era messa
sul
letto in camera a piangere e a scrivere tutto sul suo diario
perché aveva paura
di dimenticare, aveva il terrore che le guardiane le formattassero la
memoria e
le mettessero qualche stupidaggine nel cervello per colmare il vuoto.
Ora,
se
l’avessero fatto lei avrebbe potuto rileggere il suo diario
nascosto e
ricordare in un modo o nell’altro.
Non
poteva
dimenticare, non doveva perché aveva promesso a Damon che lo
avrebbe portato
per sempre con se, però era così doloroso, era
difficile pensarlo morto su
quella luna grigia da cui cadeva solo cenere!
Almeno
Bonnie aveva
lasciato le loro ciocche di capelli sul petto di quel corpo, visto che
non
aveva avuto una degna sepoltura!
Non
si sentiva
così vuota dentro da quando le erano morti i genitori in
quell’incidente
maledetto…se fosse stata meno sveglia, se non avesse
distratto suo padre, cosa
sarebbe successo?
Forse
sarebbe
stata una guardiana senza cuore a quest’ora e non avrebbe
conosciuto i due
vampiri che l’avevano cambiata così
tanto… No!
Non
doveva
pensarci perché in qualche modo sentiva che era nel posto
giusto, lì sulla
terra per salvare chi amava e non poteva stare in un castello dorato
fuori dal
mondo a giudicare chi poteva essere aiutato e chi no.
Lei
era Elena
Gilbert, aveva 18 anni ed era nata con quei geni che le facevano
pianificare
tutto per aiutare il genere umano, perché lei era umana e
nessuno avrebbe
dovuto metterlo in discussione!
Decise
che era ora di
scendere al piano inferiore, doveva vedere la sua famiglia, doveva
sapere come
stavano la zia Judith e la sua sorellina Margaret.
<
Buon giorno
zietta, ciao piccolina! > disse appena intravide le due figure
in cucina e
poi le abbracciò con così tanto furore da
stritolarle quasi.
<
Tesoro, non
pensavo che un’intera notte senza di noi ti facesse questo
effetto! Ci siamo
lasciate solo poche ore fa. >
<
Lo so, ma è come
se fosse passata un’eternità! Oh, non ve lo dico
mai, ma vi voglio così bene! >
tornò a stritolarle un’ultima volta e poi si
diresse a fare colazione con loro.
In
quel momento si
accorse che non sapeva nemmeno in che mese si trovava, se doveva andare
a
scuola, se era in vacanza o… beh bastava chiederlo no?
<
Zia, non prendermi
per pazza, ma non mi ricordo proprio che giorno sia oggi. >
<
è venerdì. >
<
venerdì?! >
<
venerdì 29 luglio!
Hai finito due settimane fa gli esami e lunedì
c’è la cerimonia della consegna
del diploma! > le
rispose brusca la
zia.
Elena
si trovò
scaraventata con forza nella sua nuova vecchia vita che
iniziò ad esultare
dalla gioia, aveva già dato gli esami e non avrebbe dovuto
studiare per un po’ perché
era in vacanza! Quella notizia aveva reso la sua giornata migliore!
Finì
di bere la sua
tazza di latte e si alzò dal tavolo per prepararsi, Stefan
sarebbe passato in
mattinata da lei per portarla a casa della signora Flowers e ritrovarsi
con gli
altri ragazzi.
Durante
la doccia si
costrinse a pensare a cose belle e divertenti, non poteva essere
triste, non in
quel momento. Aveva passato gli esami e questa sì che era
una bella notizia.
Finita
la doccia passò
una spudorata mezz’ora a pettinarsi i riccioli dorati e a
provare un sacco di
vestiti, era così tanto tempo che non indossava i suoi!
Finalmente
sentì un
rumore provenire dalla finestra, era Stefan che le aveva lanciato
qualche
sassolino. Lei aprì la finestra e poi furono uno accanto
all’altra.
<
Buongiorno Elena
>
<
Ancora con questa
storia? Stefan i miei sentimenti per te non sono cambiati,
semplicemente devi
capire che io amo entrambi… ho amato entrambi > disse
con voce rotta.
<
Sono un tale
stupido! Oh amore non piangere, ti prego. >
Ma
ormai era troppo
tardi, le lacrime avevano rincominciato a scendere dal suo viso, ma lei
sorrideva perché finalmente quel testardo aveva capito che
lo amava.
Stefan
le asciugò
delicatamente e le disse: < I ragazzi ci aspettano alla
pensione, appena sei
pronta andiamo. >
<
Allora andiamo!
>
Si
ritrovarono in
macchina, nella vecchia Fell’s Church che era rinata, tutti i
bimbi erano a
casa e giocavano in cortile con le mamme che li sgridavano o
chiacchieravano
tra loro.
Tutto
era tornato
normale, la gente non sapeva che lei fosse morta e nemmeno che la
città era
stata quasi distrutta.
Quando
entrarono nell’Old
Wood ebbe quasi paura di rincontrare quei Malach che avevano posseduto
i
bambini, l’intero bosco e perfino Damon.
Ma
quello che successe
fu veramente strano, dalla paura aveva inspiegabilmente incanalato il
potere,
rimasto in piccola quantità dopo il taglio delle ali, negli
occhi e aveva
intravisto le famose linee energetiche che attraversavano
l’intera cittadina.
E
se si stesse
ritrasformando in vampiro? Non doveva succedere, non in quel
momento… però non
capiva come poteva avere ancora tutto quel potere visto che le era
stato tolto.
Arrivati
alla pensione
doveva togliersi quel dubbio…
<
Stefan, guardami
bene, sto diventando di nuovo un vampiro? I miei sensi sono troppo
vigili,
qualcosa non va, oh amore dimmelo! Devo saperlo!>
Stefan
la scrutò con
attenzione: i suoi capelli erano ancora dorati e luminosi, la
carnagione era
chiara, ma non troppo e non aveva nessun tipo di aura vampiresca.
<
No, tesoro. Rilassati, magari il potere delle ali non ti è
stato tolto del
tutto. Ricordati che il tuo sangue è ancora diverso da
quello umano, potrebbe
essere quello. > le sorrise e lei si calmò subito.
Entrarono così alla
pensione.
Nel
frattempo sulla
luna più piccola del mondo sotterraneo qualcosa si stava
risvegliando, o meglio
qualcuno. Era rimasto in posizione supina per diverse ore, non era
morto, era
semplicemente spento.
L’enorme
sfera stellata
aveva un potere immenso ed era stata cancellata proprio su quella
piccola luna,
il contenitore si era distrutto, ma delle gocce di potere non possono
distruggersi, semplicemente ricadono lì, dal luogo in cui
sono state lanciate.
Il
destino vuole che il
corpo fosse proprio sotto al punto in cui prima era la sfera stellata e
le
gocce opalescenti ricadevano proprio su di lui e, poco alla volta, lo
stavano
rianimando.
Avevano
già apportato i
primi cambiamenti, quel corpo senza vita aveva ripreso a pensare
incessantemente
a due angeli dai quali doveva tornare, non ricordava molto, solo che
loro lo
stavano aspettando.
Aveva
capito chi era in
quelle ore: lui era Damon, un vampiro centenario! Oltre a quello non
riuscivano
a tornare alla mente altri ricordi.
Appoggiò
al petto le
proprie mani e sentì qualcosa di soffice, diverso dalla
cenere che cadeva
incessantemente, diverso da quelle strane goccioline d’acqua
che lo stavano
rinvigorendo, era qualcosa che conosceva, ma non riusciva proprio a
ricordare e
aprire gli occhi era troppo difficile, troppo in quel momento.
Decise
che era più
sensato rimanere lì sdraiato e usufruire di quello strano
potere, forse con un
po’ di tempo avrebbe ricordato tutto…