Come il Sole
e la Pioggia...
Capitolo 3- Una… missione?
Capitano Francis Raye.
Ghiacciaio Russell, Groenlandia.
Base dell’ Esercito Americano.
La riunione era finita da circa un’ora ed io non riuscivo ancora a calmarmi.
Come era potuto
accadere?? Come quel mostro, quel Von Doom era
riuscito a guadagnarsi di
nuovo l’appoggio
di un generale?
Eppure era ancora
lì con quel suo insulso sorrisetto compiaciuto e quegli occhi inespressivi… e
nessuno si era
azzardato a commentare.
Ed io ero riuscita
solo ad alzarmi e andare via, senza dire una parola, senza puntargli contro una
pistola. Ero
semplicemente sconvolta.
Chiusa nella mia
piccola camera mi fissavo silenziosamente nello specchio, chiedendomi,
domandandomi nel
profondo cosa fare. Dovevo forse interferire con gli ordini della nuova
Generale? Potevo
forse oppormi alla sua scelta di richiamare qui Von Doom?
Sospirando mi resi
conto che la risposta era no. Non potevo, a meno che non volessi essere
retrocessa a
soldato semplice… e non ci tenevo per niente.
Mi sedetti ancora
pensierosa ai piedi del mio letto, allacciando bene le stringhe dei miei
stivali e
provando a
concentrarmi solo su quello.
Cosa potevo fare…?
Johnny Storm, la
“Torcia Umana”
Baxter
Building, New York.
Quella notte, mi
ero addormentato osservando ancora le fiamme delle mie divine candele, e
pensando a lei…
Quando qualcuno
aprì in modo insistente le pesanti tende della mia camera, costringendomi
immediatamente a
schermare gli occhi appena svegli.
Il mio sguardo
abbagliato si posò sulla figura di mia sorella, che con le mani sui fianchi mi
guardava con
l’aria di una madre che sta per fare la predica.
«Eddai, potevi anche evitare di svegliarmi così, Sue! Non
dormivo così bene da…» cominciai ma lei
mi interruppe con
aria professionale.
«Forse prima di
rimproverarmi dovresti vedere questo» disse, lanciandomi addosso un quotidiano.
Lo guardai con
aria confusa prima di mettere a fuoco il titolo della prima pagina.
“La Cina richiede
5 milioni di yen ai Fantastici Quattro, per i danni subiti dalle strutture a
causa
degli scontri con
Silver Surfer” lessi. Immediatamente feci una smorfia
e guardai mia sorella.
«A quanto
corrispondono cinque milioni di yen all’incirca?» gli chiesi con dubbio.
Lei sbuffò
esasperata, strappandomi un sorriso. Mi divertiva un mondo innervosirla, era
una delle
mie attività
preferite, dopo il volo e le pose per i paparazzi.
Il suo viso però
non sembrava solo infastidito, bensì furente, quindi il motivo doveva essere un
altro…
«Non
quell’articolo ma QUESTO!» rispose, cambiando la pagina del giornale e
mettendomi di
fronte
all’immagine di un uomo che credevo di non dover mai più vedere.
Victor Von Doom mi sorrideva divertito dalla pagina, stringendo la
mano di una giovane donna dai
capelli neri in
divisa militare. Mi ricordò tanto Frankie con quel suo sguardo severo e
autoritario,
ma allo stesso
tempo c’era qualcosa in questa donna che mi faceva pensare a una vipera. E di
certo Frankie non
era una vipera.
Ma mi concentrai
di nuovo su Victor cercando di capire e guardando Sue negli occhi per avere una
risposta.
«Non è possibile,
me ne ricordo perfettamente. L’avevo spinto nelle profondità del fiume… come
può essere ancora
vivo?» chiesi sconcertato. Quante volte doveva resuscitare quell’uomo??
Mia sorella si
strinse nelle spalle, non sapendo come rispondere. Poi aggiunse «Quello che mi
chiedo, è perché
quel generale l’abbia riaccolto nelle forze militari, specialmente dopo ciò che
ha
fatto al Generale Hager…»
Il suo sguardo si
fece pensieroso e dubbioso. E io non potei fare a meno di chiedermi se Frankie
fosse d’accordo
con tutto questo.
Capitano Francis Raye.
Ghiacciaio Russell, Groenlandia.
Base dell’ Esercito Americano.
Dopo essermi
finalmente ripresa un po’, in modo da poter mantenere il mio sguardo serio e
privo
di emozione,
tornai allo specchio.
Decisi di
concentrarmi sui miei capelli e avevo appena cominciato a lavorare sullo
chignon quando
sentii bussare
alla porta della mia camera. Mi voltai verso la porta leggermente confusa, di
solito
nessuno veniva a
disturbarmi quando mi ritiravo nella mia stanza.
Quasi ad
assicurarmi che fosse successo davvero, ci fu un altro colpo alla porta.
Con passo deciso
mi affrettai quindi ad aprire trovandomi di fronte gli occhi di ghiaccio del
Generale Starr.
Mi affrettai a
fare il saluto militare, per poi chiedere «Generale, a cosa devo questa… » non riuscii
a concludere la
domanda.
«Evitiamo le
formalità, Capitano Raye. C’è un motivo preciso per
cui sono venuta qui a parlare con
lei, e preferirei
che la nostra sia una conversazione privata» mi interruppe in fretta, per poi
lanciare una
curiosa occhiata all’interno della mia camera, quasi a volersi auto-invitare
dentro.
Ovviamente non
potei negarglielo e le feci cenno di accomodarsi.
Lei si infilò
dentro chiudendo la porta e a passo svelto si incamminò fino al centro della
camera,
poi si voltò verso
di me e con un sorriso tirato sulle labbra, che a me sembrò più una smorfia,
cominciò a
parlare.
«Le spiegherò
brevemente il motivo che mi ha portato a venire a disturbarla direttamente nei
suoi
appartamenti,
senza richiedere un incontro ufficiale» cominciò, e io annuii pensierosa.
Non avevo alcuna
idea di ciò che mi dovesse dire la neo-Generale. Non le avevo ancora rivolto la
parola fino a quel
momento e non avevo molto piacere a farlo. Le feci cenno di continuare.
«Come avrà sentito
poche ore fa, quando sono stata ufficialmente assegnata a voi come nuova
Generale, avevo
espresso la mia intenzione di formare un nuovo gruppo di speciali soldati
dotati di
conoscenze e
capacità particolarmente sviluppate» continuò, e io per un momento mi sentii
spaesata. Con l’arrivo
di Von Doom, avevo quasi dimenticato il discorso di
apertura del Generale.
Tentai di
ricordare e annuii verso di lei.
«Bene, vorrei che
lei ne facesse parte» concluse e mi lanciò uno sguardo incoraggiante.
Per un attimo
restai pietrificata.
Non che non
accettassi sempre i ruoli e le missioni che mi venivano affidati, ma un’offerta
di
questo genere mi
sembrava alquanto prematura e… sospetta. Davvero
sospetta.
Decisi di
azzardare una domanda.
«Di preciso, in
cosa consisterebbe questa…» non sapevo come definirla
«… questa missione?»
conclusi un po’
titubante.
Lei mi guardò
sorridendo con naturalezza e rispose «Le verrà subito spiegato, mi segua».
Sempre con più
dubbio, la seguii all’esterno.
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Dopo anni sono tornata su Efp, e non intendo lasciare incompiute le mie storie.
Ecco qui il seguito delle avventure di Frankie, che avranno una svolta
particolare nel prossimo
capitolo.
Spero vi piaccia, attendo i vostri commenti :)