Aprì
gli occhi,
strizzandoli alla vista dell’intensa luce della stanza. La
luce che percepiva
sembrava fredda, quasi lontana, eppure sentiva un gran calore tutto
attorno al
proprio corpo, un tepore piacevole.
Mosse
debolmente le mani,
stringendo tra le dita qualcosa di morbido, un tessuto. Lentamente le
linee del
soffitto si fecero sempre più nitide e la vista meno
appannata -Dove… dove sono?
È tutto così luminoso… sono
morto? Se questo è il paradiso è davvero
scadente, assomiglia ad una comune
casa giapponese. Mh, magari sono all’inferno. Sì,
è più probabile che mi trovi
proprio lì… è giusto così.-
Nel
suo campo visivo,
ancora un po’ offuscato, entrarono due figure che lo
chiamavano insistenti, ma
lui non riusciva a rispondere -E
questi…?
Da dove arrivano?-
-…
Gin! Gin!!-
-Gintoki!!
Tu sveglio?-
-Rispondi…!!
Ci senti,
Gin?!-
-Un momento… voi… voi
siete…- deglutì a fatica, poi dischiuse
le
labbra, la voce uscì flebile e rauca, poteva sentirla
raschiargli la gola
-Kagura… Shinpachi…-
I
due ragazzi lo guardarono
sorridendo -Gintoki!!!-
-Allora
non sono morto…-
pian piano si mise seduto, facendo leva sulle braccia. Ora vedeva bene
ciò che
accadeva intorno: era in un futon, in una stanza rivestita di tatami e
Kagura e
Shinpachi erano inginocchiati accanto a lui -O siamo morti tutti e tre?-
-Siamo
tutti vivi,
cretino!-
-Noi
tanto felici che tu
sei sveglio!!-
Esclamarono
raggianti
abbracciandolo forte, tanto da farlo cadere a terra.
-E-ehi…
aaaah!!- Fate
piano!! Mi uccidete!- si era completamente svegliato. Era a torso nudo,
con il
torace avvolto in strette bende. È proprio vero che gli
affetti più cari sono
quelli che più fanno soffrire; si avverte una terribile
fitta al petto quando
si crede di perderli, ma il dolore è ancora più
intenso quando si stringono
vicino, atterrandoti con la forza del loro profondo legame.
Sorrise
-Ok, ok… adesso
staccatevi!! Cosa siete, cozze attaccate allo scoglio?!-
-Scusaci
Gin, non volevamo
farti male!- disse Shinpachi sciogliendo l’abbraccio con
Kagura -Come ti
senti?-
Lui
si grattò
distrattamente la testa -Mh, bene… ma dove siamo?-
-In
rifugio di Zura!-
-Anche
Katsura era ridotto
piuttosto male, così i suoi uomini ci hanno portatati qui.-
-Siamo
in un rifugio del
gruppo Joi? Speriamo che la Shinsengumi non faccia una
retata…- disse fra sé e
sé -Ma quanto ho dormito?-
-Quattro
giorni.- rispose
Kagura.
-Cosa?!?-
Gin scattò in
piedi, ma il dolore pulsante al torace lo fece sdraiare sul futon
-Ugh…!!-
-Non
sforzarti, Gin!-
-Tu
devi stare fermo!-
-Quattro
giorni… è tanto…
- strinse una mano al torace.
La
porta scorrevole della
camera si aprì -Ritieniti fortunato che ti sia ripreso in
soli quattro giorni.-
-Zura!!-
-Non
sono Zura, il mio
nome è Katsura.- si sedette accanto a Shinpachi -Ti senti
bene, Gintoki?-
-Sì,
sì, sto bene!!-
-Non
devi preoccuparti. I
miei uomini hanno tenuto d’occhio Takasugi e in questi giorni
non si è mosso. A
quanto pare anche lui deve recuperare le forze.-
-Ci credo, con lo squarcio che aveva
nell’addome! Si è trapassato per
ferire Gin… pazzesco.- pensò Shinpachi.
-Non che mi importi poi
molto… la Kusanagi ce l’ha
Takasugi e ancora non so cosa se ne fa!!-
-Potremmo
provare a
riprendercela! È ferito, non può combattere!!-
propose Shin.
Katsura
scosse il capo
-Quella nave è inavvicinabile, sopprattutto nelle nostre
condizioni. Takasugi è
stato previdente, ha raddoppiato gli uomini e ci sono anche gli
Harusame.-
-Oh…
ma bene.- Gin strinse
i denti -Allora… la missione è fallita.-
-Cosa
facciamo con lo
Shogun?-
Il
samurai sospirò -… non
lo so.-
-Sei
davvero dispiaciuto,
Gin. Non pensavo…-
-Ovvio
che sono
dispiaciuto!!- sbraitò interrompendolo -Devo dire addio alla
paga più ricca
della mia vita!!-
Katsura
rimase serio a
guardarlo. Gin sostenne per un attimo il suo sguardo tagliente, poi
deviò
l’attenzione sul tatami. Aveva la stramaledetta sensazione
che sapesse il vero
motivo del suo dispiacere.
-Ci
credevi, non è vero?-
Gin
non rispose.
Katsura
prese la bokuto
che aveva portato con sé, dandola al legittimo proprietario
-Ti sono stato
accanto a costo della vita. Ci credevo anche io.-
Gintoki
impugnò la bokuto
con entrambe le mani, restando a fissarla in silenzio.
Shinpachi
posò una mano
sulla spada di legno -Vale anche per me, Gin. Avevo ancora fiducia
nello
Shogun, anche se ha venduto il nostro Paese agli amanto. Ho creduto per
davvero
che potesse riscattare l’onore dei samurai… e
credo in te.-
-……-
Gin alzò lo sguardo
sul ragazzo. Mai lo aveva visto tanto determinato.
-Ti
sto accanto per una
buona ragione. A parte che sei un casinista e non sai badare a te
stesso, ma
continuo a lavorare per te anche se non mi dai uno stipendio,
perché ho la più
totale fiducia in te.-
-Shin…-
Anche
Kagura posò una mano
sulla bokuto -Non fare quella faccia, Gin! Quando tu triste e
silenzioso cambia
tutto… noi stare con te perché tu sei divertente
e buono, anche se sciattone!
Non è colpa tua se non abbiamo perso tesoro, Shodun
capirà!-
-Al
massimo se ci chiederà
di tagliarci il ventre ci rifiuteremo!! Non sopporterei un dolore
simile!-
esclamò sorridente Shinpachi.
Katsura
posò una mano
sulla spalla dell’amico, rivolgendogli un sorriso
-È tutto inutile, non ti
libererai mai di noi.-
Gin
li guardò tutti, uno
ad uno, poi chiuse gli occhi, passandosi una mano tra i capelli
-Aaaah!! Certo
che siete proprio pesanti voi tre!! Io non ho detto proprio nulla!!
Sono
stanco, mi lasciate riposare?!?-
-Ma
certo. Se avete
bisogno io sarò nell’altra stanza.- Katsura si
alzò congedandosi, ed uscì.
-Oooh!-
Gin poggiò la
bokuto accanto a sé e si sdraiò nel futon,
incrociando le mani dietro la nuca,
chiuse gli occhi.
-Noi
siamo qui Gin, se hai
bisogno!- disse Shinpachi.
-See, see…-
-Shin, compri sukombu?-
-Cosa?
E perché?!-
-Vai
a prendere!!-
-Vacci
tu, non sono il tuo
schiavetto!! E poi con che soldi li compro?!?-
-Non
so, tu compra!!-
-Non
abbiamo soldi!!!-
Nel
sentire
quell’insensato litigio un sorriso illuminò il
volto di Gintoki. Si sentiva
sereno e in pace, adesso.
Non
passò poco più d un
quarto d’ora che un tonfo sordo ruppe il silenzio.
-Nh?-
Gin aprì un occhio,
guardando la porta della stanza.
-Cos’è
questo casino?-
Voci
sommesse e passi
rapidi erano le uniche cose che si sentivano. Zura si
affacciò alla stanza
-Gin,
tu non puoi ancora
muoverti, ma se resti qui non accadrà nulla. Buona fortuna
ragazzi!- detto
questo si dileguò.
I
tre dell’agenzia
tuttofare si scambiarono uno sguardo a dir poco confuso -…
eh?-
-Che
succede?!-
-Shinpachi,
va a vedere!-
disse Gintoki mettendosi a sedere.
Il
ragazzo andò alla
porta, aprendo un spiraglio per sbirciare nella stanza attigua
-Mmh… sembra
che non ci sia più nessuno… nh?- un
luccichio attirò la sua attenzione -Un momento…
eppure quello sembra…-
Una
fiammata travolse la
porta prima che Shinpachi potesse dire altro -Waaaaah!!!-
rotolò terra
evitando l’esplosione. La porta era
distrutta.
Il
vicecomandante della
Shinsengumi irruppe nella stanza a spada sguainata -Shinsengumi, siete
in
arresto!!-
Gintoki,
Shinpachi e
Kagura rimasero fermi a fissarlo.
La
katana gli cadde di
mano -…… non ci credo…-
-Dovrei portarvi al quartier
generale della
Shinsengumi!!-
-Non puoi chiudere un occhio,
Hijikata?!-
cercò di convincerlo Shinpachi.
-Se volete glieli faccio chiudere
tutti e
due!- Sogo puntò il suo lanciarazzi in faccia ad Hijikata.
-Sta zitto tu!! E metti via
quell’affare!!-
-Uff, quanto rompete.- Gin si
poggiò alla
parete della casa -Aaah…!!- si massaggiò i
muscoli del collo -Chissà dove sarà
adesso Zura…-
-è
un criminale!!! deve morire!!!!-
La
Shinsengumi aveva fatto davvero una retata al rifugio del gruppo Joi,
ma
fortunatamente Katsura e i suoi uomini erano riusciti a scappare in
tempo.
Ora il vicecomandante e il suo
secondo
erano lì fuori3343850874
ad
“interrogare” i tre tuttofare trovati nel
rifugio.
-Piuttosto,
che ti è
successo capo?- chiese Okita.
-Incidente
in moto.-
rispose Gin.
Hijikata
si accese una
sigaretta -Siete ancora occupati con la Kusanagi?-
-Ora
non più.- disse
Kagura.
-Eh?
In che senso?-
-Nel
senso che ce l’ha
Takasugi!- sbottò Gintoki.
-Che coosa!!?? Vi fate
aiutare da un terrorista e fregare da un
altro!!??!!-
-E
allora!!?? Mica era una
certezza la riuscita con Katsura!!-
-A
prescindere che non
dovete farvi aiutare da lui!! Posso sbattervi in galera, lo sai?!
Guarda che lo
faccio!!-
-Sta
zitto, Hijikata!! Non
devi nemmeno provarci, ti disfo!!-
-In
quello stato?!? Non sei
nemmeno in grado di impugnare una spada!!-
-Scommettiamo?!-
-La fate finita!!??!!-
Hijikata
sbuffò -Cosa
farete con lo Shogun? Vi farà saltare la testa.-
Kagura
caricò il suo
ombrello come fosse un fucile -Noi non avere paura di Shodun! Noi far
saltare
sua testa!!-
-Shogun!! Shogun!! Leggiti
il copione!!- sbraitarono Gin e
Sogo.
Shinpachi
si avvicinò al
capo tuttofare, prendendolo in disparte -Ascolta, Gin…-
-Nh?
Che c’è?-
-Ehi!! Non escludetemi!!!-
esclamò Kagura sbracciandosi.
-Katsura
mi ha detto una
cosa…-
Gintoki
osservò il
ragazzo. Era serio e preoccupato… non aveva idea di cosa
stesse per dirgli, ma
di sicuro non sarebbero state belle notizie.
Shinpachi
iniziò il suo
racconto -È stato due giorni fa. Kagura si stava occupando
di te, io ero nella
stanza accanto…-
Katsura gli si avvicinò,
inginocchiandosi davanti a
lui -Gintoki come sta?-
-Non ha ancora ripreso i
sensi… ma tutto sommato sta
bene. Tu come ti senti, Katsura?-
-Bene, grazie.- restò in
silenzio.
-Perché ho
l’impressione che devi dirmi qualcosa…-
-Sì, infatti. Avrei
preferito parlarne direttamente
con Gintoki, ma non ho idea di quando si riprenderà. Tu mi
sembri un ragazzo
affidabile, nonostante tutto.-
-… come sarebbe a dire
nonostante tutto?!-
-Ascolta, Shinpachi…-
Katsura non perse la sua
compostezza -Affrontando Takasugi ho notato una cosa. Qualcosa che ha
detto, e
mi ha fatto pensare.-
Shinpachi ascoltava con interesse e
attenzione.
-Gintoki gli ha mai detto
perché cercava la Kusanagi?-
Il ragazzo si stupì di
quella domanda -Ah, ehm… non
credo. Non parlava dello Shogun nemmeno con noi, figuriamoci con
Takasugi.-
Katsura annuì -Come
pensavo.-
-… perché?
Cosa ha detto Takasugi?-
Il terrorista ripeté le
sue esatte parole, ancora
impresse nella sua mente, come ogni altro momento di quella battaglia
-Te
l’avrà detto Gin, che lavora per lo Shogun, no?
Vuole ripristinare l’antico
onore dei Samurai…- fece una pausa - Ora Shinpachi, la
domanda è una sola.-
-Come ha saputo chi ci ha
commissionato il recupero
della Kusanagi!?- concluse Shinpachi, senza stupore, ma con una leggera
inquietudine in volto.
-Chi ne è a conoscenza?-
-La Shinsengumi, Sakamoto, lo
Shogun…-
-Dubito che quelli della
Shinsengumi chiacchierino
amichevolmente con lui e quando eravate nello spazio con Sakamoto non
lo avete
incontrato.-
Shinpachi rimase a fissare Katsura,
a bocca aperta,
completamente spiazzato. Quell’idea aveva cominciato a farsi
largo nella sua
mente da un po’, ma l’aveva sempre scacciata con
prepotenza era sempre riuscito
a darsi una logica spiegazione, ma ora, alla luce dei fatti, di
ciò che era
successo e delle parole di Takasugi Shinsuke… non sapeva
più che credere -Vuoi…
vuoi dire che lo Shogun…-
Annuì -Anche tu non
credi troppo nelle coincidenze,
vero Shinpachi? Quante probabilità esistono che due ex
commilitoni si
incontrino per caso a caccia di una leggenda?-
-So
che può sembrare
assurdo, Gin… ma forse lo Shogun ha assunto sia
noi… che Takasugi.
Gintoki
aveva ascoltato
tutto in religioso silenzio. Vederlo così serio e assorto
era raro e
preoccupante -Takasugi vuole la testa di Tokugawa su un piatto
d’argento, è
impossibile che decida di lavorare per lui.-
-Capisco,
ma…- tentò di
nuovo Shinpachi.
-Ehi,
voi due!!- esclamò
Hijikata -Volete occupare tutta la scena?! Continuate con la
chiacchierata
cuore a cuore o rendete partecipi anche noi dei nuovi sviluppi!!-
-Geloso,
Hijikata?- lo
punzecchiò Gin ritornando dal gruppo, seguito da Shinpachi.
-Vuoi
morire!!??-
-Voi
siete al diretto
ordine dello Shogun, possibile che non sappiate nulla?-
-Mica
ci informa su tutto…
e poi noi siamo solo sottoposti, quello che potrebbe essere informato
è il
vecchio Matsudaira.- rispose Sogo.
-Tsk…
io da quel vecchio
non ci vado.- spirò del fumo -E poi, qualcosa mi dice che
avete già una vostra
teoria.-
-Tu
fumato erba sbagliata,
tossico!- inveì Kagura.
-Cosa?!
Come ti permetti!!
Mica mi drogo!!-
-Se,
se!! Dicono tutti
così!- continuò lei con aria saccente.
-Il
tossico non ha tutti i
torti.-
-Ti
ci metti pure tu,
quattrocchi!!??-
-Te
l’ho detto Shinpachi,
Takasugi non lavorerebbe mai per Tokugawa.- ribadì calmo Gin.
Hijikata
assentì -Per una
volta sono d’accordo con te. Allora, a questo punto andrete
dallo Shogun? Avete
fallito…-
Sul
volto di Gintoki si
dipinse un sorriso -Non importa, d’altronde ce
l’abbiamo messa tutta.
Shinpachi, Kagura. Andiamo. Prima sbrighiamo questa faccenda, prima
possiamo
tornarcene a casa.- si voltò, dando le spalle a Toshiro e
Sogo, seguito dai due
ragazzi.
-Noi
avremo lo stesso
ricompensa, Gin?-
-Sarà
un miracolo se
avremo ancora le teste attaccate al collo, Kagura. Quella è
la nostra
ricompensa!-
Restarono
un istante
fermi, in mezzo alla strada, a guardare quello strano terzetto
allontanarsi.
-Noi
che facciamo
Hijikata?-
-Ce
ne torniamo alla base,
ovvio.- gettò a terra il mozzicone di sigaretta,
calpestandolo con la scarpa
-Non è più affar nostro questa storia. Vedete di
non farvi ammazzare!!!- gridò,
poi, ai tuttofare.
-Non
ci contare,
Hijikata!!- gli rimandarono Kagura e Shinpachi.
Gin
alzò un braccio, come
in segno di saluto, senza voltarsi o fermarsi -Mai. Il nostro Bushido
non ce lo
permette. Non ancora.-
Il
cielo era plumbeo e
minacciava di
scaricare tutta la sua
tristezza su Edo. Era una giornata perfetta per le brutte notizie. Era
la
giornata perfetta per andare al patibolo.
I
tuttofare vennero
accolti nel castello dello Shogun Tokugawa. Entrarono nel vasto salone
del
signore di Edo.
Avevano
deluso il loro
mandante, lo Shogun… per quanto poco potesse valere in quel
governo corrotto a
loro bruciava, bruciava in profondità perché ce
l’avevano messa tutta, perché
ci avevano creduto veramente, avevano fiducia e lo Shogun ne aveva in
loro.
Quel
vasto salone appariva
ancora più inquietante: la luce esterna entrava fioca e
lasciava metà dello
spazio in ombra, trono dello Shogun incluso.
-Sento che potremmo morire da un momento
all’altro…- un morsa si
strinse alla gola di Shinpachi, che faticava perfino a deglutire.
Si
inchinarono.
-Sakata.-
esordì lo shogun
dal suo seggio -Non ho vostre notizie da parecchio.-
-Mi
dispiace, Shogun. Non
siamo riusciti a… recuperare la spada leggendaria.- disse
Gin a capo chino.
Lo
Shogun non parlò.
-Abbiamo
seguito tutte le
tracce, l’abbiamo trovata, ma non siamo riusciti a prenderla.-
-Non
importa.-
-…
importa, invece!-
Gintoki alzò lo sguardo sul signore di Edo; faticava a
vedere il volto nascosto
nell’ombra -Quella spada, ora, ce l’ha Takasugi
Shinsuke!!-
-Non
importa, Sakata. So
che avete fatto del vostro meglio…-
Gin
rimase in silenzio
-Qualcosa non quadra. È così
arrendevole?!-
-D’altronde…-
Tokugawa
sospirò -Vi ho mandati a caccia di una leggenda, e non
pretendevo una vittoria
certa.-
-Non
è questo il punto,
Shogun!! Takasugi è pericoloso, non può prenderlo
così leggera!! A meno che non
ci sia sotto qualcosa!!-
Tokugawa
tacque ancora.
-Shogun!!-
Una
risata sommessa si
diffuse dall’ombra, fino a pervadere l’intera sala,
rimbombando contro le
pareti man mano che accresceva di tono.
I
tre tuttofare si
scambiarono un’occhiata colma di timore.
-…
no…-
Lo
shogun Tokugawa si alzò
dal suo seggio avanzando di pochi passi e uscendo così
dall’ombra. Un’ombra ben
peggiore, però, era alle sue spalle. Un’ombra nera
che rideva di gusto, come se
schernisse la fioca luce bianca, impotente e disarmata dinnanzi a lei.
Quella
era l’ombra di un demonio. Una belva nera.
-Non
trovate che tutto
questo sia molto diventerete?- disse Takasugi Shinsuke dopo aver
placato le sue
risa. Spostò lo sguardo da Shinpachi a Kagura, fino a
soffermarsi su Gintoki,
al centro. Il suo braccio sinistro era nascosto dal corpo dello Shogun,
mentre
il destro era ben visibile. Impugnava la sacra spada Kusanagi no
Tsurugi,
poggiandone la lucente lama sulla gola di Tokugawa.
-No,
non ci posso
credere!! Shodun!!- gridò Kagura.
-Sei
un bastardo,
Takasugi!!- infierì Shinpachi.
Gin non disse nulla. Non aveva
nulla da dire.
Avrebbe dovuto aspettarsi un’azione simile da lui…
d’altronde, era il suo
obbiettivo primario, no? Far saltare la testa del signore di Edo.
Signore di un
castello vuoto, pieno di spettri gloriosi e menzogneri.
-Sì,
è davvero
divertente!- riprese Takasugi, compiaciuto dalla reazione del vecchio
compagno
d’armi -Davvero avete pensato che lavorassi per lo Shogun?!
Ahahahah!! Per
questo verme?!- disse con disprezzo, colpendo con un calcio la schiena
del
mobile, costringendolo in ginocchio. Poggiò la mano sinistra
sulla sua spalla,
allontanando di poco la spada. -Perché si sa, i vermi non
hanno spina dorsale.-
Tokugawa
non si oppose
minimamente, eseguiva ogni gesto senza riflettere, come una macchina
priva
d’anima.
Gintoki
poggiò una mano
sulla bokuto -Ragazzi, dovete andarvene da qui. Dovete avvisare le
guardie, la
Shinsengumi, insomma…-
-No.-
risposero secchi i
due, senza dargli tempo di finire la frase.
Il
samurai si volse a guardarli
stupito.
-Questa
non è una faccenda
privata che riguarda solo te.-
-Ci
siamo dentro anche
noi. Noi tuoi dipendenti, Gin e volere paga quanto te.-
-Esatto.
E non pensare di
spendere tutti i soldi in Jump o al pachinko.-
Shinpachi
e Kagura non
perdevano d’occhio Takasugi per un solo istante. Uno brandiva
la spada di
legno, l’altra l’ombrello. Per nulla al mondo
avrebbero lasciato solo Gintoki.
-Ahahah!!!
Che bravi
cagnolini fedeli!! Seguono il padrone fino all’ultimo, eh! E
tu, Gin… ti sei
fatto addomesticare da quest’essere!!- di nuovo la voce di
Takasugi era carica
di disprezzo per lo Shogun.
-Ti
sbagli, Takasugi. Lo
Shogun non vale più nulla, lo ripeti sempre anche tu. Non
abbiamo lavorato per
lo Shogun. Abbiamo lavorato per un samurai.-
-Tsk…
un samurai?! È solo
un vile traditore!!-
Gin
scosse il capo
-Samurai è colui che lotta per degli ideali, che si mette al
servizio del
proprio Paese e che porta una spada.-
-Tu
e il tuo ridicolo
Bushido!!- inveì -Questo bastardo ha smesso di lottare anni
fa e non porta
nemmeno una spada al fianco! Anzi, la sua regale arma la brandisco io
contro la
sua gola!!-
-Io
non ho detto che la
spada debba per forza essere al fianco.- ribattè.
-Anche
se sarete costretti
a riporre le vostre spade, non gettate mai la spada che è
riposta nelle vostre
anime!!- esclamò Shinpachi, rievocando le ultime parole di
suo padre.
-Ma
come siamo
sentimentalisti.- commentò aspramente Takasugi.
Quei
ragazzi… Tokugawa non
credeva a
ciò che sentiva. Quei ragazzi
avevano fiducia in lui, nonostante ciò che sosteneva
Takasugi fosse
maledettamente vero. Aveva piegato la schiena, aveva venduto il suo
Paese a
barbari invasori, eppure ora cominciava a sentirla, la spada. La vivida
lama
che albergava in lui. Erano stati quei tre tuttofare squattrinati a
sfoderarla,
lucidata e rimessa a nuovo, più affilata che mai. Ora la
vedeva riflessa nei
loro animi, negli occhi infuocati del Demone Bianco.
Ce
l’aveva fatta, anche se
solo in parte ci era riuscito. Aveva riscattato l’onore dei
signori di Edo: dei
samurai.
-Mi
fate quasi pena. Siete
così attaccati alle tradizioni! Quando lo Shogun non ci
sarà più, che farete?!
Che farai Gintoki? Seppuku?! Sei troppo debole anche per
quello…- ghignò.
Sul
suo volto si accese un
sorriso -No, non farò seppuku. Ci si taglia il ventre quando
il proprio signore
muore. Ebbene… ogni samurai ha un solo signore fino alla
morte e devi sapere,
Takasugi…- strinse il pugno sull’impugnatura della
bokuto assicurata al fianco
-che io
sono il signore di me
stesso!!-
Eccolo…
l’ultimo samurai
in un mondo d’anime corrotte. Ora gli era impossibile vedere
il riflesso della
propria spada negli occhi di quell’uomo, non riusciva neppure
a sostenere lo
sguardo tanto accecante era il bagliore emesso dalla sua spada,
no… si
sbagliava. Non era la spada ad emettere tanto splendore;
quell’uomo andavo
oltre a quel banale concetto. Era la sua anima…
l’anima fiera e nobile di un
vero bushi, un vero guerriero. Lo
poneva sopra il concetto di vittoria e sconfitta. Gintoki Sakata
combatteva e
viveva per tutt’altro; per proteggerla, la sua anima.
Tokugawa
sorrise, sereno.
Era felice che quella luce bianca sarebbe stato il suo ultimo ricordo.
-Sappi
che non me ne
importa proprio niente. Il mio Bushido è ben diverso!!-
mosse il braccio
destro, avvicinando la leggendaria katana alla gola di Tokugawa,
recidendogli
in un solo colpo la testa.
Un
perfido sorriso si
allargò sul volto di Takasugi mentre osservava il capo
rotolare a terra, senza
vita; lasciò il corpo dello Shogun dandogli una lieve
spinta, facendolo cadere
a terra. Una pozza di sangue si allargò sotto di esso.
-Sh…
Shogun!!- il grido
uscì come un rantolo dalla bocca di Shinpachi.
-Uhuhuh…
ahahahahahah!!!
Molto, molto divertente!!-
-…
ma… no!-
-Sei…
sei un bastardo!!-
gridò a denti stretti Gintoki.
-È
stato un piacere,
Gintoki!- Takasugi lo salutò ripulendo la lama con le vesti
del defunto Shogun.
-Non
muoverti, Takasugi!!-
Gin scattò, sguainando la bokuto dal fianco.
-Gin,
aspetta!!- Shinpachi
tentò di fermarlo, ma invano.
Il
ghigno sul volto di
Takasugi si allargò fino a mutare in un riso di scherno.
Vedendo il feroce
sguardo dell’altro si voltò compiaciuto, correndo
verso un’uscita secondaria.
Finalmente si era svegliata la belva bianca, aveva sentito
l’odore pungente del
sangue innocente sparso davanti ai suoi occhi ed era scattata, in tutta
la sua
ferocia per accanirsi sulla preda.
Adesso
lo riconosceva, il
suo vecchio compagno d’armi. Spesso, durante le guerre contro
gli eserciti
amanto, si era domandato cosa avessero provato i loro nemici nel venir
assaliti
e annientati da quel demone. Ora il nemico designato era lui, a lui
stava dando
la caccia.
Sangue
cerca sangue.
Era
una sensazione
bellissima che si propagava in ogni sua cellula ad ogni frenetico
battito
cardiaco.
Un
vero peccato non poter
affrontare faccia a faccia quel demonio bianco e vederlo macchiarsi di
rosso.
-Restate qui!!-
ordinò Gintoki Sakata ai due ragazzi -Non seguitemi!!-
e sparì, seguendo
Takasugi.
-Shinpachi,
che facciamo?-
Il
ragazzo rimase in
silenzio, osservando la zona buia della sala in cui erano spariti i due
samurai. Nella sua mente erano ancora ben impresse le immagini
del’ultimo
scontro tra Gintoki e Shinsuke. La freddezza e la calma
dell’amico ora erano
esplose in una furia omicida. Spostò lo sguardo sul corpo
senza vita dello
Shogun -Chiamiamo le guardie. Assicuriamo degna sepoltura al nostro
signore.-
Un
passo dopo l’altro,
sempre più veloce, sempre più veloce. Era svelto
Takasugi… maledettamente
svelto!!
Faticava
a stargli dietro,
lo inseguiva per lunghi corridoi e scale del vasto castello.
Salì
l’ultima rampa di
scale ad ampie falcate svoltando in un largo corridoio -Fermati!!-
intravide la porta di una stanza scorrere,
chiudendosi.
Non
perse tempo e scattò
verso la fine del corridoio, raggiunse la stanza designata e ne
spalancò la
porta, quasi scardinandola -Takasugi!!!-
ma non c’era nessuno.
Gintoki
si guardò
rapidamente, ma attentamente attorno. Era una camera spoglia, rivestita
di
tatami con un piccolo tavolino al centro; la porta-finestra in carta di
riso
era spalancata su un piccolo balcone di legno, Gin si portò
sulla balconata,
scrutando l’ambiente circostante. Sotto, sul fiume che
attraversava Edo,
un’imbarcazione si allontanava con rapidità,
seguendo il flusso della corrente.
Serrò
un pugno -Bastardo,
è scappato!!- stava per scavalcare la ringhiera lignea e
ripartire, in qualche
modo, all’inseguimento, quando una voce alle sue spalle lo
richiamò.
-Takasugi
Shinsuke ha
svolto egregiamente il suo lavoro.-
Il
samurai rimase immobile
per qualche istante, con una gamba sul bordo della ringhiera. Poi,
lentamente
si voltò -E tu chi cazzo sei?- domandò freddo.
-Il
mandante di Takasugi.-
Un
gran sugegasa gli
nascondeva il capo e buona parte del viso; anche il resto del corpo era
tutt’altro che visibile, rivestito da quella lunga e pesante
tunica scura. Lo
sguardo tagliente di Gintoki si posò sulla mano destra del
Tendoshu, che
impugnava la Kusanagi.
-Allora
la mia idea era
giusta.-
Quello
abbozzò un sorriso
-Voi samurai non siete poi così stupidi. Anche Tokugawa
aveva capito e si è
rivolto a te.-
-Si
era rivolto a me non
solo perché era coinvolto Takasugi, ma anche
perché non poteva fidarsi di
nessuno qua dentro.- sorrise -Ragazzi, quanti intrighi! È
peggio di una
soap-opera!-
-E
tu hai deciso di non
farti gli affari tuoi.-
-Che
ci posso fare. Noi
samurai siamo fatti così, se qualcosa mi cade davanti la
raccolgo.-
L’altro
rise -Mi ricordo
di te… sei quello che ha scatenato un putiferio al
Purgatorio.-
-E
tu sei lo stronzo che
ha fatto ammazzare Kidomaru.-
-Ahahah…
già, quel demone!
Anche se ora ho l’impressione di averne davanti un altro. Non
ti chiamavano
Demone, quando eri in guerra?!-
-Demone
Bianco.- precisò
lui -Dimmi una cosa. Perché ammazzare lo Shogun? Il Bakufu
non è già nelle
vostre mani? Non siete voi che tirate i fili di tutto?-
-Lo
Shogun era comunque un
impiccio. Lo Shogunato ormai non esiste più, è
solo un’entità fittizia, come
l’Imperatore d’altronde. Purtroppo siete duri di
comprendonio e non volete
arrendervi all’evidenza. Siamo noi amanto ad avere il
controllo di tutto! Noi
Tendoshu abbiamo il pieno comando governativo! L’era dei
samurai è finita,
basta. Mantenete fede al vostro codice e morite con dignità.-
Gintoki
scosse la testa
-Non posso morire, non ancora. Né per mano del nemico,
né per mano mia. Non
finchè la mia anima non sarà pura e
potrò mostrarla a tutti senza vergogna.-
mentre parlava avanzò di qualche passo verso il Tendoshu -Ci
vorrà molto, molto
tempo, me ne rendo conto, ma c’è qualcosa che mi
aiuta a camminare dritto sulla
mia strada.-
Ghignò
-Che cosa, il
Bushido? La tua fiducia?!-
-È
qualcosa che se
lasciato lì arrugginisce e non sarà
più in grado di trafiggere, se mi scappa
dalle mani, se perdo la presa rischio di tagliarmi.- si
fermò di fronte a lui
-Il mio orgoglio è proprio come una spada e mi fa andare
avanti.-
-Un
vero peccato allora
che il tuo orgoglio si spezzerà come un pezzo di legno!-
agitò la spada divina
davanti a sé per fendere il torace di Gintoki, ma questi,
rapido di riflessi,
parò il colpo con la bokuto.
-Ugh…!!-
faticava a
contrastarlo.
-Cosa
credi di fare con
quella misera bokuto di legno?! Con la spada che ho in mano
è nato il tuo amato
Paese, e con questa stessa spada io lo spezzerò, iniziando
da te!!- il Tendoshu
aumentò la pressione del colpo.
-Non
lo sai!?!
L’importante non è il materiale, ma come la si
utilizza!!- con gran sforzo
riuscì a respingere l’attacco, si
scansò di lato indietreggiando di un passo.
Con un calcio scagliò il basso tavolino contro il nemico e
scattò verso
l’uscita della stanza.
Il
Tendoshu si difese dal
mobile con il braccio sinistro, scansandolo di lato -Illuso, vuoi
scappare?!-
agitò la spada davanti a sé generando
un’onda d’urto che travolse Gintoki,
scaraventandolo nella stanza di fronte.
-Aaah!!!-
ruppe la parete
scorrevole e rotolò nella stanza, lasciando sul tatami una
scia di sangue. Con
una mano si toccò la schiena appena al di sotto della
scapola e una fitta
pulsante di dolore lo travolse. Strinse i denti -Che
male…. Mi hai squartato la schiena!! Ehi!!!-
sbraitò.
L’altro
lo raggiunse in
pochi passi -Non dirmi che non hai mai sentito parlare del leggendario
potere
della Kusanagi!!-
-Il controllo dei venti…- si
rialzò malamente, spolverandosi i
vestiti -Bastardo, mi hai incrinato la spada con quella folata di
vento!!-
-Uhuhuh…
fossi in te mi
preoccuperei di più della ferita che ti attraversa la
schiena. La spada sarà il
tuo ultimo problema, visto che ora ti incrinerò le ossa!!-
Prevedendo
il prossimo
attacco Gintoki si scansò di lato, ma questa volta il suo
nemico fu più svelto
e si voltò verso di lui vibrando nell’aria la lama
sacra, travolgendolo con
un’altra raffica.
Il
colpo fu talmente forte
che ruppe una parete della stanza, aprendo un gran varco, e
scaraventò fuori il
samurai, che si ritrovò a ruzzolare sul tetto di
un’ala del castello. La bokuto
si spezzò.
Gin
era supino. In una
mano stringeva ciò che rimaneva della bokuto e
l’altra era chiusa a pugno
attorno a qualche frammento avio delle tegole. Si mise a sedere
-Magnifico… un
governante ha perso la ragione, maneggia un’arma divina e mi
vuole morto!! Ora
non ho nemmeno una spada!!!- si lamentò agitando il
moncherino d legno.
Il
Tendoshu lo osservava
dalla camera devastata. Sarà pure un abile samurai, ma senza
armi non può fare
nulla, men che meno contrastare la potenza della sua arma.
Quell’arma un tempo
posseduta agli Dei ora si trovava nelle sue mani e con essa avrebbe
dominato
sul Paese, dopo averne ribaltato il governo ed essersi divertito un
po’ -Potrei
suggerirti di arrenderti, ritirarti, o passare dalla mia parte, ma
sarebbe
tutto fiato sprecato.-
Gin
lo guardò senza
mostrare il minimo timore -Esatto.-
Sì…
si sarebbe divertito,
cominciando da lui. Impossibile paragonarlo ad un omuncolo qualsiasi.
Quello era
di più, doveva riconoscerglielo; uomini così non
esistevano più in quella Edo
marcia e corrotta.
Aveva
lo sguardo fiero di
un vero guerriero, la forza mostruosa di un demonio e la sua anima
brillava
chiara e si innalzava alta sopra il cielo, volando fiera e libera come
un’aquila.
Sarebbe
stato bellissimo
abbatterla con un sol colpo.
Impugnò
per bene l’elsa
della Kusanagi, alzandola davanti a sé, ma venne distratto
da un rombo
minaccioso.
Gin
alzò lo sguardo mentre
le prime gocce iniziarono a cadere delicate e fitte -Ma
guarda… gli Dei ci sono
testimoni e versano lacrime amare su questo duello.-
-Tra
breve le loro lacrime
si mescoleranno con il tuo sangue!!- agitò la spada
generando un’altra raffica
di vento.
Gin
fu più svelto. Si
lanciò di lato, evitando il fendente che spezzò
la pioggia e scivolò sulle
tegole
-Devo fare attenzione, con questa pioggia
è tutto più scivoloso, anche
se può aiutarmi a scappare, però… sono
senza un’arma.-
Il
Tendoshu uscì sul
tetto, procedendo con cautela e guardandosi attorno -Dove
si è cacciato?-
Il
Demone Bianco, nascosto
dietro una sporgenza, uscì allo scoperto, balzandogli
addosso
-Yaaah!!-
riuscì ad
afferrargli il braccio destro.
Rapido,
il Tendoshu, lo
afferrò per la gola, stringendo forte la presa. -Stupida
mossa.-
Gin
non mollò la presa
-Voglio vedere come fai a muoverti ora…- abbozzò
un sorrisetto -Non puoi… usare
la spada!-
Il
Tendoshu non si
scompose -Non ti facevo così ingenuo.- serrò con
più forza le dita attorno alla
gola di Gin e senza dargli la possibilità di muoversi gli
assestò una potente
ginocchiata all’addome.
-Uuh….-
il samurai strinse
i denti mettendocela tutta per reprime l’impulso di piegarsi
dal dolore.
Strinse il braccio dell’altro -Così….
non vale…-
-E
lasciami!!!- gli diede
un forte calcio, costringendolo a lasciare la presa.
Gintoki
ruzzolò lungo il
tetto, picchiando la testa. All’ultimo riuscì a
voltarsi e cercò di afferrare
qualche appiglio per frenare la caduta -Dannazzione…!!-
sentì il vuoto sotto di sé,
all’improvviso. Afferrò il bordo decorato con
entrambe le mani e si ritrovò a penzolare nel vuoto, sopra
al fiume che si
ingrossava sempre più per la pioggia.
Non
perse tempo e subito
tentò di risalire, facendo leva sulle braccia
-Fooorza…-
Il
Tendoshu era in piedi,
davanti a lui -Attento, così rischi di scivolare. Hai
bisogno di un punto
d’appoggio.- senza troppi sforzi infilzò
l’avambraccio sinistro del samurai con
la lama della Kusanagi.
-Ugh…!!
Aaah!!- serrò i
denti per non cedere al dolore. L’altra mani si chiuse a
pugno attorno al
bordo, mentre la sinistra era pietrificata dal dolore, spalancata. Il
sangue
fluiva dalla ferita, scorrendo sulla pelle assieme alla pioggia.
-Fossi
in te adesso starei
fermo.-
Uno
scatto metallico gli
fece alzare la testa. Gintoki perse lo sguardo nel baratro nero della
canna
della pistola puntata davanti a sé. -E
quella… da dove è uscita?!-
Il
Tendoshu impugnava
nella mano sinistra un’arma da fuoco di forgiatura amanto.
Per nulla consona ad
un duello, ma del tutto prevedibile da chi gioca sporco fin dal
principio
-Fammi la cortesia di non muoverti, non vorrei sprecare un proiettile.-
-Certo…
sono qui apposta,
no?- per nulla intenzionato a restarsene lì appeso a
crepare, impugnò con la
mano destra, la lama divina, facendo forza per sfilarla dal braccio.
-Ahahah,
che credi di
fare?! Vuoi liberarti anche di quelle cinque dita?!- lo
schernì.
-Sta…
zitto!!- sbottò. Non
era per nulla intenzionato ad arrendersi e mollare la presa anche se
profondi
tagli si aprirono sul palmo e sulle falangi, ma sentiva che a poco a
poco
riusciva a smuovere la spada, sentiva scricchiolare il ferro sotto il
suo
sangue.
-Adesso
basta, Sakata. Mi
hai stancato!- caricò il cane dell’arma e premette
il grilletto, mirando alla
fronte di Gintoki.
Accadde
tutto in un lasso
di tempo indefinibile.
Gin
perse la presa sulla
lama, volutamente o per la pioggia e si lasciò scivolare,
restando a contatto
con il piano del tetto solo con il braccio infilzato. Il proiettile
mancò la
testa, ma lo ferì alla spalla sinistra. Inconscio del dolore
scattò facendo leva
cn le gambe sul muro di fronte a sé e riafferrò
il bordo del tetto con la
sinistra, riuscendo, con grande sforzo a gettarsi in avanti, colpendo
con un
calcio la pistola del Tendoshu, disarmandolo.
Questo
rimase
completamente spiazzato e disorientato -Cos…!?-
Tornado
ad avere un
supporto sotto i piedi non perse tempo; afferrò il braccio
destro del nemico,
avvicinandolo a sé rimandandogli la ginocchiata
all’addome, poi afferrò la
Kusanagi per l’elsa, estraendola dalla sua carne.
Era
la prima volta che impugnava
quella spada dal verso giusto; era una sensazione strana. Prima
Takasugi, poi
quel bastardo che si trovava di fronte… nemmeno uno che ne
fosse degno l’aveva
brandita, quella sacra spada. Nemmeno lui ne era degno…
d’altronde era l’unica
arma a disposizione, bisognava arrangiarsi.
Il
Tendoshu per nulla
arrendevole scattò verso il samurai per riappropriarsi della
spada, ma questa
volta Gintoki non si fece sorprendere.
Appena
fu abbastanza
vicino lo ribaltò a terra bloccandolo con un piede e tagliò la parte
alta della tunica che lo
ricopriva, rendendo così visibile e scoperta la gola.
Ormai
era alle strette
-Avanti… uccidimi.-
Gintoki
lo guardava,
greve, inflessibile e truce. Il braccio destro gli tremava, ma non per
il
dolore.
Un
ghigno di scherno apparve
sul volto dell’altro -Non ci riesci, vero…?
Takasugi aveva ragione, ti sei
rammollito, hai perso… i tuoi artigli, come ripeteva sempre.
Per questo
all’inizio non avevo ordinato a lui di provvedere a toglierti
di mezzo.-
-Pensavi
che sarebbero
bastati quei criminali da quattro soldi che hai assoldato! Ti
sbagliavi!!-
ringhiò con rabbia.
-Allora
dimostramelo,
Demone Bianco…- il ghigno si accentuò -Dimostrami
chi sei in realtà.-
Il
tremito non accennava a
smettere, non riusciva a controllarlo -A me… non piace
uccidere.-
-Mpf!
Lo sapevo… sei un
debole.-
-…
ma credo che questa
volta potrei fare un’eccezione!- impugnò
saldamente l’elsa, controllando il
tremito e senza la minima esitazione tagliò di netto la gola
del Tendoshu.
Fu
così rapido che
probabilmente questi non si rese nemmeno conto di ciò che
era successo. Una
cosa era certa, l’ultima immagine che lo avrebbe accompagnato
fino all’inferno
sarebbe stata quella di un demone… no, quella di un uomo che
ha lottato fino
alla fine per i suoi ideali.
Gintoki
alzò il volto al
cielo ancora coperto dalle nuvole nere, aprì la mano
sinistra per ricevere la
pioggia -Aaah… sento male dappertutto.- si
lamentò -Mh… forse quelle non sono
lacrime di tristezza. Bha, non capirò mai come ragionano gli
Dei…- abbozzò un
sorriso, poi guardò la Kusanagi che ancora stringeva in
pugno -Ora cosa me ne
faccio di questa? E sopprattutto… come scendo da
qui…?-
Passò una
settimana da quegli eventi.
Praticamente un mese pieno da quando le guardie shogunali bussarono
alla porta
dell’agenzia tuttofare con un’importante missiva.
Era passato tutto da poco
tempo, eppure sembrava fosse trascorso un secolo.
-Vuoi
stare fermo!? Se no
ti faccio male!!-
-Mi
fai male anche se sto
fermo, Shinpachi!!-
-Allora
non muoverti di
più! Hai voluto tu uscire prima dall’ospedale! Ora
ne paghi le conseguenze!!-
-Ahioo!
Ahio!!!-
-Non
gridate! Non sento
Lady spoor!- si
lamentò Kagura, seduta
su uno dei divani mentre mangiava i suoi amati sukombu.
-Tu
e le tue telenovele…-
mormorò Gin, seduto sull’altro divano, a torso
nudo, mentre Shinpachi gli
cambiava le fasciature.
-Avete
sentito? Presto il
nuovo Shogun prenderà ufficialmente il potere!-
annunciò Shinpachi, riferendo
le ultime notizie lette quella mattina sul giornale.
-Era
ora… queste faccende
burocratiche vanno sempre avanti per le lunghe!- disse Gin -Che si
sa… del
precedente Shogun?-
-Hanno
celebrato pochi
giorni fa il funerale.-
-Già!
Telegiornale detto
che tutta nobiltà era presente!!- aggiunse Kagura -Potevamo
andare anche noi…-
-E
perché?! Alla fine non
siamo nemmeno stati pagati, e non siamo di quel mondo Kagura.-
-È
vero, però…- Shinpachi
ebbe da obbiettare, ma poi sorrise -Hai ragione Gin, è
giusto così.-
-Ho
sempre ragione.-
-Gintoki,
ora nuovo Shogun
avrà Kusanagi?-
-Esatto.
Credevo che si
sarebbe spezzata, invece ha resistito fino alla fine.- disse sorpreso.
-Che
ci vuoi fare, è pur
sempre una katana degli Dei! Forse è anche per questo che le
tue ferite si sono
rimarginate in fretta!!- esclamò Shinpachi dandogli una
pacca sulla schiena.
Questo
si irrigidì per il
colpo che gli causò non poco dolore -Iiih!! Ma sei
impazzito!? Mi hai fatto un
male cane!!!-
-Ahahahahahh!!-
-Che
ti ridi!?- Gin
minacciò l’assistente agitando un pugno, ma
l’unico che si fece male fu solo
lui, per il brusco movimento -Uuuh…. Non ho più
l’età per certe cose!!- si
lamentò con i lacrimoni.
-Non
hai più l’età nemmeno
per Jump!-
-Ehi!!
Ogni scusa è buono
per mettere in mezzo il mio amato Jump!?! Che è questa
storia?!-
-Silenzio!!!
È ultima
puntata!!!-
-Oh,
te e Lady spoor!! Hai
rotto! Sai come finisce?! Lui sposa lei e poi muoiono!!-
-Coooosa!!!??
No, Gin,
come hai potuto fare a me questo!!!??- iniziò a sbraitare
Kagura in preda ad
una crisi mistica da fan di soap-opera.
-Insomma,
fatela finita
tutti e due!! Kagura, sta zitta! Gin, sta fermo!!!-
Appena
fuori dalla porta
dell’agenzia c’erano Kondo, Hijikata e Okita,
indecisi se entrare o meno,
sentendo il baccano che c’era.
-Secondo
voi dovremmo
dirglielo che è stato riconosciuto un gran premio per il
loro contributo a
mantenere lo Shogunato?-
-No
Kondo… usiamo i soldi
per alimentare i fondi della Shinsengumi.- suggerì con
noncuranza Toshi.
-Hijikata!!
Come sei
cinico!-
-Senti
chi parla!!!-
-È
giusto che lo abbiano
loro, ma io ho paura ad entrare!!-
-Vigliacco,
che razza di
samurai sei, eh?!-
-Taci,
Hijikata. A te sta
tremando la fiamma dell’accendino, non riesci nemmeno ad
accenderti la
sigaretta!-
-Vuoi
che ti dia fuoco!?!?
Lo faccio Sogo!!!-
Kondo
sospirò -Noi tre non
siamo tanto diversi da loro, eh… facciamo quasi lo stesso
baccano.-
-Ci
stai paragonando
all’agenzia tuttofare?!- si stupì Okita.
-Sarebbe
un paragone senza
senso.- aggiunse Hijikata -Tra noi e loro il divario è
immenso, vero Kondo?-
rivolse uno sguardo serio al comandante.
-Dici
bene, Toshi. Anche
noi dobbiamo essere grati a quei tre squattrinati.
D’altronde, senza Shogunato
la Shinsengumi non avrebbe motivo di esistere.-
-Già,
hai perfettamente
ragione, Kondo. Gli siamo immensamente grati.- il vicecomandante si
accese la
sigaretta mal celando un sorriso.