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Autore: Swami_    31/01/2012    1 recensioni
Gwen è un addestratore.
Allena le menti dalle incursioni esterne, crea giochi esplosivi e proiezioni armate. E' il suo lavoro e lo fa bene.
Proprio quando la sua vita sembrava aver preso la giusta piega, si ritrova di fronte a volti già conosciuti, ai suoi naturali nemici.
Il Manovratore, il Falsario e L'Estrattore.
Cosa succederà se due di questi le chiederanno una mano?
Riuscirà a superare i suoi limiti? A fare i conti con il passato?
"Breve storia sul bellissimo mondo di Inception. Spero vi piaccia"
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Old Souls


#Sogno o non sogno.



Era tutto confuso.

Non sapeva dove si trovava e si guardava intorno incerta da troppo tempo.

Sospirò.

Se quello era un sogno, un suo sogno, poteva tranquillamente modificarlo.

Respirò profondamente più volte, cercando di ritrovare il suo schema mentale, quella serie di pensieri e costruzioni che la riportavano in un ambiente familiare.

Chiuse gli occhi e li riaprì, ma nulla cambiò.

Continuava ad essere oggetto di sguardi e strani sussurri delle proiezioni.

-Gwen!- gridò qualcuno alle sue spalle.

Si girò lentamente e lo fissò.

Stesso volto, stesso naso leggermente storto, stessa cicatrice poco sopra il sopracciglio.

-Eames...- bisbigliò.

Ma proprio mentre pronunciava quelle parole, il pavimento cominciò a spezzarsi.

Non ci fu un boato o un terremoto, semplicemente la terra aveva cominciato a sgretolarsi.

-Gwen!- urlò Eames -Aspettami un sec...-


Buio.



Aprì gli occhi e la bocca nello stesso secondo, come se qualcuno le avesse lanciato dell'acqua gelata in volto. Si passò una mano fra i capelli scuri e si massaggiò le tempie.

Appena riacquistò un po' di lucidità controllò la piccola valigetta di metallo, che se ne stava chiusa sulla poltroncina in attesa di essere usata.

-Quindi era un sogno...-sussurrò a sé stessa.

Si sentì quasi male e si alzò di scatto, scalciando le coperte di lino e correndo in bagno.

Aveva un disperato bisogno di acqua. Meglio se ghiacciata.

Doveva assolutamente scrollarsi di dosso quella strana sensazione provata pochi minuti prima.

Il suo stomaco si era bloccato e il suo cuore aveva smesso di battere del tutto.

Appoggiò una mano al petto e si diede della stupida.

Biologicamente non era morta.

Non ancora.



Una volta rinfrescata e vestita, tirò fuori dall'unico cassetto del comodino, il suo piccolo totem.

Si guardò intorno e contemplò la camera dell'albergo e le sue cose. Era tutto fin troppo reale, fin troppo perfetto.

Che potesse essere un sogno?

Un sogno, nel sogno?

Rifletté per un paio di minuti e poi lanciò il suo piccola prisma.

Lo osservò rotolare e fermarsi e lentamente si chinò per prenderlo.

Sorrise nel vedere che la parte più pesante, quella che solo lei conosce, era divenuta la base su cui si poggiava. L'unica parte ad essere stata scalfita ed incisa con un segno particolare.

Era viva, quindi.

Viva e reale.



   
 
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