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« E anche
l’ultimo è sistemato! » Trot si
tirò su, portando dietro le orecchie alcune ciocche di capelli sfuggite
al laccio di cuoio e lanciando un ampio sorriso a Button-Bright.
« Grazie, non so come avrei fatto senza di te. »
« Una sciocchezza
» ribatté l’amico con un’alzata di spalle. « E
poi, non avevo altro in programma da queste parti... »
« Già, tu e
la tua mania di perderti » rise Trot, e
accettò il suo aiuto per scendere dalla barca e saltare di nuovo sulle
vecchie assi di legno del pontile.
Capitan Bill si
avvicinava a loro lungo il molo, zoppicando sulla gamba di legno. Trot si portò due dita al berretto da marinaio, in
segno di ironica deferenza. Bill fece un mezzo sorriso, si fermò davanti
a Button-Bright e gli regalò una possente
pacca sulla schiena.
« Bravo, figliolo.
Ci hai fatto guadagnare un bel po’ di tempo. »
« Mi fa sempre
piacere aiutare Trot. » Button-Bright
si voltò a guardarla e le lasciò andare la mano, che finora aveva
tenuto nella sua. « Be’, io cerco di ritrovare la strada. Ojo si starà chiedendo dove sono finito. »
Trot annuì. «
Nel caso dovessi perderti di nuovo prima di sera, passa pure a trovarci!
»
Button-Bright sorrise appena,
salutò Capitan Bill e si allontanò senza fretta
dall’attracco, mani in tasca, fischiettando tra sé e sé
nella sua migliore aria svagata. Finché non fu sparito dalla strada
principale, giù alla svolta per Grinetta Lane,
i due marinai rimasero in silenzio.
« Bene, Bill
» esordì infine Trot, girando sui tacchi
per rivolgere un altro amichevole ossequio al compagno, « come hai visto
il carico è a posto. Possiamo partire quando vuoi. »
Gli occhi scuri che si
posarono nei suoi sembravano stranamente divertiti, come in effetti non
capitava più da settimane – più o meno da quando era stata
male in quel modo e l’aveva fatto preoccupare da morire, spegnendo un
po’ della sua allegra vitalità. Anche se, a dirla tutta, Trot sospettava che in quella faccenda ci fosse
dell’altro.
« Che cosa
c’è? » domandò, poiché Bill continuava a
guardarla in silenzio, masticando la pipa.
« Ma niente
» rispose, « pensavo a quanto è stato gentile il ragazzo...
»
« Sì,
è vero! » Trot si animò. «
È stata una fortuna che sia finito proprio qui. All’improvviso
è sbucato sul molo e mi ha vista con una cassa sulla schiena, ed
è venuto ad aiutarmi così, senza dire niente, quasi senza neppure
salutarmi... »
« Tipico di Button-Bright. »
« Pensi che
cambierà mai? Voglio dire, è così tanto tempo che vive
qui. Non ha ancora trovato un senso
dell’orientamento! »
« Non gli è
mai servito e certo non gli serve adesso. » Bill aveva spostato lo
sguardo sulla barca carica e pronta alla partenza, ma ora tornò a
sbirciare lei, quasi di sottecchi. « È proprio un ragazzo d’oro, eh? »
« Lo dice anche il
nome » annuì Trot.
« Ti piace?
»
Colta di sorpresa,
stavolta ci mise un po’ a rispondere, limitandosi per qualche istante a
ricambiare il suo sguardo a bocca aperta.
« Ma Bill »
rise finalmente, pur sentendosi arrossire, « io e Button-Bright
siamo solo amici. Mi piace come può piacermi un amico strano come lui. Tutto qui! »
Il marinaio non rispose.
Trot si accorse che nel suo volto segnato era tornata
l’ombra di quella malinconia che sembrava averlo avvolto come un velo
troppo spesso da strappare, e – per l’ennesima volta – se ne
chiese inutilmente il perché.
Capitan Bill si scosse.
Diede un morso più vigoroso alla pipa, zoppicò sulla passerella e
salì a bordo con quell’agilità che a terra non aveva mai.
« Vieni »
disse, una mano già tesa verso la cima che teneva la barca ormeggiata al
molo, « è quasi mezzogiorno e abbiamo molta strada da fare.
»
Trot lo seguì
automaticamente, di colpo seria e preoccupata.
Ne era sempre più
sicura. Bill le nascondeva qualcosa.
L’aria era ferma e
l’acqua placida, così che la barca procedeva lentissima. Solo a
pomeriggio inoltrato arrivarono al confine, lasciandosi alle spalle il Lago Quad e puntando verso l’orizzonte giallognolo della
terra degli Winkie. Trot
stava a poppa, gli occhi fissi sulla vecchia Torre abbandonata in cui negli
anni d’oro viveva lo Spaventapasseri, colui che – Lurline, quanto
tempo era passato? – aveva salvato un gruppetto di mortali da un mare di
guai strappandoli al mondo chiuso di Jinxland per
porli sotto la più magnanima sovranità di Ozma
di Oz. A Trot, quella
storia provocava sempre tanta nostalgia.
Chissà a che cosa
pensava.
Il capitano stava al
timone, sbuffando e imprecando contro il sole cocente, a bassa voce
perché la ragazza non lo sentisse. Non aveva voluto lasciarle il comando
per niente al mondo, perché solo
così, dandogli le spalle, si sarebbe potuto risparmiare la vista e
il pensiero dell’ennesimo di quei carichi su cui Trot
– grazie al cielo – non aveva ancora fatto domande.
Non era una barca molto
grande. Nella stiva c’era appena spazio per le due cuccette, la sua e
quella di Trot. Del resto non era una nave destinata
a solcare i mari e a vivere mille avventure – oh, era una gran bella
chiatta, certo, e l’Uomo di Latta ci aveva lavorato sodo; ma per un uomo
che aveva passato praticamente una vita a fare la spola dalle coste americane a
quelle di tutto il mondo, limitarsi a costeggiare un lago e un solo lungo fiume
era piuttosto umiliante. Persino l’aria
gli mancava, il sapore di salsedine sulla pelle e sui vestiti.
Che gli era rimasto? Un
mestiere che l’aveva reso l’ombra di un marinaio... e Trot.
« Ehi, Bill.
»
« Mh? »
« Ma... tutte
queste ordinazioni... »
Si morse la lingua e
mascherò un sobbalzo. Per mille gorghi! Ne aveva di tempismo, la sua
bambina.
Rimase fermo, lo sguardo
fisso davanti a sé. « Che cosa, Trot?
»
« Be’,
niente » gli tornò alle orecchie la sua voce incerta. Dalla sua
postazione la immaginò stringersi nelle spalle e osservare le file e
file di casse che Button-Bright l’aveva aiutata
a fissare a bordo. « Solo che... Insomma, è strano, no? Gli Winkie continuano a mandare indietro i carichi che
ordinano. E dopo un po’ ce ne chiedono altri. Voglio dire, sembra quasi
che non sappiano cosa vogliono. »
Capitan Bill accolse con
una riconoscenza disperata la brezza improvvisa che sospinse la barca in
avanti, concentrandosi per un minuto sul timone e prendendosi così il
tempo di ragionare su una risposta convincente.
« Be’, ci
pagano. »
Debole. Ma era pur
sempre la scusa più vicina alla verità.
« Sì, certo
» convenne Trot, « però...
è strano lo stesso. »
Bill non disse nulla.
Intanto il Fiume li
aveva addentrati nella regione occidentale di Oz, e
la Torre dello Spaventapasseri pareva più vicina che mai. Con la coda
dell’occhio, Bill si accorse che Trot non
guardava più in quella direzione, ma verso un punto più a nord,
dove si scorgeva la sommità di una costruzione bizzarra e fin troppo
familiare.
« Capitan Bill?
»
Il vecchio
sospirò. Sapeva cosa stava per chiedergli, e sapeva da un pezzo che gliel’avrebbe chiesto. In fondo, non era di
una stupida che si stava parlando, ma della sua Trot.
« Che
c’è? »
« È...
È Jack a organizzare questi scambi con gli Winkie,
vero? »
Capitan Bill si
voltò.
Trot si sporgeva dal
parapetto, i capelli al vento, l’espressione assorta. Fin da quando si
era ripresa abbastanza da ricominciare ad accompagnarlo, Bill l’aveva
messa al corrente di essere entrato in affari con Jack Testa di Zucca, senza
accennare mai alle circostanze dell’accordo o persino in cosa questo consistesse di preciso. Trot era rimasta sorpresa, all’inizio; da quando se
n’erano andati da Palazzo e avevano ripreso a guadagnarsi da vivere non
avevano mai avuto bisogno di soci, no? Potevano farcela da soli, ce l’avevano fatta da soli. Ma
alla fine aveva valutato la cosa. Jack, aveva detto, sembrava un tipo a posto.
Da bambina gli piaceva molto. Bill si era reso conto che non ricordava nulla
della febbre, delle due occasioni in cui Jack era stato al suo capezzale
– e aveva tirato un sospiro di sollievo. Meno particolari sapeva di
quella storia, meglio era.
Ma capitava ancora che Trot si fermasse a pensare e, evidentemente, a farsi delle
domande.
« Mh-mh » borbottò Bill. Di più non
poteva compromettersi.
Trot lo guardò, e lui
non fu abbastanza svelto da distogliere lo sguardo.
« Lo immaginavo.
» Annuì appena, come se fosse giunta a una qualche conclusione
– ma certo non poteva immaginare neppure lontanamente la verità.
« E, Bill, puoi dirmi una buona volta cos’è
che portiamo su e giù sul Fiume per conto di Jack? »
Capitan Bill
masticò scrupolosamente la pipa per un pezzo. « Zucche »
borbottò alla fine.
Trot sgranò gli
occhi. « Zucche? »
« Zucche »
confermò, a malincuore; « e ora, Trot,
per favore non farmi altre domande. Quel che fanno Jack o gli Winkie è solo affar loro. Noi facciamo le consegne e basta. »
Le voltò le
spalle – detestava l’idea di vederla stupita, sospettosa o, peggio
ancora, delusa – e proprio in quel momento si accorse che il vento aveva
allontanato la barca dal centro del fiume: ora puntava dritta contro le grosse
rocce che delimitavano la sponda sinistra.
Imprecò e
afferrò il timone. Alle sue spalle, Trot
lanciò uno strillo di stupore.
Bill era un vero
marinaio, ma il turbamento, la sorpresa e una coscienza non proprio pulita
hanno la meglio anche sui migliori riflessi. La manovra non fu abbastanza
veloce da impedire che il fianco della barca strusciasse contro le rocce. Una
fune si ruppe e alcune casse rotolarono sul ponte, rovesciandosi ai piedi di Trot, che le salvò dalla caduta in acqua.
Assicuratosi di aver
riguadagnato la giusta rotta, Capitan Bill si voltò a verificare i
danni. E si sentì sbiancare.
Trot guardava con gli occhi
spalancati una zucca sfuggita alla cassa che l’aveva contenuta. Si era
spaccata in due: là dove doveva esserci la polpa, turbinavano nel vuoto
mille scintille dorate.
Il Generale Jinjur percorreva a passo di marcia la riva del fiume, in
un punto del lungo braccio che non era ancora il Fiume Winkie
ma non era più il Fiume Munchkin,
profondamente seccata.
Naturalmente non aveva
nulla di cui lamentarsi a proposito del suo lavoro. Certo, in un primo momento
le era parso quantomeno strano che la Regina la richiamasse dal suo ranch e la
ponesse a capo della neonata Guardia Reale; ma d’altro canto gli Oziani non sarebbero mai riusciti a vincere la guerra senza
il suo decisivo contributo – di
questo era fermamente convinta. E la vita militare, aveva scoperto, le era
mancata più di quanto avesse immaginato.
Eppure – per
quanti sforzi facesse – c’erano pur sempre delle decisioni che faticava
a comprendere, e talvolta persino ad accettare.
D’accordo, Tik Tok sospettava del Testa di
Zucca. D’accordo, la Regina aveva molto a cuore le opinioni di Tik Tok. Ma questo era sufficiente a distaccare lei così lontano da casa, oltre il confine della capitale,
ad attendere chissà quale fantomatico evento che forse avrebbe portato all’arresto di Jack? A volte aveva il
sospetto che Ozma volesse testare la fedeltà
delle proprie truppe.
Be’, certo che,
dopo la diserzione di quella sciocca di Petra...
Le riflessioni di Jinjur s’interruppero alla comparsa della barca.
La riconobbe subito:
apparteneva a quel rozzo marinaio che era arrivato a Oz
grazie allo Spaventapasseri, quel Bill che per qualche tempo era vissuto a
Palazzo – prima che la Regina si rendesse conto che esistevano doveri ben
più importanti di quelli relativi all’amicizia.
L’imbarcazione avanzava spedita lungo il Fiume, e pareva proprio che Bill
avesse altro per la testa che non il timone, perché la prua era
chiaramente diretta verso la riva.
Jinjur sibilò di
soddisfazione. Mi toccherà
multarlo, si disse, pregustando già l’urto; se non altro questa giornata non sarà
stata del tutto sprecata.
Ma proprio in quel
momento il vecchio sembrò recuperare la concentrazione e il controllo,
limitando lo schianto a una semplice strisciata della fiancata contro le rocce.
A bordo, parte del carico ruzzolò su se stessa, ma la ragazzina che
accompagnava il marinaio impedì il peggio.
Jinjur sbuffò.
Un’occasione persa. Tuttavia, quando vide il Capitano voltarsi e fissare
un punto dietro di sé con evidente sorpresa e orrore, capì che
qualcosa di più doveva pur
essere successo.
E poi vide le scintille
spargersi nell’aria in ogni direzione.
Trionfante, il Generale
corse sulla riva fino a raggiungere l’altezza della barca, che pareva
quasi essersi fermata a facilitarle il compito. Dal suo posto agitò
freneticamente il braccio per attirare l’attenzione dei due.
« Capitano Bill Weedles » urlò, « se fossi in te
approderei senza opporre resistenza. Ti dichiaro in arresto per traffico e
contrabbando di materiale magico! »
Note
dell’autrice
Giuro che non sono
stata influenzata dai fatti avvenuti nelle ultime settimane. Ho scritto questo
capitolo due mesi fa, e solo per pigrizia e momentaneo impegno verso altre
storie lo sto pubblicando con un tale ritardo. ^^’ Non pensate che
approfitti bellamente delle tragedie altrui per le mie storie – non è
così.
I. Button-Bright (Botton
d’Oro) ha visitato Oz per la prima volta nel
quinto volume, The road to Oz, per poi tornare a casa
in America. Successivamente ha conosciuto Trot e
Capitan Bill (in un romanzo di Baum dissociato dalla
saga di Oz, Sky
Island, che purtroppo risulta irreperibile) e nel nono volume, The Scarecrow of Oz, è tornato
definitivamente alla Città di Smeraldo assieme a loro, grazie all’intervento
dello Spaventapasseri che ha salvato tutti e tre dalla terra di Jinxland. Ha l’abitudine di perdersi, ritrovandosi di
punto in bianco in posti in cui non ha mai programmato di andare. In Emerald City Confidential non compare mai, ma è uno dei miei
personaggi preferiti e tra lui e Trot c’è
davvero un bel rapporto, dunque non potevo non inserire quel pur minimo accenno.
II. Jinjur compare già nel secondo volume, The marvelous Land of Oz,
e la prima cosa che fa è organizzare la Rivoluzione Femminile per
deporre lo Spaventapasseri dal trono di Oz e prendere
il suo posto. In seguito alla riabilitazione della legittima sovrana, Ozma, si ritira a vivere in un ranch e diventa una buona
amica dei protagonisti della saga. Nel videogioco ci viene mostrato come la guerra
contro i Fanfasmi abbia costretto Ozma
a creare la Guardia Reale, richiamando ai doveri militari personaggi come Tik Tok e appunto Jinjur. Si intuisce anche che sia stata proprio Jinjur a mettere in piedi il processo contro Bill che viene
più volte citato durante le indagini di Petra.
In sintesi, la
rivelazione del capitolo è che l’accordo tra Bill e Jack per la guarigione
di Trot consisteva in una società di
contrabbando di magia. D’oh, lo so che l’avete capito xD, ma è solo per sottolineare che anche questo
è un vero missing
moment, effettivamente avvenuto prima degli avvenimenti di ECC.
Il mio viaggio
mentale Jack/Trot inizierà dal prossimo
aggiornamento ♥
Aya ~