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Autore: anonimaG    08/02/2012    2 recensioni
La mia prima FF su i 2pm ^^ Spero vi piaccia...
Parla di una ragazza che dal'Italia va in Corea e ehm... Succederanno tante cose soprattutto con una persona in particolare :)
Per favore recensite perché non ho idea se a voi andrà bene o no questa storia su i 2pm D: Se no sono tentata anche di cancellarla.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   Era mattina ed ero scesa con Melissa nella hall a fare colazione.
Presi un giornale come se lo potessi leggere, un thé e un cornetto.
Mi sedetti in una poltrona di fianco alla mia amica.
-Allora ieri come è andata?-. Mi domandò molto interessata ed eccitata per la mia uscita.
-Oh beh… Molto bene, ci siamo divertiti e…-. Mi bloccai pensando a quella frase “i like you” che mi faceva venire i brividi solo a ripensarci.
-E?-. Disse lei impaziente e molto incuriosita.
-Niente… Di ché…-. Non era vero, sapevo benissimo che quello non era un niente di ché ma non dovevo scaldarmi tanto.
Non ero una ragazzina di 14 anni ma una diciottenne a tutti gli effetti, ero matura e non dovevo elettrizzarmi per un semplice “i like you”.
Allora perché ero tanto elettrizzata?
Oh al diavolo la mia età!
Una star del sud di Corea mi dice “i like you” e io non dovrei elettrizzarmi? Certo se mi piaceva non era per quello, tutto sommato era simpatico, dolce e ti faceva ridere anche nei momenti più imbarazzanti.
-Che significa quel niente di ché? Hai le guancie rosse!
-Io? No che dici… Davvero?-. Mi toccai la faccia, me la sentivo andare a fuoco.
-Si, sembri un pomodoro…-. Rise e poi prese il minispecchio che portava ovunque.
Mi guardai.
Eh si ero molto rossa.
Poi guardai anche dietro lo specchio.
Una macchina nera si era fermata, sembrava la limousine con la quale Junsu e io eravamo usciti ieri.
Che fosse lui? Forse mi sbagliavo, le limousine infondo sono tutte uguali.
Invece no, quello che scese era Junsu.
Occhiali da sole, jeans, maglietta nera.
Sguardo che non tralasciava niente di tranquillizzante.
Serio.
Molto serio.
Tutto ciò mi preoccupava, ma che gli era preso?
Kim era dietro di lui e camminava veloce col suo passo.
Sembrava una specie di schiavo.
Sicuramente doveva dirmi qualcosa, se no non si sarebbe portato Kim.
Arrivato a me, che già ero alzata alla sua vista, salutai Kim.
-Ehi sei guarito?
-Si diciamo…
-Sono contenta e mi dispiace che…
-Nae mal jom deul-eo!-. Urlò Junso sbattendo le mani sopra il tavolino e schioccando le dita nervosamente.
Mi spaventai così mi zittii.
-Ha appena detto: Ascoltami.
Lo guardai, non lo avevo mai visto arrabbiato.
-Che cosa succede?
Kim era pronto con la traduzione.
-Questo cosa ti sembra?
Junsu prese la rivista che aveva in mano aprendo in una pagina.
C’era una foto di noi due nella spiaggia che ci rincorrevamo.
-Oh… Io… Ehi aspetta: Non li ho chiamati io i paparazzi!-. Mi difesi.
-Si ma qua c’è scritto che tu hai lasciato un intervista!-. Tradusse Kim facendosi sempre più piccolo.
-Oh…-. Mi fermai a pensare… Cosa avevo detto che non andava?
Junsu iniziò a sbuffare, mi dava su i nervi, tanto valeva che se ne stava a casa e non mi chiedeva d’uscire.
Kim mi spiegò che c’era scritto che c’era qualcosa tra di noi.
Mi stancai e gli puntai il dito contro.
-Mi spieghi che c’è che non va? Per caso non è vero? Sai che io non ho risposto a quasi nessuna di quelle domande? Mi hanno chiesto se c’era qualcosa tra di noi e io gli ho detto di no, mi hanno chiesto se mi piacevi e io non gli ho risposto ma in realtà gli volevo dire di si, perché tu mi piaci sai? Anche ora che sei arrabbiato e mi fai venire voglia di picchiarti, anche ora che mi sembri un’arrogante mi piaci! Mi piaci! Ma non capisco perché te la prendi… Ah già, forse perché c’è scritto che c’è qualcosa tra di noi? Beh allora non ti preoccupare perché io con te ho chiuso capito? Chiusoooooooo! Chiuso! Chiuso! Chiuso! Chiuso!-. Urlai in fine “chiuso” qualche tremila volte per sfogarmi.
Ero rossa dalla rabbia.
Lui non poteva venire con quell’aria da superiore e farmi una ramanzina ed essere pure seccato, mi dava fastidio.
Quando Kim finì di tradurre a lui e io continuavo a guardarlo con il mio sguardo assassino decisi di salire in stanza e di lasciarlo perdere.
Cazzo che rabbia!
Tornai un’ultima volta indietro.
-Ah e sono stanca di questi interlocutori merda!-. Annunciai come ciliegina sulla torta tornando, sta volta sul sero, in stanza.
   
 
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