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Autore: Naty96    08/02/2012    0 recensioni
Dal primo capitolo: - Lo giuro!- riconfermò. Non riuscivo ancora a spiegarmelo:- Tanto Elisabeth diventerà mia moglie tra poco, quindi è meglio per tutti e tre stare zitti-continuò Mark - Bene- approvavo ciò che aveva detto Mark - Immagino che ci vedremo al mio matrimonio, se tu sei disposta a venire- - Certo!- risposi con naturalezza - Bene…- Mi voltai di nuovo verso la porta dove c’era lui:- Mark?- - Sì- mi rispose con fermezza. Mi sentivo in colpa, ma orami la frittata era fatta e l’importante era che nessuno lo sapesse. Mi affrettai a rispondergli:- è un segreto… ricordatelo- Detto questo me ne andai con la paura sulla faccia
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ciao ragazze ecco qui il secondo capitolo...spero vi piaccia ciaoo =) Naty 96


                              2.
              CON LE SPALLE AL MURO

 
Era successo ormai da due settimane, qualsiasi cosa fosse successa. Il problema era che ero in ritardo di una settimana! Così ero impalata
davanti al bancone della farmacia e alle mie spalle tutti si stavano lamentando perché non mi decidevo a parlare.
Ero imbarazzatissima: cosa dicevo al farmacista?
- Allora vorrei…un’ aspirina, un medicinale per l’influenza e…un test di gravidanza- esitai.
Tutti mi fissavano con aria accusatrice, ovvio chi non l’avrebbe fatto?
- Ecco il test- mi disse il farmacista – Senti le altre cose ti servono? Mi chiese accennando un sorriso di conforto
- N…no- balbettai.
-ecco a te cara, è un pacchetto da sei, nel caso vorresti accertartene bene- Mi sorrise con molta
compassione mentre gli altri erano tutti curiosi ed invadenti­.
- Grazie e arrivederci- dissi alla farmacista ricambiando il sorriso
- Ciao cara e buona giornata-
Uscita dalla farmacia, nascosi il mio acquisto in borsa e mi precipitai a casa. Continuavo a pensare a cosa sarebbe
successo se…no! Impossibile. Qualche minuto dopo ero in bagno e mia madre picchiettava irritata alla porta:- Rebecca, hai finito?-mi chiese
- Non ancora, ci vorranno dai cinque ai dieci minuti!- risposi seccata
- Sei impossibile! Io vado a lavoro ci vediamo domani mattina.- Finalmente ero sola ai miei guai; dopo cinque
interminabili minuti ecco il risultato del primo test.
- No, no, no! Non può essere vero!- sopra al test c’era il segno “+”, positivo – Sono incinta!!!-
In un’ ora avevo finito tutti i sei test e tutti erano risultati positivi. Ero con le spalle al muro. Decisi di chiamare
Mark: andai in salotto, composi il numero e attesi finche non mi rispose:- Pronto Becca cosa vuoi?-
- Devo dirti una cosa importantissima- dissi in modo serio
- Ok, ma non girarci intorno dimmelo e basta!-
- C’è Elisabeth lì? Devi essere da solo-
- No non c’è. È a lavoro e ora dimmi quello che mi devi dire, comincio a perdere la pazienza!-
- Sono incinta Mark…-
- Cosa?! E ora che facciamo?- era spaventatissimo
- Devi provare a dirlo ad Elisabeth, ma dolo a lei e io lo dirò a Sarah. Vedrai che ti crederà- tentai di rassicurarlo
- Va bene ci proverò!- e riattaccò.
Distrutta composi immediatamente il numero di Sarah:
- Becca?-
- Sì sono io… devo dirti una cosa molto importante, ma devi promettere che non lo dirai a nessuno ok?-
- Promesso- balbettò impaurita
- Sarah, io sono incinta di Mark!- sputai il rospo. Sapevo che mi potevo fidare di lei
- Becca, io ti aiuterò è una promessa… ma come lo nascon
di ai tuoi?- era vero, come lo nascondevo?I miei mi avrebbero ucciso in un solo colpo!
- Andiamo a fare shopping, sicuramente troveremo qualcosa da indossare!- fu la mia risposta fugace
- Ok ci vediamo tra due minuti!- rispose.
Arrivò in perfetto orario. Ci trovammo davanti ad un negozio di vestiti stile rap-hip hop:- E questo?- chiesi con interesse
- Quando mia madre nascose la gravidanza di mio fratell si vestiva così… più o meno. Comunque nessuno se n’è accorto!-
- Ok ci sto… si può fare!- ero felice di aver trovato una soluzione a questo problema.
Dopo due ore avevamo finito:- Sai stai molto bene in versione hip hop!- mi rassicurò- Sarah era senza dubbio l’amica
che tutti avrebbero voluto avere:- Grazie ancora- accennai ad un sorriso, lei mi salutò e mi lasciò sotto casa.
Feci un sospiro de entrai, ero sola come sempre. Pensai al mio futuro lavoro: e ora come facevo? Se mi presentavo
con il pancione Nicholas mi avrebbe presa per una.. “drin drin!” il telefono squillò sei volte prima che io andassi
a rispondere: - Pronto?- una voce famigliare mi rispose
- Sono Mark… senti ho parlato con Elisabeth e lei mi ha capito, dice che non ha problemi. Ora però voglio sapere da quanti giorni lo sei.-
- Lo sei cosa?-
- Incinta ovvio!- io non lo sapevo! – non lo so- confessai
- Prometti che domani andrai dal medico a chiederlo- sembrava una minaccia più che una domanda.
- Promesso…- dopo avergli detto questo riattaccò, che maleducato! Riattaccare in faccia alla madre del suo futuro
bambino! Comunque ho deciso di tenerlo, non c’è santo che preghi! Io questo cosetto lo amo e lo amerò! Ero compiaciuta
di me stessa, quale stupida se non me poteva fare cose del genere!
Il giorno dopo feci quello che mi aveva detto Mark, andai in ospedale:- Mi scusi, per sapere da quanto sono incinta come si fa?- chiesi al dottore imbarazzatissima.
- Venga con me che le facciamo delle piccole analisi- dalla naturalezza con cui mi aveva risposto non dovevo essere la prima
ragazza che glielo chiedeva e non sarei stata nemmeno l’ultima.
Quando entrai nel suo studio notai che le pareti erano tutte tappezzati di diplomi e riconoscimenti.
- Bene- disse finite le analisi:- Lei è incinta da ben due settimane- cavolo dal giorno in cui era successo!
Ringraziai il dottore e me ne andai. Poco dopo chiamai Mark:- Pronto sono Rebecca, sono andata dal dottore e mi ha
detto che sono incinta da due settimane, più o meno da quando è successo- dissi
- Ok ciao- e riattaccò. Come si permetteva di attaccarmi il telefono in faccia! Ultimamente stavo impazzendo come un
tacchino il giorno del ringraziamento.
I giorni passavano e la mia pancia cresceva, cominciavo a entrare in depressione. Per fortuna c’era Sarah: senza di
lei non sarei mai riuscita a continuare ciò che stavo portando avanti. Intanto i miei genitori non sospettavano di nulla,
anzi credevano che fosse una tappa RAP dell’adolescenza. Nessuno sapeva di questo fatto e nessuno l’avrebbe mai saputo.
Non uscivo quasi mai, mangiavo molto e stavo sempre in camera mia e questo preoccupava sia maì e che i miei genitori,
ma loro non c’erano quasi mai quindi andavo sul sicuro. Quando c’erano evitavo di stare sdraiata o seduta perché se no
la pancia si sarebbe notata e i vestiti non aiutavano molto e l’unica soluzione possibile era rintanarmi nelle mia camera piangendo.
Il tempo passava velocissimo e non mi ero accorta che era già volato via un mese, come un colibrì che ha appena
imparato a volare. Di una cosa avevo paura più di ogni altra: Elisabeth… la futura moglie di Mark. La voce di mia madre
mi riportò alla realtà:- Rebecca! Puoi scendere un secondo per favore?!- sembrava di buon umore. Scesi con calma le
scale e andai da mia madre che mi porse un foglietto rosa salmone dove c’era scritto:
            
                         
 MARK
                                                     E
                                                                 ELISABETH
                          OGGI SPOSI: 24/06/2010
                               PER  REBECCA
                                                                CON  VIVO E CALDO AFFETTO

 
Mi tremavano le mani:- Fantastico, presumo dovrò comprarmi un vestito-
- Becca…- mi chiamò mia madre
- Sì mamma?-
- Stai bene?-
- Certo!-
- Promesso?-
- Promesso.- dovetti mentire su questo.
Quella notte piansi amaramente non perché lo amavo, ma perché si era già dimenticato di tutto. Quella fu la
notte peggiore di tutta la mia vita.
Il mattino seguente andai con Sarah a cercare un vestito per il matrimonio:- Allora…- cominciò: -cosa cerchi di preciso?- attese
la mia risposta che arrivò in ritardo:
- Non lo so di preciso-
- Quindi…- continuò – A che mese sei?-
- Quarto, domani- sospirai
- Becca dovresti andare dal dottore per sapere almeno se è maschio o femmina e se sta bene- disse mentre
frugava in un cesto.
- Hai ragione… dovrei- risposi
- Posso accompagnarti?- mi domandò con un filo di imbarazzo
- Certo!- risposi felice.
Presi un vestito blu notte largo con spalline incrociate con delle ballerine in tinta e provai tutto:
- Allora come mi sta?- chiesi a Sarah
- Da favola!- sembrava sincera.
Comprammo scarpe e vestito e ce ne andammo a casa mia dove saremmo state sole, ovviamente. Sarah sfogliava un
giornale e io ero seduta sul divano a pensare a tutto quello che era successo fino ad ora:
- Non sei costretta sai?- ruppi il silenzio
- A fare che?- rispose sbigottita
- A stare qui a sorbirti una mongolfiera parlante…- alle mie parole rise così tanto che quasi si mise a piangere.
- Tu sei fuori! Lo faccio perché ti voglio bene!- rispose divertita.
- Grazie- dissi. Poi cambiammo discorso
- Hai trovato lavoro o ancora niente?- domandò curiosa
- Ho un lavoro come barista ad Atlanta. Lo so è lontano, ma ci sentiremo molto spesso- ero fiera di me stessa
- Quando inizi?-
- Non lo so, Nicholas mi manderà un messaggio-
- Chi scusa?- domandò stupita
- Nicholas, il proprietario del bar- risposi con sicurezza
- E com’è?-
- Non lo so, ci siamo sentiti solo per telefono, la voce sembra quella di un angelo.- dissi ricordando quel dolce suono che mi
mandava in trance
-Mmmh…sembra promettente!- mi fece l’occhiolino.
- Smettila! È solo per lavoro, non mi farò coinvolgere giuro!- dissi mentre le lanciavo un cuscino.
- Bene…andrò a casa- detto questo se ne andò.
Quella sera feci ammirare il vestito ai miei genitori che ne uscirono con un banalissimo “bello”. Ero esausta. Il giorno dopo
sarebbe stato l’inizio di qualcosa, o meglio di qualcuno,mentre io il mio futuro me lo stavo ancora creando. Ero stanca e volevo
solo dormire: mio padre si lamentava perché dormivo quasi sempre: si trovi lui nella situazione in cui sono ora e poi ne riparleremo cavolo!
 
Andando in ospedale sentivo il cuore battere a mille! Mentre mi spalmavano il gel sulla pancia e mi facevano l’ecografia sentii
un sussulto a cui risposi mentalmente “stai tranquillo, va tutto bene” . Era come se stessi parlando al mio bambino.
Finito tutto la dottoressa mi annunciò una bella notizia:
- Complimenti, avrà una bella femminuccia!- Sarah era contentissima. Prima di andarmene ringraziai la dottoressa e pensai
che ormai amavo la mia bambina più della mia stessa vita.
 
Mancava poco al matrimonio: erano le 9:30 del 24 giugno e avevo appena finito di prepararmi. Arrivata mi misi in fondo alla chiesa.
Ero sola perché sarà aveva un impegno.
Quando entrò la sposa rimasero tutti a bocca aperta, ma io no: aveva un vestito bianco stretto al di sopra della vita. Dalla vita in
giù si apriva come una campana; lo strascico era lungo quanto il velo che era fermato al capo con un diadema tempestato
di diamanti. Per non parlare del bouquet: era composto da rose bianche avvolte con un nastro di seta bianco.
Quello che mi dava più sui nervi era Mark: mi aveva notata eppure faceva finta di nulla come tutti gli altri.
Neppure i genitori di Mark che mi avevano sempre considerato come una figlia, non mi salutavano più. Questo mi
faceva imbestialire, ma d'altronde la vita non è mai giusta.
Il prete li dichiarò marito e moglie e tutto finì. Decisi di mandare un messaggio allo sposo con scritto “è femmina”e il
giorno dopo lui mi rispose con un insignificante “bene”. Il nostro legame di amicizia si era ormai quasi rotto del tutto e
questo un po’ mi feriva, in fondo ero umana anche io, no?
Da quel giorno tutto tornò a volare e mi ritrovai presto al nono mese di gravidanza. La fine era arrivata anche per quel
fagiolino che scalciava come un toro in una corrida. Mi teneva sveglia la notte dai movimenti che faceva! Assurdo come
in così poco spazio si dimenava come fosse impossessata dal demonio. Io gli urlavo “basta” ma lei per dispetto scalciava ancora più forte.
Mi svegliai di malavoglia quel mattino e chiesi a Sarah se nel pomeriggio mi poteva accompagnare al supermercato per
fare due commissioni e lei, come sempre accettò di buon grado.
Me lo ricordo come se fosse ieri: era il 25 ottobre 2010. l’orologio dello stabilimento segnava le 18:30 e mi sentivo
più strana del solito, come se stesse per succedere qualcosa. La commessa mi aveva notato e aveva deciso di aiutarmi
con le borse della spesa. Io e Sarah eravamo nel reparto di cosmetica quando sentii i pantaloni bagnati, ma non era pipì.
Presa da un attacco di panico guardai per terra: era acqua!
- Il fagiolo sta per uscire!- urlai con tutta la mia forza.
Sarah cominciò a urlare e imprecare, la commessa ci portò in bagno e li cominciò un duro e faticoso travaglio che varebbe portato una nuova vita.
  
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