037 Match
Partita/Compagno/Coppia/Fiammifero
“Quando si gioca al gioco del trono, o si vince o
si muore. Non esistono terre di nessuno”, Il Trono di Spade, George R.R. Martin
Roy si trovava in uno di quei momenti di
indecisione critica: aveva detto quello che gli passava per la testa, esponendo
completamente il fianco al nemico, giusto per tastare il terreno. Un terreno
scosceso e franante, molto più di quanto avesse messo in previsione.
Pentirsi o meno di aver parlato, di essersene
uscito con una battuta di cattivo gusto come “Qualche diceria… Roba da
barzellette… Tipo che il Comandante Supremo sarebbe un homunculus e roba del
genere”?
Ma soprattutto, ora, come avrebbe dovuto agire?
Come avrebbe fatto a risalire la scarpata in cui era scivolato tanto
rapidamente da non rendersene conto?
Il tempo si era congelato, come la maggior parte
dei pensieri nella sua testa. Per non parlare della lingua. Tuttavia non poteva
certo dirsi completamente pentito di quella decisione così impulsiva che
l’aveva fatto arrivare al Quartier Generale a sera inoltrata: era certamente
caduto in fondo al dirupo, ma ci aveva trovato un bello scheletro. Anzi,
parecchi scheletri, più o meno vecchi.
E poi, la partita non poteva di certo dirsi ancora
conclusa; non finché tutti i partecipanti non avessero mostrato le carte. Il
turno di Roy si era appena concluso, ora spettava a Bradley fare la giocata.
Il Comandante Supremo aveva deciso di cambiare il
terreno di gioco e allo stesso tempo di escludere gli altri partecipanti. Così
Colonnello e Capo di Stato si era ritrovati nello studio di quest’ultimo,
davanti a tazze fumanti di tè, a parlare, confrontarsi.
A poco a poco, ma sempre più rapidamente, Mustang
stava riconquistando la sua freschezza mentale: pensieri, ragionamenti e
strategie si stavano organizzando in maniera sempre più ordinata di momento in
momento. Tutto per colpire il nemico in quella sfida in cui le lingue
risultavano più affilate di spade.
La verità stava finalmente venendo a galla,
incendiando il cuore di Roy ad ogni frase, mano a mano che si faceva strada la
consapevolezza del vero motivo per cui il suo migliore amico fosse morto, dei
piani degli alti ufficiali che si dilettavano in acrobazie da esperti funamboli
in uno squallido doppio gioco, in cui migliaia di innocenti si sarebbero
trovati inconsapevolmente invischiati.
Il fuoco nel suo petto si acuì quando Bradley
nominò la figlia di Meas, una bimba che aveva visto il proprio papà essere
calato in una fossa, ricoperta di terra. Solo qualcuno di inumano poteva aver
provato rabbia nei confronti di una povera orfana. Pertanto reagì di
conseguenza, nuovamente l’istinto prese il sopravvento sulla ragione: minacciò
il suo capo, l’uomo che guidava la Nazione, a cui aveva prestato fedeltà quando
ancora era un giovane che viveva di pane e ideali.
«Anche lei ha un figlio. Con che coraggio riesce a
dire queste cose!»
«Un figlio… Parli di Selim? Eh, già… Selim è
proprio un bravo bambino» replicò Bradley alla provocazione con tono da
teatrante mediocre, che ha imparato a memoria la propria parte e si limita a
ripeterla.
«Cosa pensa che farebbe se venisse a scoprire che
il padre che tanto ammira è un humunculs?».
Il Comandante Supremo non si degnò nemmeno di
girarsi per rispondergli. Continuò a dargli le spalle e con tono assolutamente
rilassato disse: «Stai cercando di ricattarmi? Non ti servirà a nulla. Selim
non potrà mai essere un mio punto debole. Credo che faresti meglio a
preoccuparti per te stesso. Colonnello Roy Mustang».
La fiamma che alimentava il risentimento di Roy si
spense. Come poteva il fuoco di un fiammifero rivaleggiare con l’incendio di
chi personificava l’Ira nella sua essenza più pura?
Allora capì. Capì che Bradley aveva compreso chi
fosse il suo punto debole. Capì che il suo più fidato compagno non sarebbe più
stato al suo fianco. Capì che lui sarebbe stato allontanato dalla sua persona, la
sua metà complementare. Non più una coppia di complici che tramava e si
spalleggiava nella buona e nella cattiva sorte, ma due individui separati e
messi all’angolo contro un avversario che barava in maniera spregiudicata alla
luce del sole.
Riza gli sarebbe stata tolta, sottratta con l’astuzia
e con la forza. Sarebbe diventata un ostaggio, portato nel campo nemico…
Allora, forse, il Colonnello non aveva scartato tutte
le carte in mano.
Nuovamente la fiammella si riaccese, per
scongelare il tempo che nuovamente si era bloccato. “Mai sottovalutare un
fiammifero, Bradley, perché può dar vita a un incendio!”, fu il pensiero di Roy.
Dovrei studiare filologia romanza, invece sono qui, ad aggiornare e a fare un po' di pubblicità occulta (che fa sempre bene!) all'HBO e al telefilm dell'anno 2011 "Game of Thrones - Il Trono di Spade". La citazione è presa pari pari dal libro. Perfetta per descrivere la tensione che si crea tra King Bradley e Roy!
Match è stato problematico; in inglese significa -in ordine: sfida, incontro, partita, coppia, compagno, fiammifero... una caterva e mezza di roba, tutta differente, huppy! Inutilmente sono andata a cercare la lista originale in giapponese da tradurre con l'aiuto di quello strumento notariamente inutile e inaffidabile di google traduttore, ma niente. Probabilmente dovevo cercare di più. Perciò ho cercato di buttare dentro di tutto un po', della serie misto mare! Ma soprattutto, per fortuna che avevo detto che sarebbe stata una flashfic!
Le frasi tra virgolette sono prese dal manga, volume 13, capitoli 50 e 52.
Ora me ne vo sui libri, o almeno mi piace crederlo..., e ringrazio con un abbraccione: hummingbird royaifan, Silvery Lugia, Una Certa Ragazza, One Day