L’erba si piegava dolcemente sotto i capricciosi sbuffi del vento primaverile, mentre nuvole di passaggio assumevano le forme più disparate. Qualche raggio di sole impertinente si intrufolava tra le fitte fronde di quella grande quercia che era il tuo rifugio e la luce faceva scintillare di un rosso vivo i tuoi capelli scompigliati. Così assorto dalla lettura di quell’enorme volume di magia, non ti accorgesti di una figura silenziosa che si stava avvicinando.

D’improvviso sentisti la sua presenza, era stato il vento a tradirlo, portando al tuo naso l’inconfondibile profumo che emanava. Non parlasti, anzi, se era possibile ti facesti ancora più silenzioso ed assorto.
non si usa più salutare un amico? chiese poi la persona di fronte a te con una punta di asprezza nella voce. Doveva essersi accorto che lo stavi volutamente ignorando. senza abbassare il libro sospirasti leggermente per poi dischiudere le labbra
ciao Gellert... il tuo intervento fonico terminò lì.
non essere troppo loquace, mi raccomando! niente, non battesti ciglio a quell’affermazione dal tono leggermente più acido e sarcastico. Lo stavi facendo irritare. Ma cosa potevi farci?
Non saresti riuscito a mantenere il suo sguardo di ghiaccio dannatamente penetrante.

In un battito di ciglia una mano fece abbassare il tuo libro e senza darti il tempo di reagire due labbra morbide sigillarono le tue. Come conseguenza ti tale slancio il vento si fece molto più violento, sferzando i vostri giovani volti e scompigliandovi i capelli.
Non ti importava se ti avrebbe trattato male, non ti importava se ti avrebbe mentito. l’unica cosa che contava davvero in quel momento era che lui fosse lì, accanto a te!