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Autore: firstlost_nowfound    11/02/2012    3 recensioni
-Shhh.-asserì carezzandomi i capelli dolcemente.
-Sono qui, adesso. Non riaccadrà nuovamente-
Ed annunciando solennemente quelle parole spostò le mani dal mio viso baciandomi teneramente le lacrime.
Non poteva essere tutto così perfetto.
Stropicciai gli occhi ed incredula iniziai a scappare da quella soave immagine.
Ma a differenza di un quadro, ella si muoveva e mi seguiva, mi seguiva come se fosse importante il riacciuffarmi.
Come se, dopo molti anni , l’oggetto trascurato doveva ritornare al padrone a qualunque costo.
                                    ...
Ero stanca. Ma non avrei per nulla al mondo tentato di fermarmi.
-Lasciami.- Dissi.
La quiete s’intrufolò nella vicenda.
L’immagine non sembrava intenzionata a mollare la presa.
Ciò m’infastidiva.. M’infastidiva quella assenza di risposta. M’infastidiva la sua ricomparsa nella mia vita. Da quell’attimo in poi non capì più nulla Le sue labbra toccarono le mie e fu come se non avessi avuto più bisogno di sapere. Come se non avessi avuto bisogno di null’altro.
Eloise è una ragazza semplice che vive di ricordi correlati al suo passato di bambina. Dolorosi ricordi che attanagliano il suo cuore sofferente e la tormentano incessantemente.
Un giorno simile agli altri, rincasata dall'università,viene a sapere della ricomparsa di Charlie, la memoria che la tortura, nel suo paese. Come se non bastasse lei e la sua famiglia sono invitati quella sera stessa a casa del sottoscritto per una cena. Cosa mai ci si potrà prospettare da una situazione degeneratasi così gravenemte? Di certo una marea di guai. Riuscirà Eloise ad affrontare tale problema nel migliore dei modi? Questo è tutto da vedere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Come miriadi di stelle cadenti, scendevano giù dal cielo piccoli fiocchi di neve. Il momento magico era all’apice dello splendore. L’immenso aveva acquistato una forma leggiadra.
Ero come in estasi. Avrei voluto non staccarmi da quell’abbraccio gentile.
Mi faceva sentire protetta. Amata.

Il mio viso sfiorava il suo petto percependone quei battiti che rimbalzavano a ritmo insensato.
Se non fosse stato per quel tocco credo che avrei  azzardato a definire il susseguirsi di quegli eventi un qualcosa di surreale.

Continuavo, infatti, ad essere riluttante all’idea di accettare senza capire. Eppure era l’unica cosa che rimaneva da fare oramai.
L’unica cosa che in realtà il mio cuore voleva fare.

Credevo che sarei uscita tardi dalla delicata trappola, ma, evidentemente, mi sbagliavo di grosso.
La bocca non mi diede nemmeno il tempo di riflettere che osò uno:

-Scusa se ti pongo una simile domanda. Ma tu, chi sei?

Dovevo essere impazzita per chiedere una simile atrocità.
Avevo, io, intenzione di negare fino alla morte?
Non sarebbe stato rinnegando che sarei giunta al gradino più alto. Lo sapevo perfettamente.
Come raggelato a causa di un improvviso shock lui si liberò. Liberò me dalla sua costrizione.

-Dobbiamo andare. Disse.

Non riuscivo a comprendere una simile affermazione così come non riuscivo a capacitarmi che si trattasse di una sua risposta al mio inutile ed insignificante interrogativo.
Avevo solamente bisogno di una conferma alle mie teorie, d’altronde. O meglio, avevo bisogno che lui si presentasse come solo un estraneo avrebbe fatto.
Il mio barlume di luce protetto da ricordi lontani non poteva spegnersi per nulla al mondo, così.
Volevo mantenere, ancora per un po’, vive quelle memorie felici.
Difatti conoscevo bene il traguardo che mi si proponeva di raggiungere.
Per tale ragione continuavo a sperare, a sperare di non star contrattando con il concreto.A sperare di essermi magari addormentata in macchina.
Eppure,per quanto si sarebbe potuto protrarre il sogno? Era una tesi piena di falle.
In quel lasso di tempo, utilizzato per ricoprirmi, per lo più, d’ insulsi pensieri nessuno dei due scelse di pronunciarsi.
Vedendo la mia totale assenza di reazione lui soltanto, arrivò con la sua mano alla mia mano e stringendola dolcemente, guidò il mio corpo debole, come si fa con i burattini, in direzione della casa dei Dupont. Della sua casa.

I miei neuroni non erano di certo in funzione in quell'istante perché ricordo un sussurro.

Un ‘’dove mi stai portando’’.

Rimase, eppure, un brusio. Aveva scelto il silenzio al concedermi attenzioni, lui.
La vita stava, ufficialmente, mettendomi in difficoltà per la seconda volta.
   
 
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