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Autore: MartaKim    11/02/2012    3 recensioni
"Chi avrebbe mai immaginato che mi sarei innamorata? Chi avrebbe mai immaginato che avrei desiderato aver un uomo accanto a me? E chi mai avrebbe pensato che quest'uomo fosse una creatura del cielo? Io non lo avrei mai immaginato,ma non avrei nemmeno immaginato di avere un padre padrone dei Cieli."
Ciao a tutti! Sono qui per pubblicare questa mia nuova storia. Il genere è diverso da quella precedente. Questa è una storia D'amore Sovrannaturale. I protagonisti principali sono Roxanne,un'umana come tanti,Andrè un bellissimo ma scontroso Angelo Caduto e Daniel,suo fratello,un Angelo Maledetto pericolosissimo. Sarà un triangolo d'amore pieno di sorprese,dolori,gioie,pianti e tante altre emozioni sia positive che negative. In breve: Roxanne è la figlia dell'Arcangelo più potente,Raphael. Andrè viene mandato per proteggerla dal male. Daniel deve rapirla e consegnarla all'Omega,il signore del male. cosa succederà? Se vi ho incuriosito leggete questa mia storia!! :D
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 La cena.

 
"Daniel?" lo chiamò una voce femminile,difficile da non riconoscere.
"Si,Mary?" rispose,un po’ scontroso.
"Ehm…sei lì da tanto a fissare il vuoto,mi chiedevo se stessi bene." disse lei.
"Credo che questi non siano proprio fatti tuoi." rispose lui. "Quindi puoi anche andare,la tua voce mi sta deconcentrando" aggiunse lui,con il tono più freddo,distaccato e tagliente che avesse mai usato con lei.
"S..si. chiedo perdono,Daniel." balbettò lei ed uscì. Mary aveva l’umore a pezzi,dopo quello che Daniel le aveva detto,questo lo si percepiva dall’odore nell’aria,e questo lo fece sorridere: era proprio un mostro senza pietà. Ma c’era qualcosa che non andava bene nel suo corpo. Dopo l’incontrò con la figlia dell’Arcangelo il suo corpo era cambiato. Che trovasse affascinante conoscerla meglio? No,non poteva essere.
Daniel si alzò ,prendendo le sue cose,e si diresse verso le scale. Incominciò a scendere,quando sentì dei versi e dei rumori. Ah,no. Non erano versi: erano gemiti di piacere. A Quanto pare,questa volta,Paul aveva portato la sua preda in casa. Chissà perché: di solito lui non faceva sesso con loro prima di succhiare il loro sangue. Daniel non ci volle pensare più di tanto. Sperò per lui che,almeno,fosse bella e il suo sangue buono. Continuò a scendere le scale e,appena arrivato al pianoterra , si diresse alla porta. Si accorse,senza girarsi,che Mary lo stava guardando sempre con quell’aria triste,ma non la degnò neanche di uno sguardo e,sotto i suoi occhi tristi,aprì la porta per uscire.
Si diresse alla macchina per poter raggiungere il solito luogo dove sceglieva una prostituta per soddisfare la sua sete si sangue. Solita monotonia. Fece uno giro con la macchina e passò davanti un ristorante. Gli umani andavano lì con le loro anime gemelle o con quelle che credevano anime gemelle. Ormai gli umani prendevano fidanzate/i e mogli/mariti per poi tradirli. Che patetici. Lui non l’avrebbe mai fatto,lui non avrebbe mai portato una donna in un ristorante. Riportò lo sguardo davanti a se,ma i suoi occhi si fermarono su una donna con i capelli ricci di un castano chiaro. Eppure quella persona l’aveva già vista. Parcheggiò e controllò meglio. Era proprio la signorina De Andrè. Ecco perché era impegnata oggi. Di fronte a lei c’era un uomo che all’inizio non riconobbe subito. Ma quando lui voltò lo sguardo nella sua direzione lo riconobbe. Andrè. I loro occhi si incontrarono e,mentre Daniel sorrideva,lui si irrigidì sulla sedia. Daniel gli mandò un bacio volante e un occhiolino. Lui lo fissò in cagnesco e questo scaturì una grossa risata in Daniel. Ridendo ritornò alla macchina e ripartì verso le prostitute. Prese il cellulare e chiamò una persona che mai si sarebbe sognata di chiamare: L’Omega.
"Dimmi,Daniel" rispose una voce rauca e cavernosa.
"Ho trovato la figlia dell’Arcangelo a quanto pare anche loro l’hanno trovata." disse lui,sorridendo tra se.
"Ottimo. Sento che questo ti eccita. Non fallire." disse l’Omega.
"Contro Andrè non fallirei mai." rispose e riattaccò.
Dopo poco trovò la puttana che cercava e la portò in campagna.
"Fai tutto quello che devi fare" disse porgendoli 100 euro. Lei li prese,con un sorriso, e se li mise nel reggiseno.
Mentre lei si muoveva su di lui,Daniel pensò a Roxanne e ad Andrè. Si,quella missione gli sarebbe piaciuta da matti,pensò sorridendo.

***

La serata stava andando benissimo,se non fosse stato per quella persona che aveva visto. Daniel. Era tornato. Ed era tornato per contrastare la sua missione,questo lui lo sapeva.
Roxanne era intenta a mangiare,quando lui lo aveva visto fuori dalla vetrina. Daniel gli aveva sorriso e,con un occhiolino,gli aveva mandato un bacio volante. A quel gesto,Andrè non era riuscito a trattenersi e aveva ringhiato. Roxanne se ne era accorta e ora continuava a fissarlo come se fosse impazzito. Poco dopo Daniel era sparito,andato,scomparso nel buio della notte. E lui continuava a guardare la finestra da cui lo aveva visto.
"Va tutto bene,Andrè?" chiese Roxanne. Girandosi per trovare cosa Andrè stesse guardando,con tanta intensità.
Andrè spostò il suo sguardo nel suo e ne rimase incantato : quello azzurro così profondo lasciava intravedere la preoccupazione che la tormentava.
"No,scusami stavo pensando ad altro." disse lui,con un tono sinceramente dispiaciuto.
Lo sguardo di Roxanne si intenerì e,sorridendogli,disse "Non preoccuparti. L’importante è che tu stia bene." e con un ultimo sorriso,tornò a mangiare il suo piatto. Il modo in cui muoveva la mascella,la grazia con cui mangiava e beveva lo incantava. Eh,si. Se ne stava andando.
"Mi stai guardando." disse lei,senza alzare lo sguardo. Il suo cuore perse un battito: colto con le mani nel sacco! Andrè trasalì e fu colto dalla sorpresa. Nessuna ragazza,senza guardarlo, si sarebbe accorta del suo sguardo.
"Sono incantato da te." rispose lui. Oh,perfetto. Doveva essere impazzito se le stava dicendo questo. Lui si maledì,imprecando. Lei alzò lo sguardo e sorrise.
"Ti starai chiedendo come facevo a sapere che mi stavi guardando,senza alzare gli occhi dal mio piatto." disse lei,con nonchalance. Davvero strabiliante,quella donna.
"In effetti,si." ammise lui.
"Ci sono abituata." disse,tranquillamente, lei guardando altrove.
"In che senso?" rispose lui,davvero incuriosito. Non capiva il significato di quella affermazione.
"Le persone continuano a guardarmi come se portassi un costume di carnevale a Natale. Prima pensavo che fosse perché io non sono originaria di qui. Ma con il tempo ho capito che era perché sono carina." disse lei,continuando a fissare la parete. Andrè per poco non si strozzò con il vino rosso. Carina?! Lei si definiva carina?!  
"Carina è una parola troppo piccola per spiegare la tua bellezza." rispose,subito,lui. Si pentì di averlo detto. Fece un colpo di tosse e lei,continuando a fissare la parete,sorrise.
"Parlami un po’ di te,Andrè." disse lei,riportando lo sguardo su di lui. Magnifico e ora cosa avrebbe detto?
"Solo se dopo sarai tu a parlarmi di te." disse lui,temporeggiando. Per lui era difficile parlare del suo passato perché non poteva dirle di essere un angelo cacciato dal paradiso.
"Affare fatto." disse lei,sorridendo. Un sorriso stupendo. Prese il bicchiere riempito di vino e ne bevve una sorsata.
"Bhè non sono nato qui,ma a New York. Ho girato il mondo,sono andato in Spagna,Germania,Italia,Francia,Cina,India,Grecia,Corea del sud e infine sono venuto qui. Conosco molte lingue come il francese,lo spagnolo,l’italiano,il tedesco,il cinese, il coreano,il portoghese,il greco,perfino il latino e,ovviamente,l’inglese e l’americano. Adoro fare passeggiate la notte osservando il mare e il cielo. Non sono un tipo romantico,anzi a volte sono molto scontroso,ma per chi mi conosce bene so essere gentile. Ho studiato un po’ dappertutto quindi credo sia inutile chiedermi che scuola ho frequentato di preciso. Tutto qui,la mia vita non è granché." disse lui,con un’alzata di spalle. Infondo in quel che diceva c’era della verità. Pensò di aver parlato così in fretta da non farle credere nemmeno ad una sua parola.
"Posso farti delle domande?" chiese lei. Sembrava sicura che quella fosse la sua vera storia e voleva saperne di più,visto che lui aveva detto il minimo indispensabile.
"Certo." rispose,sorridendole. Era curioso di vedere cosa gli interessava sapere della sua vita.
"Visto che hai viaggiato molto e di continuo,hai intenzione di andartene da qui?" la sua voce parve incrinarsi un po’ e,a quel gesto,il suo cuore perse un battito. Le interessava di lui?
"Per adesso no." rispose lui,sincero. Lei parve sollevarsi,ma poi si rabbuiò. Lui cercò di vagare nella sua mente e capì un suo pensiero : 'se non se ne va vuol dire che sta con qualche persona importante per lui..magari..'. Quella donna credeva che lui avesse una fidanzata e che,per starle vicino,non sarebbe partito. Che sciocca. Si lui voleva una ragazza,solo che lei non capiva che quella ragazza era proprio lei.
"Bene.." disse lei,con un finto sorriso. Lui sentiva che quella domanda la stava tormentando e volle fargliela esprimere.
"Cos’altro vuoi chiedermi?" chiese lui."E non mentire,so benissimo che hai un’altra domanda da chiedermi." aggiunse per convincerla.
"Vero."cambiò posizione e si sporse verso di me per fissarmi,intensamente,negl’occhi. Il mio sguardo,involontariamente ricadde sui suoi seni,ma subito lo rialzai. Non avrei mai voluto mancarle di rispetto e,sinceramente, mi attirava di più la sua “Io” interiore.
"Dimmi" disse lui,sporgendosi verso di lei. Ora mancavano pochi centimetri tra i loro corpi. Nell’aria si sentiva un energia pazzesca.
"Hai,ehm,avuto..relazioni?" chiese lei. Wow. Per quanto io sapessi già che mi avrebbe chiesto questo,quella domanda ebbe il potere di farmi spalancare gli occhi e battere forte il cuore.
"No,non mi sono legato a nessuno,ultimamente." rispose lui e,senza fermarsi,aggiunse"L’ultima relazione è successa tanti anni fa e ormai non fa più parte della mia vita."
Vero,l’ultima volta era stato due secoli prima quando si era innamorata di un’umana ed era stato cacciato dal paradiso. Lui poteva vivere con lei,ma non si accorse che lei era malata e poco dopo morì. Quella morte lo aveva distrutto,ma ormai era acqua passata.
Lei parve rilassarsi e gli rivolse un sorriso che suscitò in lui una reazione mai provata prima. Tra di loro passo un filo di energia,ancora più potente dell’energia che si percepiva prima,che li collegò come due cavi elettrici. I loro volti erano molto vicini e le loro labbra ancora di più. Anche lei parve accorgersene e,nello stesso momento,si allontanarono entrambi. Lui si era allontanato perché non riusciva a capire cosa stesse succedendo,ma lei si era allontanata perché credeva che lui fosse troppo per lei. Davvero non si accorgeva della sua bellezza. Adesso era ansioso di sapere meglio la sua storia.

***

Cos’era successo poco fa? Era come se un filo li avesse uniti. Le loro labbra erano vicinissime. Dio,che emozione che aveva provato! Rimasero a guardarsi e nei suoi occhi vide come se un’emozione lo stesse tormentando all’interno: occhi azzurro chiaro,ma che rispecchiavano un fuoco.
"Adesso tocca a te con la tua storia." disse lui,con una voce molto sensuale e un po’ rauca. Dio,avrebbe voluto ascoltare sempre quella voce.
"Giusto." disse lei."Neanche io sono originaria di qui,come ti ho detto prima. Sono nata a Philadelphia,ma non so le mie origini. Sono stata trovata,appena nata, in una cesta davanti l’orfanotrofio. Sono cresciuta,fondamentalmente,lì dentro. Dopo sono stata adottata da una famiglia che ha saputo amarmi e che mi accolto con tanto calore e affetto. Ho voluto un sacco di bene a loro,ma non mi sono mai integrata interamente. Perché anche se mi avevano accolto e tenuto con loro per molto tempo,io non li sentivo come la mia vera famiglia." Nel suo sguardo c’era tristezza,troppi ricordi si stavano insinuando in lei."Ho studiato per un liceo poco irrilevante e,appena ho finito la scuola,ho cercato lavoro. Ho trovato lavoro qui,per un giornale, e sono partita subito senza tanti saluti. La mia famiglia era felice per il lavoro che avevo trovato,ma triste per la mia partenza. Io invece? Bhè,ero triste,si,ma non più di tanto. Il lavoro non è male,la paga buona,esatta per mandarmi avanti. Sai benissimo che abito in una stanza di un albergo e sono in cerca di un appartamento da prendere in affitto,che costi poco ovviamente. Il mio capo flirta ogni giorno con me,ma con nessuna speranza perché non mi interessa uscire con gli uomini."fece una piccola pausa e poi aggiunse"Bhè tranne ora." e abbassò lo sguardo,arrossendo.
"Tocca a me per le domande."disse lui,scaltro.
"Ok. Dimmi tutto." rispose lei,ritrovando la calma. Sembrava che si staessero sfidando l’un l’altro.
"Da quanto hai detto,ho capito che non sei legata a nessun uomo,giusto?" chiese lui,penetrandomi con lo sguardo. Il suo cuore perse un colpo.
"Esatto." doveva essere forte. Cercò di mantenere uno sguardo tranquillo.
"E,se ho capito,che sei in cerca di un luogo dove vivere che costi poco,giusto?"domandò lui,di nuovo. Non riuscivo a capire dove volesse arrivare a parare.
"Esatto. Ma queste non sono vere domande,sono solo affermazioni. Dove vuoi arrivare?" chiese lei,ormai troppo curiosa di arrivare al nocciolo della questione.
"Hai ragione,non sono domande. Dove voglio arrivare? Bhè voglio offrirti un’opportunità imperdibile." disse lui,con un sorriso malizioso ed un’espressione indecifrabile: nel suo sguardo c’erano fuoco e…incertezza?
"Spara." disse lei,avvicinandosi sempre di più. Il corpo,ormai,si muoveva da solo.
"Voglio che vieni a vivere con me." disse lui,tornando serio. Una luce gli passo negl’occhi. Lei non riuscì a credere a ciò che aveva appena detto.
"Cosa?!" urlò. Quando si accorse di aver alzato la voce e che tutti nel ristorante la stavano guardando,abbassando la voce aggiunse "Sei impazzito?"
"Assolutamente no. Io vivo con due miei amici e abbiamo altre stanze per gli ospiti puoi venire da noi,così non pagheresti niente e mentre cerchi un appartamento da prendere in affitto accumuleresti più soldi." disse lui,avvicinandosi ancora di più.
Adesso erano così vicini che il suo respiro le arrivava in faccia. Non riuscì ad aprire bocca.
"Andiamo,ti mostro la mia casa." disse lui,con voce sensuale. Sembrava essere sotto incantesimo. Senza riuscire a parlare lei mosse la testa in un cenno affermativo e lui si alzò. La prese per mano ed uscirono. Il vento l’aiutò ad uscire da quella trance,ma camminò lo stesso fino alla macchina ed era pronta per farsi accompagnare i casa sua. Era del tutto impazzita.

Ecco qui il mio sesto capitolo! Allora,cosa ne dite? Vorrei ringraziare le persone che continuano a leggere e recensire questa mia storia.. Rowoonnie,In the cube baby e Whity. Grazie mille,voi recensite questa mia storia,mi fate sorridere e mi fate continuare a scrivere. Grazie mille. Spero che anche questo capitolo vi piaccia! Scusate se metto troppa suspance,ma sono abituata a fare così. Diciamo che la cosa mi diverte ahah E poi così vi posso legare alla storia :) Grazie anche a tutti coloro che leggono in silenzio. Al prossimo capitolo,recensite in tanti!
Con affetto,
Kimmie :3

 

  
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