L’insospettabile
Genesi
della Mappa del Maladrino.
“Quel
manca-boccini di Lucas Taylor sta di
nuovo parlando con Lily.” Mugugnò James a bocca
piena.
“Scusa,
non ho capito, il bacon attutiva i
suoni; con chi ce l’hai, amico?” domandò
Sirius rivolgendo verso il Grifondoro
un ghigno divertito.
Peter
si affrettò ad anticipare le parole di
James: “Ha detto che Taylor di Tassorosso sta di nuovo paperando con Lily!”
Sirius
scoppiò a ridere. “C’è un
doppio senso,
Pete?”
I
Malandrini si trovavano in Sala Grande per la
colazione. Da qualche mattina, ormai, il primo pasto della giornata
andava
sistematicamente di traverso a James Potter, che assisteva impotente
alle
avances dirette a Lily del nuovo Capitano e Cercatore di Tassorosso.
“E
nemmeno mi parla.” Si lamentò James con aria
afflitta, scompigliandosi i capelli con lo sguardo ben fisso sulla
Evans seduta
al tavolo di Grifondoro; le attenzioni di lei, però, erano
rivolte in
tutt’altra direzione, dal momento che il prestante Taylor le
si era appena
accomodato a fianco.
“Dopotutto
non puoi aspettarti che lei ti
accolga a braccia aperte, quando solo due giorni fa ha scoperto che per
tutta
la settimana scorsa hai preso il mio posto con la Polisucco per fare la
ronda
serale insieme a lei!” lo rimbeccò severo Remus,
glissando sulla sua parte di
responsabilità in qualità di neo –
Prefetto.
Ma
James non lo stava nemmeno ascoltando; si
era alzato in piedi e si era diretto con falcate rabbiose verso
l’altro lato
della tavolata rosso-oro e si era piazzato, mani sui fianchi, davanti
al
malcapitato Lucas Taylor.
“Aria,
vermicolo. Non puoi stare qui, questo è
il nostro tavolo. – piegò la schiena quanto
bastava per poter passare un
braccio intorno alle spalle di Lily – Mio e della
Evans.” Finì la frase con un
tono allusivo, indirizzando alla ragazza uno sguardo malizioso.
Lucas
Taylor non cercava rogne. Fece un sorriso
accondiscendente a Lily con l’aria di chi la sapeva lunga, e
senza dire una
parola girò alla larga.
James
sospirò di sollievo.
“Esci
con me, Evans?” Domandò a bruciapelo.
Lily
fece una faccia schifata. Si liberò con
uno strattone del braccio di James che la circondava e si
alzò in piedi
furente.
“Non
hai capito niente, Potter. Non avevi il
diritto di cacciarlo! Devi lasciarmi in pace. Devi lasciarmi vivere. Non puoi controllare ogni mia
singola mossa!” E a passo spedito si diresse verso il pesante
portone di legno
per uscire dalla Sala Grande. “E , no, non uscirò
MAI con te!” Urlò, per poi
scomparire, i lunghi capelli rossi che le si agitavano ribelli lungo la
schiena
seguendo il ritmo veloce del suo passo.
Le
spalle di James si afflosciarono tutto d’un
colpo. Tornò a sedersi vicino agli altri Malandrini, senza
che nessun altro in
Sala Grande si preoccupasse più di tanto di quello che era
successo. Era un
copione ormai collaudato.
“Su
una cosa ha ragione, Jamie –si azzardò a
precisare Sirius dandogli una pacca sulla schiena- non puoi controllare
ogni
suo movimento.”
James
sembrò illuminarsi, e sul suo viso si
aprì un sorriso furbo.
“Oh.
Oh, sì che posso.”
~
~ ~
“Non
riuscirò a camminare per giorni” disse
Peter con il suo solito tono lamentoso e strascicato, quello che, di
solito, lo
catalogava come ‘vittima’ della situazione. Ma, in
quel momento, nessuno dei
Malandrini avrebbe potuto prenderlo in giro. Peter Minus, Remus Lupin e
Sirius
Black erano relegati nel Dormitorio Maschile del V Anno; ognuno aveva
un dolore
di cui lamentarsi, tutto per colpa del loro amico e quarto malandrino,
James
Potter.
Peter,
in particolare, stava affogando i piedi
in un pediluvio, massaggiandosi le caviglie. “James
è pazzo. Davvero. Sapete
quando tempo ho passato a girare il settimo piano e le torri? Mi ha
obbligato a
contare tutti i passi che separano la Torre di Astronomia da quella di
Divinazione!”
Nessuno
degli altri due, però, sembrava voler
stare a sentire le sue lamentele. Remus, immerso nel suo tema di
Incantesimi,
aveva il naso quasi incollato alla pergamena e con una grafia elegante
e
raffinata, stava descrivendo al meglio il movimento che la bacchetta
avrebbe
dovuto fare per eseguire un Incantesimo di Ostacolo.
“Non
dirlo a me… - Sirius se ne stava sdraiato
a pancia in giù in una posizione insolita, tenendosi la mano
sul fondoschiena
con una smorfia in volto- l’armatura del terzo piano mi ha
mollato un calcio
nel sedere quando sono passato di lì per la quarta volta di
fila.”
Remus
scoppiò a ridere, distraendosi per un
momento dai suoi doveri di studente. “E io mi trovo a fare
compiti a notte
fonda perché il dipinto di Sir Cadogan ha impiegato ore per
dirmi dove si trova
l’arazzo della Fattucchiera Felicia che Balla il Tango con i
Folletti.
Continuava a insistere per darmi lezioni di giavellotto.”
“Dai
Remus, come hai potuto pensare di andare a
chiedere a Sir Cadogan! –sogghignò Sirius con
un’altra smorfia- Lo sai che sta
sempre lì a blaterare su cavalieri e cavalli, spade e
scudi.”
Ma
Remus non lo stava ascoltando; si era di
nuovo immerso nelle due pagine fitte di pergamena. Sul letto di James,
il
quarto, l’unico rimasto vuoto, c’era sua missiva
che avevano letto pochi minuti
prima, in cui Potter li avvisava che cascasse
il mondo, non si sarebbero dovuti spostare dal dormitorio.
“Chissà
che vuole Jamie…” si domandò poi
sovrappensiero Sirius, cercando di cambiare posizione senza fare mosse
dannose
per il suo fondoschiena.
“Magari
Lily ha deciso di accettare il suo
invito per l’uscita a Hogsmeade della prossima
settimana.” Ipotizzò Remus, ma
nemmeno lui ne era convinto.
“Speriamo
di no. –rabbrividì Sirius – Ci
dovremmo sorbire ogni minimo dettaglio del racconto. E gli occhi di
lei… E le
sue guance rosee…” Peter gli fece eco con un
risolino impacciato.
Proprio
in quel momento, James entrò trafelato
e trionfante con una pergamena in mano, e si posizionò al
centro della stanza.
“Tutti
qui, tutti intorno a me!” Esclamò,
mentre il volto e i suoi occhi nocciola brillavano di eccitazione, e la
destra
stringeva la bacchetta.
In
pochi secondi, Sirius si catapultò a fianco
dell’amico dimentico dei dolori, Remus abbandonò
la pergamena e Peter avvicinò
bacinella per il pediluvio e sedia, guardando James con malcelata
ammirazione.
Tutti
e tre si strinsero a cerchio intorno
all’amico che, puntando la bacchetta contro la pergamena,
pronunciò: “Giuro
solennemente di non avere buone intenzioni.”
“Scommetto
che Lily ne sarà entusiasta” ribatté
Sirius ghignando, ma il finale della battuta gli morì in
gola quando scorse
ammirato che la pergamena cominciava a colorarsi. Dopo pochi secondi,
un
sigillo rosso bordeaux campeggiava sulla facciata, e una piuma
invisibile
tracciava poche parole sulla superficie levigata.
I
Signori
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso sono lieti di presentarvi la
Mappa del
Malandrino.
“Ce
l’hai…?” domandò Remus
avvicinado gli
occhiali da lettura al naso, stupefatto.
“Fatta!
Sì, ce l’ho fatta!” esclamò
James
aprendo la mappa; dei puntini comparvero sulla superficie, dei cartigli
con i
nomi di tutti gli studenti di Hogwarts, mostrando in quale posto si
trovavano,
con chi si trovavano, quando si spostavano.
“Questa
mappa mostra tutti, tutti i fantasmi,
tutti gli studenti, i professori e il preside. Conosce ogni passaggio
segreto
per uscire e entrare nel castello.” James batté un
dito contro la pergamena,
poi si avvicinò a questa per individuare un nome ben preciso.
“Amico,
tu sei un genio.” Disse Sirius
sbigottito.
“Non ce l’avrei mai fatta senza di voi –precisò poi James, poi preso dalla fretta esclamò – Una volta che avrete terminato di sbavarci sopra, dovete dire Fatto il Misfatto. Altrimenti potrebbe leggerla chiunque. Ora scusatemi, ma ho visto che Taylor è di nuovo nel Bagno dei Prefetti con Lily. Ma questa volta lo becco. Oh, sì che lo becco!” E detto ciò uscì di corsa dal Dormitorio, deciso ad andare a liberare, di nuovo, la sua amata Evans dalle grinfie di quel bietolone di Tassorosso.
~
~ ~
Quella
mattina i Malandrini si sentivano pronti
al grande evento. Ci avevano pensato molto nelle settimane precedenti,
nei
ritagli di tempo concessi dagli esami del MAGO, e avevano preso una
decisione.
Prima della partenza dell’espresso che li avrebbe portati a
casa per l’ultima
volta alle dieci in punto della mattina bussarono alla porta
dell’ufficio di
Argus Gazza.
Quando
il custode, inciampando su un’assonnata
Mrs Purr, aprì sospettoso l’uscio, li vide
schierati tutti e quattro in piedi,
con le schiene dritte e l’aria solenne.
“Oh.
Siete voi.” Berciò, e fece per chiudere
loro la porta in faccia, quando Sirius, pronto, avanzò per
mettere in mezzo il
proprio piede.
“Mastro
Gazza, la prego, ci ascolti” ridacchiò
Sirius attraverso lo spiraglio.
“Gli
studenti dovrebbero radunarsi nel Cortile
d’Ingresso.” Tagliò corto.
“Lo
sappiamo, ma vorremmo prima darle una
cosa.” Disse ancora Sirius.
“A
noi non serve più.” Aggiunse Peter quasi
commosso.
Gazza
rimase in silenzio a guardarli malevolo,
ma aprì la porta spinto dalla curiosità, non
prima di averli squadrati con
maggior attenzione, alla ricerca di rigonfiamenti nei mantelli che
avrebbero
potuto tradire la presenza di oggetti oscuri. Mrs Purr
sgusciò fuori
dall’ufficio e caracollò verso i Malandrini per
annusare loro le scarpe di
vernice.
“Ebbene
– iniziò James, traendo fuori dalla
manica la Mappa del Malandrino, e sorridendo quando Gazza alla sua
vista fece
un balzo indietro come se temesse chissà quale arma
– Questa pergamena è il
segreto di tutti i nostri successi. È una fedele
amica.”
“Ci
è stata utile” continuò Peter.
“Una
preziosa alleata” confermò Sirius.
“E
con il cuore che piange, vorremmo lasciarla
in eredità alla scuola. Per questo l’affidiamo a
lei.” Concluse Remus.
Sirius
finse di asciugarsi un flusso
incontrollabile di lacrime quando James si sporse in avanti per tendere
la
Mappa al custode, che la afferrò torvo, arricciando il naso
come se stesse
annusando una Caccabomba particolarmente maleodorante. Dopo una breve
pausa,
Gazza brontolò controvoglia: “Come
funzionerebbe?”. Era chiaramente seccato dal
dover domandare qualcosa a degli studenti, specialmente a quattro
combina-disastri come loro.
“Il
nostro compito è terminato insieme alla
nostra carriera scolastica, Mastro Gazza –
sciorinò in fretta Sirius- Buona
permanenza!”
A
un cenno di Remus, i Malandrini si
allontanarono in fretta.
“Non
c’è della Polvere Pruriginosa dentro,
vero?” Gridò il custode alle loro figure
già lontane nel corridoio. Ricevette
in risposta le loro allegre risate: quella sprezzante di James, quella
canina,
quasi un latrato, di Sirius, quella aperta e chiara di Remus e quella
timida di
Peter. 7
Il
custode borbottò tra i denti una qualche
maledizione. Entrò nell’ufficio sbattendo la porta
con un calcio, appoggiò la
pergamena ancora chiusa sul tavolo e la scrutò.
“Allora,
che cosa sei?” sputò, indispettito
dalla sua inutilità di Magonò di fronte a
quell’oggetto magico. Aprì la
pergamena cautamente e sgranò gli occhi quando delle parole
tracciate da
un’invisibile piuma dal tratto sottile comparvero sulla
superficie spiegazzata.
I
Signori
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso consigliano al Signor Gazza di
stare
all’erta e prepararsi, perché finché
questa pergamena resterà nel castello,
l’era dei Malandrini ad Hogwarts non sarà mai
finita.