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Autore: SaltVinegar    11/02/2012    13 recensioni
Qual è la vera storia della creazione della famosa Mappa del Malandrino? Zia Row non ce l'ha mai raccontata, così io e la mia amica abbiamo deciso di provare ad immaginarla. Questa FF è creata per un concorso esterno ad EFP, ma ne è uscito qualcosa di, a mio parere, insospettabilmente carino e così eccoci qui a pubblicarla :)
“Su una cosa ha ragione, Jamie –si azzardò a precisare Sirius dandogli una pacca sulla schiena- non puoi controllare ogni suo movimento.”
James sembrò illuminarsi, e sul suo viso si aprì un sorriso furbo.
“Oh. Oh, sì che posso.”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L’insospettabile Genesi della Mappa del Maladrino.

 

“Quel manca-boccini di Lucas Taylor sta di nuovo parlando con Lily.” Mugugnò James a bocca piena. 
“Scusa, non ho capito, il bacon attutiva i suoni; con chi ce l’hai, amico?” domandò Sirius rivolgendo verso il Grifondoro un ghigno divertito. 

Peter si affrettò ad anticipare le parole di James: “Ha detto che Taylor di Tassorosso sta di nuovo paperando con Lily!”
Sirius scoppiò a ridere. “C’è un doppio senso, Pete?”

I Malandrini si trovavano in Sala Grande per la colazione. Da qualche mattina, ormai, il primo pasto della giornata andava sistematicamente di traverso a James Potter, che assisteva impotente alle avances dirette a Lily del nuovo Capitano e Cercatore di Tassorosso.

“E nemmeno mi parla.” Si lamentò James con aria afflitta, scompigliandosi i capelli con lo sguardo ben fisso sulla Evans seduta al tavolo di Grifondoro; le attenzioni di lei, però, erano rivolte in tutt’altra direzione, dal momento che il prestante Taylor le si era appena accomodato a fianco.

“Dopotutto non puoi aspettarti che lei ti accolga a braccia aperte, quando solo due giorni fa ha scoperto che per tutta la settimana scorsa hai preso il mio posto con la Polisucco per fare la ronda serale insieme a lei!” lo rimbeccò severo Remus, glissando sulla sua parte di responsabilità in qualità di neo – Prefetto.

Ma James non lo stava nemmeno ascoltando; si era alzato in piedi e si era diretto con falcate rabbiose verso l’altro lato della tavolata rosso-oro e si era piazzato, mani sui fianchi, davanti al malcapitato Lucas Taylor.

“Aria, vermicolo. Non puoi stare qui, questo è il nostro tavolo. – piegò la schiena quanto bastava per poter passare un braccio intorno alle spalle di Lily – Mio e della Evans.” Finì la frase con un tono allusivo, indirizzando alla ragazza uno sguardo malizioso. 

Lucas Taylor non cercava rogne. Fece un sorriso accondiscendente a Lily con l’aria di chi la sapeva lunga, e senza dire una parola girò alla larga.

James sospirò di sollievo.

“Esci con me, Evans?” Domandò a bruciapelo.

Lily fece una faccia schifata. Si liberò con uno strattone del braccio di James che la circondava e si alzò in piedi furente.
“Non hai capito niente, Potter. Non avevi il diritto di cacciarlo! Devi lasciarmi in pace. Devi lasciarmi vivere. Non puoi controllare ogni mia singola mossa!” E a passo spedito si diresse verso il pesante portone di legno per uscire dalla Sala Grande. “E , no, non uscirò MAI con te!” Urlò, per poi scomparire, i lunghi capelli rossi che le si agitavano ribelli lungo la schiena seguendo il ritmo veloce del suo passo.

Le spalle di James si afflosciarono tutto d’un colpo. Tornò a sedersi vicino agli altri Malandrini, senza che nessun altro in Sala Grande si preoccupasse più di tanto di quello che era successo. Era un copione ormai collaudato. 
“Su una cosa ha ragione, Jamie –si azzardò a precisare Sirius dandogli una pacca sulla schiena- non puoi controllare ogni suo movimento.”

James sembrò illuminarsi, e sul suo viso si aprì un sorriso furbo.

“Oh. Oh, sì che posso.”

~ ~ ~




“Non riuscirò a camminare per giorni” disse Peter con il suo solito tono lamentoso e strascicato, quello che, di solito, lo catalogava come ‘vittima’ della situazione. Ma, in quel momento, nessuno dei Malandrini avrebbe potuto prenderlo in giro. Peter Minus, Remus Lupin e Sirius Black erano relegati nel Dormitorio Maschile del V Anno; ognuno aveva un dolore di cui lamentarsi, tutto per colpa del loro amico e quarto malandrino, James Potter. 

Peter, in particolare, stava affogando i piedi in un pediluvio, massaggiandosi le caviglie. “James è pazzo. Davvero. Sapete quando tempo ho passato a girare il settimo piano e le torri? Mi ha obbligato a contare tutti i passi che separano la Torre di Astronomia da quella di Divinazione!”

Nessuno degli altri due, però, sembrava voler stare a sentire le sue lamentele. Remus, immerso nel suo tema di Incantesimi, aveva il naso quasi incollato alla pergamena e con una grafia elegante e raffinata, stava descrivendo al meglio il movimento che la bacchetta avrebbe dovuto fare per eseguire un Incantesimo di Ostacolo.

“Non dirlo a me… - Sirius se ne stava sdraiato a pancia in giù in una posizione insolita, tenendosi la mano sul fondoschiena con una smorfia in volto- l’armatura del terzo piano mi ha mollato un calcio nel sedere quando sono passato di lì per la quarta volta di fila.”

Remus scoppiò a ridere, distraendosi per un momento dai suoi doveri di studente. “E io mi trovo a fare compiti a notte fonda perché il dipinto di Sir Cadogan ha impiegato ore per dirmi dove si trova l’arazzo della Fattucchiera Felicia che Balla il Tango con i Folletti. Continuava a insistere per darmi lezioni di giavellotto.”

“Dai Remus, come hai potuto pensare di andare a chiedere a Sir Cadogan! –sogghignò Sirius con un’altra smorfia- Lo sai che sta sempre lì a blaterare su cavalieri e cavalli, spade e scudi.”

Ma Remus non lo stava ascoltando; si era di nuovo immerso nelle due pagine fitte di pergamena. Sul letto di James, il quarto, l’unico rimasto vuoto, c’era sua missiva che avevano letto pochi minuti prima, in cui Potter li avvisava che cascasse il mondo, non si sarebbero dovuti spostare dal dormitorio.

“Chissà che vuole Jamie…” si domandò poi sovrappensiero Sirius, cercando di cambiare posizione senza fare mosse dannose per il suo fondoschiena. 

“Magari Lily ha deciso di accettare il suo invito per l’uscita a Hogsmeade della prossima settimana.” Ipotizzò Remus, ma nemmeno lui ne era convinto.

“Speriamo di no. –rabbrividì Sirius – Ci dovremmo sorbire ogni minimo dettaglio del racconto. E gli occhi di lei… E le sue guance rosee…” Peter gli fece eco con un risolino impacciato.

Proprio in quel momento, James entrò trafelato e trionfante con una pergamena in mano, e si posizionò al centro della stanza.

“Tutti qui, tutti intorno a me!” Esclamò, mentre il volto e i suoi occhi nocciola brillavano di eccitazione, e la destra stringeva la bacchetta.

In pochi secondi, Sirius si catapultò a fianco dell’amico dimentico dei dolori, Remus abbandonò la pergamena e Peter avvicinò bacinella per il pediluvio e sedia, guardando James con malcelata ammirazione.

Tutti e tre si strinsero a cerchio intorno all’amico che, puntando la bacchetta contro la pergamena, pronunciò: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” 

“Scommetto che Lily ne sarà entusiasta” ribatté Sirius ghignando, ma il finale della battuta gli morì in gola quando scorse ammirato che la pergamena cominciava a colorarsi. Dopo pochi secondi, un sigillo rosso bordeaux campeggiava sulla facciata, e una piuma invisibile tracciava poche parole sulla superficie levigata.


I Signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso sono lieti di presentarvi la Mappa del Malandrino.


“Ce l’hai…?” domandò Remus avvicinado gli occhiali da lettura al naso, stupefatto.

“Fatta! Sì, ce l’ho fatta!” esclamò James aprendo la mappa; dei puntini comparvero sulla superficie, dei cartigli con i nomi di tutti gli studenti di Hogwarts, mostrando in quale posto si trovavano, con chi si trovavano, quando si spostavano.
“Questa mappa mostra tutti, tutti i fantasmi, tutti gli studenti, i professori e il preside. Conosce ogni passaggio segreto per uscire e entrare nel castello.” James batté un dito contro la pergamena, poi si avvicinò a questa per individuare un nome ben preciso.

“Amico, tu sei un genio.” Disse Sirius sbigottito.

“Non ce l’avrei mai fatta senza di voi –precisò poi James, poi preso dalla fretta esclamò – Una volta che avrete terminato di sbavarci sopra, dovete dire Fatto il Misfatto. Altrimenti potrebbe leggerla chiunque. Ora scusatemi, ma ho visto che Taylor è di nuovo nel Bagno dei Prefetti con Lily. Ma questa volta lo becco. Oh, sì che lo becco!” E detto ciò uscì di corsa dal Dormitorio, deciso ad andare a liberare, di nuovo, la sua amata Evans dalle grinfie di quel bietolone di Tassorosso.

~ ~ ~

 

 

Quella mattina i Malandrini si sentivano pronti al grande evento. Ci avevano pensato molto nelle settimane precedenti, nei ritagli di tempo concessi dagli esami del MAGO, e avevano preso una decisione. Prima della partenza dell’espresso che li avrebbe portati a casa per l’ultima volta alle dieci in punto della mattina bussarono alla porta dell’ufficio di Argus Gazza.

Quando il custode, inciampando su un’assonnata Mrs Purr, aprì sospettoso l’uscio, li vide schierati tutti e quattro in piedi, con le schiene dritte e l’aria solenne.

“Oh. Siete voi.” Berciò, e fece per chiudere loro la porta in faccia, quando Sirius, pronto, avanzò per mettere in mezzo il proprio piede. 

“Mastro Gazza, la prego, ci ascolti” ridacchiò Sirius attraverso lo spiraglio.

“Gli studenti dovrebbero radunarsi nel Cortile d’Ingresso.” Tagliò corto.

“Lo sappiamo, ma vorremmo prima darle una cosa.” Disse ancora Sirius.

“A noi non serve più.” Aggiunse Peter quasi commosso.

Gazza rimase in silenzio a guardarli malevolo, ma aprì la porta spinto dalla curiosità, non prima di averli squadrati con maggior attenzione, alla ricerca di rigonfiamenti nei mantelli che avrebbero potuto tradire la presenza di oggetti oscuri. Mrs Purr sgusciò fuori dall’ufficio e caracollò verso i Malandrini per annusare loro le scarpe di vernice. 
“Ebbene – iniziò James, traendo fuori dalla manica la Mappa del Malandrino, e sorridendo quando Gazza alla sua vista fece un balzo indietro come se temesse chissà quale arma – Questa pergamena è il segreto di tutti i nostri successi. È una fedele amica.”

“Ci è stata utile” continuò Peter.

“Una preziosa alleata” confermò Sirius.

“E con il cuore che piange, vorremmo lasciarla in eredità alla scuola. Per questo l’affidiamo a lei.” Concluse Remus.

Sirius finse di asciugarsi un flusso incontrollabile di lacrime quando James si sporse in avanti per tendere la Mappa al custode, che la afferrò torvo, arricciando il naso come se stesse annusando una Caccabomba particolarmente maleodorante. Dopo una breve pausa, Gazza brontolò controvoglia: “Come funzionerebbe?”. Era chiaramente seccato dal dover domandare qualcosa a degli studenti, specialmente a quattro combina-disastri come loro.
“Il nostro compito è terminato insieme alla nostra carriera scolastica, Mastro Gazza – sciorinò in fretta Sirius- Buona permanenza!”
A un cenno di Remus, i Malandrini si allontanarono in fretta. 

“Non c’è della Polvere Pruriginosa dentro, vero?” Gridò il custode alle loro figure già lontane nel corridoio. Ricevette in risposta le loro allegre risate: quella sprezzante di James, quella canina, quasi un latrato, di Sirius, quella aperta e chiara di Remus e quella timida di Peter. 7

Il custode borbottò tra i denti una qualche maledizione. Entrò nell’ufficio sbattendo la porta con un calcio, appoggiò la pergamena ancora chiusa sul tavolo e la scrutò.

“Allora, che cosa sei?” sputò, indispettito dalla sua inutilità di Magonò di fronte a quell’oggetto magico. Aprì la pergamena cautamente e sgranò gli occhi quando delle parole tracciate da un’invisibile piuma dal tratto sottile comparvero sulla superficie spiegazzata.


I Signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso consigliano al Signor Gazza di stare all’erta e prepararsi, perché finché questa pergamena resterà nel castello, l’era dei Malandrini ad Hogwarts non sarà mai finita.

  
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