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Autore: Diana924    13/02/2012    2 recensioni
Mentre si dirige verso il patibolo Maria Stuart ripensa alla sua vita, dall'infanzia dorata in Francia alla prigionia in Inghilterra
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Regine e Amanti-Inghilterra'
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E’ mattina presto oggi quando mi hanno svegliata. Non ho dormito perché mi è stato impossibile. Ho scritto lettere, a mio cugino di Guisa e a mio cugino il re di Francia, ho pregato e ho vegliato. Poi mi sono fatta portare il mio abito rosso.

Rosso come il colore dei martiri, perché anche io come loro sto morendo per la mia Fede.

Troppo giovane per apprezzare quello che avevo, e che mi è stato brutalmente sottratto: il mio regno, mio marito, mio figlio.

Sono nata per essere una regina, per avere una corte che mi adorasse, dei poeti che mi lodassero e dei musici che suonassero per me ma mi hanno tolto tutto.

Sono nata l’8 dicembre 1542 nel castello reale di Linlithgow, figlia di re Giacomo V e della sua seconda moglie Maria di Guisa. Prima di me erano nati due maschi ma i miei fratelli erano già morti, e il mio fratellastro Francesco d’Orleans, avuto dal primo matrimonio di mia madre, viveva in Francia e non poteva essere accettato come un possibile pretendente. Così restavo io, e tutti speravano che fossi un maschio. Pochi giorni prima della mia nascita, il 25 novembre, l’esercito scozzese era stato decimato a Solway Moss, come già era avvenuto ventinove anni prima a Flodden dove mio nonno Giacomo IV perse la vita.

Mio padre invece sopravvisse ma sprofondò nella melanconia, si mise a letto e lì rimase aspettando la morte.

<< Addio, tutto è cominciato con una donna, e con una donna terminerà >> disse quando gli fu annunciata la mia nascita, e sei giorni dopo morì, ad appena trent’anni.

Avevo appena sei giorni ed ero già regina di Scozia, e fu James Hamilton, il secondo nella linea di successione ad assumere la reggenza in mio nome.

Corrotti dall’oro inglese molti nobili si dichiararono a favore del mio matrimonio con Edoardo di Galles, mio zio e figlio di re Enrico VIII d’Inghilterra, in modo tale da poter unire Scozia e Inghilterra.

Mia madre era rimasta francofila e non si fidava della nobiltà per cui mi portò nel castello di Stirling e là il cardinale David Beaton, che a lungo ha considerato un sant’uomo, mi incorono come regina di Scozia.

Le previsioni funeste di mia madre erano corrette infatti non potendomi avere prima il temibile despota Enrico VIII c’invase e durante la battaglia di Pinkie Cleugh annientò le nostre forze, costringendomi a nascondermi nel castello di Stirling.

Non ho ricordi precisi di allora, solo il lago che vedevo dalle finestre e il paesaggio della mia Scozia, che ammiravo ma che non ho mai amato.

Mia madre aveva preferito cercare l’alleanza con i francesi perciò quando avevo cinque anni mi fidanzò con il Delfino di Francia, per poi inviarmi in Francia presso mio suocere il re Enrico II.

Sono stati gli anni più belli della mia vita, e la Francia è la mai vera patria, non la Scozia. I miei parenti Guisa mi hanno sempre coccolata e adorata, specialmente mia nonna Antonietta di Borbone e mio zio Francesco che è stato come un secondo padre per me.

Il re Enrico era bello, giovane e forte. La regina Caterina de’Medici, quella figlia di banchieri fiorentini, era ordinaria ma intrigante come solo gli italiani sanno essere e aveva mille armi.

La vera rivelazione fu però l’amante del re, e alleata dei guisa, Diana de Poitiers. Diana non era giovane ma era di una bellezza che non si dimenticava e il re era innamorato di lei fin da bambino. Diana controllava discretamente e con tatto il re e lei e mio zio il cardinale di Lorena furono di grande aiuto a mio suocero.

Chi mi lasciò senza parole fu il mio primo marito al prima volta che lo vidi, Francesco di Valois. Era minore di un anno di me, ma sembrava incredibilmente gracile e malaticcio, come poi si dimostrò. Eppure mi voleva bene, mi amava teneramente e con lui e le sue sorelle Elisabetta e Claudia passai il più bel periodo della mia vita, il più sereno e il più spensierato.

Ci fu solo una piccolissima ombra sulla mia felicità e fu l’allontanamento della mia governante, lady Janet Stewart vedova Fleming che era figlia di mio nonno. A causa degli intrighi del Connestabile di Montmorency fu allontanata da corte e la fiorentina godette di questo perché dicevano che Janet fosse incinta di un bastardo del re mio suocero. Non so se sia vero ma la sua partenza mi rattristò moltissimo.

Quando ebbi quattordici anni fu deciso che mi dovessi sposare. Ricorderò sempre quel giorno, come ricorderò l’abito che scelsi d’indossare: bianco. In Francia il bianco è il colore del lutto per le regine ma non m’importava, volevo il bianco e lo ottenni. Tutta la corte era lì per festeggiarmi e ci la Messa solenne in Nostre Dame, poi un banchetto al Louvre e per finire balli e maschere.

Francesco era molto emozionato, ma era debole, molto debole, troppo debole e non intendo aggiungere altro.

Un anno dopo, durante i festeggiamenti per matrimoni di Claudia e di Elisabetta e per la vigilia di quello della sorella del re Margherita ci fu in programma un torneo a cui sia mio zio il duca Francesco di Guisa che mio suocero Enrico II di Valois parteciparono.

Mi sembra ancora di vedere quella scena di fronte agli occhi, anche oggi, la lancia del conte Gabriel di Montgomery che si spezza e che trapassa l’elmo di mio suocero che cade da cavallo e il sangue che schizza sulla sabbia, e la regina Caterina e Diana de Poitiers che si alzano di scatto spaventate, e Francesco che sviene.

La corsa al palazzo, e i medici chiamati dalla regina mentre Diana vedeva il suo regno finire. E la diagnosi dei medici che avvisavano che la sorte del re era segnata. Il matrimonio della sorella del re Margherita col duca di Savoia un matrimonio pieno di lacrime e dolore. E la mattina dopo l’annuncio che Enrico II di Valois, re di Francia era appena morto, Francesco era re e io regina di Francia e Scozia.

   
 
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