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Autore: ElloinIlBardo    14/02/2012    1 recensioni
La Guerra delle Anime sta per concludersi, lasciando il mondo nel caos più totale, gli elfi sono ormai esuli dalle loro patrie, e i cavalieri di Solamnia non sono mai stati così deboli. Il popolo di Ansalon, prostrato dalla terza guerra in meno di un secolo, necessità di ordine e giustizia. Un cavaliere delle Tenebre dal cuore nobile sa che al momento solo l'oscurità può riportare la pace nel mondo e metterà tutto se stesso nelle mani del male più profondo per realizzare questo suo desiderio. La storia ruota attorno a quattro personaggi originali, sullo sfondo della guerra delle anime e il periodo subito successivo, mescolando ambizione, battaglie, introspezione e amore!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Colpo magico e lo Scudo scintillante

La luce della sera illuminava debolmente una piccola stanza da letto, creando lunghe ombre sul pavimento,
Dumat era steso su di un comodo letto di legno, dallo stile semplice. Tentò di sollevarsi per guardarsi attorno, ma un intenso dolore al fianco lo obbligò a distendersi nuovamente tra i cuscini, si costrinse allora a ragionare lucidamente. Da quella posizione riusciva solamente a vedere un guardaroba a fianco al letto e una sedia rustica poco distante, qualunque movimento del busto gli causava una grande sofferenza, ma riusciva a muovere senza problema le braccia, così le tirò fuori dalle pesanti coperte che lo coprivano per bussare sul legno e attirare l’attenzione di chiunque vi fosse in quella casa sconosciuta.
Così facendo notò con orrore che le sue braccia erano nude, e, dopo un rapido controllo sotto le coperte, appurò che lo era interamente.
Una donna dall’aria seria entrò nella stanza osservando con freddezza il mezz’elfo, Dumat valutò che era una bellezza particolare, con i capelli mossi biondo scuro, lunghi fino alle spalle, e gli occhi nocciola, indossava un lungo camice bianco macchiato di sangue in più punti, sangue che immaginò essere soprattutto il suo. Il cavaliere aveva visto un camice simile solo indosso ad uno gnomo della gilda agricola, che aveva interrogato a Palanthas qualche settimana prima, e si chiedeva per quale motivo lo stesse indossando una ragazza umana.
‘Chi è lei?’ chiese incuriosito il giovane, la ragazza lo guardò sprezzante dall’alto,
‘Sono un medico, e lei ora è un mio paziente! Ma non si prenda troppe libertà con me, cavaliere di Neraka!
Dovrà restare fermo a letto almeno per altri quattro giorni, e dopo dovrà evitare qualunque sforzo per due mesi, intanto però beva questa!’, si chinò su di lui, sollevandogli un poco la testa col braccio, per accostargli un bicchiere alle labbra.
Lo sguardo del cavaliere cadde sulla scollatura, che lasciava molto poco alla fantasia sul piccolo seno della ragazza, e arrossì, realizzando che, se era stata lei a medicarlo, lo aveva visto completamente nudo.
Dumat fu avvolto dall’odore speziato che proveniva dalla donna e dall’infuso che le stava facendo bere, sentì i suoi sensi sopirsi. . . il dolore al fianco sembrò subito diminuire, lei si rialzò subito e si avviò verso la porta.
‘Capisco che non prova simpatia per i cavalieri di oscuri, ma almeno mi dia l’onore di conoscere il suo nome, io sono Dumat Spellstriker!’
‘Mi chiamo Elloise Brightshield cavaliere, onore mio . . .’, con queste parole chiuse la porta, lasciando il giovane libero di immergersi nei suoi pensieri: Squall che lo lasciava cadere, la ferita, e ora quella casa e quella donna misteriosi, la sua mente resistette però poco, e dopo qualche minuto l’infuso ebbe la meglio su di lui e si riaddormentò tra i morbidi cuscini.

Si risvegliò la mattina dopo con una fame da drago, rimase qualche secondo in ascolto per sentire se la guaritrice fosse in casa, ma non riuscì a sentire nient’altro, se non il cinguettare allegro degli uccelli e il battito del suo cuore, provò poi a chiamarla, ma sapeva già che non gli avrebbe risposto, così scese dal letto e si avvolse una coperta addosso per coprire le sue nudità. Arrivò sino alla porta, prima di accorgersi che la ferita al fianco non gli aveva impedito di muoversi, anzi, ormai nemmeno gli faceva più male. Entrò nella stanza a fianco, un piccolo salotto dove si trovava solamente un tavolino rotondo con due sedie a fianco ed una piccola libreria, con un numero sovrabbondante di libri,  per cui la maggior parte erano impilati orizzontalmente sopra le file ordinate, e alcuni perfino erano appoggiati per terra, sulla parete a fianco vi era un quadro a cui non prestò particolarmente attenzione. Dumat però era alla disperata ricerca della cucina, e  così aprì subito un’altra porta, ritrovandosi in una stanza da letto ancor più piccola di quella che gli era stata assegnata, un’armatura scintillante risplendeva, illuminata dai raggi del sole mattutino, in fondo alla stanza, i simboli sopra di essa erano quelli dei cavalieri della Spada di Solamnia, possibile che quella ragazza fosse un cavaliere? A Dumat non sembrava possibile una cosa simile, visti il fisico asciutto e la giovane età, ma non poteva negare l’evidenza che quell’armatura fosse modellata per una donna della sua altezza.
Si avvicinò per controllarla meglio, e notò subito le riprese e i punti di discontinuità su alcuni punti dell’armatura, segno che doveva essere stata riadattata ad una persona meno robusta rispetto a quella per cui era stata costruita in origine. A fianco a questa vi era poi un magnifico scudo di forma romboide, alto quasi un metro, e raffinatamente lavorato, incastonato con pietre scintillanti, Dumat sentiva provenirvi una potente energia magica.
La pancia del cavaliere brontolò offesa, come si permetteva di ignorare le sue sofferenze per osservare un’armatura.
Si voltò per uscire dalla stanza, ma un’esile figura bloccava la porta, Elloise lo guardava con evidente astio,
‘Cosa ci fai fuori dal tuo letto?’ ringhiò,
‘Scusa, ma sta mattina mi sentivo bene e avevo una fame terribile . . . stavo cercando la dispensa . . .’ Dumat esibì la sua espressione colpevole,
‘Non è possibile  che tu stia già bene, nessuna persona normale potrebbe guarire così velocemente!’ Elloise ignorò volontariamente il tentativo del cavaliere di razziarle le scorte di cibo,
‘Beh, in effetti mi sento un po’ debole, ma il dolore al fianco è quasi completamente sparito’, ammise lui,
‘Dai, presto, torna nella tua stanza, voglio controllare la ferita, e non azzardarti più a gironzolare così liberamente per casa mia!’, la ragazza si scostò per farlo passare,
‘Agli ordini!’, il mezz’elfo le passò a fianco sorridendole.

Dumat fu costretto a rimanere a letto tutto il giorno, anche se la guaritrice aveva ammesso che in effetti la ferita si stava rimarginando ad una velocità sorprendente, per cui si annoiò steso a letto tutto il giorno, mentre la ragazza si trovava nella stanza a fianco seduta a leggere, senza fare nulla per spezzare la noia del suo paziente.
Dopo qualche ora il cavaliere aveva già sviluppato un rapporto conflittuale con il pensiero di Elloise, la odiava per quella specie di reclusione a cui lo stava sottoponendo e per il tono rabbioso con cui rispondeva ad ogni sua domanda, quando gli rispondeva, ma le era grato per averlo salvato, e attendeva con ansia i momenti in cui veniva a controllare il suo stato, soprattutto poiché erano gli unici momenti in cui Dumat facesse qualcosa che non fosse guardare il soffitto.
Verso sera, quando venne per controllarlo l’ultima volta, lo scoprì fino all’inguine per controllare lo stato della sutura che aveva praticato,
‘Se vai avanti a guarire così velocemente entro tre giorni ti potrò già rimuovere i punti.’, commentò in tono asciutto,
‘Devo rimanere qui ancora tre giorni? Ma morirò di noia, non potrebbe per caso prestarmi uno dei suoi libri? Almeno avrei qualcosa da fare!’
‘Certamente!’ rispose Elloise con un tono all’improvviso inquietantemente più dolce, ‘Cosa le interessa?’,
Mum, di solito non leggo molto . . . non saprei, forse leggerei volentieri qualche racconto epico, magari con delle grandi battaglie’ in effetti non si poteva proprio definire un grande lettore, quei pochi libri in elfico che aveva letto da piccolo gli erano sempre sembrati troppo smielati e irreali per la sua mente pragmatica,
‘Che ne dici del canto di Huma?’ chiese la guaritrice, mentre si recava nell’altra stanza per cercare nella sua libreria,
‘Va benissimo, ho sempre apprezzato Huma nei canti, ma non ho mai avuto modo di leggere il poema intero’
Elloise tornò da lui con un tomo di oltre duecento pagine e Dumat dubitò che sarebbe riuscito a finirlo in due giorni, ma magari, tornato a Palanthas avrebbe fatto un salto alla biblioteca per leggerne la conclusione, che, almeno nelle leggende che cantavano i bardi, era la parte che preferiva.
Il cavaliere la ringraziò sorridendo  dopodiché lei uscì dalla stanza borbottando qualcosa come, ‘E questo dovrebbe essere un cavaliere delle tenebre?’

Nel dormiveglia a Dumat pareva di aver udito un ‘Io esco, vado a fare un salto in paese’, per questo una parte del suo cervello non collegò subito l’urlo che udì qualche ora dopo ad Elloise, ma d’altra parte, il suo lato guerriero, pochi secondi dopo, era già completamente sveglio e stava correndo verso il cortile da cui era provenuto il grido.
Quattro orrende creature bipedi rettili formi avevano bloccato Elloise terra e le avevano strappato la camicetta,
‘Maledetti draconici!’ gridò, attirando la loro attenzione, dopodiché iniziò a pronunciare le parole di un incantesimo.
 Due delle orrende creature, aberrazioni dei nobili draghi d’ottone,  lo caricarono senza pensarci due volte, sguainando le loro scimitarre, ma il giovane stregone li schivò con facilità, scaricando contro di loro un potente fulmine magico che li carbonizzò sul posto.
Il terzo era però rapidamente giunto alle sue spalle e Dumat si spostò all’ultimo per evitare di essere tagliato in due dalla sua lama, era però troppo vicino a lui per poter avere il tempo di concentrarsi su di un incantesimo, così lo colpì sul muso, imprimendo nel pugno tutta la forza che aveva in corpo.
Il mostro vacillò un istante e il cavaliere ne approfittò per afferrare con forza la sua spada e disarmarlo, dopodiché, con un rapido movimento, affondò l’arma nei suoi visceri, e subito tentò di riestrarla, ma fu troppo lento, e così rimase bloccata nella creatura, trasformatasi in un istante in pietra.
Stava già recitando un altro incantesimo, per affrontare l’ultimo draconico rimasto, quando si accorse che non ve ne era alcun bisogno, una statua di pietra stava ora bloccando Elloise a terra.
Il mezz’elfo si precipitò a levargliela di dosso, prima che la soffocasse, e notò che il manico di un piccolo coltellino spuntava da sotto lo sterno della statua draconica, doveva avergli tagliato in due il cuore in un colpo.
‘Era il mio bisturi migliore, uff!’ si lamentò la ragazza, mentre si rialzava, stringendosi al petto le vesti strappate, ‘Grazie mille Nerak . . .ehm, cavaliere . . . ti devo la vita!’
‘Te la saresti cavata anche da sola secondo me! Ho visto come hai ridotto quello lì, un colpo precisissimo,complimenti!’
‘Ehm . . . grazie . . . mio padre mi insegnò le basi del combattimento quando ero piccola, ma morì troppo presto . . .’
‘Ah, ora capisco, tuo padre era un cavaliere di Solamnia, quell’armatura era sua, e tu te la sei fatta riadattare!’, Dumat iniziava a capire il perché di tutto quell’astio nei suoi confronti.
‘Esatto . . . comunque rientriamo, quei draconici fanno parte di una grande banda che sta terrorizzando la regione, potrebbero essercene degli altri nelle vicinanze, e io non me la sento di affrontarli così, e immagino anche tu!’, Elloise gli fece notare che stava indossando solo un paio di braghe, oltretutto da donna, che le aveva prestato.
Il ragazzo arrossì vistosamente e si affrettò a rientrare nella piccola casa seguito dalla giovane donna, dopo essersi fermata a recuperare il suo coltellino tra i resti ormai divenuti polvere del draconico.
‘Ti va un tè?’ chiese lei, mentre andava in camera a cambiare i vestiti laceri,
‘Certamente!’ Dumat si sedette su una delle sedie della saletta, attendendo che finisse di cambiarsi, e sforzandosi di non guardare nella direzione della sua stanza, dalla cui porta aperta poteva vedere il bianco profilo della sua schiena nuda.
Decise allora di focalizzarsi su qualcos’altro e il suo sguardo finì sull’unico dipinto della casa, raffigurava un mago dalle cupe vesti nere, ma circondato da una fievole aura luminosa, che stringeva in mano un bastone sormontato dall’artiglio di un drago d’ottone, da sotto il cappuccio, che ne nascondeva il volto erano visibili solamente due luminose pupille, la cui forma ricordava quella di una clessidra.
Il mezz’elfo non impiegò molto tempo per riconoscere il soggetto raffigurato, ma per quale motivo la figlia di un cavaliere di Solamnia aveva in casa un dipinto di Raistlin Majere.






  
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