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Autore: Ginger Si Nasce    16/02/2012    1 recensioni
PRESENTAZIONE: Un'ingombrante raccolta di poesie scritte tra gli 11 e i 12 anni, giudicate scadenti a 13, rivalutate e corrette a 14.
Ho cercato di dar loro un ordine, che non fosse brutalmente alfabetico e la suddivisione in capitoli mi pare l'unico modo per renderla meno pesante.
Più che poesie sono concetti di poesie, che forse, per chi non le ha vissute, non verranno a significare un bel niente. Siate clementi: sono frammenti della mia infanzia.
"Densi cumuli
di mera carta straccia,
farfugliante le bozze di poesie,
già destinate ad un loro oblio mostruoso
di pubblica e privata dimenticanza;
vittime
della stupidità umana"
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A SETTEMBRE (il mio periodo ermetico)

Brandelli di nuvole

Brandelli d’estate

Si rincorrono nell’attesa

Di un sussidiario nuovo

 

ESTATE

(Nata come una canzone per la voce di Fiorella Mannoia sul ritmo di "Amico Fragile". Prego di pensarla come tale)

Ho visto il sole alzare gli occhi sulla Terra,

con tanta sicurezza,

dopo l’ennesima buonanotte,

che mi sono chiesta se davvero si trattasse

dello stesso sole stanco

Del nostro ultimo tramonto.

E ho visto il caldo, laido vento dell’ovest

Soffiare così torbido, da sembrare grigio.

E gli spicchi fradici

di mandarini-ombrelloni

A mille e a mille sbucciati sulla spiaggia.

E mi sono detta: rimanda sempre a domani

quello che è vitale che tu non faccia oggi.

Ed ho pensato agli amici dell’estate

e ai loro irriducibili: «ti ricordi»

come se davvero ci fosse anche solo una singola estate

da dimenticarsi

o da rammentare.

E "rammentare" significasse "rammendare"

I calzini bucati della nostra infanzia.

Quando ancora credevamo possibile

Che esistessero mondi

Al di là di questo

E che bastasse una granita ghiacciata

Per essere partecipi di un’inutile vita

Come se ci fossero cose da fare oggi

o addirittura un domani per poterle rimandare.

Ma era ovvio che un domani ci fosse

Perché era ovvio: domani è già estate.

 

INVERNO

Bianco paesaggio immobile,

deturpato dal morso della neve

implacabile fiocchetta lieve

morde e mastica l’inverno.

Silenziosa si ammucchia precisa

sotto l’occhio spietato del sole

nell’intonaco grigio del cielo

  
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