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Autore: Keskiyo    20/02/2012    0 recensioni
Tessa viene dall’Inghilterra,ama vestirsi in modo appariscente,il contrario è la sua migliore amica: Viola,che ascolta gruppi rock alternative e metal. Si conoscono da sei anni ed entrambe abitano nella più grande città d’Italia:Roma. Hanno diciassette anni e Viola odia la gente che Tessa frequenta. Gente troppo superficiale per Tessa che,per essere integrata a scuola,è costretta ad adattarsi a quelle persone così frivole. In Tessa cambierà qualcosa non appena deciderà di fare un grande “regalo”alla sua migliore amica,andare al concerto del suo gruppo preferito: i Bullet For My Valentine!
Ciaoo a tutti! È la prima volta che scrivo una storia su i Bullet For My Valentine,spero che vi prenda abbastanza per continuare a seguirmi!! Recensite se volete! Grazie,ciaooo!!! 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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È l’una. Sto cucinando il pranzo con un sorriso ebete stampato in faccia. Papà oggi è a Tivoli per un corso di aggiornamento,mamma,invece,torna prima a casa e io devo nascondere la mia allegria dietro tutto questo cibo. Preparo la tavola. La casa mi sembra così deprimente senza un po’ di luce,così spalanco le persiane del salone,quelle della cucina,quelle della mia camera ed anche quelle dei miei genitori. Faccio entrare un po’ d’aria fredda e poi chiudo le finestre.  I pavimenti non mi sembrano abbastanza puliti,così prendo uno straccio,un secchio colmo d’acqua,uno spazzolone ed un detersivo profumato. Butto l’acqua ovunque e inizio a sfregare a terra. Canticchio. << Your tears don’t fall … they crush around me … >>. Finisco di pulire e ripongo tutto dov’era. Apro di nuovo le finestre (e stavolta anche le porte)per far circolare l’aria e far asciugare a terra. Mi chiudo dentro la cucina,l’unico posto ancora caldo. << The conscience calls the guilty to come home! >>. Esco da dove mi ero rifugiata. La casa è finalmente asciutta,così chiudo tutto. La serratura scatta ed entra mia madre dalla porta d’ingresso. << Tessa ma la casa risplende! Oh e anche tu risplendi,qualche bella notizia? >>. Sorride e l’abbraccio. << No,tutto come al solito … >>. Mi mordo le labbra. Ho talmente tanto da dire che forse l’unica cosa davvero importante che devo fare è … distrarmi. Pranziamo.
Mi sistemo i capelli facendomi una coda. Mi metto i vestiti che avevo lasciato sull’anta dell’armadio. Corro in bagno.
Sono pronta e non sono neanche le tre … per quanto dovrò aspettare?

Passa un’ora.

Passa un’altra ora.

E quando sto per rimettermi in pigiama … bussano al citofono. << Ciao mamma!! >>.Mi lancio giù per le scale senza neanche un ultimo sguardo allo specchio. Ho la nausea. Apro il portone. Esco e girandomi verso destra,finalmente lo vedo. Poggiato con la schiena e il piede sinistro contro il muro,le mani nelle tasche del jeans e i capelli che gli scendono davanti. Mi vede e cos’è quello?Un sorriso o un abbaglio di luce?Mi sento le gambe pesanti. In due passi mi raggiunge. Mi dice vicino l’orecchio. << Ciao Tess >>. Mi sento le guance bruciare e poi un gelo glaciale su tutto il viso. I suoi occhi color ghiaccio non mi aiutano.<< Ciao … >>. << Tutto bene? >>. << Sì!!Te? >>. Utilizzando il tono più acuto che ho per nascondere il mio senso di svenimento,sicuramente gli avrò messo fuori uso un timpano. << Sì >>. Iniziamo a camminare,guardandoci intorno. Non rompe il ghiaccio e neanche io,perché è un silenzio piacevole,ci avvolge come l’ovatta in questa piccola atmosfera che si è creata fra di noi. Mi guarda,lo guardo e ogni volta che lo facciamo,ci scopriamo ad osservarci. << Che hai fatto stamattina? >>. << Sono andata dalla mia migliore amica … >>. << E le hai detto di me … >>. Mi fermo e lo guardo incredula. << Come lo fai …? >>. Mi viene la ridarella. La trattengo a fatica. << Le migliori amiche si dicono di tutto,no? >>. << Sì,eh certo,sì!! >>. << Perché sei così nervosa oggi? >>. Indovina un po’!!! Mi fissa e capisce tutto. << Ti ha detto di me,vero? >>. Vorrei sbattere la testa contro un palo.<< Già … >>. << Ci vediamo Tess >>. Fa un passo avanti avanti senza esitazione. Non so cosa sto facendo,ma lo faccio e basta. Gli prendo il braccio e lo tiro indietro con tutta la forza che ho. << No!Tu non andrai via un’altra volta!Ho lasciato la comitiva!Io con te mi sono aperta per come quella che sono davvero!Non voglio stare con il cantante dei Bullet For My Valentine!Mi dispiace se sono nervosa,ma io vorrei che tu fossi Matt … Matt e basta,quello di ieri … quello di sempre … >>. Rimane immobile e poi lo abbraccio,così … improvvisamente. Prima rimane fermo e poi finalmente mi stringe. Sento il suo respiro sui capelli. << Mi dispiace >>.

Mi arriva un messaggio di Viola ma mi dimentico di leggerlo.

Camminiamo sotto le nuvole che ci minacciano,sotto la pioggia che ci sorprende e ci costringe a farci fermare sotto ad un portone.<< Ti piace Roma? >>. Mi chiede mentre guarda altrove. << Sì,mi trovo bene qui e a te piace? >>. << Sì,ma solo per una cosa >>. Non voglio sapere cos’è,perché … magari non sono io quella cosa. << E i tuoi amici? >>. << Non staranno male per un giorno senza di me,dopotutto è una lunga settimana >>. Solo un giorno?Quindi solo oggi?Il Me e lui insieme esiste solo oggi?E gli altri giorni?<< Hey che ti è preso adesso? >>. << Nulla,che fari gli altri giorni? >>. << Vorrai dire cosa faremo gli altri giorni … >>. Mi si illumina il viso. << Eh? >>. << Sì è ovvio ti ho promesso che saremo stati insieme una settimana,approposito … >>. << Cosa? >>. << Che ne dici se domani ti faccio conoscere i miei amici? >>. << Non mi dispiacerebbe affatto >>. << Mi fa piacere … penso starai molto simpatica a Padge >>. << Oh ehm … il chitarrista? >>. Ride. << Ti sei informata eh?Comunque sì lui >>. << Hey non mi offendere e poi ho capito perché stavi ridendo l’altra volta … >>. << Per quale delle tante cose? >>. << I Valentini >>. Ricomincia a sghigniazzare. Lo guardo con fare ironico. << Dimmi un po’ di te invece … >>. Chiedo per farlo riprendere dalle risate. << Bè sono nato a Bridgend,la cosidetta Death Town e sono ancora vivo,giro il mondo con la mia band,mi piace il mio pubblico,ho un figlio,una moglie … >>. Un figlio?!Una moglie?!Ma allora … << Come ti trovi con la tua famiglia? >>. << Questa è una bella domanda,la mia band è la mia famiglia,mia moglie e mio figlio non proprio >>. Rimango allibita. << Ma come puoi dire una cosa simile?! >>. << Non sai la storia >>. << E posso avere l’onore di saperla o devo considerarti un essere crudele e basta? >>. << Forse è meglio se mi consideri un essere crudele e basta,è più facile >>. << Voglio capire Matt … >>. << Non oggi Tessa … >>. << E allora quando? >>. << Presto lo saprai,oggi pomeriggio godiamocelo così com’è >>. Come posso godermi il pomeriggio con tutti questi dubbi,domande e bugie che si frantumano e si ricreano nella mia testa?Guardo da un’altra parte … altrove,dove neanche l’immaginazione di un cieco arriva.
<< Okay … non sono una persona del genere,è solo che con mia moglie Charlotte le cose non vanno bene,io non la amo più ormai da tempo e penso che se non fosse nato Evan,mio figlio,non sarei mai stato in grado di capire lei di che pasta fosse fatta. Ora penso che non riuscirei a raccontarti la storia per intero,scusa >>. << Non preoccuparti,è solo che … è strano
tutto qui >>.
<< Sai cosa ci vorrebbe adesso? >>. << No,cosa ci vorrebbe? >>. << Un thè >>. Mi metto a ridere,l’immagine di Matt che beve da una tazzina,magari anche col mignolino alzato mi fa ridacchiare. << Fai sul serio? >>. << Certo,allora qualche bar? >>. << Ce ne è uno qui dietro. Andiamoci >>.

Prendiamo entrambi un thè ai frutti di bosco e,il nostro pomeriggio tutto ad’un tratto assume lo stesso profumo della bevanda che sorseggiamo.

Torno a casa con i piedi bagnati,la matita sciolta,i capelli sfatti e un timido sorriso di felicità sul volto. 

  
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