An unforgettable 14 February
Definire
di cattivo umore Naruto, quella mattina, era un eufemismo. Lo si poteva
intuire
dal volto, di solito sempre sorridente e buffo, che pareva adatto
soltanto ad
un funerale. Se fosse stato in qualche cartone animato, probabilmente
una
lugubre aura nera lo avrebbe accompagnato per tutto il giorno.
«
Ehi Naruto! Cos’è quella faccia triste?
».
Naruto
fissò il volto rilassato di Kiba Inuzuka
per qualche istante, ignorando la sua domanda.
Lanciò una lunga occhiata al corridoio, annusò
l’aria e riprese a camminare,
sotto lo sguardo attonito dell’amico.
Odore di cioccolata, ed all’orizzonte nauseanti coppiette
tutte love-love.
Se c’era una ricorrenza che Naruto odiava era senza alcun
dubbio San Valentino.
Se qualcuno, che non lo conosceva ovviamente, gli avesse domandato
perché
provava una morbosa avversione verso la “Festa degli
innamorati” la risposta
sarebbe stata molto semplice e patetica.
«…perché
sono single da 18 fottuti anni » pensò
sconsolato mentre entrava in classe.
Non poteva farci niente probabilmente,
la sua sviscerata gelosia, perché quella era,
lo rendeva nero ogni 14
febbraio, per non parlare del White Day.
Da
ottimi amici, quest’ultimi passavano tutta la
giornata a mettere il dito nella piaga, così da migliorare
il suo ottimo umore.
«
Naruto kun….! ».
Ecco,
ogni San Valentino iniziava così.
Sakura Haruno, il suo primo (ed unico) amore adolescenziale se ne stava
di
fronte a lui, sorridendo beffarda, sventolandogli davanti agli occhi
dei
cioccolatini infilati in una busta di plastica.
Naruto
aprì la mano, accogliendo il sacchetto. A
lui toccavano gli avanzi, e di quelli di Sakura avrebbe volentieri
fatto a
meno.
Era diventata quasi una fastidiosa ricorrenza, Ino, Sakura, perfino la
timida
Hinata, che all’inizio non riusciva nemmeno a parlargli senza
farfugliare, gli
portavano i rimasugli dei cioccolatini da loro preparati, nel vano
tentativo di
consolarlo oppure, molto più probabile, di avere un parere.
Naruto, che adorava la cioccolata, quel giorno ne era nauseato in modo
schifoso.
« Assaggiali subito e dimmi come sono! » lo
incalzò Sakura, attendendo
speranzosa un “Sono ottimi” o un
“Deliziosi” che non sarebbe mai arrivato.
Aprì sconsolato il pacchetto, il solo odore lo fece
rabbrividire. Quale miglior
buongiorno se non un manicaretto di Sakura.
S’infilò in bocca un cioccolatino.
No, decisamente non era tagliata per cucinare; più passavano
gli anni più ne
era convinto. Si trovò quasi a compatire Kakashi sensei, che
ogni anno era
costretto ad accettarli e mangiarli a pranzo, sotto lo sguardo sognante
di
Sakura.
«
Com’è?? ».
« Come dire Sakura chan...ehm…non sono proprio
male…però… »
…non
li mangerei nemmeno sotto tortura” terminò
nella sua mente Naruto, salvato dal provvidenziale arrivo del
professore.
Altro
buono lui, che si riduceva a parlare, ogni
anno, di come si fosse dimenticato
di ordinare i fiori preferiti della moglie per San Valentino.
Rimpiangeva quasi
la matematica.
«
Naruto kun, allergico a San Valentino come
sempre? ».
Jiraiya sensei, il docente di educazione fisica, lo salutò
dalle tribune
sorridendo. Naruto non rispose nemmeno. Perché
dovevano tutti infierire maledizione?
Gli
arrivò una pacca sulle spalle nemmeno due
minuti dopo « Verrà anche il tuo turno Naruto kun,
e sarà una ragazza
bellissima. Magari con le gambe lunghe…un bel
seno… »; la faccia di Jiraiya
sensei aveva assunto quasi un’espressione più
pervertita del solito, perso
nella fantasia della sua ragazza
perfetta.
Per
un attimo, solo uno per fortuna, Naruto si
immaginò nel professore, famoso per il suo essere scapolo e
maniaco.
Rabbrividì.
« MAI! » gridò nel panico, risvegliando
il professore ancora perso nei neri
capelli della sua ragazza immaginaria. « Cos—Ehi,
Naruto kun!».
Il ragazzo era letteralmente scappato, ancora perso nel suo viaggione
mentale.
Mai, e sottolineò, mai, si sarebbe ridotto a fare il
pervertito con delle studentesse
perché, dopo essere stato rifiutato dalla ragazza dei suoi
sogni, era rimasto
solo come un cane.
E
proprio mentre correva, quasi travolse la
ragazza sopracitata, il sogno erotico mai realizzato del suo
professore, la
preside Tsunade.
Aveva
un bel rapporto con lei, l’aveva conosciuta
il primo anno, per un serie di incidenti con qualche professore (far
esplodere
il laboratorio era stato un incidente, lo avrebbe giurato fino alla
morte) e,
vista la sua attiva frequentazione dei corridoi, si erano spesso
rincontrati in
seguito.
Tsunade
Senju amava il suo lavoro, era bella, forte,
simpatica, l’esatto opposto dello stereotipo che gli studenti
avevano sulle
presidi; ricordava il suo primo giorno di liceo, caso aveva voluto che
quello
fosse anche il primo giorno di Tsunade Senju nella scuola; si era
presentata
agli studenti sorridendo, vestendo una tuta di un inchiavabile verde
invece di
un tailleur grigio topo e, per salutarli, li aveva minacciati
amorevolmente
annunciando che se qualcuno osava rovinare la fama
dell’istituto avrebbe potuto
attuare terribile punizioni.
«
Naruto kun » lo salutò sorridendo « dove
corri?»
«
Da nessuna parte » rispose semplicemente Naruto
« lontano dalle coppiette innamorate ». Tsunade
scoppiò a ridere, di gusto
anche. « Fammi indovinare, single anche quest’anno?
» riuscì a dire tra gli
sghignazzi.
Da
quando, esattamente, anche professori e presidi avevano
diritto di infierire sulla tragedie amorose degli studenti?
«
Su, non fare il muso » continuò « Hai
solo
diciotto anni, hai tempo ».
Naruto risparmiò il fiato, il solito “sono
diciotto anni che tutti me lo ripetono” non
avrebbe certo sortito l’effetto
desiderato, non funzionava nemmeno con Sakura, figurarsi con la preside
Tsunade.
Mentre
stava per ribattere però, alle sue spalle
apparve Jiraiya che, ovviamente, non mancò di ignorarlo e di
concentrarsi sul
seno abbondante di Tsunade.
Ah no, anche mettersi in mezzo ad uno dei loro soliti litigi no! Naruto
se la
diede a gambe, salutandoli velocemente nonostante la certezza, tra le
grida di
Tsunade e le battutine di Jiraiya, di essere stato completamente
dimenticato.
Fortunalmente,
anche il 14 febbraio finiva. Al
suono della campanella, Naruto se ne tornava a casa, evitava se
possibile Sakura
(non poteva sopportare anche di sentirsi domandare fino alla sfinimento
se,
secondo lui, Kakashi sensei aveva gradito, no?) e si metteva al pc,
magari a
imbottire twitter di insulti verso
San Valentino.
Quando arrivò a casa, tuttavia, le cose non andarono
esattamente come previsto:
posò lo zaino, accese il computer e mise su
l’acqua per il thè, ma proprio
mentre stava per andare in bagno, un rumore attirò la sua
attenzione.
Proveniva dalla camera da letto. Prima di pensare qualunque cosa, la
porta si
spalancò e
sulla soglia comparve un
ragazzo, vestito completamente di nero. Lo fissò dritto
negli occhi, lo fissò
con una pistola in mano.
***
Ciao!
Parla la mia segreteria telefonica… cioè, quella
di Naruto..
Vabbè, se mi avete chiamato sapere anche chi sono.
Cos’è che dovevo dire? Ah si, lasciat—
Bip
«Naruto
kun! Dov’è che
sei sparito? Ti ho aspettato all’uscita di scuola!
Il solito scorbutico! Ci vediamo stasera? Giuro che non
parlerò di Kakashi
sensei!
Richiamami. »
________
Oddio, chi l'avrebbe mai detto, sono tornata nella sezione Naruto di Efp. Ed io pensavo che fosse finita.
Btw, qui Hime \o Benvenuti in questa ff che è stata concepita a San Valentino, ma ero troppo pigra per scriverla (EHMEHMEHM)
Al prossimo capitolo *V* spero sia piaciuta