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Autore: Shade Owl    22/02/2012    3 recensioni
L'Alleanza delle Ombre avrebbe dovuto essere sconfitta, e la Convergenza che sgretolava la barriera fermata. E così è stato: il Pentacolo, sotto la guida di Timmi, ha salvato il mondo dalla distruzione e spazzato via l'Alleanza, nonostante il Tredicesimo Membro, che ne era capo, sia riuscito a sopravvivere. In teoria, a parte questa piccola pecca, ci sarebbe di che festeggiare, specie considerando che Nadine è rimasta incinta.
Ma così non è: il Tredicesimo Membro ha manipolato tutti, dai suoi vecchi compagni fino ai Custodi dell'Eden e, con l'aiuto di Marcus, ha risvegliato l'Anticristo.
E l'Anticristo è in realtà Demon, colui che un tempo fu il più feroce avversario della famiglia di Liz e nemesi di Daniel, l'unico avversario che entrambi sembrano temere veramente. I suoi poteri sembrano illimitati, e nessuno, a suo dire, è in grado di fermarlo.
Quarto e ultimo capitolo della serie Sangue di Demone.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Timmi, in quel ben preciso momento, era a Washington DC ovest, la zona che gli era stata assegnata per l’evacuazione. Xander, Jo e Alis, invece, erano da qualche parte nel South Carolina a sgombrare alcune piccole città di provincia, qualcosa di non troppo complicato che avrebbero potuto fare senza problemi senza tuttavia sminuire le loro abilità.
Nonostante fossero sprovvisti di abilitazione era stato deciso (su sua esplicita raccomandazione) di assegnare loro una zona tanto lontana per coprire più territorio, e così era da una parte riuscito ad allontanarli da sé, mentre dall’altra li aveva messi in condizione di mostrare a tutti quanto sapessero cavarsela bene da soli.
Nadine invece era con Skin e Raven, nello Utah: aveva preferito che andasse con loro due (in alternativa con Trys e Darth), con i quali sarebbe stata meglio protetta. Era più che certo di non poter essere lasciato in pace, ormai: aveva sfidato Demon, l’aveva ferito ed era l’unico demone, per quanto ne sapeva il suo avversario, ad essere pronto a combattere contro di lui. Non era una buona idea tenere Nadine così vicina a sé, quando la sua situazione era tanto delicata.
Era seduto con le gambe accavallate l’una sull’altra sotto un albero del parco più vicino, seccato e nervoso. Se ne stava da solo, con le braccia incrociate, e si masticava la lingua come se fosse un pezzo di chewing gum, e sbuffava continuamente, imprecando tra sé.
Ma quanto ci vuole ancora?Pensò per la ventesima volta.
Ad occuparsi della raccolta vera e propria dei civili, che erano stati sottoposti a un Incantesimo del Sonno dagli Arcangeli, erano alcuni reparti dell’esercito, i quali avevano ricevuto chiare istruzioni di eseguire alla lettera gli ordini delle strane persone che si sarebbero presentate di fronte a loro. Anzi, più strane gli fossero sembrate e più avrebbero fatto bene a dar loro retta, secondo un sudaticcio e preoccupato Presidente.
Specialmente se, a dargli gli ordini, si fossero trovati un mezzodemone irritato dal carattere impossibile.
 
Quello che era certamente un ufficiale, probabilmente un colonnello (non era mai stato tanto bravo a distinguere i gradi) gli si avvicinò rapidamente, raddrizzando le spalle. Aveva i capelli grigi, ma non sembrava avere nemmeno cinquant’anni. Era scolorito presto, decisamente.
- Signore.- lo salutò rigidamente. Se gli sembrava strano chiamare “signore” uno come lui, non lo diede a vedere. Era da ammirare, in questo - Abbiamo trovato una strana creatura, durante le operazioni di evacuazione.- dichiarò rigido - Dice…-
- Se cerca di attaccarvi ammazzatelo, se non fa niente ignoratelo.- sbuffò Timmi, senza nemmeno guardarlo - Piuttosto, datevi una mossa. Ho altro da fare.-
Il colonnello esitò un momento.
- C’è altro?- sbottò il mezzodemone.
- Nossignore.- rispose l’uomo, andandosene.
Sentì qualche parola poco gradevole provenire dal piccolo gruppo di soldati poco lontano, ma li ignorò.
- Sei stato un po’ sgarbato, sai?- disse la sirena, uscendo da dietro l’albero.
Lui si morse la lingua: ma perché cavolo Daniel gli aveva ordinato di portarsela dietro? Non era un’agente, accidenti!
O sì?
- Si tratta di uno Gnomo vagabondo.- proseguì lei - Niente di ostile, andava per i fatti suoi. Non dovrai preoccupartene.-
- Meglio.- sbuffò - Allora, che altro vuoi?-
- Soltanto sapere se devo fare qualcosa, signore.- rise lei.
- A parte andare in un posto tanto buio e affollato?- sbottò - Sì, puoi andare a cercare qualche civile addormentato. Dobbiamo accertarci che non ci sfugga nemmeno un barbone, o rischierebbe davvero la vita. Conto sulla tua empatia. Puoi captare le emozioni anche nel sonno, vero?-
Lei annuì.
- E allora muoviti.-
La sirena si allontanò senza dire una sola parola, lasciandolo da solo.
 
- Qui abbiamo finito, signore.- dichiarò un sottotenente dai capelli rasati quasi a zero - Avete altri ordini?-
- No.- rispose Skin, controllando la cartina - Potete procedere col programma. Dirigetevi a est, come concordato.-
- Sissignore.- annuì l’uomo, voltandosi e correndo via.
Mentre il soldato si allontanava, Raven comparve con un balzo accanto a lui, arrivata da chissà dove. Alle sue spalle trotterellavano Geri e Freki, i lupi grigi di suo padre.
- Allora?- le chiese.
- Niente di strano da segnalare.- rispose rialzandosi - Qualche demone vagabondo, un paio di creature magiche pacifiche, ma niente che possa preoccuparci. Piuttosto, ho registrato un drastico calo delle attività del nostro popolo.- aggiunse - Non ho trovato un solo mago o strega nel raggio di tre miglia, né tantomeno la presenza di magie particolari. Si stanno dando tutti alla fuga.-
- La voce si è sparsa.- osservò Skin.
Raven annuì.
- Ciò potrà solo favorirci.-
Lui si strinse nelle spalle, riponendo la cartina dello stato.
- Nadine?- chiese dopo qualche secondo la Valchiria.
Skin indicò una piccola roccia ornamentale: lei era seduta lì sopra, sola, e pareva essere estremamente depressa.
- Poveretta.- commentò - Non la invidio proprio.-
- Secondo me, Timmi ha fatto la cosa più giusta.- osservò Raven - Ha ragione, in fondo: Demon potrebbe volerlo togliere di mezzo. Con noi è più al sicuro.-
Skin sospirò.
- Bhè, meglio se andiamo a prenderla, dobbiamo spostarci. Fai tu da avanguardia?-
Senza una parola, Raven si dileguò con una rapidità che aveva dell’incredibile, scomparendo tra la folla di soldati e mezzi di trasporto, seguita dai lupi.
- Sì, fa lei da avanguardia.- confermò stancamente Skin tra sé.
 
***
 
Non appena i cinque elementi entrarono in contatto l’uno con l’altro si formò una danzante catena di luce di vari colori, creando un secondo cerchio splendente e luminoso. Immediatamente, le menti dei cinque fratelli vennero invase dai pensieri degli altri: le paure, le fantasie, le ambizioni e i desideri di tutti loro si mescolarono in una matassa intricata e indistinguibile, dove tutto si univa e si confondeva.
Daniel cercò con fatica di controllare il flusso, di separare le i immagini, i suoni, i colori, le emozioni… ma fu impossibile, per non dire inutile.
Tutto si accavallava a tutto, stravolgendo i sensi e annullando la cognizione di spazio e tempo. Gli parve di non essere più nel proprio corpo, di essere diventato una sola, grande entità con i suoi fratelli, un essere che in se univa i cinque poteri e le cinque identità, facendole passare dall’una all’altra senza soluzione di continuità.
Un momento prima era Daniel, un momento dopo era Dante.
Un momento prima era Cannella, un momento dopo era Seth.
Un momento prima era Kate, un momento dopo era di nuovo se stesso.
Tutto cambiava continuamente, in un susseguirsi rapido di nuove coscienze e informazioni. Il taglio che Dante si era fatto a un dito mentre leggeva gli bruciò per un secondo; i capelli di Cannella gli solleticarono l’orecchio; i segni lasciati dagli occhiali di Seth gli fecero prudere il setto nasale; i dreadlock di Kate gli pesarono in testa come un cappello particolarmente voluminoso.
E mentre il suo potere cresceva, sentiva le gambe farsi più molli e deboli, la mente troppo impegnata a trattenere un lembo della propria identità per occuparsi d’altro, ma costrinse il suo corpo a resistere.
Alla fine, quando sentì di essersi abituato abbastanza, si sforzò di estraniarsi da quell’agglomerato di pensieri e sensazioni. Tornò nel suo corpo, ma una metà di lui si rifiutò di ubbidire, rimanendo al di fuori. Sentì che lo stesso stava capitando agli altri.
- Ci… siete?- chiese, parlando con uno sforzo ancora più grande.
Gli parve di sentire una risposta, ma era più che altro una sensazione. Probabilmente era nella sua testa. Forse anche lui aveva comunicato in quel modo, senza rendersene conto.
- Dobbiamo… dirigere la… magia… al ce… centro… del cerchio…- gemette.
I loro poteri uniti confluirono sopra la squama, formando un vortice colorato e luminescente, che brillava con una forza incredibile, avvitandosi su se stesso e risplendendo sempre più.
Bagliori di varie tonalità si susseguivano su di loro, assecondando la rotazione della spirale. La luce era così forte che Daniel non riuscì a tenere gli occhi aperti.
Aumentarono il flusso di magia, e il terreno cominciò a scuotersi. Il cielo si rannuvolò ed emise dei potenti tuoni, mentre il vento prendeva a soffiare più forte. Quelle montagne che un tempo erano state vulcani scoppiarono, eruttando fiumi lava incandescente.
Iniziò a piovere. Sentì più con la mente che con i sensi qualcosa che si formava al centro del cerchio.
Stava funzionando.
 
Passarono delle ore, delle lunghe, noiosissime, snervanti ore che, Timmi ne era certo, avrebbe ricordato come le più inutili e meno produttive di tutta la sua vita, durante le quali non fece altro che osservare il viavai di veicoli e di militari, che spostavano masse di civili addormentati fino al luogo concordato per l’evaquazione.
Poi, finalmente, il colonnello tornò da lui per annunciargli che avevano finito.
- Abbiamo caricato a bordo fino all’ultimo civile qui presente, signore.- dichiarò - Non c’erano ostili da nessuna parte, è tutto tranquillo. L’area è sicura.-
- Siete certi che non ci sia nessun altro?- chiese Timmi, alzandosi.
- Sissignore.- annuì lui.
- E quella ragazza con i capelli verdi? Lei che dice?-
- Conferma quanto ho appena riferito.- rispose l’ufficiale - A dire il vero, è stata lei la prima a dire che avevamo terminato, un po’ di tempo fa.-
Timmi chiuse gli occhi, esasperato.
- Un po’ quanto?-
- Un’ora, all’incirca.-
Il mezzodemone spalancò gli occhi.
- Come, un’ora?- sbottò - Avevo ordinato di smettere di cercare, se lei avesse detto che avevamo finito!-
- Preferivo controllare di persona, signore.- disse il colonnello, senza perdere sicurezza - Con il dovuto rispetto, preferisco fidarmi dei miei occhi che di quelli di una ragazza completamente tocca.-
- Sarà tocca quanto ti pare, ma se non mi sbaglio dovevi seguire i miei ordini!- esclamò Timmi, furioso - Ho delle cose importanti da fare, porca miseria, quante volte devo dirtelo? Il tempo è importante, e tu vai a perderlo così?- trasse un vibrante respiro e si voltò, andando verso la fine dello stradone principale su cui si trovavano loro - Fai avanzare i camion, così la chiudiamo qui!-
Il colonnello non disse una sola parola, ma si capiva che era offeso. Come se a lui potesse importare.
- Posso chiedere come procederà adesso, signore?- chiese invece.
- Userò un trucco degno di Harry Potter per salvare la pelle a tutti.- grugnì lui in risposta - Va bene o devo essere più specifico?-
Lui non indagò oltre, e questa fu decisamente un’idea saggia. Si allontanò, emanando una lieve aura di indignazione e trasmise gli ordini ai suoi uomini; ben presto i vari camion su cui erano stati sistemati gli uomini e le donne addormentati iniziarono ad avvicinarsi, formando delle colonne ordinate e compatte lungo tutto il viale principale. Non appena i mezzi furono pronti, Timmi si piazzò di fronte a loro e alzò le mani.
E ora finiamola, che mi sono rotto.Pensò.
Lentamente, nell’aria di fronte a lui, si aprirono una mezza dozzina diversa di varchi magici, grandi abbastanza da accogliere un intero elefante africano. Una forte luce candida venne emanata dai passaggi, diffondendo una sorta di strano ma piacevole tepore. Era strano, ma anche accogliente.
- Ecco.- disse, voltandosi di nuovo verso il colonnello, che era tornato da lui - Potete farli passare. Io ora vado, e non preoccupatevi se fa corrente, tanto si chiuderanno da soli.-
L’uomo aggrottò la fronte.
- Se ne va?- chiese - Avevo capito che sarebbe rimasto fino alla fine.-
- Sì, ma io ho da fare, te l’ho detto.- sbuffò - E poi, abbiamo finito, per come la vedo io. Ora, se non ti dispiace…-
Si voltò per andarsene, ma trovò la strada bloccata da un armadio in tuta mimetica. Guardando meglio comprese che era un soldato molto grosso, oltre che incavolato.
Cercando di non mettersi a strepitare per l’esasperazione, trasse un profondo respiro e guardò gli occhi irosi dell’uomo, piccoli e incassati sotto una fronte un po’ sporgente. Sembrava un primate.
- Sì?- chiese.
- Chiedi scusa.- intimò quello, con voce carica di minaccia.
- Per cosa, per essere una testa di cazzo?- sbuffò - Non contarci, lo sono da sempre e penso che ci morirò. Ora scusa, ma devo andare.-
Fece per passare oltre, ma quello lo agguantò per il colletto.
- Soldato!- esclamò il colonnello.
Timmi fece un altro profondo respiro e lo guardò con rabbia.
- Dagli retta.- gli suggerì - Ti conviene.-
- Senti…- sbottò l’uomo - Io sto facendo quanto mi è stato detto, ma non ho la più pallida idea di cosa stia succedendo. Non so chi sei tu, ma ho eseguito tutti i tuoi stramaledettissimi ordini alla lettera. E sto per far passare la metà dei cittadini della capitale in quei cosi che nemmeno so dove portano! Ma non ci sto a farmi trattare come una pezza da un ragazzino!-
Avrebbe potuto rispondergli che, per il bene di tutti, sarebbe stato meglio lasciar perdere e rimettersi al lavoro, e spiegare più o meno come stavano le cose e tutte quelle stronzate lì. Ma la sua pazienza aveva un limite, quel giorno più che mai. Ed era stato raggiunto.
Con un guizzo della mano gli agguantò il polso, stringendo forte. Il soldato mollò la presa, gemendo di dolore, e il mezzodemone fece mutare i propri occhi.
- Ora ascoltami.- disse lentamente, cercando di controllare la trasformazione di bocca e corde vocali: le zanne e la voce gli parevano troppo - Io non sono un essere buono, capito? Però sto aiutando gli umani a salvare la pelle, e questo deve esserti sufficiente. Dentro di me ho qualcosa che non vede l’ora di assaggiare te e tutti quelli che sono qui, ma lo tengo sotto controllo perché l’altra metà del sottoscritto ha quasi lo stesso sapore… tuttavia, sarebbe meglio non forzare la mia pazienza, perché potremmo pentircene tutti. Ora torna al lavoro.-
Mollò la presa e se ne andò, lasciandolo lì, a gemere sul polso probabilmente rotto.
- Sirena!- chiamò.
Avanzando lentamente dalla moltitudine di camion, la sirena rispose al richiamo con una calma che aveva quasi del ridicolo. Per un istante, Timmi credette che stesse tentando di farlo arrabbiare anche di più.
- Sai che se l’è fatta addosso?- chiese tranquillamente, accennando al soldato, mentre il colonnello e alcuni commilitoni correvano da lui - Proprio nei pantaloni.-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Che mi mandi il conto della lavanderia.- rispose, tendendole la mano.
- Dove andiamo?- domandò.
- A fare una cosa che non dovrei.- ammise lui, un attimo prima di usare la Proiezione.
 
I Custodi aumentarono progressivamente il flusso di magia, fornendo sempre più sostanza all’essere che stava nascendo al centro del cerchio, ma causando un terribile sconvolgimento nell’ambiente circostante.
Le montagne eruttavano lava con violenza crescente e il terreno tremava con tanta forza che ora numerose crepe si aprivano tutto intorno a loro. Da alcune filtrava anche un po’ di magma, tanto erano profonde.
Molti alberi erano stati sradicati, e le frane si facevano via via più frequenti, mentre la neve in cima alle montagne precipitava fino a diventare una valanga. Il lago ormai ribolliva, emettendo vapore, e la pioggia si era tramutata in tempesta in piena regola, che spazzava l’intera Piana dell’Eternità fino a sollevare polvere e pietre tutto intorno, creando gorghi d’aria che presto sarebbero diventati dei veri e propri tornado.
Daniel comprese di aver fatto la scelta giusta: l’unico luogo dove potevano operare senza paura di danneggiare qualcuno era quello.
Intanto, il corpo della creatura cresceva lentamente ma inesorabilmente, di pari passo con il consumo delle loro forze, prendendo forma e sostanza proprie. Ormai riuscivano a stare in piedi più per forza di volontà che per altro, sfiancati dalla costante opera di modellazione e creazione, complessa oltre l’immaginabile.
Per quella che doveva essere la centesima volta, Daniel si chiese quanto potesse mancare, ma non osava aprire gli occhi o interrompere il flusso, poiché sentiva che, se avesse perso la concentrazione o fermato i propri poteri, tutto il lavoro fatto fino ad allora sarebbe stato inutile. Tutta la sua mente era concentrata solo sul suo compito, sulla missione che si erano preposti: creare un essere demoniaco che fosse in grado di distruggere Demon.
Quanto al cosa farne una volta esaurito il suo compito, quella era un’altra questione.
Sentì Cannella, al suo fianco, cedere e inginocchiarsi a terra. Le strinse la mano, cercando di infonderle la forza che pure lui sentiva scemare. Con uno sforzo immane, o almeno così gli parve, la sua sorellina si rialzò in piedi, e forse disse qualcosa. Magari aveva capito che si era preoccupato per lei e lo ringraziava.
Ma tutti loro erano quasi allo stremo.
 
***
 
Timmi e la sirena erano arrivati a quella che sarebbe stata la loro ultima destinazione prima di dover raggiungere tutti gli altri per la battaglia finale.
Presto il mezzodemone avrebbe ricevuto un richiamo che gli avrebbe dato le coordinate esatte in cui recarsi, e dunque non dovevano preoccuparsi di come trovare Demon più avanti, quanto per il fatto che il tempo a loro diposizione, pur essendo molto, non era infinito.
In quel momento si trovavano di fronte a un enorme e lunghissimo capannone in legno e mattoni, quasi completamente cieco. Le sole finestre presenti erano tutte piuttosto sottili e lunghe, localizzate nella parte superiore delle pareti, appena al disotto del tetto in lamiera. Impossibile dire che, lì dentro, ci fosse nascosta una nave volante.
- Come mai siamo qui?- chiese la sirena.
- Qui conservo alcuni ingredienti magici essenziali.- spiegò il mezzodemone, prendendo una chiave ed aprendo la sola porta presente - Li userò per modificare la Fiaccola.-
Stava per infrangere la promessa fatta a Nadine, perché quella era una promessa che non poteva mantenere, e non l’aveva sperato nemmeno per un momento, nonostante tutto: ne era certo, il Pentacolo avrebbe dovuto combattere contro Demon, e lui voleva essere pronto. Purtroppo, facendolo avrebbe tradito la fiducia di Nadine.
La sirena evidentemente comprese il suo stato d’animo, perché non fece commenti, e di questo le fu estremamente grato.
Entrarono, trovandosi di fronte alla chiglia lucida della nave.
Senza guardarla, Timmi si diresse senza indugiare verso destra, dove si trovava la poppa. Lì accanto c’era una rampa di scale metalliche che portava a un piccolo pianerottolo, su cui si aprivano un’altra porta e un finestrone a pannelli piuttosto grande.
In quella stanza ci teneva un sacco di componenti utili per eventuali riparazioni alla nave: vele di ricambio, assi di legno, sottili tubi metallici per l’intelaiatura delle ali o più spessi per i liquidi di pressione, gomene, parti del timone, bobine per il motore, carburante, valvole…
Su tutto arrivava una scarsa luce data dalle finestre, semioscurate dalle pile e pile di oggetti lì presenti. Timmi raggiunse il fondo della stanza e, dopo aver spostato alcune scatole, tolse dal pavimento un’asse mobile.
- Certo che tu adori proprio i nascondigli sotto il pavimento…- commentò la sirena.
- Sì, bhè… ognuno ha le sue debolezze.- ridacchiò lui, prendendo alcune fiale - Le devo tenere qui perché temo che a Nadine non piacerebbero.- spiegò - Alcuni di questi oggetti sono pericolosi. Certi persino illegali, dal punto di vista umano.-
Prese una ciotola e ci versò dentro dell’acqua, poi la pose sopra un fornelletto a gas e lasciò bollire.
- Spezzetta queste.- disse alla sirena, passandole alcune foglie di coriandolo e frammenti di corteccia di pino.
Lei eseguì, mentre lui pestava con un mortaio alcune minuscole ossa di animale.
Quando l’acqua ebbe iniziato a gorgogliare, la tolse dal fuoco e ci versò dentro le foglie, la corteccia e la polvere d’ossa, così che il tutto assunse una colorazione rosso scuro. Poi aggiunse un po’ di liquido color ambra preso da una fiala e il rosso divenne blu.
- Passami l’assenzio, per favore.-
Lei eseguì, guardandolo curiosa per un istante.
- Sai che contiene modeste quantità di tujone?- chiese - Ed è anche buono.-
- Sì, e se ti azzardi a berlo ti strozzo.- sbuffò lui, versandolo nel preparato.
Il colore non variò significativamente, anche se sembrò scurirsi un poco. A quel punto Timmi prese la Fiaccola e ve la immerse, e la pozione divenne nera.
- È normale?- chiese la sirena.
- Certo che lo è.- rispose il mezzodemone, prendendo un piccolo pugnale d’argento e tendendo la mano - Ora, spero che non ti impressioni troppo alla vista del sangue.-
Passò la lama sul palmo della mano, incidendolo, e fece cadere alcune gocce di sangue nel bacile. Il composto iniziò a sfrigolare e fumare.
- Ecco, questo non è normale.- disse lui - Ma suppongo che non ci si debba preoccupare, in fondo ho messo sangue di demone su un oggetto infuso di sangue di Drago e potere di Daniel. Starà solo reagendo un poco.-
- Ora hai finito?- chiese la sirena.
- No. Ci vorranno un paio d’ore, come minimo.-
- Giusto. Non sia mai che ci semplifichiamo la vita.-
Sorrise, e Timmi fece lo stesso.
- Bhè, credo che ci convenga sederci ed aspettare.- dichiarò lui - Demon ci ha dato ventiquattro ore, e ne sono passare circa la metà. Abbiamo tempo.-
 
Skin e Raven avevano ormai quasi finito di trasferire anche l’ultimo carico di persone che era sulla loro lista, e già i militari stessi si stavano preparando ad attraversare i varchi. Nadine, come già prima, sedeva da sola, stavolta su una panchina di legno. Teneva le mani in grembo, e guardava fisso a terra.
Si sentiva malissimo, tanto che quasi non respirava più. Era solo la sua determinazione ad impedirle di piangere a dirotto.
Si chiese dove fossero gli altri, cosa stessero facendo e come stesse andando, ma soprattutto pensò a Timmi, da solo con la sirena in qualche angolo di Washington, dove Demon o il Tredicesimo Membro avrebbero potuto trovarlo con facilità.
Gli scenari peggiori le balenarono davanti agli occhi, e scacciarli fu estremamente difficile.
- Nadine!- chiamò Skin.
Lei alzò lo sguardo: lui e Raven le stavano facendo cenno di avvicinarsi. Mentre gli ultimi militari oltrepassavano il varco. Dopo di loro non restava più nessuno. Toccava a lei.
Trattenendo un sospiro, si alzò e li raggiunse lentamente, guardando con leggera apprensione il portale lucente alle loro spalle.
- Forza.- disse Skin - Ora tocca a te.-
Lei annuì.
- Cosa c’è dall’altra parte?- chiese.
Skin scosse la testa.
- Non lo so.- rispose - Ma di certo non può essere peggio di quello che ti stai lasciando alle spalle, no?-
Suo malgrado, a Nadine scappò un sorrisetto.
- Grazie, ragazzi.- disse.
Sia lui che Raven scossero la testa.
- Non abbiamo fatto niente.- rispose la Valchiria - Ora vai, coraggio.-
Lei fece un paio di passi verso il passaggio, quando una voce la fece fermare.
- Aspettate.-
Si voltarono tutti e tre, e si trovarono di fronte Marcus.
 
Il mercenario se ne stava a circa tre metri da loro, con le braccia conserte e la spada ancora nel fodero. Sembrava calmo e niente affatto desideroso di combattere.
Ciononostante, Skin sguainò le lame dagli avambracci con uno scatto, pronto ad affrontarlo. Marcus alzò subito le mani e fece cenno di diniego.
- Aspetta.- disse - Non sono qui per questo.-
- Ah no?- sbuffò lui - E allora che cosa vuole il Tredicesimo Membro da noi?-
- Assolutamente niente.- rispose Marcus - Non ho alcun messaggio da parte sua o di Demon. Devo parlarvi, e vengo da parte di me stesso.-
- Cosa vuoi?- chiese Raven, più calma di Skin ma con le mani sui propri machete.
- Vengo per darvi una mano, in un certo senso.- rispose - Voglio dirvi come uccidere il Tredicesimo Membro.-
Skin aggrottò la fronte.
- E perché mai dovresti farlo?- chiese.
- Perché ho… fatto un errore.- rispose, distogliendo lo sguardo - Demon non è controllabile, e il Tredicesimo Membro se ne sta rendendo conto. Ha paura di lui. E io non condivido niente di ciò che stanno preparando.-
- Bhè, mi sembra un po’ tardi, adesso.- rise amaramente Skin - Grazie tante per essere venuto, ora il mondo sta per finire!-
- Non sono qui per avere il vostro perdono.- ribatté Marcus - Voglio solo sentirmi meglio, e avvertirvi. Credo che il Tredicesimo Membro stia andando a fermare l’unico altro che, oltre Daniel, possa minacciare Demon.-
Nadine sgranò gli occhi.
- No!- esclamò.
- Dovete avvertirlo.- continuò il mercenario - Lui è l’unica possibilità di fermarlo.-
- Perché non lo fai tu, scusa?- chiese Skin, furioso - Lui è a Washington, vai lì è…-
- La città è vuota.- spiegò lui - Non c’è più nessuno, hanno già finito. E non ho idea di dove possa essere adesso.-
- Nemmeno noi.- ammise Raven - D’accordo, dicci come si uccide il Tredicesimo Membro, troveremo il modo di riferirglielo.-
Marcus annuì.
- Bene.- rispose - Esattamente dove dovrebbe esserci il cuore ha un simbolo… una rosa con un occhio, per la precisione. Colpitelo lì fino a romperlo, e vi leverete di torno il Tredicesimo Membro.-
- Come lo sai?- chiese Nadine.
- Lo so perché ero lì, quando è risorto.- spiegò - Ho visto mentre il suo corpo si riformava dal liquame. Quello è il punto debole, ne sono sicuro.-
- Perché dovremmo crederti?- chiese Skin, accigliato.
- Bhè, fai come vuoi.- rispose Marcus - Comunque, io ciò che dovevo fare l’ho fatto. Ora, posso anche andarmene senza rimpianti.-
- Certo, senza rimpianti…- rise sarcasticamente il Fantasma - Hai servito quei due per tutto questo tempo, li hai anche aiutati a cercare di aprire il libro… senza rimpianti, sicuro.-
- Ho gettato la ricompensa.- aggiunse - Non la volevo.-
- Bene, ti meriti un encomio.- ribatté Skin - Sei senz’altro il migliore di tutti i buoni samaritani.-
Lui e Skin si guardarono negli occhi, e per un istante sembrò che stessero per scontrarsi.
Tuttavia, alla fine, Marcus se ne andò senza dire un’altra parola.
- Bene. Ora dobbiamo anche trovare Timmi…- sbuffò Skin - Grandioso.-
Si voltò verso Nadine, con l’aria di chi si aspetta qualcosa di spiacevole.
- Io non vado!- disse lei, perentoria - Non adesso!-
- Così Timmi ci ammazza…- sospirò lui, guardando Raven - Tu te la senti di correre il rischio?-
Lei annuì.
- Ormai, morti per morti, cambierà solo l’assassino.- disse.
Skin aggrottò la fronte.
- Era una battuta?-
Raven incrociò le braccia, senza rispondere.
- Ah, lasciamo stare.- sospirò - Allora… tu, Nadine, puoi andare a prendere i ragazzi, mentre io faccio qualche ricerca.-

Lì per lì avevo pensato di intitolare il capitolo "Una nuova Nova", ma faceva cagare. Comunque, sarei quasi per non ringraziare Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che mi seguono come sempre, ma anzi dovrei essere io quello da ringraziare: sono stato a Grosseto da stamani fino alle sette del pomeriggio, e sono tornato a casa che erano già le otto! E ho i piedi che fanno male, le gambe gonfie e le caviglie a pezzi! Ecco (in tono lamentoso e piagnucoloso)!
Vabè, momento scazzo finito. Recensite.

   
 
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