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Autore: Denisa    23/02/2012    0 recensioni
I personaggi di questa storia sono Marina e Damiàn.
Due giovani ragazzi apparentemente felici ma con tanti dubbi e sofferenze nascoste in un'angolino del proprio cuore.. Impareranno insieme che cosa significa vivere e amare senza pregiudizi e remore.
Qui vi anticipo il primo capitolo della mia storia..mi auguro che vi piacia e vi appassioni.. "Marina si trovava seduta in sala d’atessa ad aspettare la risposta, ma nessuno si degnava di andare a dirle qualcosa.
Non riusciva più ad aspettare, non comprendeva perchè era diventata tanto impaziente, lei che sempre si era considerata anche troppo paziente nella sua vita, ma per la prima volta sperava e aspettava la tanto attesa risposta che avrebbe potuto chiambiarle l’esistenza.
Non riusciva a capire quale fosse la risposta che desiderasse, la sua mente e il suo cuore erano in contrasto per la prima volta, ma sapeva che qualsiasi cosa le avessero detto, quella sarebbe stata l’ultima ancora, non si sarebbe data più nessuna possibilità."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1
 

Marina si trovava seduta in sala d’atessa ad aspettare la risposta, ma nessuno si degnava di andare a dirle qualcosa.
Non riusciva più ad aspettare, non comprendeva perchè era diventata tanto impaziente, lei che sempre si era considerata anche troppo paziente nella sua vita, ma per la prima volta sperava e aspettava la tanto attesa risposta che avrebbe potuto chiambiarle l’esistenza.
Non riusciva a capire quale fosse la risposta che desiderasse, la sua mente e il suo cuore erano in contrasto per la prima volta, ma sapeva che qualsiasi cosa le avessero detto, quella sarebbe stata l’ultima ancora, non si sarebbe data più nessuna possibilità.
Finalmente sentì la voce della sua mamma, avicinarsi a lei.
“Marina!”
“Mamma dimmi.” Il timbro della voce della madre era molto procupante.
“Bambina mia.”
“Mamma non mi far stare così per favore” Era una suplica la sua.
“Sì, hai ragione tesoro. Ci è stato detto che c’è un dottore in Spagna che vorrebbe visitarti. Ha già visto la tua cartella clinica e tutti gli esami che ti sono stati fatti, e vorrebbe farti altri esami che qui non sono stati fatti.” Aveva cercato di darle una speranza, anche se risultava come l’enessima delusione per Marina.
Aveva fatto talmente tanti esami e visto tanti medici che ormai era diventata un esperta nel capire quando era giunta l’ora di arrendersi, di finirla di credere in qualcosa che non sarebbe mai successo.
Lei non avrebbe mai visto la luce, sarebbe rimasta intagliata nel buio.
Si alzò in piedi. “No mamma. Basta così, non ne vale la pena.” Era proprio lei che si trafigeva una pugnalata nel cuore? Non riusciva più a darsi altre possibilità. Era stanca.
“Ma cosa dici figlia. Non possiamo arrenderci. Il dottor Chiari dice che è il miogliore, e quindi c’è una possibilità e noi dobbiamo afferarla tesoro.” Erano le parole di una madre disperata.
“Mamma, ho provato e riprovato, ma non riesco più a farcela, bisogna finirla mamma.”
“Tesoro è sempre una speranza e noi non possiamo non ponderarla.” Era suo padre a parlare. Le aveva cinto le spalle in un abbraccio protettivo. Adorava suo padre e non voleva deluderlo ma le delusioni che giorno dopo giorno erano giunte nella sua vita come una lama rovente l’avevano scalfita.
“Ma papà come possiamo? Noi non siamo ricchi. Come riusciremmo ad affrontare una spesa del genere? Il viaggio fino in Spagna, gli esami e se il medico ci dice che bisogna fare un operazione, noi come possiamo fronteggiare tutto ciò?” Erano le sue preuccupazioni che no le permetevano di credere un’altra volta in un sogno.
“In un modo o nel altro c’è la faremo piccola. Tu devi solo avere fede.”
“Ci penserò papà.” Era una promessa la sua.
 
“Che cosa è successo Marina?” Era la voce di sua sorella Magdalena.
La sua voce era così dolce, le piaceva starle accanto mentre le leggeva un libro, ogni volta che pssava da un persogaggio ad un altro della storia, cambiava la sua voce, e questo la faceva ridere molto.
Avrebbe tanto voluto leggere come faceva sua sorella.
“Magdalena.”
“Dimmi allora tesoro, che cosa ti hanno detto i dottori?” La sua voce la tradiva,  era piena di ansia.
“Pensavo che ti avessero detto tutto mamma e papà.”
“No, sono corsa subito da te ho lasciato Analus giù con loro. Raccontami tu piccola.”
Le due giovani si erano prese per mano, e Matilda le raccontò tutto.
Ci fu un lungo abbraccio.
Miranda non le aveva detto nulla. Solo un’abbraccio.., ma bastava quello tra loro due.
Anche Analus era salita da loro per stare vicina a Marina.
Erano forti tutte e tre.
Ne avevano passate tante e questa sarebbe stata un’altra battaglia vinta, per giungere alla alla vittoria finale di una guerra infinita.
 
Damiàn, era bello, intelligente e  proveniva da una delle famiglie più ricche e in vista di tutta Madrid.
Aveva una vita da sogno davvanti a lui, era architetto e presidente della compagnia immobiliare creata da suo padre.
Non aveva mai conosciuto sua madre, era morta dandolo alla luce, ma aveva avuto Victoria.
Victoria la seconda moglie del padre, le aveva dato tutto il suo amore, come solo una madre sa dare.
Ma la sua vita non era così felice e piena di affetto come tutti la dipingevano.
Nel suo cuore c’era un vuoto immenso, che solo Lilibeth riusciva a riempirlo in parte.
“Papà?” la sua dolce vocina risuonava nella camera da letto di Cristiano.
“Papà svegliati per favore.” La sua piccola manina si poggiò sulla sua guancia, per incintivarlo a svegliarsi.
Al tocco della mano della figlia sulla sua faccia, Cristiano si svegliò e di sorpresa sollevò la figlia e la mise sul lettone.
Lilibeth emise un sorresino.
“Papà sei il solito burllone.” Dichiarò la piccola.
“E tu sei la mia splendida stellina.” Le diede un bacio sulla fronte, a sugelare la dove fosse neccessario l’amore infinito che provava per la figlia.
Quella piccola creatura le riempiva il cuore.
“Papà ti ricordi che oggi è domenica e che mi avevi promesso che saremmo andati insieme al parco? Una promessa è sempre una promessa, lo sai vero?” Non avrebbe permesso a nessuno di rovinare i suoi piani. Era da una settimana che progettava tutto e finalmente tutto ciò che aveva sognato per giorni si stava averando.
Suo padre sarebbe stato tutto suo.
Cristiano si alzò dal letto.
“Ok tesoro ora mi preparo, andiamo a fare colazione e poi andiamo dove vuoi tu. Sono tuo schiavo oggi. Va bene principessa?” Quella furbacchiona sapeva come rigirarlo, si disse.
“Assolutamente. Ti aspetto giù per la colazione.”
Lilibeth prese Fuffi, il suo inseparabile orsachiotto bianco e sgaiattolò fuori dalla porta.
Damiàn rise.
“Povero me.”
Amava tanto la figlia e aveva tanto amato sua madre.
Purtroppo Paula era morta in un’incidente quando la figlia aveva un’anno, Lilibeth ora ne aveva 3, ma era così intelligente e sveglia.
Era la luce dei suoi occhi.
 
Trovarsi di domenica in un parco e poi in uno Zoo con una bambina di 3 anni poteva rilevarsi alquanto fatticoso per chiunque, soprattutto se questa era Lili.
“Oh Lili basta, io sono sfinito tesoro, ma dove trovi tutta questa energia.” La implorava.
La  bambina non aveva smesso un minuto di saltelare di quà e di là, portandosi il padre dietro come un cagnolino.
Solo ora Damiàn capiva come mai tutte le babysiter primo o poi se ne erano andate via una alla volta.
Era impossibile stare dietro ad un’uragano come sua figlia.
Anche l’ultima era fuggita ancor prima di finire il suo primo mese di lavoro.
Ormai non sapeva che agenzia chiamare per trovarne un’altra.
 
Marina si trovava nello studio del dottor Placiencia per conoscere i risultati della sua ultima visita.
Nei ultimi quatro mesi, da quando aveva deciso di fare un enessima prova in Spagna, aveva preso la decisione di imparare lo spagnolo, e a suo parere se la cavava abbastanza egreggiamente.
La porta si aprì.
Si era subito sentita a suo aggio in sua compagnania.
Il dottore si sedette sulla sua comoda poltrona.
“Quì ho i tuoi esami piccola.”  Esclamò il medico.
Marina si sentiva come se stesse caminando su anna strada piena di spine.
“Allora dottor Placienca?” Era molto aggitata.
“I risultati degli esami, ci danno una conferma di ciò che pensavo quando ho esaminato i tuoi esami. Vorrei operarti Marina. Me lo permetterai?” Si era affezionata a quella ragazzina, e non sapeva il perchè.
“Dottore. C’è la possibilità che io possa tornare a vedere con questa operazione?”
“L’operazione ci aiuterà, ma dipende anche da te piccola dalla tua forza di volontà.”
“Ma questa operazione costerà tanto, come possiamo fronteggiarla. La mia famiglia è semplice.” Erano le sue intime preoccupazioni che fiorivano, non voleva che la sua famiglia si rovinasse per lei.
“Forse ho una soluzione.” Ci aveva pensato e pensato ed era giunto ad una soluzione.
“Una soluzione dottore? È quale sarebbe questa soluzione?” Nel suo cuore si apriva una speranza.
“Sì. Conosco una persona che potrebbe darci una mano.”
“Una persona?” Come poteva una persona sconosciuta ad aiutarla?
“Sì, è una mia amica, e sono certo che ci aiuterà. Fidati. Oggi stesso passerò da lei per chiederglielo.”
Davvanti a lei si apriva un sogno.
                 
  
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