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Autore: squidina    24/02/2012    3 recensioni
è la mia prima fan fiction...la storia riprende dopo 4 anni dalla fine di "Mila e Shiro il sogno continua", nel 2012. Ci saranno le partite con le rivali di sempre, nuove storie d'amore e tante novità...riuscirà la nostra Mila a coronare il suo sogno con Shiro? Le mitiche Dragon Ladies trionferanno al campionato? "Il sogno non finisce ma continua..e ricomincia la partita:)!"
Dal primo capitolo: "La partita ora era di nuovo alla pari, 18 a 18. Fortunatamente, una giocatrice delle Hell Cats sbagliò la battuta e la palla tornò nelle mani delle Dragon Ladies. Daimon era schokato, non si era mai vista una battuta sbagliata in tutto il cartone animato, tranne la volta in cui Kaori aveva sbagliato apposta per far vincere Mila. “Ora ci penso io!” disse Glin, preparandosi mentalmente alla battuta giroscopio del drago."
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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mila e shiro 4

Capital Indoor Arena

Zhang e de Rosa, tornati dall'infermeria, si diressero verso la panchina. Il terzo set era cominciato da un po' di tempo, come si evinceva dal tabellone, che riportava il punteggio di 10-8 per i White Horses.
L'allenatore, che fino a un momento prima stava riprendendo Atouba, sceso in campo al posto di de Rosa, si voltò improvvisamente e sfoderò un sorriso da pescecane che non faceva presagire niente di buono, poi marciò spedito verso di loro. Pur non essendo molto alto, sembrava sovrastarli completamente con la forza della sua ira funesta.

“Dove sei stato?” interrogò de Rosa.

Il ragazzo non rispose, continuando a fissare il pavimento della palestra. Non vedeva l'ora che quel momento imbarazzante finisse, perché si stava trattenendo in tutti i modi per non insultare il suo allenatore, che lo aveva costretto a tornare dall'infermeria non si sapeva bene per quale motivo, se non forse per sbranarlo umiliandolo davanti a tutti.

I due restarono così per qualche secondo, finché, accortosi che non sarebbe riuscito a cavare un ragno dal buco, il sorriso da pescecane dell'allenatore si trasformò prontamente nelle fauci di un leone pronto a papparsi la preda in un sol boccone, e apostrofò così de Rosa: "Non ti permettere mai più di disobbedirmi, mai più! Credi che non lo sappia, che sei stato da quella ragazzina? Pensi di esserti comportato in maniera responsabile? Vediamo se questo ti farà mettere la testa a posto: non ti convocherò per un mese intero, resterai nel dormitorio mentre i tuoi compagni affronteranno le partite. E non ti voglio nemmeno agli allenamenti, puoi fare a meno di presentarti".

Finì la frase con uno sguardo di tale superiorità trionfante che se de Rosa avesse avuto un briciolo della sua boria gli avrebbe sputato in un occhio, ma la superbia non apparteneva al ragazzo, che perciò non fece altro che sedersi sconsolato, più per l'umiliazione pubblica che per la punizione in sé.
In fondo un po' di vacanza ci voleva proprio, pensava, ed inoltre era qualche tempo che non era per nulla smanioso di allenarsi. L'unica cosa che gli importava in quel momento era sapere come stesse la ragazza in infermeria. Siccome non conosceva neanche il suo nome, mentre aspettava che la partita terminasse decise di riflettere per racimolare il maggior numero di informazioni su di lei.
Di sicuro non aveva i lineamenti asiatici e non era nemmeno africana (già due continenti esclusi!). Si ricordava poi di avere letto il suo cognome sulla maglietta...Malansana...Malansani...
“Malansano!” borbottò sottovoce.
“Che?” gli rispose Schmidt, guardandolo come se fosse impazzito. "Ma che ti prende? Dovresti guardare la partita, non sognare ad occhi aperti... non ti basta essere stato squalificato per un mese?...io non ti capisco proprio..."
“Mmm” bofonchiò de Rosa tornando subito al suo mondo. Era un ragazzo davvero particolare, un grande sognatore che pensava sempre in grande, senza però aver mai avuto il coraggio nella vita di mettere in pratica le proprie idee. Pochi ragazzi al mondo erano buoni e umili quanto de Rosa, dotato di creatività e simpatia disarmanti, ma bloccato da una grande timidezza.
“Dunque Malansano...Non mi sembra un cognome straniero..”, cogitava febbrilmente, “..Anzi...E se fosse un cognome italiano? Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima? Fantastico, viene addirittura del mio paese!” gongolò fra sé e sé. La pace interiore del ragazzo durò però solo pochi secondi, perché nuove domande si profilarono all'orizzonte dei suoi pensieri: "Un momento, ma potrebbe avere solo il padre italiano e la madre cinese. Potrebbe essere nata qui e non sapere neanche una parola di italiano!". Il suo viso assunse un espressione corrucciata e poi triste. Schmidt, che lo stava osservando di nascosto, non sapeva se ridere o chiamare aiuto.
"Scemo, era una coincidenza troppo strana che fosse proprio italiana...E adesso?" rimuginava concentrato de Rosa. "Ehi!" sgranò gli occhi euforico "Sono proprio il re dei beoti, posso chiedere a Shiro, lui la allena! Cretino!" e si battè la mano contro la testa. Schmidt, impallidito, gli scostò la mano dalla testa e gli disse: "Adesso BASTA de Rosa! Cerca di calmarti o ti faccio rinchiudere!".
De Rosa lo guardò, leggermente stralunato, poi rispose: "Ok, hai ragione. Sono calmo. Calmissimo. Guarderò la partita adesso".
E si mise finalmente tranquillo. Doveva solo aspettare la fine della partita e avrebbe ottenuto tutto ciò che voleva.


Terzo set



La signora Yang aveva appena chiesto tempo per fare riprendere le ragazze, che erano davvero stremate. Atouba, che era stato sostituito da poco, era pieno di energie e le stava seriamente mettendo in difficoltà. Xiu Lan, mandata in campo al posto di Gina, sembrava particolarmente assente, Mila non riusciva più a saltare i soliti 3 metri e mezzo e a causa di ciò le schiacciate dei White Horses fioccavano senza incontrare ostacoli, Ming Hua era affamata e sentiva che non avrebbe retto ancora per molto i colpi potenti dei ragazzi. L'unica ad avere ancora energie era Glin, poiché le ragazze avevano fatto fino a quel momento affidamento soprattutto su Mila.

La signora Yang intuì la situazione e redarguì la squadra: “Ragazze, cercate di passare più palloni a Glin, non vedete che Mila è stanca? Anche tu Jin Mei, sei l'alzatrice, dovresti avere più occhio per queste cose, sei tu che coordini il gioco. Nami, entra in campo al posto di Ming Hua e tu, Maria, cambiati con Mila. Xiu Lan, che hai? Oggi sembri su un altro pianeta. Katherine, aiuta Glin con il muro adesso”.

In quel momento l'arbitro fischiò.

Ok ragazze, fate il possibile per chiudere il set. Potete farcela!”, concluse l'allenatrice.

Forza Dragon Ladies!” le spronò Ling, seconda allenatrice della squadra, dalla panchina.


La partita era ancora aperta: il risultato era momentaneamente di 19-17 per i White Horses, i quali però erano altrettanto spossati, poiché non si aspettavano di confrontarsi con una squadra femminile così forte.

Glin capì subito che occorreva portarli allo sfinimento per vincere il set, così chiese a Nami di iniziare a martellarli con le sue tremende battute a volo di rondine. La ragazza non se lo fece ripetere due volte e mise in atto una sequenza straordinaria di battute perfette. I difensori avversari riuscivano sì a recuperare le palle, ma spendendo molta energia, cosicché quando la palla veniva rimandata nel campo delle Dragon Ladies, le fortissime schiacciate di Glin li mettevano completamente K.O. La tattica della schiacciatrice sorprese in positivo la signora Yang, che si compiacque di aver scaricato le sorti della partita su di lei.

Il set volgeva quasi al termine, quando l'allenatore dei White Horses sostituì Shiro con Zhang, riposato dopo il tempo trascorso in panchina. Glin non reagì molto bene alla cosa e cominciò a sbagliare palle facilissime, mettendo in difficoltà la squadra. Fortunatamente Jin Mei si rese conto del problema e smise di alzare alla ragazza, preferendo passare la palla a Xiu Lan. Grazie alla cinese, il set si concluse appena in tempo 25-22 per le Dragon Ladies, ma tutte capirono che, se Mila e Glin non si fossero riprese subito, non sarebbe andata loro così grassa nel quarto set.




Quarto set



L'allenatrice Yang stava elaborando una tattica nei pochi minuti che le restavano prima che cominciasse il quarto set. Le ragazze erano in vantaggio 2-1 e questo poteva essere l'ultimo, decisivo passo verso la faticosa vittoria. Mila e Glin non erano più utilizzabili, ma poteva ancora contare su Maria, Xiu Lan e Katherine. Inoltre faceva grande affidamento su Nami, entrata alla fine del set precedente e visibilmente felice di giocare. Mancava un alzatore che sostituisse Jin Mei, in quanto Gina era ancora in infermeria, mentre al posto di Glin la signora Yang aveva mandato Amanda. Certo, non sarebbe stata la stessa cosa senza Mila e Glin, ma forse avrebbe funzionato lo stesso. Ming Yang sperava ardentemente che lo spirito di squadra, la qualità più evidente e distintiva delle Dragon Ladies, le avrebbe aiutate anche questa volta.


Dall'altra parte del campo, i ragazzi erano molto stanchi di giocare e non vedevano l'ora di andarsi a fare una bella doccia seguita da una scorpacciata di pizza e birra, come accadeva di solito dopo ogni partita.

D'altro canto, non stavano giocando una partita ufficiale, quindi che senso aveva impegnarsi a fondo? Inoltre, le Dragon Ladies erano a un passo dalla vittoria, sarebbe bastato commettere qualche errore in più e tutto sarebbe finito, anche perché se i ragazzi avessero vinto, avrebbero dovuto portare a termine tutto il torneo.

“Che c***o fate siete dei cretini! Vergognatevi!” li riprese l'allenatore. “Datevi una mossa, deficienti!”

Tutti si guardavano negli occhi reciprocamente, incapaci di sostenere lo sguardo dell'allenatore.

“Che uomini siete, eh? Vi trovate davanti delle donne e vi lasciate battere come delle mammolette! Le Dragon Ladies non sono niente al vostro confronto, potreste schiacciarle come insetti e invece le guardate come fossero angeli del paradiso! Se avete voglia di donne ci facciamo un salto al quartiere delle z*****e insieme! Ma scordatevi di perdere questo set!” concluse fuori di se.

“Dai papà, basta, calmati...” gli rispose Shiro, l'unico a sapere come trattarlo quando gli prendevano i 5 minuti.

A quelle parole l'allenatore fece un respiro profondo, dando prova di ascoltare il figlio.

“Tornate in campo” sibilò infine stizzito. Shiro rimase con lui anche dopo che tutti se ne furono andati.

“Papà, non agitarti, non abbiamo ancora perso un incontro del campionato e poi questa è una partita amichevole, non si vince niente...” gli spiegò con molta calma.

L'allenatore lo fissò intensamente e gli rispose: “Non è così, Shiro. Non dovrei dirtelo perché ci hanno proibito di farne parola con voi, ma visto che tu non giochi più a livello agonistico la cosa non ti riguarda”. Sospirò e riprese:”Il presidente dell'associazione di Fukushima è anche il maggiore esponente della federazione giapponese di pallavolo. Il torneo ha lo scopo di conoscere i giocatori e le giocatrici cinesi con maggiore potenziale per trasferirli in Giappone nelle loro squadre. Sai bene che i giapponesi difettano di giocatori alti”.

“Ma non ha senso, papà, perché un ragazzo dovrebbe scegliere il Giappone al posto della Cina? Che possibilità ha in più quella terra costantemente minacciata dalle calamità naturali? Pur essendo anch'io giapponese, vivendo a Pechino tanti anni ho visto cambiare la Cina e trasformarsi in un Paese straordinario. Penso che il progresso qui continuerà ancora a lungo, mentre il Giappone è già ai massimi livelli e può solo regredire”.

“Il Giappone è la nostra casa, Shiro, e sono certo che saprà risorgere dalle sue ceneri. Ora vai in campo e sprona i tuoi compagni a fare del loro meglio”, gli rispose il padre, finalmente sereno.



“Ragazzi dobbiamo dare il massimo adesso! La partita non è finita, facciamo vedere alle ragazze chi sono i White Horses!” esultò Shiro davanti ai compagni. “Non fatemi fare brutta figura davanti a Mila, vi prego”, sussurrò poi in modo che solo loro potessero sentirlo.




Quinto set


Ragazze che ci sta succedendo? Eravamo in vantaggio netto, ma adesso....” chiese Nami alle compagne.

Sta succedendo che siamo stanche, Nami. Io non ce la faccio più a reggere questo ritmo. Ci hanno bombardato tutto il quarto set con le loro schiacciate e stanno continuando imperterriti senza l'ombra di una goccia di sudore!”, rispose Katherine.

La partita era ìmpari già dall'inizio, abbiamo fatto quello che potevamo contro una squadra maschile”, disse sospirando Maria.

Io sto giocando da 5 set e non mi sono ancora lamentata, perciò finitela subito. Se siamo riuscite a vincere due set non vedo perchè non possiamo vincere anche questo” ringhiò Jin Mei.

Su, ragazze, cerchiamo di stare unite. Ancora un piccolissimo sforzo e sarà tutto finito! Facciamolo per Mila e Glin, che vorrebbero tanto essere al posto nostro in questo momento!!” sorrise Amanda.

E per Gina” disse Xiu Lan mordicchiandosi un labbro.

A quelle parole, le Dragon Ladies si bloccarono, facendosi prendere per un attimo dallo sconforto.

Spero che si sia ripresa, poverina”, mormorò Amanda.

In quel momento l'arbitro fischiò la battuta per i White Horses. In zona 1 c'era Schmidt.

Non male il biondino”, scappò detto a Nami, che subito diventò paonazza. Tutte la guardarono con gli occhi fuori dalle orbite, come se avessero visto un dinosauro vestito da ballerina pattinare sul campo.

Sentir dire questo a Nami è la cosa più assurda di questa giornata, e ne ho viste di cose assurde” pensò Jin Mei.



La partita era ancora aperta e tutte e due le squadre stavano giocando ai massimi livelli. Ai White Horses mancavano 3 punti per chiudere il set, mentre le Dragon Ladies li tallonavano a soli 2 punti di distanza.

Xiu Lan era in quel momento il punto di riferimento della squadra con le sue schiacciate arcobaleno, mentre nella squadra dei White Horses quel giorno chi stava dando il meglio di sé in campo era Schmidt, complice la voglia di fare bella figura con l'allenatore e con Nami, che lo fissava timidamente attraverso la rete. Non si poteva certo dire che Nami fosse una ragazza timida, ma le questioni di cuore la rendevano estremamente impacciata e insicura, perché Nami non era mai stata realmente amata da nessuno e non aveva mai avuto amiche o amici all'infuori di Mila e Kaori. Nami non sapeva neanche cosa la stesse spingendo a fissare Schmidt così intensamente, dal momento che non aveva mai conosciuto l'amore e mai aveva creduto che le importasse o che le servisse a qualcosa nella vita. Solo una volta, da ragazza, mentre guardava un film Disney al cinema, si era promessa che un giorno qualcuno l'avrebbe amata come lei desiderava, senza secondi fini ma soltanto con il desiderio di renderla felice, come la principessa della fiaba, la sua principessa preferita. Le tornò perfino in mente la canzone del film, che non vedeva da secoli:


Il mondo è tuo
con quelle stelle puoi giocar
Nessuno ti dirà
Che non si fa
un mondo tuo per sempre
Il mondo è mio
è sorprendente accanto a te
Se salgo fin lassù
Poi guardo giù
Che dolce sensazione nasce in me


Jasmine. Si chiamava Jasmine. Nami ricordava bene perchè quella canzone l'aveva colpita: Aladdin si premurava di fare scoprire alla principessa tutto ciò che lei non aveva mai visto nella sua vita da reclusa, e lei, invece di rispondergli qualcosa come: “Grazie, anch'io ti amo, saremo felici insieme”, quasi non lo degnava di uno sguardo, concentrandosi solo sulle bellezze del paesaggio arabo e sulla meravigliosa vista dal tappeto magico. La canzone di risposta della principessa era quasi egoista, con quel


Ogni cosa che ho
Anche quella più bella
No, non vale la stella
Che tra poco toccherò


che escludeva totalmente il bel ragazzo dalle sue aspirazioni primarie. “Solo il “sogno americano” può portare a una tale rivalutazione del ruolo della donna”, pensò Nami. “Le altre principesse non sono niente senza i loro principi, mentre Jasmine è ricca, bella e intelligente. È Aladdin il povero straccione che viene poi nobilitato dal matrimonio con la futura regina di Agrabah. Anch'io voglio una storia come quella di Jasmine, anch'io voglio un uomo che non mi tenga prigioniera, ma che mi consideri una sua pari. Un “principe moderno”, insomma, che capisca che le donne non sono soprammobili, che non sono le geishe sempre pronte ad accudirli al ritorno da lavoro. Io non sarò MAI la geisha del mio uomo”. Così rimuginava Nami, svelando solo a sé stessa i suoi desideri più nascosti.


Schmidt era incantato a fissare Nami persa nei suoi pensieri. Era bellissima, i capelli blu le incorniciavano il viso spigoloso, ammorbidito in un espressione indecifrabile, dolce ma allo stesso tempo determinata e fiera. Tutta questa determinazione non spaventava Schmidt, abituato alle donne europee, dominatrici in tutti i sensi, in casa e fuori casa. Persino a letto. Le donne erano un meccanismo complicato, ma Schmidt era affascinato da loro. Le considerava formidabili, capaci di resistere ad ogni avversità e di cambiare a loro favore ogni situazione sfavorevole. Adorava le donne, nessuna fino ad ora gli aveva resistito, perché erano tutte attratte da quella che credevano timidezza, mentre invece era riservatezza, che serviva a Schmidt per inquadrare le persone senza dare nell'occhio. Fino a quel momento però Schmidt non si era mai innamorato, perché tutte le donne giapponesi sembravano fatte con lo stampino caratterialmente, e per lui il carattere era la sola cosa che contava. Crescevano tutte inquadrate nello stereotipo “moglie e madre di famiglia” e sembravano non desiderare altro nella vita. Non esprimevano mai le loro opinioni e se interrogate, usavano l'arma del silenzio e della discrezione. Essendo cresciuto in Europa, Schmidt aveva invece conosciuto la parità fra i sessi; in particolare nella sua terra natale, la Germania, le donne avevano le stesse opportunità degli uomini e le sfruttavano, eccome se le sfruttavano.




Fine partita


Le due squadre si avviarono al centro del Capital Indoor Arena, dove le aspettavano gran parte dei partecipanti al torneo benefico, che avevano già terminato da un pezzo. Le squadre mancanti stavano tutte per finire le loro partite. Sia le Dragon Ladies che i White Horses avevano dato prova di grande tenacia e bravura ai reclutatori, perché inspiegabilmente avevano giocato la partita come se si fosse trattato di una vera gara. Mila era curiosa di scoprire se Kaori e le Tokyo Hawkers avessero vinto e quale sarebbe stata la reazione di Kaori al risultato della loro. Le Dragon Ladies si sentivano soddisfatte, e questo era l'importante.

Kaori raggiunse immediatamente Mila e Nami per congratularsi con loro.

Ragazze, allora com'è andata? Avete vinto, vero?” chiese alle sue amiche.

Mila e Nami si guardarono, incerte su chi dovesse rispondere, poi insieme sorrisero dicendo: “No”.




Coooooooooooooooosa??? Ma come.....io avevo già organizzato tutto....” sbarrò gli occhi Kaori.

Va bene lo stesso, Kaori, non siamo dispiaciute....e poi cosa avevi organizzato?”

Avevo già chiesto di modificare i gironi cosicché le nostre squadre si sarebbero scontrate subito....adesso praticamente. Invece ora dovremo batterci contro i White Horses...”

Già infatti” esclamò Nami, con lo sguardo perso nel vuoto.

Terra chiama Nami!! Ci sei?” le chiese Kaori. “Che le è successo?” si rivolse poi a Mila.

Non lo so, guarda....sarà molto stanca, tutte noi lo siamo. Comunque dovrete impegnarvi molto per battere i White Horses, Kaori. Sono davvero forti. Non vedo l'ora di guardarvi dagli spalti, io ho già dato per oggi!” rise il capitano delle Dragon Ladies.

Si infatti adesso è meglio che vada, fra poco ci vedrai in azione, Mila!” disse Kaori sfidandola con lo sguardo. Mila sapeva benissimo che la sua amica si comportava così perchè ancora le bruciava la sconfitta contro le Dragon Ladies ai tempi dei Mondiali per Club. Kaori era super competitiva, lo era sempre stata, per lei la pallavolo era tutto, e anche di più. Ma Mila non era più così, il tempo l'aveva cambiata e con l'avanzare dell'età stava cominciando a fare un bilancio della sua vita e delle sue priorità. Non era più la ragazzina quattordicenne di belle speranze che aveva travolto con la sua grinta il Giappone e conquistato la Cina. L'orologio biologico di Mila stava cominciando a ticchettare sempre più forte, così come il suo desiderio di formare una famiglia con l'uomo dei suoi sogni. Per ora ciò che aveva le bastava, ma non era sicura che l'avrebbe pensata così ancora per molto tempo.

Ci vediamo dopo, Kaori”, sorrise falsamente, poi si allontanò raggiungendo le sue compagne assieme a Nami.


Mila!” urlò qualcuno con voce disperata. La ragazza si voltò, sorpresa, per capire chi la stesse cercando. Shiro le si avvicinava correndo, con un sorriso a trentadue denti da beota stampato in faccia.

Sei stata fantastica in campo, brava” la guardava emozionato. “Volevo invitarti a cena stasera. Ristorante italiano?” le disse trattenendo il respiro.

Mila non poteva crederci, sarebbe venuta giù la neve che non era caduta in 100 anni dopo questa offerta.

Si!!!!” rise saltellando dalla felicità. Mila voleva baciarlo, abbracciarlo, ma sapeva che Shiro non amava i gesti intimi in pubblico, così si trattenne. Shiro la sorprese ancora una volta, prendendole la mano e dicendole: “Sei bellissima” davanti a tutte le ragazze e al pubblico dello stadio. Mila credette di svenire, poi si ricompose e balbettò: “Ti amo tanto”, con gli occhi lucidi di commozione. Shiro sorrise, le lasciò la mano e si allontanò continuando a guardarla verso i White Horses, ammutoliti per lo stupore. Le Dragon Ladies erano estasiate e fissavano Mila con una punta di invidia, desiderando che si materializzasse anche per loro un principe con cavallo e calesse come Shiro. Tutte tranne una, che il suo principe l'aveva appena perso.



Fine torneo


La coppa del torneo fu ritirata dalle Tokyo Hawkers, con una scintillante Kaori in pole position, visibilmente orgogliosa. I White Horses, che erano arrivati secondi, sembravano assolutamente distrutti. Il presidente prese la parola per congratularsi con i vincitori: “Sono molto fiero di come si sono svolte le cose oggi. Il torneo si è concluso nella più totale correttezza e penso sia stato emozionante anche per tutti coloro che sono venuti qui a vederci”.

Il pubblico fischiò e batté le mani copiosamente, regalando una standing ovation ai giocatori. Il presidente riprese: “ Tuttavia, devo comunicarvi che c'è un'altra sorpresa in serbo per voi. Tra il pubblico erano presenti dei reclutatori per segnalarmi i giocatori più meritevoli, che verranno selezionati per entrare a far parte delle squadre giapponesi più forti, sia maschili che femminili. Le nostre care Tokyo Hawkers sono qui perché avranno il compito di selezionare un giocatore a loro scelta contro cui si sono sfidate, che hanno trovato degno di questa offerta. Dalla palestra si levarono dei mormorii sempre più forti, in quanto nessuno si aspettava una trovata del genere. Kaori si schiarì la voce, poi parlò nel microfono: “Dopo esserci confrontate, abbiamo deciso di fare il nome di........Mila Azuki!”. I riflettori si accesero su Mila, che fu istantaneamente fissata da tutto lo stadio. “Crediamo molto in te, Mila. Il Giappone ti sta aspettando” le sorrise Kaori, certa di aver fatto un favore all'amica.


Mila era nel panico, nella sua testa si avvicendavano i pensieri più confusi. Non aveva la più pallida idea di cosa rispondere, la testa e il cuore le suggerivano scelte diverse. La pallavolo era da sempre la sua più grande ambizione, ma ora che Shiro aveva mostrato di voler fare sul serio con lei, non era più sicura di niente. Aveva sperimentato sulla sua pelle la scelta della propria madre di privilegiare la pallavolo all'amore e sapeva cosa avrebbe significato. Tuttavia, il Giappone era la sua casa e le mancava immensamente. In quell'istante posò lo sguardo su Shiro e vide che se ne stava andando verso lo spogliatoio, profondamente avvilito.

NO!!!!” urlò senza controllarsi. Shiro si fermò dandole le spalle, aspettando la sua reazione. “Mi dispiace, Kaori, ma non posso” proseguì Mila. “Ho dedicato tutta la mia vita alla carriera sportiva e credo di essere giunta al massimo delle mie capacità, di non poter andare più in là di così. Inoltre....” fissò Shiro “ ci sono cose che mi trattengono qui. Cose più importanti, cose a cui avrei dovuto dedicare più tempo. Cose che sto aspettando da sempre, e che forse ora hanno una remota possibilità di avverarsi. Non posso abbandonare la Cina proprio ora”. Shiro si era voltato a guardarla, intimamente commosso. Mila gli restituì lo sguardo, poi fissò Kaori, che si reggeva a malapena, incredula, come se fosse stata abbagliata in piena notte dai fari di una macchina. Il presidente, sconvolto, le prese il microfono di mano: “ Se questa è la decisione di Azuki, credo che ora le Tokyo Hawkers debbano fare un altro nome”. Kaori si riunì con le compagne per qualche secondo, poi riprese il microfono. “Non credevamo di dover fare un altro nome, comunque....scegliamo Jin Mei Dong”.


Jin Mei, che stava piangendo sommessamente, sgranò gli occhi incredula, incapace di parlare. Era la possibilità che stava aspettando, di ricominciare un'altra vita, lontana da Mila, da Shiro e dalla squadra delle Dragon Ladies, dove non si era mai sentita fino in fondo a proprio agio. Euforica, rispose: “SI, SI!! Accetto!”, con il beneplacito di tutte le compagne, felici di non dover rinunciare a Mila.

Gli applausi della folla rincuorarono Jin Mei, che si unì alle Tokyo Hawkers dopo aver salutato la signora Yang con un: “Grazie. Per tutto quello che ha fatto per me. Per avermi fatto scoprire questo meraviglioso sport. Non potrò mai ringraziarla abbastanza”. “È questo ciò che mi manda avanti Jin Mei, sapere di aver cresciuto giocatrici come te. Farai ancora tanta strada, sono orgogliosa di te”, le rispose sottovoce la signora Yang, prima di lasciarla andare.






ANGOLO DI SQUIDINA


Che emozione.....sigh!! In questo capitolo ho scavato un po' più a fondo nella personalità di Nami, Schmidt, Mila e de Rosa, perché non vi preoccupate, i ragazzi torneranno!!

Mi lasciate un commentino piccino picciò? Possibilmente positivo??? =PPP Scherzo!!!

Ringrazio i buoni omini e omine che hanno commentato questi capitoli!! :)


Baci a tutti

squidina


P.S Nel caso interessasse a qualcuno, lascio i segni zodiacali dei personaggi, che ovviamente ho scelto io in base al carattere che ho forgiato per loro....perchè è così che me li immagino! Per le “astrologhe” che mi leggono sarà più facile capire la loro psicologia.....

Mila: Ariete

Shiro: Gemelli

de Rosa: Pesci

Nami: Capricorno

Schmidt: Scorpion(accio) :)))) (lo mitigherò un po', altrimenti se la mangia viva Nami)


Gli altri li saprete man mano che andrò avanti (anche perchè ci devo ancora pensare)


Love ya!!




  
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