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Mac.jag@aol.com
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: lover@aol.com
Object : Parole
che conquistano
Le tue parole
sanno
conquistare una donna. O meglio, sanno conquistare me.
Desideravo
anch’io
tutto quello che avresti voluto farmi… sarebbe stato stupendo.
Mentre
leggevo ho
lasciato andare l’immaginazione e le tue mani erano con me, mi
sfioravano…
mentre la tua bocca mi baciava, di nuovo.
Come pensavo: mi
hai scambiato per
l’australiano.
Non ero certo
che foste stati assieme
sul battello, ma del resto Brumby non ha mai brillato per fantasia.
Dove portarti,
per una dichiarazione in piena regola? Perché di certo l’avrà fatta; ne
aveva
tutta l’aria quando, all’aeroporto, mi sfidava come a dire: “Ecco,
guarda cosa
ti sei perso!”
Come se non lo
sapessi! So
perfettamente quello che mi sono perso: ho perso l’occasione per dirti,
finalmente, tutto quello che provo per te.
Perché,
dannazione, non riesco a farlo,
quando mi stai di fronte?
Perché sono
riuscito a dirti solo “non
ancora…”?
Eri stupenda,
quella sera. M’intriga
molto il tuo corpo nascosto dall’uniforme, ma l’abito che indossavi
quella
sera… Quell’abito ti rendeva femminile e molto seducente, diversa da
quando
indossi la divisa d’ordinanza. Le
tue
spalle nude mi attiravano moltissimo…
Desideravo
disperatamente avvicinare il
volto al tuo collo per aspirare meglio il tuo profumo e per baciare la
tua
pelle invitante, seguendo il disegno della scollatura del vestito.
Invece sono
rimasto immobile, impedendomi qualunque mossa, impegnato a frantumare
con le
mie parole i miei stessi sogni e le tue speranze. Se non mi fossi
trattenuto,
avrei allungato la mano e avrei percorso con l’indice, lentamente,
molto
lentamente, la superficie di pelle che confinava con l’abito, fino ad
insinuare
il dito appena più sotto, per sfiorarti la morbidezza del seno, la
levigatezza
della tua pelle…
Meglio non
pensarci, o potrei impazzire
di desiderio.
Ancora non
riesco a capire come sono
riuscito a fermarmi. Ma ho dovuto farlo, mi hai colto di sorpresa. Non
ero
pronto a quello che mi hai chiesto.
Non ha
importanza se dieci minuti dopo,
quando ti abbracciavo al Luna Park, mentre simulavamo la scena di quasi
trent’anni prima, avrei voluto ritrattare tutto, rimangiarmi ogni
singola
parola. Non importa se solo dieci minuti dopo, ti avrei stretta tra le
braccia,
contro il mio corpo, solo per farti sentire la forza del mio desiderio.
Invece ti
ho abbracciato facendoti credere di voler solo capire com’erano andate
le cose.
Come se non fossi potuto arrivarci anche con il semplice ragionamento!
Non
serviva che recitassimo quella scena. Ma volevo averti tra le braccia.
Dopo il
tumulto di emozioni che mi avevi fatto provare con le tue parole, avevo
bisogno
di averti tra le braccia, almeno per pochi istanti. Ed è stato
bellissimo…
Tremendo, ma
bellissimo.
Il tuo corpo,
caldo e profumato, i tuoi
capelli che mi sfioravano la guancia, mentre posavi le
tue mani sopra le mie… Ho più autocontrollo
di quanto immaginassi. E a volte mi odio per questo.
Mi manchi…
Sono bloccato
qui nella tormenta, a
migliaia di chilometri da te, e mi manchi da morire. Eppure, se penso a
quello
che vorrei dirti, a quello che vorrei dirti davvero, è come se tu fossi
qui,
senza esserci. Renée mi ha detto “Puoi dirlo anche tu, che ti manco.
Non è
impegnativo!” Gliel’ho detto, al telefono, per accontentarla, ma
chiunque,
vedendomi, avrebbe capito che non ero sincero.
Non è Renée a
mancarmi. Sei tu, Sarah.
Leggo le parole
che credi d’aver indirizzato
a Mic Brumby e mi sento morire di gelosia, ma non posso farne a meno.
Ho deciso
di scriverti, per dirti tutte le parole che non ti ho detto quella sera
in
Australia. Tutte quelle parole che forse non saprò mai dirti.
Ma devo farlo,
almeno questo devo
farlo. Non riuscirei a continuare, altrimenti. Non potrei trattenermi
dal
baciarti. Non riuscirei a vederti portare l’anello di un altro se non
sapessi
di avertele dette, in un modo o nell’altro.
Vorrei stare con te, vorrei che fossi mia; ma non sono riuscito a dirtelo ed ora è tardi.