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Autore: Strawberry Swing    26/02/2012    2 recensioni
< Vi è mai capitato di salire su un qualsiasi mezzo pubblico, che sia pure un autobus o un treno e non avere assolutamente niente da fare se non guardare le persone? [...] Insomma, sull’autobus si può incontrare davvero di tutto. Ed è per l’appunto su un autobus che ho fatto l’incontro che mi cambiò definitivamente la vita. >
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Capitolo 1.

La sveglia suonò insistentemente quella mattina ma io proprio non ce la facevo ad alzarmi. Il lunedì, fin dal tempo del liceo, erano sempre stato il mio tallone d’Achille. Presi il cellulare che ripetutamente mi proponeva il classico drin della sveglia e lo posticipai ancora di 5 minuti. E poi ancora di altri 5 minuti. Questo fino alle 7.45, quando, ormai definitivamente sveglia, ero ovviamente in ritardo. Come avrei potuto prepararmi, fare colazione, una doccia veloce e prendere il bus in soli 15 minuti? Impossibile.
Giuro, cercai di sbrigarmi ma il mio corpo non rispondeva agli stimoli mentali e giunsi alla fermata dell’autobus alle 8.25 dichiarando il mio sicuro ritardo per l’inizio delle lezioni.
Come potevo arrivare al polo scientifico del Morgagni che distava almeno 20 minuti da casa mia per le 8.30? era ovviamente improponibile.  Non che fosse la prima volta che arrivassi in ritardo a lezione (avveniva quasi tutti i lunedì) però non ero mai riuscita a fare un ritardo del genere. Era solo un mese che erano iniziati i corsi dell’università, per quel mio primo anno di ripiego a Biologia, e tutto sembrava così nuovo, diverso, elettrizzante. Con questi pensieri in testa aspettai l’arrivo del mezzo che non si fece attendere troppo. Sicura del mio ritardo cercai il primo posto a sedere libero e, non trovandolo, guardai il panorama della città in cui mi ero appena trasferita per iniziare l’avventura universitaria. Firenze.
Ovviamente non poteva capitarmi un viaggio normale, non con la solita sfortuna che mi perseguita da tempi immemorabili. Infatti alla fermata dopo la mia, il bus si riempì quasi totalmente e finii appiccicata tra un ragazzo seduto e una signora anziana che tentava invano di stare in piedi e continuava ad aggrapparsi ovunque pur di mantenere l’equilibrio. Mi spostai un po’, lasciandole più spazio di movimento e consentendo così al giovane di vedere la donna ma lui non si degnò di darle un occhiata e tantomeno la fece sedere.
Sarà stata la giornata iniziata con il piede sbagliato, ma la mia acidità non si fece aspettare troppo.
-          Ehi scusa, come leggi scritto lì, questi posti sono riservati a persone anziane e, a meno che tu non sia invalido, alzati e fa sedere la signora! –
-          Non ti preoccupare cara, scendo fra poche fermate –
-          È una questione di principio, signora. Non sopporto le persone così maleducate e irrispettose –
Il ragazzo mi guardò con fare scocciato e, ascoltando la conversazione con la donna, non fece neanche il gesto di alzarsi ma prese l’i-pod dallo zaino e mise la musica a palla. Riuscii a sentire i Pink Floyd anche a quella distanza. La signora mi guardò sconsolata, alzando le spalle, per poi girarsi dall’altra parte, ignorando il maleducato. Ero furente. Alla fermata successiva la donna scese ringraziandomi per la disponibilità e io continuai a squadrare male il ragazzo che continuava a farsi gli affari suoi. Guardai l’orologio e mi accorsi che era veramente tardissimo, così iniziai a pregare che il conducente accelerasse, che i semafori fossero tutti verdi e che non ci fosse coda in Corso Morgagni. Fortunatamente le mie preghiere furono ascoltate e dopo neanche 10 minuti ero alla fermata davanti al polo universitario. Feci per scendere dal mezzo quando lo stesso ragazzo di prima mi passò a fianco rischiando di farmi cadere. Gli afferrai la giacca di pelle cercando di bloccare la sua corsa, pericolosa oserei aggiungere , ma mi trascinò con sé tanto che inciampai sul gradino e finii rovinosamente per terra. Ero furibonda. Alzai gli occhi di scatto e incrociai i suoi scuri. Non mi accorsi più di nient’altro, non mi importava dov’ero, né chi ero e tantomeno l’ora. Aveva gli occhi più belli che avessi mai visto, d’un nero pece che non riuscivo a distinguere la pupilla. Poco dopo mi accorsi di una cosa. I suoi denti si vedevano perfettamente e la sua risata risuonò nelle mie orecchie. No, questo proprio non doveva farlo. Scattai in piedi, cercando di aggiustare il vestito e lo investii di parole:
-          Tu, sei la persona più maleducata e molesta che io abbia mai conosciuto. Passi pure la tua menefregaggine sull’autobus, poi mi spingi per scendere prima e adesso osi pure ridere di me dopo che mi hai volontariamente fatto cadere? Ma ti rendi conto … -
Lui continuava imperterrito a ridere, ignorandomi completamente. Ero rossa come un peperone, gli diedi una spallata e mi allontanai zoppicante, dirigendomi verso l’entrata dell’università. Rinunciai ad andare verso l’aula, ormai ero in un palese ritardo di mezz’ora e non ero assolutamente dell’umore per matematica. Andai al bar e, ordinato un caffè, mi sedetti su un tavolino. La caviglia iniziava veramente a farmi male, mannaggia a quel pazzo. Mandai un sms alle mie amiche al piano di sopra dicendo loro che mi avrebbero trovato lì e iniziai a gustarmi il mio caffè. Ormai era diventata un’abitudine quella del caffè del mattino, dopo quello della colazione, seguito da quello del pranzo e della merenda. Ovviamente il caffè dopo cena era d’obbligo. Insomma, mi stavo drogando di caffè. Ma come potevo pensare di smettere di fumare, lavorare come baby sitter saltuaria e, ovviamente, seguire l’università? Avevo bisogno di un sostegno  fisico e morale. Facendo queste elucubrazioni mentali passai il tempo finché non vidi entrare dalla porta del bar universitario quelle pazze delle mie compagne di corso. Athena, Mariella e Daniela erano sulla porta che si sbellicavano dalle risate.
-          Ridete, svergognate. Tanto vi tocca portarmi fino al secondo piano –
-          Soph, mica hai intenzioni farci trasportare tutto il tuo peso sulle spalle?? E poi tu sei proprio grulla, c’è l’ascensore apposta per te! –
-          Avete anche ragione. Non avevo pensato all’ascensore. Athe, smettila di ridere che ti sta sentendo tutta l’università e prendi la mia borsa che pesa –
Sempre ridendo, mi presero sotto le braccia e mi accompagnarono quasi trasportandomi fino all’ascensore. Eravamo lì in coda a scherzare, o meglio, a prendermi in giro, quand’ecco che mi passò accanto quell’idiota dell’autobus. Alzai gli occhi al cielo, ignorandolo.
-          Ciao Matte, come te la passi? –
-          Ehilà Mari, si studia. Ci si vede va, che se no, arrivo in ritardo a lezione. –
Mi squadrò sorridendo mentre io continuavo ignorarlo. Lo fissai mentre si allontanava di spalle, per poi guardare la mia amica che sorrideva tranquilla, salutandolo con una mano.
-          E tu come conosci quell’essere antropomorfo? È sicuramente peggio di un Toxoplasma Gondii. –
-          L’ho conosciuto al mare, faceva parte della compagnia. È simpatico, perché dici così? –
-          Questo perché tu non conosci la sua vera natura, quella è la persona più antipatica e stupida che io abbia mai conosciuto. È colpa sua se sono caduta –
Annuii cercando di confermare le mie parole con i gesti.
-          Sarà pure maleducato, ma è proprio un gran bocconcino. Dovresti proprio fartelo, Sophie –
-          Athe, hai in testa sempre e solo una cosa tu eh!! Non ci pensare neanche, non ho alcuna intenzione di farmi nessuno io. Soprattutto non un maleducato come quello -
-          Sarà pure maleducato, ma ha ragione Athena, con un culo così, me lo farei pur’ io. E non lo dire a Fede che se no, chi lo sente più –
Dopo l’uscita della Daniela, la tensione che quel tizio mi aveva messo addosso si era sicuramente allentata e ricominciai a ridere. Finalmente l’ascensore arrivò, salimmo al piano e, entrati nell’aula assegnata al corso di scienze biologiche, iniziammo una noiosa lezione di matematica.
 
 

*Angolo dell'autrice.
E finalmente ecco il nuovo capitolo! Ho deciso di pubblicare l'ultima domenica del mese anche se sto andando così veloce che in una settimana ho scritto 6 capitoli. Non so ancora quanto sarà lunga la storia, spero solo che piaccia. In ogni caso io cofntinuerò a pubblicare o almeno a scrivere; mi sto divertendo un mondo e alla fine è questa la cosa migliore. :P
Alla prossima.
Giulia

  
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