Anime & Manga > Card Captor Sakura
Segui la storia  |       
Autore: Misao    03/10/2006    7 recensioni
Sei anni.Lontani i ricordi della fanciullezza, così quelli d’un passato che ormai pareva chiuso definitivamente.Riposto in uno scrigno, sigillato da una chiave dalle intarsiature di bronzo,il suo passato.All’apparenza un vecchio libro impolverato, dentro al quale un’arcana forza giaceva in quel lontano periodo. Chiuso un capitolo.Aperta una nuova porta, la maturità. Ben pochi i problemi procurava la ricerca delle carte di Clow, a suo dire, in confronto a quel che i diciotto anni portano con loro.Problemi, ansie, paure eppure anche amore, quello vero… Nota: Ho messo la storia sotto Alternate Universe perchè si svolge sei anni dopo l'effettiva conclusione dell'anime.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura, Un pò tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo scriverei su un foglio bianco…

Lo scriverei su un foglio bianco…

 

…Un ricordo…dal passato…-Seconda parte-

 

 

 

 

“Tu, sei l’unica via.

Tu, sei l’unico padrone.

Tu, sei l’ultima carta.”

 

Cicliche, aperiodiche le parole risuonavano nella mente come un disco rotto.Quegli occhi violetti s’erano richiusi sotto le palpebre, silenziosi.

La bocca s’era increspata in un enigmatico sorriso sulle fulve labbra.Troppo flemmatico quel sorriso disegnato sulle sottili labbra, pareva più simile ad un ghigno soddisfatto.

Lui invece era rimasto la, nell’ombra, a fissare il suo riverbero nello specchio d’acqua sotto la sua figura.Poche gocce stillava la grondaia al di sopra, che creavano piccoli cerchi concentrici alla base della pozza sino a convogliarsi al suo centro confondendo il riflesso.

Gli occhi ambrati, tempestati da pagliuzze nericce all’interno, erano rimasti vitrei nella stessa posizione, anche dopo che l’uomo era scomparso dietro un’angolatura della grande villa dal tetto spiovente.

Le mani, poggiate sulle gambe, erano ritratte all’interno delle cosce increcciate tra loro.Bruni, i capelli indomiti erano scompigliati sul capo ricadendo sul davanti in una confusa frangetta. I tratti del volto spigolosi, erano ingentiliti dagli occhi dal taglio felino. Le mascelle tremavano leggermente strette in un ringhiare silenzioso.

Quella rivelazione, un colpo a ciel sereno. Quando pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla che, nulla avrebbe potuto sconvolgere quell’equilibrio creato negli ultimi anni con fatica, tutto s’era spezzato come un filo sottilissimo.

Ora la sua vita, era legata ad un altro filo ben più sottile del precedente.Un destino non voluto, eppure, desiderato al contempo per un'unica, sola ragione.

“Hai deciso dunque?” una sottile voce femminile, irruppe il silenzio del luogo. I gentili passi si soffermarono nelle vicinanze della prima figura, titubanti.

I neri crini di raso, tagliati dietro la nuca in un insolita maschietta, scendevano lungo le spalle in due fini ciuffi, unici a contrastare col taglio corto della ragazza. Le iridi amarante continuavano a fissarlo, in trepidante attesa d’una risposta.

“Ho deciso…” proferì lui, deciso. Silenzio.

La figura femminile portò entrambe le mani al petto, congiungendole, il corpo fremeva come un’improvviso freddo l’avesse colta. Temeva di sentire quelle parole uscire dalle sue labbra, aveva paura d’essere abbandonata ancora.

“…La mia risposta è definitiva” ecco, come prevedeva. La sua decisione era dunque quella di tornare.Mosse qualche altro passo, mentre l’erba si piegava fragile sotto le suole al cospetto del peso insorreggibile.

“Shaoran…” fu questa l’unica parola che riuscì a varcare le soglie delle rubinee labbra della cinese, null’altro.Chinò il capo sottomessa ormai alla sua decisione.

L’altro cinese non alzò lo sguardo verso di lei, si limitò ad alzarsi dandole le spalle. “Partirò domani stesso…e questa volta, concluderò quello a cui sono stato destinato”. Avanzò i suoi passi verso l’entrone a soffietto della villetta orientale, passi silenziosi si muovevano sulla pavimentazione in parqueè.

May Lin rimase immobile. Non osò controbattere. Da mesi lo aveva visto con quello sguardo, Shaoran era cambiato. Il ragazzino timido ed impacciato d’un tempo non esisteva più, ormai. Deciso, testardo, irritabile. Ecco cos’era divenuto ora il ragazzo che aveva amato così tanto e che, forse, in cuor suo amava ancora. Non aveva più osato parlare dei suoi sentimenti, sapeva bene il vuoto che l’assenza di Sakura aveva lasciato nel cuore del ragazzo. Nella silenziosa villa, nessuno osava più pronunciare il suo nome. Solo una volta era successo ma in tutta risposta aveva ricevuto una sfuriata poi, silenzio.

Non voleva più sentire quel nome. Ed ora, sarebbe tornato nel posto da lui più odiato. Lo guardò allontanarsi, quanto avrebbe dato per poter rivedere quei rari sorrisi che di tanto in tanto le aveva donato. La sua bocca ora sapeva solo ghignare sarcastica.

[Shaoran…sei cambiato così tanto].

 

Il cinesino attraversò l’ala ovest della villetta, aprendo la porta della propria stanza per poi richiuderla al suo seguito. Lo sguardo serioso non lasciava spazio ad altro, osservò la finestra, più in la, il cielo cupo intarsiato d’astri che diffondevano la fioca luce sul creato. Gli occhi per un istante s’oscurarono sotto la frangetta. [Non sai quanto vorrei mantenere la mia promessa…ma se ci rivedremo…non sarà per cortesia…].

Avvicinò i suoi passi ad un mobilio poco distante, aprendo un cassetto a scomparsa sotto il ripiano del mobile.La stanza buia, era rischiarata solo in parte dalla debole luce dei lampioni esterni.Inserì la mano nel cassetto, estraendo una chiave. Nere le intarsiature che portava sull’asticella. Le scure sopracciglia s’inarcarono di poco mentre la mano si strise a pugno tremando leggermente…

 

 

…L’esile mano della ragazza si riaprì di poco, per osservare la piccola chiave all’interno del palmo. Inclinò la testa di poco, spostando le iridi simultaneamente dalla chiave alla carta dello Specchio e viceversa.

Tutto ciò era così strano. Kero-chan s’avvicinò con una lieve planata a Specchio, ancora titubante per il fatto ch’essa avesse assunto le sembianze della sua padrona da bambina.

“Specchio, riesci a darmi informazioni ulteriori su questa chiave?” mormorò Sakura, trattenendo le verdognole iridi sulla carta.

La bambina abbassò lo sguardo. “Posso solamente dirti che quella chiave è collegata in un qualche modo a significato che porta il nome della mia carta…” null’altro riuscì a proferire, ormai le forze la stavano abbandonando.

Sakura increspò le labbra in un docile sorriso verso la bambina. “Grazie, non preoccuparti se lo preferisci puoi riposare ora”.

Specchio annuì leggermente col capo, leggera, una luce violetta l’avvolse nuovamente riportandola all’interno della carta.

Sakura rimase interdetta. Quella chiave era collegata allo Specchio. Scosse la testa, non riusciva, benchè si sforzasse a mettere in relazione i due oggetti.

Cerebus osservò la chiave con i lucidi occhietti scuri “Se quel cinesino è il perno di questa storia, è a lui che dovremmo chiedere chiarimenti” proferì pensoso.

La ragazza sussultò. Le iridi s’allargarono un poco, permanendo sull’oggetto vaghe. Chiedere a Shaoran? Scosse la testa con vigore.

“No. Ho abbandonato il compito di Card Captor da tempo e poi…non me la sento di coinvolgere Shaoran” proferì bassa. Mosse qualche passo verso lo scrittoio, poggiando la chiave sulla superficie con decisione, si voltò, lasciando l’oggetto alle sue spalle facendo per rimettersi sotto le coperte.

“Sakura” Cerebus a richiamò con fermezza, senza imprimere troppa severità nella voce. “Se questa è la tua decisione, non sarò io a obbligarti ma, sappi che lascerai morire le tue carte…ti chiedo di pensarci su, non darmi una risposta ora, almeno per trovare un nuovo padrone” mormorò malinconicamente.

La ragazza arrestò il suo incedere di colpo. Un nuovo padrone? Le carte sarebbero…morte…

Ci aveva messo così tanto a trasformare le sue carte, a farle SUE. Un nuovo padrone, avrebbe significato dire addio a Cerebus, a Yue.

Inarcò un sopracciglio.Yue. Da quanto non rivedeva il suo angelo silenzioso? Lui, avrebbe sicuramente saputo darle consiglio.

V’era solo un posto dove incontrarlo, dove l’aveva visto per l’ultima volta. Strinse i pugni lungo i fianchi, doveva arrivare infondo a quella faccenda o abbandonare? Quanto avrebbe voluto essere ottimista come un tempo.

Mosse le iridi di sbiego, verso il peluche che ancora persisteva a mezz’aria muovendo di poco le piccole ali dietro la schiena.

“Due giorni. Dammi due giorni di tempo Kero-chan” stormì quasi inudibile.Sapeva bene che forse chiedeva troppo ma, il suo cuore era pervaso dal dubbio.

Una parte di lei, era ancora la piccola Sakura, remota che, le intimava di riprendere tra le mani il suo potere e far luce sull’ennesimo mistero.

L’altra parte di lei, rimaneva incerta sul da farsi. Che ironia, era più matura da bambina che in quel momento, diamine, non sapeva prendere una decisione così importante.

Cerebus assentì silenziosamente, con un cenno del capo prima di tornare nel suo reparto-notte.

Sakura rimase ancora sveglia, doveva parlare con Tomoyo, anche se non se la sentiva in cuor suo di coinvolgerla ancora.Però rimaneva la sua migliore amica e, sapeva di poter contare su di lei.

In secondo luogo, avrebbe parlato con Yue.L’angelo dai capelli d’argento era la persona che più conosceva il suo mondo interiore, molto più dello stesso Cerebus, non perché avesse con il primo più confidenza ma, sin dall’inizio aveva capito che Yue era diverso, sapeva leggerle dentro.

Negli ultimi anni, aveva sempre contato su di lui per confidarsi, era come un libro aperto tra le mani del custode della notte.

Il buio che celava nello sguardo era solo il riflesso del suo profondo animo.

Si infilò sotto le coperte, rigirandosi su d’un fianco. In una notte, il suo mondo era cambiato completamente, sconvolgendosi ancora una volta.

Che doveva fare?

Shaoran forse era l’unico che avrebbe potuto darle spiegazioni concrete.Il pensiero di doverlo contattare però, la rendeva inquieta.

Lievi ciocche brune scesero dinanzi al volto, sulle spalle, sparsi sul cuscino. Portò una mano all’altezza del cuore, sentiva distintamente i battiti aumentare ad ogni pensiero.

Qual’era la cosa giusta da fare?

 

 

Le iridi ambrate si spensero sotto le palpebre del ragazzo, disteso sul letto, volto dalla parte della schiena rimuginava su quell’assurda storia.L’ultima carta.

Portò una mano a poggiarsi sugli occhi, rimanendo rivolto verso il soffitto. Mille pensieri conturbavano la mente, intrecciandosi come rovi in un labirinto.

La luna, imbrigliava le sue sfumature sul volto del cinese, giocando gioconda con le tonalità d’argento.

Che la sua decisione fosse stata azzardata? Spostò lo sguardo sul tavolinetto poco distante dal letto, sul quale giaceva il biglietto d’andata per il volo diretto a Tokyo.

Tornare in giappone, costringerla a rivederlo a quel modo.

Probabilmente la carta dello specchio possedeva ancora la chiave che lui stesso le aveva ceduto tempo addietro, prima di partire. Solo lui conosceva il segreto che dietro celavano quei due oggetti uguali ma diversi nel contempo.

Una chiave nera e, una d’argento.

Cos’avrebbe fatto una volta che l’avrebbe rivista? Avrebbe dovuto celare, ancora una volta, i suoi sentimenti.Pensare che, ci aveva impiegato così tanto a confessarle ciò che provava.Dopo sei anni, non aveva mai smesso di provare quel sentimento…forse per illudersi di provare ancora sentimenti, forse per autoconvincersi che al mondo esistesse ancora qualcosa in cui credere.

Il suo orgoglio, gli impediva però di vedere più il là. Si era convinto ormai che quel sentimento, fosse cambiato in semplice ricordo d’una cosa ormai finita, anche se dentro continuava, forse, a bruciare incorrotto.

Aveva provato a dimenticarla, nemmeno ricordava ormai quante volte ci aveva provato ma, ogni volta, quel volto, quell’immagine innocente di bambina tornava a tormentarlo.

Un dolce tormento della mente.Ecco come l’aveva definita.

Seppur avrebbe dato anche una vita per poterla rivedere, una sola volta. Non l’avrebbe riconosciuta.No.Come avrebbe potuto dimenticare quel sorriso? Solo lei possedeva quel particolare sorriso che s’increspava agli angoli delle labbra come un arco, dolcemente, eppure con una punta d’ingenuità bambina.

Ecco.Stava succedendo di nuovo, come poteva provare un sentimento così forte per un amore del passato? Forse perché quello che li aveva legati era stato più d’una semplice amicizia. Odio, competizione,amicizia…amore.

Vero, odio e amore infondo…cosa c’era di differente? Una sottile linea capace di trasformare e trasformare ancora.Sciocchezze.

Scosse la testa, passato, era passato.

Erano bambini allora, non sapeva cosa significasse amare, forse, non l’aveva nemmeno mai provato quel sentimento.Inclinò la testa su un lato, richiudendo gli occhi.

Si sarebbero rivisti, avrebbero condiviso di nuovo qualcosa, il passato sarebbe cambiato in presente ma…nulla avrebbe cambiato i suoi pensieri.L’avrebbe dimenticata, doveva farlo, anche perché infondo chi gli diceva che nel cuore della ‘sua’ bambina non v’era ora…un altro?

Il solo pensiero lo mandava in bestia.

Basta.Era ora di dormire, di rifuggire quei pensieri.

Basta con le assurdità, basta con il passato, basta…con Sakura. Ora la cosa più importante era risolvere quel maledetto problema, una volta concluso, le avrebbe dato il suo addio definitivo e stavolta, nessun sentimento avrebbe intralciato il suo dovere.

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Card Captor Sakura / Vai alla pagina dell'autore: Misao