Eccomi di nuovo a scrivere di Ron&Hermione cresciutelli…
In realtà a suo tempo non avevo pensato ad un seguito, e il
merito va tutto a una certa conoscente, che mi ha nascosto una certa cosa,
con una certa persona… Spero piaccia, anche perché con la prima siete
stati molto carini! Kiss!
***
Hermione ancora non
sapeva se ridere o piangere di quello che le era successo, ma aveva deciso che
per una volta in vita sua non si sarebbe posta troppe domande.
Lei e Ron.
Certo, il modo in cui
si erano ritrovati poteva non essere dei più eleganti, insomma, immaginatevi lo
sdolcinato racconto: Oh, sì, è stato tutto così romantico! In realtà era
l’ultima persona che avrei voluto incontrare, quella sera, ma poi ci siamo
ubriacati e abbiamo fatto sesso selvaggio, cosa che da sobri non sarebbe mai
successa…
Ma a lei non
importava, se ne stava comodamente spaparanzata sotto il getto tiepido della
doccia, a ridacchiare e parlare da sola. Era domenica pomeriggio, e facevano
più di quaranta ore che loro due erano reclusi in casa.
Prima, dovevano
smaltire la sbornia. Poi… vabbè, ci siamo capiti, dovevano recuperare il tempo
perso. Quattro anni! Onestamente, da sobri era tutta un’altra cosa.
“Cattiva, Hermione…”
ridacchiava tra sé e sé. Ad ogni modo, il giorno seguente sarebbe ricominciata
un’altra settimana e loro due sarebbero tornati al mondo reale. Perché se
quelle quaranta ore erano state fantastiche, era anche vero che non erano state
‘reali’, insomma, era stato un po’ come vivere in una specie di universo
parallelo abitato solo da loro due.
Cosa sarebbe successo
nel momento in cui fossero tornati alla civiltà? Sarebbero ritornati quelle
persone irascibili e intolleranti l’una verso l’altra?
“No, Hermione, ho
detto niente seghe mentali!” si disse.
Uscì dalla doccia, si
infilò un accappatoio e si asciugò i capelli. Erano le quattro e mezza passate,
e lei pensò che aveva voglia di uscire.
*
La TV era la prova che
i babbani potevano essere geniali, quando ci si mettevano. Ma come aveva fatto
a vivere vent’anni senza?
Ron era svaccato sul
divano del soggiorno tutt’uno con la fatidica scatoletta parlante. A vederlo
così sembrava l’identikit del babbano tipo: divano, telecomando… ci mancava
solo una birra e la Play Station, ma per fortuna Hermione non era tipo da
videogiochi e lui non sapeva cosa si stava perdendo.
Hermione… Grande
Merlino, ancora era allibito. Insomma, un debole per lei ce l’aveva sempre
avuto e anche dopo che avevano rotto non se l’era mai lasciata del tutto alle
spalle, era stata una cosa troppo importante. Che brutto il vizio di fare
sempre dei paragoni.
Hermione era più
alta.
Hermione era più
sveglia.
Hermione era più…
era più e basta.
Certo, era anche più
insopportabilmente perfettina, e saccente, e ossessionata dall’essere sempre la
migliore in tutto. E permalosa, come lui. Orgogliosa. Ma le persone cambiano
crescendo, giusto? Insomma quei due giorni erano andati benone. Ok che erano
rimasti chiusi nel suo appartamento a ‘dilettarsi’, e così le occasioni da
litigio scarseggiavano, ma insomma.
“Cos’è sta roba qua
adesso?” disse il ragazzo girando un canale alla TV. “Mica male…”
“Santo cielo, Ron,
sembri mio zio Richard!” esclamò la ragazza appena entrata in soggiorno. Aveva
i capelli un po’ umidi e ancora l’accappatoio.
Calmati, Ron.
“Richard?”
“Divano, calcio e
telecomando.” E rise. “E io che pensavo che stando con un mago mi sarei
risparmiata certe cose… non basta più il Quidditch? Anche il campionato?”
protestò sedendosi al fianco del ragazzo.
“Guarda che questo
calcio non è poi così male! Oddio,
magari saranno un po’ statici così piantati a terra, e poi la palla è una sola,
ma in fondo ricorda un po’ il Quidditch!”
“Ti prego, pietà!
Comunque, sappi che stasera voglio uscire.”
“Uscire?”
“Sì, Ron. Uscire.
Mettere il naso fuori. Respirare all’aria aperta… è da venerdì sera che siamo
qua! E domani entrambi dobbiamo lavorare. Voglio uscire!”
“A me non è
dispiaciuto come abbiamo passato questi due giorni…” rispose il ragazzo con un
sorrisetto malizioso, avvicinandosi con fare sospetto a lei e allungando una
mano verso la cintura dell’accappatoio. Mica era colpa sua se quella era uscita
seminuda dal bagno!
“Maiale!” rise la
ragazza. Poi si divincolò dalla stretta, balzò in piedi e con fare autoritario
gli puntò un dito contro.
“Ora vado a vestirmi,
e quando torno voglio trovarti pronto per portarmi a cena fuori! Intesi?”
“Va bene, ma non fare
mai più così, per un attimo sembravi mia madre!” commentò inorridito il
ragazzo. Hermione gli lanciò una ciabatta e si andò a preparare.
No, questa volta
avrebbe funzionato, ne era certa. Non avevano più diciannove anni.
“Ma sei ancora
conciato così?” esclamò dopo aver passato circa cinquanta minuti in camera,
provandosi tutte le combinazioni di abiti possibili, con relative borsa e
scarpe in coordinato, nonché pettinatura. Il fatto di uscire di nuovo con Ron
la agitava un pochino. Pensava che finirci subito a letto avrebbe semplificato
di molto le cose, ma non era vero, quello restava lo stesso una specie di primo
appuntamento, anche se con un ex e dopo averci passato un ‘porno week-end’.
“Così come?”
“Come cinquanta minuti
fa…”
“Uh, devo essermi appisolato.
Ma non vado bene?”
Era lo stesso
adorabile, ad essere sinceri. Maledizione, c’erano tutti i sintomi della tipica
cotta adolescenziale. “Almeno fatti la barba! Non so, datti una sistemata…”
“Ok…” il ragazzo si
alzò con flemma dal divano e si avviò verso il bagno. Dopo trenta secondi netti
ne uscì pettinato, sbarbato e profumato (ma come fanno gli uomini a prepararsi
così in fretta? Mah…).
“Ti sta bene il gel nei capelli.”
“Grazie. E tu sei
splendida…” sorrise il ragazzo. E Hermione era consapevole che non si trattava
della classica frase di circostanza, quella sera era obiettivamente uno
schianto. Gonna al ginocchio, stivali, maglione con lo scollo a scialle e i
capelli sciolti domati da un migliaio di incantesimi.
“Allora andiamo?”
disse lei afferrando il cappotto.
“Dove?”
Alla fine erano quasi
le sei quando si smaterializzarono verso Diagon Alley.
Era ufficiale. Lei e
Ron erano in pubblico da soli. Non che si tenessero la mano o si scambiassero
particolari effusioni, ma erano comunque allo scoperto.
Un momento, era
ufficiale? No, di questo non avevano ancora parlato! Avevano intenzione di
vedere come si evolveva quella loro storia ma non c’era nulla di definitivo. Work
in progress, avevano detto.
Improvvisamente
Hermione sentì come un’improvvisa botta di caldo. Avrebbero incontrato qualcuno
di loro conoscenza? Avrebbero dovuto rispondere a domande imbarazzanti? Guardò
il ragazzo e vide che aveva una squisita smorfia di terrore misto ansia
disegnata in volto, e continuava a guardarsi attorno grattandosi la nuca. Una
volta tanto erano d’accordo su qualcosa, a quanto pareva: non erano ancora
pronti. Si voltò a destra e vide un ragazzo con gli occhiali e i capelli neri
disordinati. Si abbassò di colpo.
“Hermy che fai lì
accucciata?” chiese Ron. Nel frattempo lei si accorse che quel tipo con gli
occhiali non era Harry.
“Uh, niente, mi è
caduto un orecchino…”
“Ma se ce li hai
addosso.”
“Infatti l’ho
ritrovato…” disse evasiva risollevandosi. Continuarono a camminare circospetti
finché non notò che il suo ragazzo (il suo ragazzo?) cominciò a
camminare a testa bassa con la sciarpa alzata fino sugli occhi. poi capì:
stavano passando davanti al negozio di scherzi di Fred e George.
“Senti, Ron” disse
trascinandolo al sicuro da sguardi indiscreti “mi pare cristallino che non te
la senti ancora di farti vedere con me in giro e…”
“No! Non è come pensi,
sono innocente!” saltò su il ragazzo, subito sulla difensiva. “Solo che…”
“…e per una volta,” lo
interruppe lei con un mezzo sorriso, “mi trovi d’accordo. Prima mi è sembrato
di vedere Harry e stavo per collassare!”
“E’ per quello che ti
sei buttata a terra?”
Hermione fece una
smorfia e annuì. “Credo che dovremmo tenerci questa cosa per noi ancora per un
po’…”
“Giusto!”
“Andiamo in un locale
babbano stasera?”
“Ottimo!”
“Faccio io?”
“Logico.”
Per il resto la serata
andò benone, a Ron piacque molto quel ristorantino. Magari era un po’
sofisticato per i suoi gusti, decisamente più orientati verso la tradizionale
cucina ‘mangia-fino-a-scoppiare’ Weasley, ma rimase soddisfatto ugualmente.
Bisognava anche dire che Hermione era decisamente splendida quella sera, e lui
sarebbe stato benissimo dovunque con lei.
Com’era che non
avevano ancora litigato? Magari era perché si trattava di una specie di primo
appuntamento, e la gente tende a dare il meglio nei primi appuntamenti. Ma i
primi appuntamenti di solito vengono prima di passare un week-end chiusi in
casa. Lo dice la parola, no?
Magari erano
semplicemente cambiati. È questo che fa la gente: cresce, cambia… lui era molto
più maturo. Molto. Ok, forse solo un po’, ma era già qualcosa!
Sì, era quello il
motivo.
Arrivati davanti a
casa di Hermione i due si fermarono.
“Sai che sono stata
benissimo?”
“Anche io…” le diede
un bacio e salì i primi i gradini verso il portone.
“Ma non aspetti che
sia io a dirti di salire?” gli disse indignata. Lui la guardò in modo strano.
“Avrebbe senso? Sono
stato a casa tua due giorni!”
“Appunto! Casa mia.
Dovrei essere io a chiederti se vuoi salire…”
“Ma è scontato!”
“No che non lo è!
Potrei preferire che te ne torni a casa tua.”
“E’ così?”
“Io…” esitò. No che
non lo preferiva. “Non è questo il punto! Non puoi dare tutto per scontato!”
“Ma è illogico,
Hermione! Ti metti a fare il teatrino del ‘vuoi salire’ adesso?! Abbiamo già
concluso, la fase del corteggiamento è finita!”
Merda. Adesso aveva
straparlato.
“AH, SI?!” sbottò la ragazza. “Allora sarò diretta.
Sparisci!”
“Davvero?” rispose
lui, rossastro in viso.
“Davvero!”
“BENE!”
“Bene.”
Ron vide la ragazza
girare i tacchi e sbattere la porta. Altro che cambiati, la realtà era che
avevano resistito anche troppo! Magari era stato un po’ insensibile, in fondo.
Glielo dicevano sempre, assieme a immaturo. Furibondo, si incamminò verso una
meta non ancora stabilita, non conosceva quella parte di città. Perché tutti
quei babbani non se ne andavano un po’ e lo lasciavano smaterializzarsi in
pace? Con grande disappunto, aveva solo una possibilità per tornare a casa.
‘BEEEEP’
“Cosa vuoi ancora?”
“EHM… NON - SO - COME
- TORNARE - A CASA!”
“Non mi riguarda.
Smaterializzati!”
“MA - C’E’ - TROPPA -
GENTE!”
“Arrangiati! E per
favore, non è il caso di urlare nel citofono!”
“FAMMI SALIRE! TI
PREEEEEEGOOOO!”
Ci fu silenzio. E poi
la serratura scattò, grazie al cielo. Con un broncio esemplare, Ron entrò in
casa, Hermione aveva un aspetto ancora più incavolato.
“’azie.” Bisbigliò.
“Come?”
“GRAZIE!”
“Non c’è di che.
Allora, che aspetti ad andartene?”
“Sono un cretino!”
esclamò. Doveva metterci una pezza.
“Vedo che ci sei
arrivato, bravo!”
“Dai, prima mi sono
spiegato male…” le disse con lo sguardo da cane bastonato.
“Stai cercando di
impietosirmi?”
Lui le lanciò
un’occhiatina compassionevole. “Sì…” e sorrise vagamente. Lei non fu in grado
di rimanere imperturbabile. Forse aveva un po’ esagerato, prima.
“Sei già riuscito a
farmi incavolare.”
“Modestamente…”
rispose lui alzando un sopracciglio. La vide inarcare le labbra in un sorriso e
poi sbuffare teatralmente.
“Uff… ok, forse
anch’io ho esagerato, prima. Poche storie: resti?”
Lui si avvicinò e le diede un bacio. E anche questa era andata.