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Autore: goldfish    04/10/2006    5 recensioni
Seguito di “Perché non sali un attimo?” (ma si può leggere anche da solo).
Ricapitolando: Hermione e Ron si incontrano per caso quattro anni dopo la loro rottura. Si ubriacano e succede l'inevitabile. Che faranno dopo? Di certo c’è solo una cosa: non farlo sapere a Harry&co! Ma non è semplice come sembra... Si tratta di una storia a capitoli che però non sarà molto lunga, non so, intorno ai cinque-sei... sparate pure a zero, anche se fa schifo e devo levarla dalla circolazione! (ma se vi piace è meglio!)
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo a scrivere di Ron&Hermione cresciutelli…

Eccomi di nuovo a scrivere di Ron&Hermione cresciutelli…

In realtà a suo tempo non avevo pensato ad un seguito, e il merito va tutto a una certa conoscente, che mi ha nascosto una certa cosa, con una certa persona… Spero piaccia, anche perché con la prima siete stati molto carini! Kiss!

 

***

Hermione ancora non sapeva se ridere o piangere di quello che le era successo, ma aveva deciso che per una volta in vita sua non si sarebbe posta troppe domande.

Lei e Ron.

Certo, il modo in cui si erano ritrovati poteva non essere dei più eleganti, insomma, immaginatevi lo sdolcinato racconto: Oh, sì, è stato tutto così romantico! In realtà era l’ultima persona che avrei voluto incontrare, quella sera, ma poi ci siamo ubriacati e abbiamo fatto sesso selvaggio, cosa che da sobri non sarebbe mai successa…

Ma a lei non importava, se ne stava comodamente spaparanzata sotto il getto tiepido della doccia, a ridacchiare e parlare da sola. Era domenica pomeriggio, e facevano più di quaranta ore che loro due erano reclusi in casa.

Prima, dovevano smaltire la sbornia. Poi… vabbè, ci siamo capiti, dovevano recuperare il tempo perso. Quattro anni! Onestamente, da sobri era tutta un’altra cosa.

“Cattiva, Hermione…” ridacchiava tra sé e sé. Ad ogni modo, il giorno seguente sarebbe ricominciata un’altra settimana e loro due sarebbero tornati al mondo reale. Perché se quelle quaranta ore erano state fantastiche, era anche vero che non erano state ‘reali’, insomma, era stato un po’ come vivere in una specie di universo parallelo abitato solo da loro due.

Cosa sarebbe successo nel momento in cui fossero tornati alla civiltà? Sarebbero ritornati quelle persone irascibili e intolleranti l’una verso l’altra?

“No, Hermione, ho detto niente seghe mentali!” si disse.

Uscì dalla doccia, si infilò un accappatoio e si asciugò i capelli. Erano le quattro e mezza passate, e lei pensò che aveva voglia di uscire.

*

La TV era la prova che i babbani potevano essere geniali, quando ci si mettevano. Ma come aveva fatto a vivere vent’anni senza?

Ron era svaccato sul divano del soggiorno tutt’uno con la fatidica scatoletta parlante. A vederlo così sembrava l’identikit del babbano tipo: divano, telecomando… ci mancava solo una birra e la Play Station, ma per fortuna Hermione non era tipo da videogiochi e lui non sapeva cosa si stava perdendo.

Hermione… Grande Merlino, ancora era allibito. Insomma, un debole per lei ce l’aveva sempre avuto e anche dopo che avevano rotto non se l’era mai lasciata del tutto alle spalle, era stata una cosa troppo importante. Che brutto il vizio di fare sempre dei paragoni.

Hermione era più alta.

Hermione era più sveglia.

Hermione era più… era più e basta.

Certo, era anche più insopportabilmente perfettina, e saccente, e ossessionata dall’essere sempre la migliore in tutto. E permalosa, come lui. Orgogliosa. Ma le persone cambiano crescendo, giusto? Insomma quei due giorni erano andati benone. Ok che erano rimasti chiusi nel suo appartamento a ‘dilettarsi’, e così le occasioni da litigio scarseggiavano, ma insomma.

“Cos’è sta roba qua adesso?” disse il ragazzo girando un canale alla TV. “Mica male…”

“Santo cielo, Ron, sembri mio zio Richard!” esclamò la ragazza appena entrata in soggiorno. Aveva i capelli un po’ umidi e ancora l’accappatoio.

Calmati, Ron.

“Richard?”

“Divano, calcio e telecomando.” E rise. “E io che pensavo che stando con un mago mi sarei risparmiata certe cose… non basta più il Quidditch? Anche il campionato?” protestò sedendosi al fianco del ragazzo.

“Guarda che questo calcio non è  poi così male! Oddio, magari saranno un po’ statici così piantati a terra, e poi la palla è una sola, ma in fondo ricorda un po’ il Quidditch!”

“Ti prego, pietà! Comunque, sappi che stasera voglio uscire.”

“Uscire?”

“Sì, Ron. Uscire. Mettere il naso fuori. Respirare all’aria aperta… è da venerdì sera che siamo qua! E domani entrambi dobbiamo lavorare. Voglio uscire!”

“A me non è dispiaciuto come abbiamo passato questi due giorni…” rispose il ragazzo con un sorrisetto malizioso, avvicinandosi con fare sospetto a lei e allungando una mano verso la cintura dell’accappatoio. Mica era colpa sua se quella era uscita seminuda dal bagno!

“Maiale!” rise la ragazza. Poi si divincolò dalla stretta, balzò in piedi e con fare autoritario gli puntò un dito contro.

“Ora vado a vestirmi, e quando torno voglio trovarti pronto per portarmi a cena fuori! Intesi?”

“Va bene, ma non fare mai più così, per un attimo sembravi mia madre!” commentò inorridito il ragazzo. Hermione gli lanciò una ciabatta e si andò a preparare.

No, questa volta avrebbe funzionato, ne era certa. Non avevano più diciannove anni.

 

“Ma sei ancora conciato così?” esclamò dopo aver passato circa cinquanta minuti in camera, provandosi tutte le combinazioni di abiti possibili, con relative borsa e scarpe in coordinato, nonché pettinatura. Il fatto di uscire di nuovo con Ron la agitava un pochino. Pensava che finirci subito a letto avrebbe semplificato di molto le cose, ma non era vero, quello restava lo stesso una specie di primo appuntamento, anche se con un ex e dopo averci passato un ‘porno week-end’.

“Così come?”

“Come cinquanta minuti fa…”

“Uh, devo essermi appisolato. Ma non vado bene?”

Era lo stesso adorabile, ad essere sinceri. Maledizione, c’erano tutti i sintomi della tipica cotta adolescenziale. “Almeno fatti la barba! Non so, datti una sistemata…”

“Ok…” il ragazzo si alzò con flemma dal divano e si avviò verso il bagno. Dopo trenta secondi netti ne uscì pettinato, sbarbato e profumato (ma come fanno gli uomini a prepararsi così in fretta? Mah…).

“Ti sta bene il  gel nei capelli.”

“Grazie. E tu sei splendida…” sorrise il ragazzo. E Hermione era consapevole che non si trattava della classica frase di circostanza, quella sera era obiettivamente uno schianto. Gonna al ginocchio, stivali, maglione con lo scollo a scialle e i capelli sciolti domati da un migliaio di incantesimi.

“Allora andiamo?” disse lei afferrando il cappotto.

“Dove?”

 

Alla fine erano quasi le sei quando si smaterializzarono verso Diagon Alley.

Era ufficiale. Lei e Ron erano in pubblico da soli. Non che si tenessero la mano o si scambiassero particolari effusioni, ma erano comunque allo scoperto.

Un momento, era ufficiale? No, di questo non avevano ancora parlato! Avevano intenzione di vedere come si evolveva quella loro storia ma non c’era nulla di definitivo. Work in progress, avevano detto.

Improvvisamente Hermione sentì come un’improvvisa botta di caldo. Avrebbero incontrato qualcuno di loro conoscenza? Avrebbero dovuto rispondere a domande imbarazzanti? Guardò il ragazzo e vide che aveva una squisita smorfia di terrore misto ansia disegnata in volto, e continuava a guardarsi attorno grattandosi la nuca. Una volta tanto erano d’accordo su qualcosa, a quanto pareva: non erano ancora pronti. Si voltò a destra e vide un ragazzo con gli occhiali e i capelli neri disordinati. Si abbassò di colpo.

“Hermy che fai lì accucciata?” chiese Ron. Nel frattempo lei si accorse che quel tipo con gli occhiali non era Harry.

“Uh, niente, mi è caduto un orecchino…”

“Ma se ce li hai addosso.”

“Infatti l’ho ritrovato…” disse evasiva risollevandosi. Continuarono a camminare circospetti finché non notò che il suo ragazzo (il suo ragazzo?) cominciò a camminare a testa bassa con la sciarpa alzata fino sugli occhi. poi capì: stavano passando davanti al negozio di scherzi di Fred e George.

“Senti, Ron” disse trascinandolo al sicuro da sguardi indiscreti “mi pare cristallino che non te la senti ancora di farti vedere con me in giro e…”

“No! Non è come pensi, sono innocente!” saltò su il ragazzo, subito sulla difensiva. “Solo che…”

“…e per una volta,” lo interruppe lei con un mezzo sorriso, “mi trovi d’accordo. Prima mi è sembrato di vedere Harry e stavo per collassare!”

“E’ per quello che ti sei buttata a terra?”

Hermione fece una smorfia e annuì. “Credo che dovremmo tenerci questa cosa per noi ancora per un po’…”

“Giusto!”

“Andiamo in un locale babbano stasera?”

“Ottimo!”

“Faccio io?”

“Logico.”

 

Per il resto la serata andò benone, a Ron piacque molto quel ristorantino. Magari era un po’ sofisticato per i suoi gusti, decisamente più orientati verso la tradizionale cucina ‘mangia-fino-a-scoppiare’ Weasley, ma rimase soddisfatto ugualmente. Bisognava anche dire che Hermione era decisamente splendida quella sera, e lui sarebbe stato benissimo dovunque con lei.

Com’era che non avevano ancora litigato? Magari era perché si trattava di una specie di primo appuntamento, e la gente tende a dare il meglio nei primi appuntamenti. Ma i primi appuntamenti di solito vengono prima di passare un week-end chiusi in casa. Lo dice la parola, no?

Magari erano semplicemente cambiati. È questo che fa la gente: cresce, cambia… lui era molto più maturo. Molto. Ok, forse solo un po’, ma era già qualcosa!

Sì, era quello il motivo.

Arrivati davanti a casa di Hermione i due si fermarono.

“Sai che sono stata benissimo?”

“Anche io…” le diede un bacio e salì i primi i gradini verso il portone.

“Ma non aspetti che sia io a dirti di salire?” gli disse indignata. Lui la guardò in modo strano.

“Avrebbe senso? Sono stato a casa tua due giorni!”

“Appunto! Casa mia. Dovrei essere io a chiederti se vuoi salire…”

“Ma è scontato!”

“No che non lo è! Potrei preferire che te ne torni a casa tua.”

“E’ così?”

“Io…” esitò. No che non lo preferiva. “Non è questo il punto! Non puoi dare tutto per scontato!”

“Ma è illogico, Hermione! Ti metti a fare il teatrino del ‘vuoi salire’ adesso?! Abbiamo già concluso, la fase del corteggiamento è finita!”

Merda. Adesso aveva straparlato.

“AH, SI?!”  sbottò la ragazza. “Allora sarò diretta. Sparisci!”

“Davvero?” rispose lui, rossastro in viso.

“Davvero!”

“BENE!”

“Bene.”

Ron vide la ragazza girare i tacchi e sbattere la porta. Altro che cambiati, la realtà era che avevano resistito anche troppo! Magari era stato un po’ insensibile, in fondo. Glielo dicevano sempre, assieme a immaturo. Furibondo, si incamminò verso una meta non ancora stabilita, non conosceva quella parte di città. Perché tutti quei babbani non se ne andavano un po’ e lo lasciavano smaterializzarsi in pace? Con grande disappunto, aveva solo una possibilità per tornare a casa.

‘BEEEEP’

Cosa vuoi ancora?”

“EHM… NON - SO - COME - TORNARE - A CASA!”

Non mi riguarda. Smaterializzati!”

“MA - C’E’ - TROPPA - GENTE!”

Arrangiati! E per favore, non è il caso di urlare nel citofono!”

“FAMMI SALIRE! TI PREEEEEEGOOOO!”

Ci fu silenzio. E poi la serratura scattò, grazie al cielo. Con un broncio esemplare, Ron entrò in casa, Hermione aveva un aspetto ancora più incavolato.

“’azie.” Bisbigliò.

“Come?”

“GRAZIE!”

“Non c’è di che. Allora, che aspetti ad andartene?”

“Sono un cretino!” esclamò. Doveva metterci una pezza.

“Vedo che ci sei arrivato, bravo!”

“Dai, prima mi sono spiegato male…” le disse con lo sguardo da cane bastonato.

“Stai cercando di impietosirmi?”

Lui le lanciò un’occhiatina compassionevole. “Sì…” e sorrise vagamente. Lei non fu in grado di rimanere imperturbabile. Forse aveva un po’ esagerato, prima.

“Sei già riuscito a farmi incavolare.”

“Modestamente…” rispose lui alzando un sopracciglio. La vide inarcare le labbra in un sorriso e poi sbuffare teatralmente.

“Uff… ok, forse anch’io ho esagerato, prima. Poche storie: resti?”

Lui si avvicinò e le diede un bacio. E anche questa era andata.

  
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