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Autore: Shade Owl    04/03/2012    3 recensioni
L'Alleanza delle Ombre avrebbe dovuto essere sconfitta, e la Convergenza che sgretolava la barriera fermata. E così è stato: il Pentacolo, sotto la guida di Timmi, ha salvato il mondo dalla distruzione e spazzato via l'Alleanza, nonostante il Tredicesimo Membro, che ne era capo, sia riuscito a sopravvivere. In teoria, a parte questa piccola pecca, ci sarebbe di che festeggiare, specie considerando che Nadine è rimasta incinta.
Ma così non è: il Tredicesimo Membro ha manipolato tutti, dai suoi vecchi compagni fino ai Custodi dell'Eden e, con l'aiuto di Marcus, ha risvegliato l'Anticristo.
E l'Anticristo è in realtà Demon, colui che un tempo fu il più feroce avversario della famiglia di Liz e nemesi di Daniel, l'unico avversario che entrambi sembrano temere veramente. I suoi poteri sembrano illimitati, e nessuno, a suo dire, è in grado di fermarlo.
Quarto e ultimo capitolo della serie Sangue di Demone.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Il grido di Nadine fu talmente penetrante da perforare persino l’acciaio delle armature.
Cadde in ginocchio, singhiozzando a più non posso, e stavolta nessuno provò a prenderla al volo. Tutti poterono soltanto guardare Timmi crollare a terra, ferito al braccio e con la spada di Demon nel fianco, mentre lui sospingeva lentamente la lama ancora più a fondo nel suo corpo.
Darth e Trys persero la presa sulle armi, che caddero tintinnando al suolo, nella polvere, e per una volta il Folletto sembrava essere a corto di parole.
Raven, accanto a loro, perse di nuovo la nota compostezza. Non versò lacrime e non gridò questa volta, ma il suo volto pallido divenne cereo, e cominciò a tremare. Serrò le mascelle, crollando a terra, e vomitò.
Jo si limitò a fissare la scena, rigido come uno stoccafisso, e Xander parve preda di un intenso capogiro, che quasi lo fece cadere.
Liz, con gli occhi incapaci di separarsi da quanto stava accadendo, iniziò a piangere in silenzio.
Daniel si limitò a chinare il capo, mentre la sua testa si svuotava del tutto.
Aveva fatto il possibile, l’impossibile e anche il proibito, violando quasi ogni principio che l’Evocatore gli aveva trasmesso, pur di essere un suo degno successore, una buona Sentinella dell’Avvenire. Aveva coalizzato tutte le razze in un modo che non aveva precedenti, ammassando armate e alleati senza risparmiarsi. Si era assicurato di contattare preventivamente gli umani, rivelando ad alcuni di essi l’esistenza stessa della magia. Aveva creato un demone ed era sceso in prima linea.
E adesso, tutto era finito. Tutto.
E Demon aveva vinto.
 
Alis si morse una guancia, ma non pianse. Aveva ormai esaurito le lacrime, e non riusciva a fare altro che disperarsi in silenzio.
Stranamente, quanto stava per accadere non le importava. Aveva messo in conto da tempo di poter morire, fin da quando uno strano e scontroso ragazzo che aveva pestato a sangue il quarterback della squadra di football scolastica aveva portato lei e gli altri a caccia di mostri.
A toglierle il fiato, a distruggere il suo incrollabile muro di sicurezza, era tutt’altro: appena la nave si era schiantata, aveva capito che erano tutti salvi. Che era arrivato qualcuno in grado di risolvere tutto. Il fratello maggiore, quello a cui ci si rivolge sempre in caso di problemi, con una soluzione per ogni cosa.
E adesso che anche lui si era accasciato a terra… chi era rimasto?
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e, alzando lo sguardo, vide la sirena. Anche lei era in lacrime, e aveva lo sguardo fisso nel vuoto, verso il basso.
- Non farlo…- disse - Provochi altro, inutile dolore ad entrambe…-
Parlava della sua guancia. Lei era empatica, e sicuramente aveva sentito anche quello. Come, ovviamente, sentiva il dolore provato da tutti loro, e che si sommava al suo. Sotto la disperazione sentì una fitta di pena per la sirena: era ovvio dire che, in quel momento, nessuno era più addolorato di lei.
 
Demon passò una mano sull’elsa della spada, che risplendette per un istante di luce verdastra, poi la lasciò andare e incrociò le braccia, guardando Timmi dall’alto verso il basso. Lui era steso a terra, e i suoi movimenti erano sempre più deboli.
Non si sarebbe mai guarito, non con la spada ancora nel suo corpo. E siccome l’aveva stregata in modo tale da paralizzarlo, non sarebbe riuscito a estrarla. Per farcela avrebbe dovuto essere immateriale.
- Morirai tra poco.- disse tranquillamente Demon - Ti terrei la mano volentieri, ma ho altre cose da fare. Saluta mio padre per me. Digli di andare a quel paese.-
E si allontanò, senza più considerarlo.
Timmi, con la vista che si oscurava, lo guardò andare via, furioso e senza più forze.
Poi perse conoscenza.
 
Demon si mise di fronte a Daniel, che strinse i pugni talmente forte da tremare.
- Non guardarmi così.- disse serio - Non ho colpe. Io sono fatto per questo, lo sai bene. È la mia natura.-
- Nessuno ti ha obbligato.- ribatté Daniel - E ti è piaciuto, non lo negare. Lo sai che ti conosco.-
- E io conosco te.- disse Demon - Sai, speravo che fossi cambiato, in tutti questi anni. Inutile dire quanto io sia deluso.- inclinò leggermente il capo - Quante volte, in passato, ti sei tirato indietro, con me? Quante volte hai lasciato che fossero Elizabeth e Marek a tirarti fuori dai guai?- alzò una mano e cominciò a contare - Dunque… la prima volta, il giorno in cui ci siamo conosciuti… arrivò la tua cara strega e mi mandò via. La seconda volta, quando ho ammazzato i genitori adottivi di tua sorella, non ti sei nemmeno fatto vedere. Che bravo fratello.-
Con la coda dell’occhio vide Liz serrare i pugni. Sperò ardentemente che non facesse sciocchezze. Con un po’ di fortuna sarebbe riuscita a mettere se stessa e gli altri al sicuro, se non avesse tentato un attacco inutile.
- Poi la terza volta, quando mi sono presentato al vostro nascondiglio…- proseguì Demon, ignaro - Mi lasciasti alle cure di Marek. Per poco non l’ho ammazzato, quella volta. Tu dov’eri?- chiese, fingendo di non ricordare - Ah sì, stavi scappando. Infine, nella Piana dell’Eternità…- a quel punto fece una pausa, pensieroso - Bhè… lì alla fine ti sei fatto valere, ma non è stata una gran vittoria, ce l’hai fatta solo di poco.- incrociò le braccia, raddrizzando il capo - E questi sono episodi vecchi di anni. Devo elencare quelli più recenti?-
Daniel non rispose: purtroppo, non era in grado di dargli torto.
- Non puoi biasimarlo per questo!- sbottò Liz - Lui era un ragazzino, all’epoca…-
- Anche tu.- osservò tranquillamente Demon - Anzi, sei persino più giovane. E hai affrontato il Custode della Vita, che allora era più potente di me.-
- Io avevo passato dieci anni con l’Evocatore, lui solo una settimana!- protestò lei - Come puoi dire…-
- Liz, lascia stare.- disse Daniel - Ormai è inutile.-
Demon annuì.
- Sì, è vero.- disse - Per una volta, tu ed io siamo d’accordo.- sorrise - Ormai è finita.-
 
***
 
Il terreno era umido e puzzolente, come se fosse fatto di melma marcia e molliccia. Scoprì di potersi di nuovo muovere, e quindi si rialzò, tutto sporco di fango, e aprì gli occhi: attorno a sé, Timmi vide un sacco di nebbia, tanto fitta da oscurare qualsiasi cosa. Solo pochi scheletri d’albero erano visibili, in lontananza, e comunque erano estremamente rari e difficili da individuare.
Osservando se stesso, inoltre, notò di non avere ferite.
- Ma che…- sbottò, sorpreso - Di nuovo la palude?-
Si guardò intorno, cercando di capire cosa ci facesse lì, ed il suo sguardo cadde su qualcosa di assolutamente insolito per quel luogo: poco lontano da lui c’era una macchia d’erba verde, in un cono di luce privo di qualsiasi foschia, formato da un piccolo falò da campo. Un cipresso fiorente sorgeva quasi esattamente nel centro dell’insieme, e lì sotto c’era un uomo.
Era di età indefinibile, quasi privo di rughe, tuttavia aveva i capelli candidi come quelli di Daniel. Erano più lunghi, comunque, al punto tale che li raccoglieva in numerose treccine. Tutte loro confluivano in una treccia ancor più grande, proprio dietro la nuca, e scendevano giù fin quasi a metà della schiena.
Indossava abiti molto semplici, in netto contrasto con la sua capigliatura assurda: una tunica nera, dalle maniche corte, legata in vita da una cintura di canapa, e dei calzoni resistenti ma sudici, dall’aria vissuta, di uno stinto marrone terra. Ai piedi calzava un paio di vecchi stivali di cuoio.
- Ma che cavolo…- mormorò tra sé il mezzodemone.
Mosse qualche passo, fino a entrare nel cerchio di luce e calore, scoprendo che tutta l’umidità e il freddo della palude non riuscivano a penetrare lì dentro. A quel punto l’uomo alzò gli occhi color perla su di lui e fece un sorrisetto tranquillo. Sembrava a proprio agio, come se non sapesse di essere in un luogo dove, normalmente, non avrebbe dovuto esserci nessuno.
- Salve, Timothy.- disse - Ti attendevo, anche se confidavo di incontrarti in circostanze più liete. Ad esempio, il giorno del tuo naturale trapasso, quando fossi stato assai più stagionato e maturo.-
Timmi aggrottò la fronte.
- Chi sei?- chiese - E come cavolo fai a sapere il mio nome?-
Lo straniero ridacchiò piano, facendogli cenno di sedersi davanti al fuoco con lui. Il mezzodemone accettò, ma non lo perse di vista.
- Immagino che la mia presenza qui ti sorprenda.- disse - E in effetti hai ben ragione nel tuo essere basito. In tutta sincerità, ho fatto io stesso qualcosa che non avrei dovuto.- e fece un sorrisetto nostalgico, lo sguardo perso nel fuoco - Forse… potremmo dire che sia colpa di Danny.-
- Come?- chiese Timmi - Conosci Daniel?-
- Ma certo che lo conosco.- rispose con quella che sembrava fierezza mista a orgoglio - E mi fregio nel dire di avere una ben profonda amicizia con lui. Dopotutto, io stesso ho addestrato quel ragazzo.-
Timmi sgranò gli occhi, e per poco non li sentì uscire dalle orbite.
- C… cosa?- esclamò con voce strozzata.
Il misterioso straniero sorrise.
- Hai interpretato bene le mie parole.- disse - Il mio nome un tempo era Marek. Tuttavia, io preferivo essere chiamato “Evocatore”.-
 
A Timmi ci vollero almeno cinque minuti buoni per riprendersi da quella rivelazione: non poteva credere che fosse veramente lì… che l’Evocatore, l’eroe che aveva contrastato per tutta la vita i Custodi dell’Eden, addestrato Liz, Daniel e tutti gli altri, guidato Lara Addley e capeggiato la lotta contro il Demone Sovrano fosse lì, davanti a lui.
- Tu… sei l’Evocatore?-
L’uomo annuì lentamente, sorridendogli con indulgenza.
- Temo di sì, mio giovane ospite.-
- Ehm… non che mi dispiaccia conoscerti, ma non eri defunto?-
L’Evocatore scoppiò a ridere.
- Ah, le risate…- disse - Per molto tempo ne ho fatto a meno. Ora che sono, come dici tu, defunto, riesco a indulgere più spesso in questo piacevole passatempo.- gli scoccò un’occhiata di apprezzamento, appoggiandosi al tronco dell’albero - Sì, effettivamente hai ragione. Io non appartengo più al mondo dei vivi. Tuttavia… anzi, proprio grazie a ciò, ho potuto apparire qui, nella tua palude.-
- Nella mia anima, vorrai dire.- osservò Timmi.
- Sì… nella tua anima.- concordò lui.
- E perché l’avresti fatto?-
Il sorriso dell’Evocatore si spense, e il suo sguardo tornò a perdersi nel fuoco. Adesso sembrava malinconico.
- In primo luogo, per chiederti scusa.- rispose.
- Scusa?- ripeté senza capire Timmi - Scusa di che?-
- Di tutto.- sospirò e alzò lo sguardo, incrociando le braccia. Guardò la palude, come se potesse vedere cose che a lui sfuggivano - Un tempo, io ho pensato di ucciderti.-
Il mezzodemone sbuffò.
- Oh no, anche tu?- eruppe.
- Temo di sì.- rispose - Vedi… come Demon ha giustamente rivelato qualche tempo fa, fu lui a renderti un mezzodemone, ma non sei stato il primo.-
- Sì, questo lo so.-
- Immaginavo.- sospirò l’Evocatore - E saprai anche che quasi ogni altro mezzodemone è impazzito, col tempo. È corretto?-
Timmi annuì senza rispondere, curioso di sentire il resto.
- Bene. Vedi, temevo che potesse accadere anche a te.- spiegò - Il solo modo per separare umani e demoni erano gli antichi Estrattori che il giovane Flynn ha usato con te la scorsa estate. Io non ero in grado di adoperare simili risorse, naturalmente, così il solo modo che conoscevo per aiutarti era quello di sopprimerti.-
- E perché non l’hai fatto?- chiese Timmi.
- Perché sei nato nel bel mezzo dell’ultima tappa della mia crociata.- disse lui, cupo - All’epoca stavo addestrando Daniel, Cannella, Dante, Seth e Katarina, ed ero responsabile della tutela e dell’educazione di Elizabeth.- al nome di Liz, il suo sguardo tornò nostalgico per un istante, ma si riprese quasi subito - Quanto stavo facendo era troppo importante, non ero in grado di occuparmi di altro. Se avessi fatto ciò che normalmente sarebbe stato mio dovere, avrei risparmiato a Kyle e te molte, molte sofferenze.- scosse la testa - E ancora, ti devo le mie scuse per non aver mai creduto in te. Almeno, non ti ho dato fiducia fino a poco tempo fa.-
- Perché?- chiese Timmi - Cosa ti ha fatto cambiare idea?-
- Tu, naturalmente.- rispose - La tua maturazione ha avuto effetti incredibili. Colui che ti era più simile è stato tuo fratello Kyle, tuttavia non hai seguito le sue orme. Hai scelto di essere un mezzodemone, quando invece saresti potuto restare umano. Nessun altro ha mai avuto tale occasione, e tu l’hai sfruttata per proteggere i tuoi amici.-
Si interruppe per scoccargli uno sguardo di apprezzamento, e Timmi si accigliò: tutta quell’attenzione lo metteva in imbarazzo, per la miseria!
- Senti, scusa se te lo dico, ma delle tue scuse non so che farmene!- sbottò - Nel caso tu non l’abbia notato, sono morto! Ho altri pensieri in testa, al momento.-
- Ah, lo so bene.- rispose serio l’Evocatore - E questo ci porta al secondo motivo per cui sono qui.- indicò un punto nella nebbia - Osserva.-
Timmi seguì la direzione del suo dito e vide qualcosa di molto grosso avanzare verso di loro.
Saltò subito in piedi, cercando istintivamente la Fiaccola, ma ben presto si rilassò: l’ombra si rivelò essere lui. O meglio, era l’Iroso.
 
***
 
Procedeva a quattro zampe, tranquillo e silenzioso, come se stesse semplicemente facendo una passeggiata, e quando fu al limitare dello spiazzo erboso si fermò senza entrarvi. Si alzò sulle zampe posteriori, e guardò al suo fianco, dove una pozza nera cominciò rapidamente a raccogliersi.
Da lì si eresse una silhouette umana, anonima e priva di lineamenti. Era rivolta verso Timmi, a braccia incrociate, e se avesse avuto gli occhi avrebbe potuto dire che lo stava guardando.
Dopo appena un istante, la figura tese una mano all’Iroso, che a sua volta allungò l’artiglio. Non appena si toccarono, la creatura di liquido cominciò a risalire lungo il suo braccio, ricoprendolo completamente.
In pochi minuti gli strisciò addosso, rivestendo il demone come una seconda pelle, coprendolo dalla punta della coda all’estremità del muso. Solo gli occhi, ancora arancioni e luminosi, lasciavano intendere che c’era vita in lui.
In qualche modo si erano fusi insieme.
- Ehm… cos’è successo?- chiese.
- Ciò che hai di fronte sei tu.- rispose l’Evocatore, alzandosi e affiancandolo - Vedi, tu possiedi poteri che non conosci. Ho fatto delle ricerche.- spiegò - Quando Demon venne a unirti con il demone che tu conosci come l’Iroso, avvenne qualcosa.-
- Qualcosa?- ripeté lui - Qualcosa cosa?-
- I Custodi dell’Eden si intromisero.- disse l’uomo, osservando con le braccia incrociate il demone davanti a loro - Fecero in modo che Demon non si accorgesse di niente, naturalmente, ma ti cambiarono. Ti resero… diverso da ogni altro mezzodemone.-
- Sì, lo so, sono il Flagello di Dio.- sbuffò Timmi - Ma sinceramente cerco di non pensarci.-
- Non intendevo questo.- disse l’Evocatore, scuotendo la testa - Il tuo scopo originale era certamente adoperare l’antichissima Fornace Demoniaca, ma prima avresti dovuto fare altro.-
- Ovvero?-
- Ovvero, dar loro una mano.- spiegò - Non ti sei mai chiesto perché i Custodi dell’Eden ti crearono proprio pochi mesi prima che noi tutti li affrontassimo?-
Timmi scosse la testa senza capire.
- Vedi, sapevano che stavamo arrivando.- disse - Loro erano certi di sopravvivere. Credevano che avrebbero sconfitto Liz, e in effetti ci andarono molto vicini. Dopotutto, era solo una ragazzina.- si lasciò scappare un sospiro - Ma c’era qualcuno molto meno potente e protetto di loro.-
- Parli dei Precustodi?-
- Naturalmente.- rispose - Sapevano che Demon era l’Anticristo, e l’avevano reclutato assieme ad Aremall, la loro creatura, per tenere entrambi sott’occhio. Se lei fosse morta, più niente avrebbe impedito a Demon di distruggere la Terra, e con essa anche l’Eden.-
- E questo cosa ha a che fare con me?- chiese Timmi, aggrottando la fronte.
- Tutto.- disse l’Evocatore, voltandosi verso di lui - Ti resero mezzodemone, e ti diedero un immenso potere. Crearono un essere che li avrebbe aiutati, sconfiggendo il solo che loro non potevano affrontare. Tuttavia morirono, e nessuno seppe mai la verità, me compreso.-
Timmi lo guardò con tanto d’occhi, incapace di credergli. Davvero era così potente?
- Il Tredicesimo Membro ti ha accennato a qualcosa del genere, dico bene?- chiese l’Evocatore.
- Bhè… ha detto che… ho poteri sopiti incredibilmente grandi.- rispose, confuso.
- Questo perché anche lui, come me, era al corrente della realtà dei fatti.- spiegò l’altro - Ha fatto moltissime ricerche, e ti ha tenuto d’occhio quando hai ucciso Kyle. Ti eri dimostrato molto più potente di qualcuno che aveva una conoscenza assai maggiore dei propri poteri, e questo lo inquietava. Così è sceso negli Inferi, e lì ha trovato le risposte che cercava.-
- E Daniel non ne sapeva niente?-
- Come avrebbe potuto?- rispose l’Evocatore, stringendosi nelle spalle - Gli stessi Arcangeli ignorano questa storia. I Custodi dell’Eden della prima generazione erano esseri misteriosi, e sapevano custodire bene i propri segreti.-
Timmi annuì lentamente, sempre più stupefatto. Poi sotto lo sbigottimento arrivò a sentire qualcos’altro: irritazione e rabbia.
- Bene!- sbuffò scocciato - Davvero grandioso. Questo significa che ho deluso non soltanto gli amici, ma anche quegli squilibrati dei vecchi Custodi! CAZZO!- ruggì furente, dando un calcio al fuoco e sollevando tizzoni e scintille.
- Acquieta il tuo animo.- disse calmo l’Evocatore - Non è ancora finita. Sei ancora in tempo per rimediare.-
Ancora scuro in volto, Timmi si voltò a guardarlo.
- Cosa vorresti dire?-
- L’essere che si è fuso con l’Iroso è chiamato “Polimorfo”.- spiegò, accennando col capo alla creatura lì accanto - Danny e gli altri hanno adoperato la squama che hai donato loro nel tentativo di generare un demone. Tuttavia, hanno solo rianimato quel tuo frammento, dotandolo di una parte dei tuoi poteri, quelli sopiti.- fece un sorrisetto - Demon ha affrontato te, in un certo senso. Per tutto il tempo.-
- E allora?- chiese il mezzodemone - Cosa posso fare, adesso?-
- Usare questi tuoi poteri.- spiegò - Poteri grandi, che aumentano sempre più, a seconda di come ti senti.- gli mise una mano sulla spalla, sorridendo - Tu non sei un semplice mezzodemone. Possiedi la forza di un demone maggiore e l’anima di un essere umano. Potresti essere il terzo demone più potente che io abbia mai conosciuto. E non uno qualsiasi, ma un Demone della Rabbia.-
- Un Demone della Rabbia?- ripeté lui.
- Già.- annuì l’Evocatore - Riappropriati di quei poteri, accetta ciò che sei. Io potrò insegnarti quello che ti serve per controllarli, e potrai combattere Demon.-
- Non ho il tempo di allenarmi!- sbuffò Timmi - Anzi, è anche troppo tardi, ormai! Demon avrà già ammazzato tutti, a quest’ora!-
- No.- disse tranquillo l’Evocatore - Vedi, qui il tempo può assumere altri significati.- spiegò, guardandosi attorno - E quando sei padrone di certi segreti come me, comprendere e sfruttare tali significati diventa molto semplice. Attualmente, nel mondo reale, sono passati due decimi di secondo dal momento in cui sei svenuto.-
Timmi si ritrovò nuovamente a sgranare gli occhi: due decimi di secondo? Aveva perso un mese in quello schifo di palude, quando invece avrebbe potuto restarci solo pochi minuti?
- Allora?- lo incalzò l’Evocatore - Cosa decidi? Preferisci andare avanti, seguirmi nel luogo a cui io stesso ormai appartengo, o sceglierai di tornare e riprovare?-
Di botto, l’incredulità e l’imbarazzo per il tempo perduto svanirono. Montò di nuovo l’irritazione.
- Piantala di farmi domande cretine!- sbottò - Come faccio a svegliare questi poteri del cavolo?-
L’Evocatore scoppiò a ridere e accennò al demone, ancora immobile accanto a loro.
- Come ho già detto, accetta ciò che sei.- disse - I tre aspetti di Timothy Anderson che sono stati visti fino ad oggi rappresentano i tre aspetti dell’essere che diventerai: l’Iroso la forza. Il Polimorfo la magia. Timothy stesso l’uomo. Pronuncia il vero nome di quest’essere, e sarai completo.-
Timmi guardò la creatura accanto a loro, che li osservava col suo sguardo di fuoco.
- Il vero nome?- ripeté - E quale sarebbe?-
- Ah… qui temo di non poterti aiutare.- disse piano l’Evocatore, spostandosi alle sue spalle - Devi scavare. Pensa a ciò che sei. Accetta il tuo potere, la tua essenza. Verrà da sé.-
- E non rischierò di perdere l’anima?- chiese.
- No. Hai scongiurato tale pericolo durante la tua prima visita.- spiegò l’altro - Avanti, ora. Renditi di nuovo uno.-
Timmi annuì una volta, riportando lo sguardo sull’Iroso/Polimorfo che aveva davanti. Quello gli restituì uno sguardo neutro. Ripensò a se stesso, ai suoi poteri, alla sua magia e a tutto quello che era e credeva di essere, e che ancora poteva diventare. Si sforzò di accettarlo, di amare la propria, reale identità. Fece correre lo sguardo lungo tutto il corpo della creatura, fino ad incrociare i suoi occhi.
E mentre ciò avveniva, una parola cominciò a premere sulle sue labbra.
Era questo il nome del suo io demoniaco?
 
***
 
Demon portò la mano sinistra sul fianco, alzando la destra fino a che non fu proprio di fronte al viso di Daniel. Il Custode non si mosse, né abbassò lo sguardo. Continuò semplicemente a fissarlo negli occhi, come se non volesse dargli alcun tipo di soddisfazione.
- Finalmente.- disse Demon - Sapessi da quanto aspettavo questo momento.-
Daniel non disse niente. Ignorò qualsiasi cosa stesse accadendo attorno a lui, dalle grida dei suoi fratelli, che disperatamente tentavano di sfondare la barriera, a quelle dei demoni poco lontani, euforici e impazienti.
L’elettricità cominciò a crepitare nella mano di Demon, e lui si costrinse a guardarla. Se quella doveva essere la sua fine, avrebbe tenuto gli occhi sulla cosa che l’avrebbe spezzato. Quali che fossero le sue mancanze, nessuno avrebbe mai potuto dire, in futuro, che era stato un vigliacco, che non aveva affrontato Demon fino all’ultimo.
Ma proprio quando l’attacco era quasi pronto a colpirlo, una fiammata prese Demon alla schiena, sospingendolo in avanti.
Riuscì a scansarsi per un soffio, mentre lui schizzava oltre l’intero gruppo, finendo con la faccia nella polvere, qualche metro più in là.
Furente, Demon si girò con un guizzo del mantello stracciato.
- Cosa…- ringhiò - Chi ha osato?-
Una mano lo agguantò per i capelli, costringendolo ad alzarsi. Si portò le mani alla testa, sempre più furioso, e una voce gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
- Ho osato io.- disse Timmi - E ora ti spacco come un melone, figlio di puttana.-

Come promesso, ecco che vi ho presentato "un certo" personaggio. Ringrazio Ely79, LullabyMylla, NemoTheNameless, Il Scemo, Fatelfay, Argorit e FabTaurus, che seguono la storia. Ora viene il bello...

   
 
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