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Autore: AliArdemonio    04/03/2012    0 recensioni
Raccolta di storie incentrate sulla nascita delle mie coppie preferite.
1) GaaraxLee
“Mi piace Suna” disse Lee d'un tratto, stendendosi sull'erba per guardare il cielo. “E' particolare, schiva e difficile da comprendere. Ma una volta che le dai fiducia, sono certo che sa aprirsi e donare perle preziosissime”
“Ti sbagli,” mormorò grave Gaara sedendosi al suo fianco,”Suna è inospitale. Si protegge dietro barriere di sabbia, ma lo fa per abitudine. Se scavi sotto la superficie non c'è nulla da proteggere, solo vuoto e desolazione.”
2) KankuroxKiba
"Sembrava quasi che l'aridità del deserto avesse inaridito anche la sua anima [...]. Dopo ogni incontro, Kankuro cambiava. Non nel senso che un giorno amava una cosa e il giorno dopo l'altra, era un tipo costante. Però a quell'ammasso caleidoscopico che era la sua personalità, ogni tanto si aggiungeva una sfumatura o un colore spariva per ricomparire poco più in là. E quando aveva assorbito tutti gli insegnamenti, i consigli, i dolori e la passione del rapporto, l'amore spariva, da un giorno all'altro. E le persone non erano altro che marionette vuote, per lui, alla fine."
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Gai Maito, Kankuro, Kiba Inuzuka, Rock Lee, Sabaku no Gaara
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Scrivo giusto due righe per dirvi che le altre coppie sono già in cantiere, ma non penso di riuscire a scrivere più nulla: l'ispirazione è morta quando ho scritto l'ultima riga della GaaLee (che ho scritto per seconda) e il tempo quando è iniziato il secondo semestre all'Università. Potrei comunque pubblicare qualcosina, anche se sarà certamente più corta dei primi due capitoli di "Era tante cose". La ff.. Beh, innanzitutto c'è Kankuro, un personaggio poco trattato che però io amo alla follia. Poi c'è Kiba, che mi sta simpatico, ma non lo conosco abbastanza da scriverne.. Diciamo che ho voluto provare. E' introspettiva, ma c'è anche sesso descrittivo, quindi il RATING è ROSSO!
Comunque sia, buona lettura!


Good times for a change

See, the luck I've had

Can make a good man

Turn bad

 

So please please please

Let me, let me, let me

Let me get what I want

This time

 

Haven't had a dream in a long time

See, the life I've had

Can make a good man bad

 

Di Kankuro si potevano dire tante cose, tranne che fosse espressivo. Certo, provava emozioni, e questo lo differenziava dalle marionette che amava dominare. Anzi, non erano semplici emozioni quelle che provava, erano sconvolgimenti emotivi, trasformazioni indecenti del modo di vedere, di vedersi. Dall'esterno nessuno notava nulla, soprattutto se andava in giro coi suoi fratelli. Temari era una forza della natura, divina e primordiale, una che non potevi ignorare perché lei non te lo permetteva. Dopo anni ed anni di totale invisibilità agli occhi dell'unico genitore rimastole, aveva imparato che se non schiacci, sei schiacciato. Così aveva imparato a farsi vedere, sprecando energie a vuoto solo per sentirsi viva. Poi però era arrivato Shikamaru Nara, e le cose erano cambiate. E così poco alla volta, la Temari che conoscevano era sparita. Sempre irruenta, sempre trainante, però senza quell'enorme senso di vuoto che le si leggeva negli occhi anche quando scoppiava in una fragorosa risata. Anche Gaara era irruento,anche se agli occhi di uno sconosciuto sembrava imperscrutabile. Se si arrabbiava, la pelle tra gli occhi si raggrinziva un po', incupendo la sua espressione e dandogli qualcosa di malvagio. Se era triste, lo sguardo si svuotava fino a farlo assomigliare terribilmente alle marionette che suo fratello adoperava in battaglia. Se era felice.. No, Gaara non era mai felice. O almeno, non lo era mai stato fino a quando non aveva conosciuto Rock Lee. Certo, la prima volta che avevano combattuto per poco non aveva ucciso quello strano ragazzo che si vestiva con improponibili tutine verdi, però poi aveva imparato a rispettarlo. Dal rispetto all'amore c'è un abisso, pensava Kankuro, soprattutto se ti chiami Sabaku No Gaara. Evidentemente non era così. L'espressione di porcellana del fratello si era poco alla volta crepata, fino a permettere la nascita di un nuovo individuo, sempre cupo e tetro, però con gli occhi pieni di emozioni indescrivibili. Lui invece, il miglior marionettista di Suna, si era ritrovato a convivere con il senso di vuoto, con il dolore per non essere mai stato amato. Solo le sue marionette lo capivano, e questo perché a muoverle era lui. Col tempo si era fatto schivo come un gatto, che, certo, se lo coccoli e lo sfami ti mostra gratitudine, ma che vive la sua vita in totale solitudine e che aveva imparato a bastare a se stesso. Forse era questo ad aver cambiato i suoi fratelli, l'aver qualcuno da cui tornare la sera. Il ventaglio di Temari ora non attaccava più, proteggeva. La sabbia di Gaara non lo isolava più, gli permetteva di comunicare. Le sue marionette invece erano rimaste fredde e vuote, e senza nessuno a riempirle di vita se ne stavano lì, ferme, a fissarlo mentre cercava di bere l'ultimo sorso di caffè senza che il dolore lo schiacciasse. A ben pensarci lui non era così imperscrutabile, anzi, spesso era la cosiddetta "anima della festa", sempre pronto a ridere e a fare battute, senza che però i sorrisi che regalava gli scaldassero il cuore. Sembrava un casinista, un irruento ragazzo che colpiva la vita con grinta, e invece si sentiva più decrepito di un vecchio, capace solo di provare emozioni liofilizzate. Finito di bere lavò la tazza, la ripose nell'armadietto e si diresse in camera. Dopo aver indossato la solita tuta nera e il copricapo, impugnò l'astuccio che conteneva i colori per fare della sua faccia una maschera da guerra e si diresse in bagno. Appena riposto il tutto, sentì suonare alla porta.

"Kankuro, muovi il culo! Lo sai che al Kazekage non piace aspettare!"

Sua sorella era sempre stata sboccata.

Avvolse le marionette nelle bende, se le caricò sulle spalle e aprì la porta.

"Sei spaventoso con quella roba ad impiastricciarti la faccia" sentenziò la sorella prima di abbracciarlo.

"Mi sei mancato, idiota. Non ti fai mai sentire" concluse, baciandogli una guancia e allontanandosi per permettere al fratello minore di salutare Kankuro. I due ragazzi si abbracciarono brevemente e si staccarono quasi subito, mentre Temari scuoteva la testa con aria rassegnata.

"Non siate troppo espansivi, mi raccomando" li schernì.

Kankuro grugnì mentre chiudeva la porta. Per evitare che la sorella ricominciasse a parlare, chiese a Gaara:

"Allora, la missione di oggi?"

"Dobbiamo andare al Villaggio della Foglia per unirci al gruppo che ci farà da spalla. Una volta stabilita la tempistica, io e l'Hokage decideremo il percorso migliore per andare a prendere alcuni rotoli in un villaggio vicino a Konoha. Al ritorno dalla missione, ci fermeremo dall'Hokage, consegneremo i rotoli, ci risposeremo a Konoha, dopodiché torneremo a casa. Tutto chiaro?"

Temari annuì con aria assente, già concentrata sulla missione.

Kankuro invece chiese:

"Come mai dobbiamo aiutare Konoha? Non sono capaci di risolversi i loro problemi senza di noi?"

"Naturalmente. Il villaggio di cui vi parlavo però sembra voglia ribellarsi all'autorità di Tsunade-sama. Non ti pare strano che io venga in missione? Un gruppo di chunin della Foglia era più che sufficiente, però l'Hokage e io preferiamo far capire subito che Suna appoggia Konoha e che ogni attacco alla Foglia, scatenerà la reazione della Sabbia."

Kankuro annuì per segnalare che aveva capito le intenzioni del fratello e il viaggio proseguì in silenzio.

 

Una volta arrivati a Konoha, i tre fratelli si divisero.

"Non c'é ragione di andare tutti dall'Hokage" aveva detto Gaara, "andrò solo io. Voi fare ciò che volete, avete mezza giornata libera. Ci incontreremo dalla porta ad Est verso le 14"

A Kankuro non era sfuggito il luccichio negli occhi dei fratelli, ognuno pensava alla possibilità di rivedere, sebbene per poco, la persona amata. Non avendo niente da fare, si recò al bar per bere un bicchiere di qualcosa di forte.

 

Siccome ormai erano le 13.45, decise d'incamminarsi verso il luogo dell'incontro. Appena arrivato, vide tre ninja della Foglia intenti a discutere di qualcosa. Erano i membri del team 8: Shino Aburame, Hinata Hyuga e Kiba Inuzuka. In realtà, constatò avvicinandosi al terzetto, la piccola Hyuga si guardava i piedi come se la punta delle sue dita contenesse la risposta ai più arcani interrogativi del mondo, il ragazzo-insetto osservava una farfalla e il ragazzo che puzzava di cane stava sbraitando aneddoti che Kankuro trovava quasi imbarazzanti.

"E beh, sapete che adesso vivo da solo, no? A proposito, potete venire da me quando volete, certo, però.. Mh, che stavo dicendo? Ah, sì, stamattina stavo facendo il caffè quando Akamaru.." Sentendosi chiamato in ballo, il cane osservò il padrone come a sfidarlo a proseguire.

"Buon pomeriggio" l'interruppe Shino, rivoltosi a Kankuro.

Questi rispose con un accenno del capo. La Hyuga lo guardò timidamente, e non riuscì a profferir parola. L'Inuzuka invece lo ignorò completamente, proseguendo il suo patetico aneddoto.

Dopo pochi minuti arrivarono anche gli altri ninja della Sabbia: Gaara camminava con Lee accanto, il volto sempre impenetrabile mentre il suo ragazzo di dimenava raccontando di chissà quali imprese. Temari invece camminava affiancata dal ragazzo-ananas, con un espressione da valchiria incazzata mentre il suo uomo se la ghignava sotto i baffi.

 

Prima di partire le coppiette si baciarono sbrigativamente - i fratelli di Suna non amavano le smancerie, e ancora meno l'idea di farle in pubblico.

"Tornate tutti interi! Stasera festeggeremo!" sbraitò Lee enfatizzando la frase con una piroetta. Shikamaru lo guardava bonariamente con uno sguardo che sembrava chiedere "ma dove si spegne questo tipo?"

Dopo l'ultimo saluto, i sei ninja partirono.

 

*

 

La missione si concluse perfettamente: i ninja del villaggio vicino a Konoha capirono che era meglio evitare di far incazzare sia l'Hokage che il Kazekage; soprattutto quest'ultimo, dato lo sguardo spaventoso che aveva. Non c'era storia, pensò Kankuro, nonostante ora avesse qualcuno che lo apprezzava così com'era, Gaara riusciva sempre ad incutere timore. Intimamente ne gongolò: grazie a lui la missione si era conclusa prima del previsto. Arrivati a Konoha trovarono un biglietto appeso con un kunai, che recitava:

"Questa sera ci si trova alle 9 meno 5 dal pub "Il ninja sbronzo". Gaara, ti aspetto da me per una lunga ed estenuante sessione di .." qui le parole erano state cancellate più volte, come se chi aveva scritto il biglietto non sapesse cosa scrivere "..allenamenti. Che in voi continui a splendere lo sfavillante luccichio della giovinezza. Rock Lee" Mentre Kiba sghignazzava, il diretto interessato del biglietto si intascò il pezzo di carta e il kunai e si diresse a passo di marcia verso l'abitazione di Lee.

"Beh, a stasera" si congedò sbrigativamente Temari, dirigendosi verso casa Nara.

Shino si allontanò senza fiatare così come la piccola Hyuga, che pensando di non essere notata ripercorreva i passi del ninja del clan Aburame. Rimasto solo con Kiba, Kankuro decise di allontanarsi da quel cane per andare a darsi una sistemata per la serata, dopotutto gli rimaneva solo un'ora e mezzo e voleva anche riuscire a dormire per un po'.

"A stasera, uomo-cane"

"A stasera, feticista delle bambole"

Mentre Kiba non poteva vederlo, Kankuro sogghignò; "feticista delle bambole", puah. Camminava da un paio di minuti, quando spazientito di girò a squadrare il ragazzo che lo seguiva.

"Che c'è, ti sei perso, cucciolo?" chiese sarcastico.

"No, simpaticone, io abito da queste parti" gli rispose Kiba con uno sguardo denigratorio.

Kankuro stava già per stramaledire il creato per la presenza del tizio della foglia alle sue spalle, quando questi con una corsetta lo raggiunse e gli chiese:

"Senti, visto che vivo vicino agli appartamenti che ti sono stati assegnati per la permanenza a Konoha, che ne dici di ridare le chiavi, farti restituire i soldi e venire da me? Tanto in casa siamo solo io e Akamaru.."

Kankuro, giratosi, stava per ridergli in faccia per il pessimo scherzo quando si accorse che negli occhi del giovane Inuzuka non c'era ironia: quel povero imbecille era serio.

 

Kiba era tante cose, ma di sicuro non era uno riflessivo. Finita la missione voleva solo andare a casa a lavarsi e cambiarsi per la serata, senza pensare al fatto che a casa non avrebbe trovato nessuno. Certo, era stata una sua scelta quella di andare a vivere da solo, aveva bisogno di un po' di sana indipendenza. Però non poteva negare che il silenzio insistente della sua nuova abitazione fosse molto meno accogliente della calma di casa Inuzuka. Sua madre detestava la confusione e quindi lui doveva sempre essere silenzioso; poi però, uscendo di casa, tornava ad essere il solito chiassoso Kiba. E questo solo per poi tornare a casa. Anche se non aveva ricevuto molte coccole e non era stato viziato, si era comunque sentito amato in quella famiglia che, a detta di alcuni individui, puzzava un po' di cane. La sua famiglia gli aveva insegnato tante cose, tra le quali prendersi cura di un cane, e per questo era molto grato sia alla madre che alla sorella. Altre cose però le aveva imparate da solo. E se tra queste c'era una cosa che Kiba sapeva fare bene, era seguire l'istinto. Ecco perché di punto in bianco aveva chiesto al ninja di Suna di tenergli compagnia. Certo, lui non era completamente solo: c'era Akamaru. Lui amava Akamaru come un fratello e la sua compagnia non lo stancava mai; però c'erano cose che non potevano fare insieme, e questo ostacolo gli pesava un po'. Sentendo un turbinio di emozioni soffocarlo, Kiba chiuse gli occhi alle richieste del suo orgoglio e del suo cervello e seguì l'istinto. E l'istinto diceva chiaramente di stabilire un contatto. Ecco cosa si ripeteva mentre il ragazzo di Suna lo guardava come se fosse un povero scemo. Stava già per ritirare l'invito quando l'espressione dell'altro mutò, fino a divenire una maschera imperscrutabile.

"Perché?" gli chiese semplicemente.

"Perché in casa ci siamo solo io e Akamaru e perché non è bene sprecare soldi, non te l'ha insegnato la mamma?"

Resosi conto della gaffe enorme - parlare a uno dei fratelli Sabaku di insegnamenti materni - provò a rimediare con un impacciato:

"Beh, sì.. C'è, ho spazio e se vuoi ho un divano comodo e.."

Si aspettava un pugno da quel tipo tutto nero e un po' inquietante, e invece questo si mise a ridere. Una forte e fragorosa risata che durò qualche secondo ma che fece quasi scodinzolare Kiba.

"Ma che cazz.." pensò il giovane Inuzuka accorgendosi dell'euforica e insensata felicità che lo pervadeva.

"Accetto, cane. Però la doccia la faccio prima io" gli disse Kankuro riprendendo a camminare.

"Ah, e a risparmiare i soldi me l'ha insegnato mia sorella"

Vedendo quello strambo ragazzo camminare davanti a lui, Kiba pensò che forse ne era valsa la pena di fare quella figuraccia.

 

Dopo la doccia, Kankuro si sentiva rinato. Si avvolse attorno alla vita l'asciugamano che gli aveva indicato l'Inuzuka e andò in salotto per comunicare che il bagno era libero. Appena entrato dovette scontrarsi con lo sguardo stralunato di Kiba, che lo guardava come se avesse visto il maestro Gai piroettare nell'aria avvolto da un tutù rosa.

"Che c'è?" chiese Kankuro, "ho ancora del trucco da guerra in faccia?"

"No.." gli rispose Kiba, "solo.. Non ti avevo mai visto senza trucco"

Kankuro lo guardò come se pensasse di aver di fronte il più grande imbecille di tutti i tempi, e probabilmente lo pensava davvero.

"Il bagno è libero, comunque" gli disse sedendosi sul divano.

Dopo averlo guardato per altri secondi, Kiba si diresse al bagno.

Rimasto solo con Akamaru, il marionettista guardò il cane con aria poco felice.

Non gli erano mai piaciuti particolarmente, i cani.

 

Mentre quel disgraziato Inuzuka si faceva la doccia, Kankuro aprì una delle marionette ed estrasse dei vestiti puliti. Uno dei vantaggi dell'avere un fratello praticamente imbattibile era quello di portare a spasso le marionette come fossero valigie. Povero Kuroari. Indossò una maglia nera, abbastanza aderente ma non ai livelli della tutina di Lee, un paio di jeans scuri e dei Dr. Martens sfasciati, proprio quelli che sua sorella detestava perché sporcavano ovunque, macchiati com'erano. Si frizionò i capelli ed era pronto. Si sedette sul divano per aspettare Kiba, mentre Akamaru lo guardava con un espressione indecifrabile; Kankuro decise di ignorarlo bellamente.

Quando mancavano solo 20 minuti all'appuntamento, il ninja di Suna decise di scoprire se quel cane di un Inuzuka si fosse suicidato sotto la doccia.

"Mancano 20 minuti e ne impiegheremo 10 per arrivare al pub. Sbrigati"

Diretto, preciso e puntuale.

Siccome era già da due minuti che lo aspettava fuori dalla porta, il marionettista perse la pazienza e aprì la porta del bagno con violenza per dirne quattro a quel ritardatario. Appena dentro, constatò che la doccia continuava ad erogare acqua senza che ci fosse qualcuno ad usufruirne: Kiba non era in bagno. Chiuse l'acqua borbottando di sprechi e inquinamento e si diresse verso la parte dell'appartamento che non aveva ancora visto: la camera di Kiba. Bussò piuttosto forte e aprì appena sentì l'Inuzuka dire: "Avanti"

Si trovò in una stanza piuttosto semplice: accanto all'enorme letto con coperte sui toni del marrone, vi era una cassapanca sulla quale vi era una foto del team 8 e una con quella che Kankuro suppose fosse la famiglia di Kiba. Dall'altro lato si trovava un armadio con accanto un'enorme cuccia per quel bestione del suo cane. "Sobria, per essere di questo pazzo" commentò tra sé e sé.

Una volta concluso il tour visivo della stanza, che comunque non durò più di un paio di secondi, Kankuro comunicò a Kiba che gli restavano 5 minuti per prepararsi e scoccò un'occhiata scettica al suo abbigliamento: indossava solo jeans chiari leggermente strappati e Vans marroni.

"Non vorrai uscire così, mi auguro"

"Non ci penso neanche! Sai quante persone inizierebbero a sbavare per questo splendido corpo?"

Kankuro lo osservò di sottecchi, mantenendo comunque un espressione impenetrabile.

Aveva spalle abbastanza larghe e un torace glabro, leggermente abbronzato, su cui facevano bella mostra di sé due capezzoli di qualche tonalità più scura. Non era magro, ma neanche grasso. Un fisico normalissimo, che però Kankuro si scoprì ad apprezzare.

Guardò Kiba con aria di superiorità, pur non nascondendo un certo divertimento e rispose:

"Sì, beh, io ti sto guardando e non sto sbavando.. o sbaglio?"

"E' perché tu sei frigido" scherzò l'Inuzuka.

Non riuscendo a resistere alla sfida di Kiba, Kankuro si avvicinò per piegarsi in avanti e sussurrare nell'orecchio ipersensibile dell'altro:

"Lo sai, se fossi il mio tipo a quest'ora non avresti più voce per gridare"

Godendosi lo sguardo scioccato dell'altro, si allontanò nuovamente per ricordargli che aveva meno di due minuti per essere pronto o l'avrebbe mollato lì. In trenta secondi Kiba fu pronto e dopo un minuto erano già in strada, diretti al pub scelto da Lee.

Camminavano in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Kiba si sentiva in colpa per aver lasciato a casa Akamaru, però d'altronde non poteva portarlo al pub perché non l'avrebbero fatto entrare e lasciarlo fuori al freddo era una cosa che non poteva proprio fare. Kankuro invece si chiedeva cosa avessero fatto quei due disgraziati dei suoi fratelli quel pomeriggio. Ripensando però al messaggio di Lee a proposito di "estenuanti allenamenti" decretò che l'ignoranza era una virtù da non sottovalutare, in certi casi. Suo fratello, Gaara del Deserto, era omosessuale e felicemente accoppiato con uno spostato che andava in giro indossando ridicole tutine verdi. Sua sorella, eterosessuale fino al midollo, si era sistemata con niente meno che uno sfaticato cronico, una specie di genio in perenne astinenza da cuscino. Lui? Beh, lui era totalmente disinteressato a ciò che una persona aveva nelle mutande. Se s'invaghiva, era della persona in sé e riusciva ad adattarsi senza problemi alle esigenze sessuali di quest'ultima. In passato era stato sia con donne che con uomini, ma le storie non duravano mai più di qualche mese, perché tendeva a perdere interesse nell'altro. Sembrava quasi che l'aridità del deserto avesse inaridito anche la sua anima, che cercava costante refrigerio nel contatto con quella altrui, fino al momento di averla consumata e assorbita. Dopo ogni incontro, Kankuro cambiava. Non nel senso che un giorno amava una cosa e il giorno dopo l'altra, era un tipo costante. Però a quell'ammasso caleidoscopico che era la sua personalità, ogni tanto si aggiungeva una sfumatura o un colore spariva per ricomparire poco più in là. E quando aveva assorbito tutti gli insegnamenti, i consigli, i dolori e la passione del rapporto, l'amore spariva, da un giorno all'altro. E le persone non erano altro che marionette vuote, per lui, alla fine. Per questo col tempo s'era fatto sempre più schivo. Ogni volta credeva che fosse quella buona, s'illudeva di aver trovato la persona giusta, solo per venire dilaniato dal dolore dell'abbandono qualche mese dopo. E anche se era sempre lui a lasciare il/la partner, si sentiva abbandonato. Da se stesso, dalla passione, dalla voglia di vivere.

Quando riuscì ad uscire dalla spirale di pensieri che lo stavano strangolando, scoprì di essere arrivato davanti al pub dell'appuntamento e che Kiba lo stava guardando con aria interessata.

"Che c'é?" chiese scorbutico.

"Niente, sei strano quando pensi.. Soprattutto perché fino ad ora nessuno ti aveva mai visto farlo" ghignò antipatico.

Kankuro alzò un sopracciglio in risposta. Dopo la scrollata di spalle di Kiba, entrarono nel locale. Individuarono subito qual era il loro tavolo: Rock Lee stava piroettando sul tavolo mentre Gaara lo fissava terrorizzato. O meglio, Gaara era imperscrutabile come al solito, per tutti, tranne che per il suo fratellone. Shino e Hinata erano seduti uno accanto all'altra, lei che guardava Lee imbarazzata che cercava di farlo scendere dal tavolo e lui che assisteva impassibile alla scena. Accanto a Shino vi era Sasuke, che si guardava attorno con aria di superiorità. Subito accanto a lui vi era un posto vuoto, probabilmente destinato a quel ritardatario cronico di Naruto. Subito dopo c'erano Shikamaru e Temari e infine gli ultimi due posti vuoti, dopo quello occupato da Lee, che finalmente era sceso dal tavolo.

"Ciao Kiba! Ciao Kankuro!" li salutò Lee.

Gli altri borbottarono qualcosa o fecero un breve cenno col capo.

Una volta seduti, Kankuro accanto a Temari e Kiba accanto a Rock Lee, si misero a chiacchierare col proprio vicino del più e del meno, giusto per passare un po' di tempo mentre aspettavano Naruto.

Quando questi arrivò, erano le 9 e un quarto passate.

Il primo ad accorgersi del suo arrivo fu Sasuke, il quale ghignò mentre lo chiamava con voce sicura:

"Dobe!"

Naruto fece un cenno verso i suoi compagni e li raggiunse sbuffando.

"Ciao, anf, teme! Ciao ragazzi"

"Sei in ritardo" gli risposero glaciali gli altri.

"Hehe, scusate. Non manca nessuno? Choji? Sakura?"

"Sakura deve lavorare con Tsunade, quindi non verrà. Ino e Choji sono usciti da soli, visto che giusto stasera fanno un mese insieme. Neji è in missione e Tenten ha preferito restare a casa" rispose Shikamaru col suo solito tono annoiato.

"Va bene.. Ordiniamo?"

Si passarono i menù e ordinarono tutti qualcosa di leggero, insieme a consistenti dosi di alcool. Uscivano da un periodo pieno di missioni e si godevano un po' di meritato riposo, ridendo e scherzando in compagnia. Quando ormai i bicchieri erano stati vuotati più volte, le chiacchiere si spostarono verso terre che sarebbe meglio evitare quando si è sbronzi: la vita di coppia. Lee ciarlava di notti passionali, mentre Gaara teneva gli occhi chiusi, probabilmente per non vomitare l'anima. Shikamaru e Temari avevano preferito un approccio pratico: si baciavano lasciando molto poco all'immaginazione.

Kankuro si era semi sdraiato sulla sedia, ridotto quasi al coma etilico, mentre guardava il soffitto del locale e ascoltando la conversazione tra i suoi coetanei.

“E comunque Lee e Gaara sono una coppia perfetta!” sbottò improvvisamente Naruto in direzione dei diretti interessati.

“E perché mai?” chiese curioso Kankuro.

“Si completano!”

“Certo che ci completiamo! Il fiore della gioventù che vive in noi ci porta l'uno verso l'altro” s'inserì Lee.

“No no, io parlavo delle sopracciglia!”

Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Naruto sarebbe stato l'ennesima vittima di Gaara.

Dopo un attimo di silenzio glaciale in cui Sasuke guardò tutti con estrema indifferenza, il trambusto ricominciò. Tuttavia la confusione non impedì a Kankuro di sentire Lee chiedere preoccupato cosa avessero le sue sopracciglia e Gaara rispondergli che erano perfette. Il marionettista vide il fratello rincuorare il suo ragazzo con un bacio sulla guancia. Considerando la dolcezza della scena e il soggetto protagonista, Kankuro sorrise al nulla. Per lasciare al suo fratellino la dovuta privacy, rifocalizzò l'attenzione sulla discussione dell'altra parte del gruppo.

"Shino, hahaha.. Se tu non stessi sempre in disparte coi tuoi insetti a quest'ora avresti la ragazza!" sbottò Kiba in direzione del compagno.

"Non mi sembra che tu sia in dolce compagnia, mi sbaglio forse, Kiba?" rispose di rimando Shino.

"No, Shino, vedi.. A Kiba piace l'uccello!" dopo la brillante dichiarazione di Naruto, Kiba lo guardò come se stesse progettando la sua morte.

"Non mi sembra che tu sia in una situazione diversa da quella dell'Inuzuka, dobe" commentò Sasuke. Era la prima frase che pronunciava dall'inizio della serata.

"Grazie, Sasuke" borbottò Kiba.

"Figurati, cane"

"Comunque io non ho problemi con la mia sessualità, a differenza di qualcuno..." Naruto lanciò un'occhiata eloquente a Kiba, che rispose con una linguaccia. "A proposito di qualcuno, KANKUROO!" si mise ad urlare il biondo, "tu che ci dici?"

"Che dovresti farti i dannatissimi affari tuoi, Naruto" gli rispose il marionettista, rimanendo semi sdraiato a guardare il soffitto.

"Dai che magari troviamo il fidanzato ad Hinata!" sbottò quello tutto gioviale.

La ragazza tirata in ballo arrossì vistosamente.

"Spiacente Hinata," le disse alzando la testa in modo da poterla guardare in faccia, "ma sono dell'altra sponda anche io" ghignò. Era una piccola bugia a fin di bene, dopotutto. Non poteva certo mettersi a spiegare ad una bolgia di sbronzi la sua complicata teoria sull'amore. Senza escludere che Hinata lo attirava come un calcio nei maroni. Quindi sì, una piccola bugia era accettabile.

"Ma che tavolata di frocioni!" sbottò qualcuno alle loro spalle.

"Tenten! Ciao!" la salutò Hinata. Probabilmente era contenta che ci fosse almeno un'altra ragazza con cui parlare, visto che Temari era impegnata a fare altro.

"Sei simpatica come al solito, nanetta?" le chiese Kankuro, pizzicandole giocosamente una coscia.

"Haha, che carino, il travestito sbronzo"

"Io non sono sbronzo, nanetta. Sono diversamente sobrio. E per la cronaca, il mio è un trucco da guerra. Qui l'unico travestito sei tu" le disse, facendole l'occhiolino.

Lei si avvicinò e cominciò a stuzzicare Kankuro con degli schiaffetti e dei pizzicotti, mentre s'informava sull'andamento della serata.

"Spiacente ma adesso devo andare: sono stanca da morire.. E comunque sarebbe il caso che vi levaste dalle palle anche voi, è l'una e il proprietario del pub mi sembra abbastanza desideroso di andarsene a casa."

Quando ormai anche Tenten se n'era andata, i giovani ninja iniziarono a prepararsi per andare a casa.

Si salutarono davanti al locale; Shino accompagnava Hinata a casa, da bravo cavaliere impeccabile, Naruto ospitava Sasuke, visto che quest'ultimo aveva bevuto considerevolmente, Lee e Gaara andavano via insieme a "godersi i privilegi della giovinezza", Temari e Shikamaru volevano andare a casa di lui il più in fretta possibile, mentre Kankuro andava da Kiba visto che quest'ultimo gli faceva la cortesia di ospitarlo.

Il tragitto verso casa sembrò molto corto. "O forse," pensò Kankuro, "sono troppo sbronzo"

Arrivati nell'appartamento, scoprirono che Akamaru dormiva in camera di Kiba fingendo di non averli sentiti, anche se si vedeva benissimo che faceva l'offeso. Per farsi perdonare, Kiba andò da lui tutto traballante e iniziò a grattargli la testa e lo spazio appena dietro le orecchie. Mentre l'Inuzuka cercava di fare pace col cane, Kankuro si lanciò a peso morto sul divano, scalciando in malo modo le scarpe per godersi appieno la morbidezza e la freschezza del divano. Mentre stava per crollare, sentì un rumore sordo provenire da qualche parte nelle immediate vicinanze. Aprì un occhio in modo svogliato, solo per ritrovarsi davanti due bottiglie di birra appoggiate sul tavolino e Kiba spaparanzato sulla poltrona.

"Non hai già bevuto abbastanza, cucciolotto?" lo schernì Kankuro.

"Io non ho bevuto quanto te, spugna. E comunque una Hopf Weiss va sempre giù bene"

Kankuro si scoprì felicemente d'accordo, e, puntellandosi su un gomito, iniziò a bere la sua birra fresca.

Chiacchierarono di cose futili e ridacchiarono, finché Kiba non finì la sua birra. Dopo l'ultimo sorso aveva assunto un aria meditabonda e guardava fisso davanti a sé, segno che ormai la sbronza era arrivata.

"Davvero sei gay?" mormorò inaspettatamente l'Inuzuka.

Kankuro si prese del tempo per rispondere. Era troppo sbronzo per preoccuparsi di essere preso per scemo, quindi a grandi linee parlò a Kiba del suo rapporto con l'amore e di come fosse disinteressato alla sessualità del partner.

Kiba ascoltava con l'aria un po' persa, però si vedeva che faceva il possibile per restare concentrato.

Quando alla fine anche la bottiglia di Kankuro fu vuota, questi si accasciò mollemente sul divano. Sentiva Kiba borbottare frasi sconnesse e si scoprì a ridacchiare sommessamente. Dannazione, era veramente sbronzo. Già s'immaginava Temari che gli rompeva il cazzo con le solite storie: non bere troppo, ti rovini il fegato, adesso lo pulisci tu quel vomito. L'alcool lo rendeva pieno di amore nei confronti dei fratelli, peccato che da sobrio non riuscisse a farlo vedere così bene. Provò a sorridere ma si sentì la bocca come impastata. Mh, bell'affare. Improvvisamente gli venne in mente quell'improbabile coppia formata da suo fratello e da Rock Lee. Stava per iniziare a parlare a caso di Gaara quando sentì che la sua bocca era impegnata. Cercando di focalizzare meglio, si accorse di essere coricato sul divano mentre Kiba, inginocchiato di fronte a lui, lo baciava con veemenza.

Vista la reazione del suo corpo - ormai non c'era modo di nascondere l'erezione - si chiese confusamente da quanto tempo andasse avanti quel bacio e scoprì con disappunto di non riuscire a ricordarlo. In ogni caso, era piacevole, dannatamente piacevole; sentiva il corpo aumentare la temperatura, e quindi desiderò spogliarsi.

Cominciò a rispondere seriamente al bacio e lentamente si alzò a sedere, in modo da evitare di vomitare improvvisamente. Constatò orgogliosamente che tutto sommato non era messo così male come credeva; quando finalmente si fu seduto sui cuscini del divano, prese il volto di Kiba tra le mani e iniziò a baciarlo con forza, finché entrambi non si staccarono per riprendere fiato.

“Mh, cosa stiamo facendo?” chiese confuso Kankuro.

“Non lo so, ma mi piace” rispose Kiba, riprendendo a baciarlo e soffocandogli un “Concordo” sulle labbra.

Continuarono a baciarsi per un po', dopodiché Kankuro iniziò ad esplorare con le mani l'addome di Kiba. Gli accarezzò gli addominali accennati, i fianchi e gli sfiorò casualmente i capezzoli; sentendo che quel contatto aveva aumentato l'eccitazione invece di alleviarla, Kiba ringhiò nella bocca dell'altro. Vedendo che Kankuro non era intenzionato a proseguire nell'esplorazione del suo corpo, decise di vendicarsi accarezzandogli fuggevolmente il cavallo dei pantaloni. Kankuro soffiò in risposta.

“Allora, abbiamo finito coi giochetti, micino?” gli domandò sornione Kiba.

“Dimmelo tu, cagnaccio”

“Dillo che vuoi litigare!” sbottò Kiba prima di mordergli un capezzolo attraverso la maglietta.

Kankuro mugugnò in risposta. Prima che potesse metabolizzare la notizia, Kiba gli aveva sfilato la maglietta e gli stava baciando il collo alternando ai baci umidi dei morsi delicati. Cercando di avere un ruolo più attivo durante i preliminari, Kankuro si obbligò a trovare un'occupazione e optò per sfilare i pantaloni al suo compagno. Notò con gioia che le scarpe erano già sparite, il compito sarebbe stato più facile. Una volta accompagnati i pantaloni fino alle caviglie ed aver aiutato il compagno a sfilarli, iniziò a risalire lentamente per godersi lo spettacolo fornito dalle gambe di Kiba. Arrivato all'altezza dell'inguine però dovette storcere il naso: l'erezione spingeva contro un paio di mutande rosse fiammanti che recavano l'immagine di un cucciolo e la scritta “Kiss my puppy”.

“Che pessimo senso dell'umorismo, Inuzuka”

“Frigido e privo di qualunque umorismo”

Kankuro borbottò qualcosa che pareva molto un “lo vedremo” prima di rialzarsi completamente e riprendere a baciare Kiba, che aveva iniziato ad armeggiare con la cerniera dei suoi jeans. Quando anche i pantaloni di Kankuro furono andati, Kiba si allontanò per osservare il corpo del ragazzo che aveva di fronte: gambe tornite, fianchi stretti, fisico normale, con appena un accenno di rodondità sulla pancia, segno di tutte le birre che il ragazzo di Suna beveva nei momenti di relax, spalle larghe, pelle bianchissima. La tuta nera che portava sempre lo copriva quasi ermeticamente e il sole non riusciva a filtrare per dare un po' di colore, ma a Kiba andava benissimo così: lo trovava splendido. Anche le mutande sui toni del bordeaux contribuivano ad accentuare il pallore naturale di Kankuro, rendendolo agli occhi dell'Inuzuka ancora più bello.

“Ti piace la merce? Vuoi comprare qualcosa?” lo schernì Kankuro.

Kiba decise di giocare. Si chinò, raccolse i propri pantaloni e disse:

“No, in effetti no. Buonanotte!” e si diresse a passo svelto verso la camera. Aveva appena superato il divano quando si sentì spingere a terra con un mezzo avvitamento: si ritrovò con la schiena a contatto col pavimento e la testa tenuta dalle mani di Kankuro, che nel frattempo si era posizionato tra se sue gambe.

“I giochi finiscono qui” gli disse, prima di morderlo forte su una spalla. Kiba urlò di piacere e dolore. Prima di potersi riprendere, Kankuro lo aveva fatto alzare tanto da potergli togliere la maglietta e lo fece stendere nuovamente a terra. Prima che potesse fare qualsiasi cosa, si sentì sfilare le mutande mentre la bocca di Kankuro iniziava a lavorare sulla sua erezione. Iniziò a gemere senza freni, muovendo inconsciamente il bacino. La mano destra del ninja di Suna era risalita lungo il suo ventre gli stava torturando un capezzolo, e Kiba si sentì morire. Kankuro era ovunque nello stesso momento e la forza delle emozioni che stava provando lo stava per sopraffare. Quando Kankuro sentì che il suo compagno era al limite, si staccò dalla sua erezione per tornare a torturare la bocca. La mano intanto si spostò alla sua apertura e iniziò a prepararlo introducendo un dito. Quando quell'intrusione fu accettata, ne inserì un secondo e poi un terzo. Iniziò a muovere le dita dentro e fuori finché Kiba non iniziò a spingersi contro di esse. Reputandolo pronto, Kankuro si sfilò l'intimo e lo penetrò con un unico affondo. Nonostante la preparazione fosse stata ottimale, Kiba provò un po' di dolore. Notando che il compagno era in difficoltà, Kankuro non si mosse, permettendogli di abituarsi all'intrusione, e iniziò a mordicchiargli il collo. Quando, con un mugugno, Kiba iniziò ad impalarsi, Kankuro capì che era pronto e iniziò a spingere con forza. Affondò in lui più volte, arrivando quasi ad uscire del tutto per poi seppellirsi nuovamente in quell'antro caldo. Dopo poco fu troppo per entrambi e vennero, Kiba sui loro stomaci e Kankuro dentro al compagno. Rimasero stremati per qualche minuto, prima che Kiba commentasse:

“Ricordami di farti bere più spesso”

Kankuro sbuffò divertito, prima di uscire dal corpo di Kiba.

“Ah e di provocarti!”

A questa affermazione, Kankuro sbuffò e basta.

Quando ebbero abbastanza fiducia nelle loro capacità fisiche, si alzarono e andarono a farsi una doccia veloce prima di andare a letto.

Vedendo che Kankuro si stava dirigendo verso il divano, Kiba gli propose impacciatamente di condividere il letto. Beh, maledizione, uno che lo aveva fatto godere così tanto meritava di dormire in uno stramaledetto letto!

Kankuro accettò ghignando.

Mentre cercavano una posizione comoda per dormire, Kankuro allungò una mano in direzione di Kiba e riuscì a strizzargli un capezzolo in malo modo, sghignazzando un “buonanotte”, mentre l'altro lo insultava.

 

*

 

Al mattino Kankuro si svegliò stranamente riposato, si stropicciò gli occhi e si grattò una coscia. Guardando fuori dalla finestra decretò che erano circa le otto e trenta e si recò in cucina. Prese una tazza, si versò del latte e del caffè freddo e si sedette sul tavolo.

“No ma fai pure come se fossi a casa tua” sbottò Kiba appena entrato in cucina, vestito per uscire e con Akamaru accanto.

“Come mai così mattiniero?” gli chiese curioso Kankuro.

Kiba indicò Akamaru in risposta e poi spiegò:

“Deve uscire a fare i suoi bisogni e io lo accompagno, così riesco a fare una passeggiata. E comunque sono sempre mattiniero, a differenza di qualcuno”

Kankuro non parlò e finì il contenuto della tazza, prima di alzarsi e passare accanto a Kiba, il quale non riuscì a trattenersi e gli sussurrò:

“Già te ne vai, Mister pentola di fagioli?”

“Prego?”

“Stanotte hai russato come un dannato”

“Non credo proprio” commentò Kankuro alzando un sopracciglio.

“Oh, sì. Hai russato talmente tanto che ho faticato a dormire”

“Non preoccuparti, stanotte dormirai benissimo. Sto tornando a Suna” concluse Kankuro prima di sparire dalla vista.

Kiba sapeva che la loro non era una relazione seria, anzi, non era neanche una relazione a dire la verità, però non negava di essere dispiaciuto. Sentiva dei rumori provenire dalla camera, qualche imprecazione e poi vedeva Kankuro tornare in salotto per recuperare i pantaloni, poi la maglia, poi le calze e infine le scarpe. Il tutto restando sempre in mutande. Kiba lo trovava bello e non sapeva dire il perché. Sapeva solo che voleva continuare a guardare quel ragazzo vagare un po' spaesato nella sua nuova casa, vederlo fare colazione in mutande seduto sul tavolo, osservare i suoi occhi sciolti dal piacere mentre lo prendeva. Non si sentiva romantico, non nel senso smielato e stucchevole del termine comunque, però sentiva un'attrazione particolare nei suoi confronti e non voleva che tutto si esaurisse in un'unica, seppur splendida, scopata. Sentì Akamaru uggiolare e si voltò per scoprire cosa avesse; questi spinse con la testa contro la sua gamba per indurlo a muoversi verso la sua camera: lo stava incoraggiando. Ancora una volta il suo cucciolo era con lui e lo sosteneva. Gli sorrise e avanzò a passo spedito verso la sua camera. Quando arrivò alla porta, trovò Kankuro voltato di spalle che cercava di impilare i vestiti in modo da poterli infilare nella sua marionetta. E il tutto sempre in mutande. Quella mattina ne indossava un paio nero, sobrio, che lo fasciava alla perfezione. Kiba non resistette e lo abbracciò da dietro sussurrandogli all'orecchio:

“Non così in fretta, cowboy”

“Cowboy?” chiese scettico Kankuro.

“Come sei puntiglioso” lo schernì Kiba prima di mordergli delicatamente un lobo e fare leva sulla punta dei piedi per far aderire il proprio inguine al sedere del compagno e renderlo partecipe del suo “problema”.

“Alzabandiera mattutino, Inuzuka?”

“Anche. Ma principalmente è colpa di un grosso imbecille che gira per casa mia in mutande. Magari te lo presento”

“Uh, sì, sarebbe carino. Magari ci possiamo prendere un thé”

“Quanto sei cretino?” gli chiese ridendo Kiba, prima di voltarlo e baciarlo.

 

*

 

Kankuro ormai era partito da un paio d'ore, e casa Inuzuka pareva vuota, tanto era silenziosa. Kiba era coricato sul suo divano, proprio quel divano che era impregnato dell'odore di quel disgraziato d'un marionettista che giusto quella mattina aveva avuto l'idea geniale di prenderlo sul suo letto con una forza quasi bestiale. Mentre Kiba era ancora disteso sul materasso, lui s'era alzato, vestito, aveva preso le sue cose e se n'era andato salutandolo con uno sbrigativo:

“Ci vediamo, baubau”

Kiba inspirò ancora l'odore, poi si alzò e uscì. Akamaru era in missione con Kakashi e i suoi cani, coinvolti in un' operazione di ricerca particolarmente spigolosa. Se n'era ricordato quando, alzatosi dal letto, l'aveva cercato inutilmente per casa, solo per ricordarsi improvvisamente di quando, un paio di giorni prima, Tsunade l'aveva convocato per chiedergli di prestare il suo cane a Kakashi. Si maledì per aver accettato, almeno in quel momento non sarebbe stato solo. Non era innamorato, dannazione! Non era una stramaledetta dodicenne in balia degli ormoni, era un ninja! E un ninja con le palle! O almeno, di questo cercava di convincersi mentre scendeva le scale del palazzo. Appena trovato in strada, guardò stupito davanti a sé: Kankuro era seduto sul poggia schiena di una panchina poco distante, lo sguardo che vagava. Si era tolto il copricapo con le orecchie da gatto, e lo teneva in mano con fare reverenziale, quasi che fosse preoccupato di rovinarlo. Le marionette erano accanto a lui, appoggiate alla panchina come bambole rotte con cui nessuno giocava più.

“Ancora qui, cowboy?”

“Così pare.. e piantala con quel “cowboy”.

Kiba gli si avvicinò sogghignando. Si sedette accanto a lui e contemplò il nulla per qualche secondo.

“Non dovevi andare a Suna?”

“Sì. Prima però dovevo pensare”

“Guarda che rischi che si faccia notte!” lo schernì Kiba per alleggerire la tensione. Aveva notato troppo bene lo sguardo cupo sul volto dell'altro.

“Non sei stato solo una scopata. Però non ti amo, non so neanche se sono ancora capace di farlo.” sbottò l'altro. D'altronde, pensò Kankuro, almeno uno dei due doveva essere uomo e prendere la questione per le corna, o non ne sarebbero mai usciti.

“Anche tu non sei stato solo una scopata. E io non so se sono abbastanza maturo per amare”

Si guardarono per qualche secondo, e si capirono. Per un attimo, fu come se fossero stati amici da sempre.

“D'accordo, ora che abbiamo chiarito, posso andare a casa”

“E i tuoi fratelli?”

“Mi aspettano alle porte di Konoha”

“D'accordo. A presto, cowboy”

“Piantala, baubau.”

“Hey, se io sono “baubau”, tu sei senz'altro “cowboy”!

“Piantala, se non vuoi che mi conceda al primo ninja che ci prova con me!”

“E chi mai ci proverebbe?”

“Tutti! Sono un uomo colto e pieno di fascino, io

“Davvero?” chiese ironico Kiba. “Mi sa che più che di fascino, sei pieno di boria!”

“Anche” commentò Kakuro con aria noncurante. Mentre parlava, il ninja di Suna s'era preparato a partire, questa volta per davvero.

“Ciao, baubau” mormorò sulle labbra si Kiba, prima di baciarlo.

“Ciao, CB” sghignazzò Kiba. Sentendo il suo nuovo nomignolo, Kankuro alzò gli occhi al cielo.

“La prossima volta tu quello sdraiato su un pavimento gelido” aggiunse.

“Lo vedremo, cucciolotto” lo schernì Kankuro, prima di sparire in una nuvola di fumo.

“Che coglione teatrale!” sbottò Kiba ridacchiando, prima di tornarsene a casa.  

  
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