La storia si è qualificata Prima al Disneyland
Contest di Pallina88, vincendo anche il Premio Caratterizzazione; si è poi
qualificata seconda all’ Accio love Contest di Nora90.
Alle Giudici vanno i miei ringraziamenti e un
grande abbraccio!
Gente che viene, gente
che va
la gente che resta
è quella che dà...
Corde Oblique
Passi.
Valigie trascinate.
Documenti sfogliati.
E facce, tante facce.
Di nuovo passi.
Passi.
Hermione seguì con lo sguardo
quell’andare confusionario di gente che correva su e giù.
Chi tornava da un viaggio, chi
si accingeva a partire.
C’era un adrenalinico via- vai
di persone che andavano e venivano.
Seduta sul bordo di un vaso di
cemento bianco di un’elegante ed enorme pianta finta, Hermione osservava l’andirivieni
di quelli sconosciuti come ipnotizzata.
Ipnotizzata dal rumore delle
rotelle dei trolley sul chiaro pavimento dell’aeroporto di Londra.
Ipnotizzata dal rumore delle
scarpe costose degli uomini d’affari europei, pronti a concludere importanti
contratti nella City.
Ipnotizzata dall’allegro
chiacchiericcio delle famiglie in visita turistica a Londra.
Guardandosi intorno, Hermione
poteva scorgere il mondo, semplicemente stando ferma lì, sul finto vaso di
finto granito, sotto una finta pianta, osservando persone che facevano finte
partenze e finti ritorni.
Perché se c’era una cosa che
Hermione aveva capito negli ultimi anni, era cosa significava davvero andare
via.
Erano tanti i modi di andare
via.
Aveva sperimentato sulla sua
stessa pelle la sensazione che si prova a veder partire qualcuno.
A vederlo allontanarsi
da te.
E mentre contemplava le
centinaia di persone che, ignare, le sfilavano davanti, Hermione pensò che
tutti loro non stavano andando via.
Si stavano semplicemente
spostando da un posto all’altro, da un Paese all’altro, da un mondo all’altro.
Perché l’ “andar via”, non
implicava un semplice movimento.
Implicava uno strappo.
Implicava un allontanamento… non
fisico, mentale.
Hermione aveva provato cosa
significava “andar via”.
L’andar via ti soffoca.
L’andar via ti fa sentire
soppresso.
Perché ciò che ti schiaccia
non è vedere qualcuno che si allontana, no.
E’ il pensiero che
potrebbe non tornare.
E questo pensiero è in grado
di toglierti il respiro.
Di lasciarti così, senza
fiato.
Osservò un signore dai tratti
orientali uscire dal bar dell’aeroporto.
Sembrava spiazzato, si
guardava intorno con espressione confusa.
Hermione sorrise, seguendolo
con lo sguardo, mentre con una mano si aggiustava una ciocca di capelli
sfuggita dalla coda.
Trovava buffo pensare che
sebbene quel signore si trovasse a vari fusi orari di distanza da casa sua, in
realtà lui non si fosse mosso.
Lui non era andato via.
Lui era ancora là, a casa sua.
Con sua moglie, con i suoi
bambini.
Con la sua casa.
Con la sua vita.
Continuò a guardarlo, mentre l’uomo
si affaccendava a frugare nella sua valigetta, per poi estrarne dei fogli.
Lesse il sollievo nei suoi
occhi puntati sul biglietto aereo.
Quel pezzo di carta gli
avrebbe permesso di chiudere il cerchio, completando lo spostamento.
Era proprio quella la
differenza con l’andar via.
L’andar via non segue nessun
cerchio.
L’andar via è una tangente che
sfiora il cerchio in una millesima parte…c’è solo un minimo, infimo,
piccolissimo contatto.
Basta un attimo e il contatto
si interrompe.
E a quel punto, non ci saranno
più possibilità di completare il cerchio.
A quel punto si verrà
schiacciati dal devastante peso di un non ritorno.
Quel peso che ti lascia così,
senza fiato.
Hermione sospirò.
Lei aveva provato cosa voleva
dire vivere senza fiato. In completa apnea.
Lei aveva provato cosa
significa percepire il proprio cuore schiacciato.
Aveva visto troppe persone
andare via.
Era rimasta troppe volte senza…
… fiato.
Annaspò, mentre le
lacrime continuavano a scenderle lungo il viso pallido.
Sentiva che aveva
bisogno di aria.
Si sentiva quasi
soffocata dai suoi stessi singhiozzi.
Provò a fare un
respiro, inspirando il profumo del corpo che la stava avvolgendo, permettendo
ai suoi polmoni di nutrirsi di quell’odore.
- Shh - il suono
ovattato della voce di Ron che la rassicurava giunse alle sue orecchie,
mischiata al lacerante suono dei suoi lamenti - Va tutto bene… va tutto bene.
Hermione si lasciò
accarezzare la testa, mentre sentiva una nuova aria farsi strada nel suo corpo.
Avvolta nell’abbraccio
di Ron, si sentiva come se il nodo che le stringeva la gola le si fosse
allargato quel tanto che bastava per permetterle di respirare, di nuovo.
Il semplice tocco di
lui pareva essere stato in grado di donarle il fiato.
Con il respiro ancora
un po’ irregolare, riemerse dal suo petto, scostandosi un po’ da lui,
imbarazzata per essersi lasciata andare in quel modo.
Ron le sorrise incerto,
continuando a tenere un braccio stretto intorno ai suoi fianchi.
- Meglio? - le chiese,
accarezzandole il braccio.
Lei annuì, scansandosi
i capelli ormai umidi dal viso arrossato, nel vano tentativo di darsi una
ricomposta.
- Allora vuoi… vuoi
spiegarmi meglio cosa è successo? - fece Ron, guardandola preoccupato, quasi
temesse che la sua richiesta potesse turbarla ulteriormente.
Hermione tirò su con il
naso. Lentamente, tirò a sé le gambe, stringendosele al petto e appoggiando
delicatamente il capo sulla spalla di Ron.
Lui, impacciato, le
batté delle piccole pacche sulla schiena.
- Se ne sono andati -
annunciò malinconica Hermione. La voce le si incrinò, proprio mentre una nuova
ondata di lacrime le offuscava la vista.
Ron annuì serio, stringendo
le labbra - Questo me lo hai detto - disse, come a voler intimarle di
continuare.
Hermione si prese
qualche secondo, prima di parlare di nuovo: non sapeva se la voce le avrebbe
retto.
- Ho fatto loro un
incantesimo - disse Hermione, soffiandosi il naso - Gli ho… modificato la
m-memoria…
Ron la strinse e
appoggiò il mento sulla testa riccioluta della ragazza. Quando era arrivata,
quel pomeriggio, era terribilmente scossa e Ron l’aveva portata in camera sua
per cercare di calmarla e farsi spiegare cose era successo, sebbene immaginasse
quale fosse il motivo che la turbava tanto.
- Lo hai fatto per loro
- le bisbigliò lui sulla testa, accarezzandole la bassa schiena con le dita -
Sei stata coraggiosa. Non tutti sarebbero stati in grado di… farlo.
Hermione trattenne il
respiro. Un singhiozzo le morì in gola, mentre si rannicchiava ancora di più
contro il collo di lui.
Si sentiva rigida e…
dura.
Si sentiva come se
niente sarebbe più riuscita ad ammorbidirla.
Non c’era niente che
potesse scioglierla.
- Se… se ne sono andati…
- mormorò, sospirando, lasciando che una lacrima le scendesse lenta e sola su
una guancia - E non torneranno più…
- Sì, che torneranno,
Hermione! - fu la pronta risposta di Ron. La scostò da sé per far si che lo
guardasse in viso - Appena tutto questo… Hermione, stammi a sentire! Appena
tutto questo sarà finito, loro potranno tornare! E’ per il loro bene…
- I miei genitori non
si ricordano neanche di me! Non sanno neanche… - Hermione si portò le mani
davanti al viso, trattenendo il respiro.
Aveva voglia di
piangere e piangere, piangere ancora.
Voleva piangere ed
essere talmente stanca da non avere la forza di fare nient’altro, neanche
pensare.
Avrebbe voluto che le
lacrime cancellassero ogni pensiero, ogni immagine, ogni ricordo.
Avrebbe voluto
eliminare il ricordo di sua mamma che, allegramente serena, preparava la borsa.
Avrebbe voluto
dimenticare lo sguardo vacuo e spaesato di suo padre, un attimo prima che
chiedesse a sua moglie dove avesse messo le guide turistiche di Melburne che
avevano comprato anni prima.
Avrebbe voluto
cancellare dalla sua testa l’immagine dei suoi genitori che, entusiasti e
felici, si chiudevano la porta alle spalle, senza voltarsi indietro.
Voleva scordare il
passato ed evitare di vedere il presente.
Voleva piangere e
basta.
Ma due mani decise le
afferrarono i polsi, scoprendole il viso.
- Torneranno - Hermione
socchiuse gli occhi nell’ascoltare quel sussurro che sembrava essere più forte
di un qualsiasi urlo - Torneranno - ripeté Ron, appoggiando la fronte a quella
di lei - Altrimenti li andremo a riprendere noi. Non… non appena sarà tutto
finito. Va bene?
Hermione annuì,
percependo il proprio battito cardiaco rallentare, fino a tornare normale…
Si appoggiò sulla
spalla di Ron e si lasciò cullare dal suo abbraccio.
E di nuovo, aria nei
polmoni.
Sapeva ancora
respirare.
Sono
riva di un fiume in piena
Senza fine mi copri e scopri
Come fossi un'altalena
Buffo come una persona possa
regalarti il respiro e togliertelo con altrettanta facilità.
Con un unico sguardo può farti
sentire leggera come una nuvola.
Con un unico sguardo può
strapparti il cuore.
Hermione si sedette meglio
sulla superficie liscia del marmo, mentre un gruppetto di spensierate hostess
le passava davanti, tutte elegantemente fasciate nel loro completo scuro.
Si chiese se almeno una di
quelle ragazze fosse davvero mai andata via.
No, probabilmente.
Andare via o vedere qualcuno
andarsene è qualcosa che ti marchia dentro.
E’ un pensiero fisso che ti si
legge negli occhi, che occupa la mente, che distrugge il cuore.
Che ti lascia senza
fiato.
E spesso, l’unica persona che
può ridartelo, è proprio quella che te l’ha tolto…
- Per favore, torniamo
indietro… - disse lei, singhiozzando - Ti supplico, Ron… per favore… Non puoi
andartene… noi… dobbiamo ancora cercare gli Horcrux che rimangono…
Ron irruppe in una
risatina isterica - E io per questa “impresa” sono indispensabile, vero? Mi
sembra che fin’ora tu ed Harry ve la siate cavata benissimo anche senza di me,
o sbaglio?
- Non dire sciocchezze,
Ron! - fece lei, mentre sul viso bagnato da acqua e lacrime si dipingeva un’espressione
decisa - Certo che sei indispensabile! Devi smetterla con queste stronzate!
- Perché per te io dico
solo stronzate, no? - urlò Ron, rabbioso - Tanto c’è Harry con cui fare le
conversazioni serie! Perché voi due siete sulla stessa lunghezza d’onda, no?
Lei scosse la testa -
Come… come ti viene in mente? - gridò di rimando lei, nello sforzo di
sovrastare il rumore dell’acqua - Che diavolo stai dicendo? Siamo i suoi amici…
abbiamo promesso…
- E ALLORA VAI! - le
gridò - VAI! Torna da lui! Torna da Harry! Ci sei tu ed Harry non poteva avere
di meglio, no?
Lei scosse la testa, cercando
di combattere la paura, l’ansia, l’acqua che la stavano schiacciando da ogni
punto.
Tentò di rimanere ancorata all’ultimo
sospiro che le bruciava in gola…
Sospiro che le si dissolse tra
i denti quando vide la figura di Ron sparire in un vortice davanti a lei.
Scivolando
tra i miei passi
Sono sassi dentro te – dentro me
Se non sei tu a muoverli
Come fossi niente
Come fossi acqua dentro acqua
- Vengo con te.
- No, invece. Tu non
verrai - sentenziò lei, ripiegando una maglia e infilandola nella valigia
appena acquistata.
Ron schioccò la lingua,
scocciato. Era sdraiato sul letto di Ginny, le mani incrociate dietro la testa,
lo sguardo fisso sul soffitto.
- Non te lo sto
chiedendo - disse lui semplicemente, continuando a seguire con lo sguardo le
venature scure delle travi.
Hermione interruppe il
suo lavoro e si sedette sul letto, dandogli le spalle.
- La stai rendendo
ancora più difficile, Ron! - disse, massaggiandosi la fronte.
Ron sbuffò e si alzò a sedere di scatto,
avvicinandosi a lei.
- Hermione,
miseriaccia, ne abbiamo già parlato! - si lamentò.
- Appunto! - replicò
lei, voltandosi per guardarlo in faccia - E mi pare che fossimo giunti alla
conclusione che questo non è il momento più adatto per lasciare la tua
famiglia.
- Questa era la tua
conclusione, non provare a fregarmi - disse lui, tornando a sdraiarsi.
Hermione alzò gli occhi
al cielo, sentendo l’ultimo granello di pazienza evaporare via dal suo corpo.
Si alzò e prese una piccola pila di indumenti sulla scrivania per sistemarli
nella valigia.
- Non potevi usare la
borsetta di perline? - le chiese Ron, gettando uno sguardo ai mucchietti di
roba posati in giro per la stanza.
- Sarebbe stato
alquanto sospetto se mi fossi presentata per un volo intercontinentale con una
misera borsetta, non trovi? - rispose lei - Ma tanto l’ho incantata - aggiunse,
indicando il piccolo trolley rosso aperto sul letto - Dovrebbe entrarci tutto
il… necessario.
Ma quanto sarebbe stato
necessario?
Necessario per quanto
poi?
Pochi giorni?
Settimane?
Mesi, forse?
- Giusto - intervenne
lui, schioccando le dita ed annuendo serio - Forse dovrei comprarne una anche
io.
Hermione sbuffò. Cominciava ad
essere stanca di quella lotta - Tu non verrai.
Ma Ron non le badò affatto -
Passano il pranzo sull’aereo? - chiese, tornando a sedersi d’improvviso,
facendo cigolare il letto.
- Cos-…? S-sì! - rispose
Hermione, divertita dall’assurdità della domanda - Sono quasi sedici ore di
volo. Dovrebbero…
- Quindi non ne sei
sicura? - incalzò Ron, come se la questione fosse di vitale importanza.
- Ron, io… ma sì! Sì,
lo passano! - lo accontentò lei.
Ron la guardò con le
sopracciglia inarcate, in attesa di un’ulteriore conferma.
- Forse è il caso che
ci portiamo qualche panino… - disse infine - Per sicurezza.
- No, no… noi non ci
portiamo proprio niente! - protestò lei - Primo perché tu non vieni, secondo
perché…
- …e del succo di
zucca! - proseguì lui, imperterrito,
contando sulle dita, tra sé e sé - I babbani non bevono succo di zucca, vero?
Hermione si mise le
mani tra i capelli, esasperata. Sapeva benissimo a che gioco stava giocando
lui, e non aveva alcuna intenzione di dargliela per vinta. Ma, allo stesso
tempo, sentiva che la situazione le stava sfuggendo di mano.
L’insistenza di Ron.
Il dolore della
famiglia Weasley.
Il suo sentirsi egoista
per il fatto di doverli lasciare.
La preoccupazione per i
suoi genitori.
Tutto questo la
soffocava.
Le toglieva il respiro.
La sensazione di non
avere una soluzione a cui aggrapparsi la tormentava.
Si sentiva annientata
dal vortice di emozioni che l’aveva travolta.
- No, non lo so Ron.
Cioè, no… no… - rispose confusamente.
- Perfetto, ne farò
preparare una bottiglia da Ginny - proseguì Ron.
- Tu- non- verrai! -
protestò con l’ultimo briciolo di forza che le rimaneva.
- Certo che no - fece
lui, alzandosi dal letto e fermandosi accanto a lei.
Quando i loro sguardi
si incrociarono, Hermione comprese che l’unico appiglio che le rimaneva per
sopravvivere a quel vortice era lui.
L’unica soluzione a cui
aggrapparsi per non soffocare… era lui.
- A che ora abbiamo l’aereo
domani? - le chiese Ron, senza distogliere gli occhi da quelli di lei.
- Alle tre e venti - fu
la flebile risposta di Hermione.
Ron nascose un mezzo
sorriso, chinandosi per posare le labbra sulla fronte della ragazza - Vedi? Non
è stato difficile.
Senza
peso, senza fiato, senza affanno
Mi travolge e mi sconvolgi
Poi mi asciughi e scappi via
Tu ritorni poi mi bagni
E mi riasciughi e torni mia
Senza peso e senza fiato
Non son riva senza te
Ron sfogliò lentamente
l’ennesima pagina del tomo a cui dedicava la propria attenzione ormai da
parecchio.
- Nel mio mondo i libri
sarebbero fatti solo di figure - commentò a mezza voce, scorrendo la lunga
lista di nomi e indirizzi.
Hermione, seduta al
bancone da cucina, proprio di fronte a lui, chiuse di scatto l’elenco telefonico
di Sidney, che stava analizzando, e si strofinò gli occhi, stanca - Nel tuo
mondo i libri non esisterebbero affatto - disse lei di rimando, facendogli un
sorrisetto.
Anche Ron chiuse il
volume, su cui campeggiava la scritta “Melburne” a caratteri cubitali e gli
diede una spintarella, come a volerlo allontanare da sé - Se potessi scegliere,
sarebbe molto probabile, in effetti - disse, stiracchiandosi e tentando di non
cadere giù dai moderni sgabelli della cucina di casa Granger.
- Bè, in ogni caso… è
inutile continuare a torturarsi - fece Hermione, scendendo agilmente dallo
sgabello e raccogliendo i volumi - Come va, va… - disse, sconsolata, mentre un’ombra
le si abbassava sul viso già pallido.
- Andrà bene -
intervenne subito Ron, seguendola con lo sguardo, mentre lei infilava gli
elenchi in un grande armadio a parete - Abbiamo tutto quello che ci serve,
Hermione. Cerca di stare tranquilla.
Hermione aprì la bocca per
parlare, ma subito si trattenne.
Era strano per lei trovarsi là,
dopo così tanto tempo.
Per mesi e mesi aveva
desiderato di poter tornare a casa. Non sapeva quantificare quanto le fossero
mancate quelle stanze, quei mobili, quegli oggetti…
Ma quando, quello stesso
pomeriggio, lei e Ron erano finalmente tornati per prendere dei documenti e dei
vestiti che sarebbero serviti per il viaggio, Hermione si era accorta che quel
posto le era stranamente sconosciuto.
Perché ciò che le era mancato
tanto di casa sua, non era le stanze, i mobili e gli oggetti.
Erano coloro che avevano reso
quel posto una “casa”.
- Cosa c’è? - la incoraggiò
Ron.
Hermione si appoggiò al
ripiano dell’ampia cucina di sua madre, sfiorando con le dita il legno liscio
del piano.
- Se non… - disse, ma le
parole le morirono in gola. Ron appoggiò entrambe le braccia sulla lucida isola
da cucina, mettendosi in ascolto e invitandola a continuare con lo sguardo.
Hermione ingoiò il vuoto,
prima di passarsi nervosamente una ciocca di capelli dietro le orecchie.
- Se non… volessero ritornare?
- disse con un filo di voce, fissando il pavimento.
Ron aggrottò la fronte - Stai
scherzando - disse, atono. La sua non era una domanda.
La ragazza fece un respiro,
cercando il coraggio per guardarlo - Cosa faccio se li trovo felici? Come posso sconvolgere di nuovo la loro… - si
morse le labbra, riuscendo a trattenere le lacrime -…vita?
Ron si alzò scuotendo la
testa. Fece il giro del tavolo e quando le fu davanti, afferrò entrambe le mani
di Hermione, stringendole forte. Non parlò, finchè lei non si decise ad alzare
lo sguardo per guardarla negli occhi.
- Tu sei loro figlia, Hermione
- disse semplicemente, accarezzandole il dorso della mano con i pollici.
Ed eccola di nuovo, quella
sensazione che ti attanaglia lo stomaco.
Che ti fa stringere il cuore.
Che ti chiude i polmoni.
Che ti toglie il fiato.
- I miei non sanno neanche di
avere una figlia - face Hermione e le sembrò quasi che a parlare fosse un’estranea.
Alzò lo sguardo verso l’alto, ma questo non fu sufficiente ad impedire che due
lacrime traditrici le scivolassero sulle guance - Non sanno di aver avuto un’altra
vita, non… non sanno che ci sono io, qui. Potrei semplicemente andare là… - si
interruppe, sentendo nel petto un peso ormai consueto, un peso che la otturava,
che le toglieva il respiro - Vedere come stanno, assicurarmi che… siano… felici
e tornare, senza dire niente, senza sconvolgere la loro vita, ancora…
- No - disse Ron,
tranquillamente, continuando a scuotere la testa. Le prese il volto fra le
mani, per assicurarsi che lei lo guardasse - Hermione… loro sono tuo madre e
tuo padre. Cioè… che importa se adesso hanno un’altra vita? Miseriaccia, io mi
farei sconvolgere la vita mille volte pur di riaverti! - disse con enfasi -
Credi davvero che ai tuoi importi cambiare città? Che gli importi di dover fare
le valigie e di dover tornare indietro? Pensi davvero che per i tuoi genitori
tutto questo sia più importante… di te?
- Oh, Ron… - Hermione chiuse
gli occhi e, sospirando, appoggiò la fronte al petto di Ron, lasciandosi
abbracciare dalle goffe e titubanti braccia di lui.
E di nuovo, aria in lei.
Buffo come un’unica persona
con un semplice gesto o una semplice parola possa donarti aria.
Buffo come spesso questa sola
persona possa farti affondare oppure tenerti a galla con uno sguardo.
Buffo come talvolta vi sia una
sola persona a determinare la nostra felicità, senza neanche esserne
consapevole…
Ron le posò un baciò sui
capelli, continuando a stringerla - Io ti rivorrei sempre…
Fu soltanto un bisbiglio.
Probabilmente pronunciato tra
sé e sé, magari spontaneo, non riflettuto.
Ma fu proprio la spontaneità
nascosta nelle parole di Ron a scuotere Hermione, più di un qualsiasi uragano.
Si sentì inondata dall’aria
che la circondava, pronta a non lasciarsi sopraffare.
Il suo cuore correva, il suo
respiro anche.
Correvano i suoi pensieri.
E anche le sue labbra
correvano, quando si alzò sulle punte dei piedi alla ricerca di quelle di Ron.
Fu un piacevole rincorrersi di
labbra, mani e fiato.
Dopotutto, loro si
rincorrevano da una vita.
Lo avevano fatto per anni, in
tutti i modi possibili.
Si rincorrevano, senza però
riuscire mai a raggiungersi.
Era un continuo andare.
Un continuo tornare.
Adesso, invece, avevano
trovato il loro perfetto equilibrio.
Continuavano a rincorrersi, ma
lo facevano mano per mano.
Bocca contro bocca, pelle su
pelle, fiato per fiato…
Se
brillando in silenzio resti accesa dentro me
Se bruciando e non morendo tu rivampi e accendi me
Stop burning me!
Dentro esplodi e fuori bruci
E ti consumi e scappi via
Stop burning me!
Mi annerisci e ti rilassi e mi consumi e torni mia
Stop burning me!
- Oh, dall’Inghilterra? Che
meraviglia! - disse gioviale la signora Granger, intenta a ricercare, nell’ordinario
archivio dello studio dentistico in cui lavorava con il marito, il finto
fascicolo richiesto da Hermione - Sono sempre stata attratta dal vostro Paese -
continuò, dando loro spalle, ancora immersa nel cassetto di legno chiaro -
Anche se non ci sono mai stata, penso sia un posto in cui mi troverei bene… -
ridacchiò - A volte mi sento come se non facessi parte di qui, come se
dovessi stare in un posto diverso - si voltò verso di loro, con un sorriso, per
poi proseguire la sua ricerca - Buffo, vero?
Ron, che fino ad allora aveva
cercato, con poche parole di reggere la conversazione con la signora Granger,
dato che Hermione era riuscita a spiccicare giusto qualche sillaba, strinse la
mano alla ragazza con fare incoraggiante - Adesso - le bisbigliò nell’orecchio.
Hermione annuì e lentamente
sollevò la bacchetta, puntandola alle spalle della madre - F-finit- finite…
I-incantatem…- non successe nulla - F-fini-… - scosse la testa, senza riuscire
a proseguire. Percepiva il respiro accelerare e mangiarsi tutta l’aria che
aveva nei polmoni.
E se qualcosa fosse andato
storto?
Se avesse fatto male l’incantesimo
e suoi avessero riportato dei danni?
- Non ci riesco - disse,
abbassando la bacchetta - Non ci riesco - ripeté con voce tremante.
Ron la guardò qualche secondo
poi, con lentezza, sfilò la propria bacchetta dallo zaino e la fissò, quasi in
attesa della sua autorizzazione.
Hermione annuì debolmente,
grata.
Senza lasciarle la mano, Ron
ingoiò il vuoto e, teso, punto la propria bacchetta verso la signora Granger -
Finite Incantatem.
Un fascicolo di fogli cadde a
terra, sparpagliandosi sul caldo pavimento di legno.
Due cuori persero un battito,
stretti nella morsa dell’ansia.
Due occhi si spalancarono,
colmi di stupore e stordimento -Hermione!
E di nuovo aria nel petto.
Tell me now
Tell me how am I supposed to live without you
Want you please tell me now
Tell me how am I supposed to live without you
Gli addetti alla sicurezza
proseguivano nei loro attenti controlli, mentre file e file di persone,
bambini, anziani scorrevano sotto lo sguardo distratto e pensoso di Hermione.
Quanta gente aveva visto
partire quell’aeroporto?
Quanta gente aveva visto
tornare?
Forse milioni.
Forse migliaia.
Centinaia.
Ottantanove.
Forse trenta e diciassette.
O magari nessuno.
- Eccomi! - una voce
interruppe i suoi pensieri. Hermione si voltò e sorrise - Scusa se ci ho messo
tanto, ma questi babbani sono alquanto lenti quando si tratta di andare in
bagno - disse Ron, grattandosi la testa, mentre si guardava intorno - Ma dove
sono i tuoi?
Hermione si alzò, afferrando
la borsa - Hanno preso un taxi e le valigie, ci aspettano a casa.
Lui annuì, tendendo la mano -
Pronta ad andare, allora?- le chiese - Oppure vuoi restare? - aggiunse,
scherzando.
Hermione fissò la mano e sentì
il respiro bloccarglisi quando le dita di Ron sfiorarono le sue.
Dopo un momento di esitazione,
fece un passo in avanti e incrociò le sue mani con quelle di Ron - Io resto. E
tu? - disse, guardandolo negli occhi.
Lui ricambiò lo sguardo,
confuso. Poi sorrise.
Non disse nulla.
Si limitò a stringerle forte
la mano e a condurla verso l’uscita.
Tell me how am I supposed to live without you
No, please, don't tell
me now (touch me)
Tell me how am I
supposed to live without you
No
Please
Don't.
Le note su cui si basa la storia appartengono
alla canzone “Senza Fiato”, dei Negramaro.
La canzone parla di due innamorati che si
inseguono continuamente e riescono a sentirsi completi soltanto l’uno con l’altra:
l’ho trovata semplicemente perfetta per Ron ed Hermione.
Punto
due: il fatto che sia Ron a sciogliere l’incantesimo di memoria dei signori
Granger non è una mia idea: in realtà, appartiene ai cosiddetti “Romione facts”.
Per chi li conosce saprà che sono delle “brevi notizie” che la Rowilng ha dato
sulla storia dei due personaggi. Ovviamente, non posso garantire che siano vere
al 100%!
Spero
che vi sia piaciuta <3 <3
Titti