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Autore: Klowl    05/03/2012    2 recensioni
Dalla storia:
"Possono le parole ferire più di un coltello?
Puo’ una canzone toglierti l’anima in mezzo secondo?
La strada, le persone, i lampioni, i palazzi… tutto, davanti alla mia vista, perde colore e diventa indefinito.
Quelle parole mi vibrano dentro. Quelle parole mi vibrano dentro in una maniera così forte che le gambe cominciano a tremarmi.
Il casco chino sul petto e la vista offuscata, sono scossa dai singhiozzi.
E non poter versare lacrime è davvero frustrante."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Celty Sturluson, Shizuo Heiwajima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                   … Lei

 

 

Prendo il casco che ho lasciato sul tavolo.

“Dove vai?” mi chiede Shinra.

Dove vai. Cosa fai.

Quante domande. Tutte domande a cui non vorrei nemmeno dover dare una risposta.

Tiro fuori il PDA e gli scrivo la mia risposta.

Tic tic tic.

Un suono che ormai è diventato  la mia voce.

Gli mostro il display.

“A fare un giro” legge lui, scandendo le parole.

“A fare un giro?” mi chiede, con uno sguardo interrogativo.

Infilo il casco prima che possa farmi altre domande ed esco fuori dall’appartamento.

Scendo in strada, ma senza la mia Moto.

Sono le otto e mezza di un lunedì mattina soleggiato, e le strade sono piene di studenti ritardatari che corrono verso la scuola.

Questo mi ricorda qualcosa.

Una donna senza testa può avere un sorriso amaro?

Flashback:

Sono ferma all’angolo della strada, sulla mia Moto.

“La motocicletta nera!”

“Ehi, guarda!”

“E’ veramente lei???”

Sento a dire alla gente. Almeno duecento occhi, in quest’angolo di terra, sono puntati su di me.

Shinra mi saluta con la mano.

“Celty-saaan!” urla, continuando a sventolare la mano destra.

Affianco a lui c’è un ragazzo molto più alto e biondo.

Ma non un biondo naturale.

Ha schiarito i suoi capelli con dell’acqua ossigenata?

Mah, sicuramente da un parrucchiere non è andato. E’ troppo evidente che è un lavoro fatto senza esperienza.

Però non è di certo per i suoi capelli che non riesco a smettere di fissarlo.

Questo ragazzo ha qualcosa di … strano.

Veramente insolito.

Indossa la stessa uniforme studentesca di Shinra, ma non sembra della sua età.

Sembra molto più grande.

Un uomo .

Un uomo intrappolato  nella divisa di uno studente.

Anche lui mi sta fissando.

Mi sta studiando , esattamente come io sto studiando lui.

Nei suoi occhi curiosi, però, riesco a leggere un’angosciante solitudine.

Questo ragazzo, quest’uomo.

Lui non è intrappolato solo nella divisa.

Il suo sguardo, ancora fisso su di me, è cambiato.

Riesco a leggere … solidarietà?

Ma che …?

Mi sta leggendo dentro.

Distolgo lo sguardo da lui, fingendo di essere improvvisamente interessata alla strada.

Io non ho la testa, che diamine!

Come diavolo è riuscito a capire cosa provo?

Dovrebbe aver visto solo la sua immagine riflessa sul mio casco!

 

 

Continuo a camminare tra le gente di Ikebukuro.

Sono tutti indaffarati, vanno tutti di fretta.

Cinquecento teste , che corrono di qua e di là a fare chissà cosa.

E io non li ho mai odiati così tanto.

Non parlano più di te.

Da quando non vedono più automobili,bidoni e pali della luce volare per aria,gli abitanti di questo quartiere hanno smesso di parlare di te, Shizuo.

Come se la tua assenza bastasse a cancellarti.

Come se si potesse veramente far  finta di nulla.

Come se tu fossi solamente la Bestia da non far arrabbiare, il nemico che mai vorresti avere.

Come se tu non fossi semplicemente Shizuo Heiwajima.

L’uomo che conosco io.

L’uomo senza il quale non posso andare avanti.

Mi guardo intorno, fingendo di essere interessata a quello  che vedo.

Tra la folla scorgo quei due ragazzi, Mikado e Anri, che a loro volta mi vedono e mi salutano con la mano.

Chissà come stanno.

Potrei avvicinarmi a loro e chiederglielo.

Potrei prendere in mano il mio PDA  e fare una piccola conversazione con loro.

E tutti, intorno a noi, si chiederebbero: “Che cosa ci fa  il Cavaliere senza Testa con quei due ragazzi?”.

Potrei.

Ormai essere sotto gli occhi di tutti è diventata un abitudine.

Potrei, ma non voglio.

Oggi non ho voglia di fare nulla.

Oggi  farei volentieri un giro con te. Con o senza Moto.

 

 

Flashback:

Lui è appoggiato al muro.

Il viso verso il Sole, la sigaretta appesa alle labbra, è evitato da tutti i passanti.

Qualche metro più in là un distributore di lattine è per terra,ammaccato, nella direzione diametralmente opposta a dove dovrebbe essere.

Mi avvicino a lui, che abbassa il suo sguardo verso di me e mi sorride, beato.

“Ehi, corriere.” Dice, dopo aver buttato fuori il fumo.

“Sono contento di vederti.”

Tic tic tic.

“Non credi di aver esagerato, ANCHE stavolta?” scrivo,e poi gli mostro lo schermo.

Leggendo quello che ho scritto, corruga la fronte.

Poi torna a guardarmi, e a sorridermi.

Cos’è questa strana sensazione, Celty?

Perché il tuo battito cardiaco è accelerato?

Cos’è quel brivido che ti attraversa?

Shizuo non sembra volermi rispondere.

Continua a guardarmi, il sorriso beato e dolce sulla faccia.

Un sorriso che credo di aver visto solo io, fino ad ora.

Alla fine getta via la sua sigaretta, ma senza piegarla.

Il che è un ottimo segno.

“Ti va di bere qualcosa?”

Annuisco.

Senza dire altro, ci allontaniamo verso il bar più vicino.

 

La gente è tranquilla.

La gente, osservata in questo momento, sembra quasi essersi dimenticata dei pericoli di Ikebukuro.

Sembra quasi che non abbiano più paura neanche di me.

Corrono da una parte all’altra.

E non parlano di te.

Qui, alle nove e mezza di lunedì mattina, nessun distributore o palo della luce vola in aria.

E nessuno urla con tutta la rabbia che ha in corpo.

Ikebukuro è diventata davvero invivibile, adesso.

Però qualcosa attira la mia attenzione.

Un uomo con i capelli rossi, all’angolo della strada, sta suonando una ballata che mi pare di conoscere.

Con la chitarra tra le braccia, comincia a canticchiare la canzone ad alta voce, ondeggiandosi a destra e a sinistra.

“By a lonely prison wall

I heard a young girl calling

Michael they have taken you away

For you stole Trevelyn's corn

So the young might see the morn.

Now a prison ship lies waiting in the bay”

 

Non ho dubbi, questa canzone la conosco. E’ una vecchia canzone irlandese.

L’uomo continua a cantare, senza curarsi delle ricorrenti stonature:

“Low lie the fields of Athenry

Where once we watched the small free birds fly

Our love was on the wing we had dreams and songs to sing

It's so lonely 'round the fields of Athenry”.

 

Possono le parole ferire  più di un coltello?

Puo’  una canzone toglierti l’anima in mezzo secondo?

La strada, le persone, i lampioni, i palazzi… tutto, davanti alla mia vista, perde colore e diventa indefinito.

Quelle parole mi vibrano dentro. Quelle parole mi vibrano dentro in una maniera così forte che le gambe cominciano a tremarmi.

Il casco chino sul petto e la vista offuscata, sono scossa dai singhiozzi.

E non poter versare lacrime è davvero frustrante.

Devo andare a casa. Devo correre a ricompormi.

Non voglio che questa gente meschina e insensibile sia partecipe dei miei sentimenti.

Io ne ho bisogno.

Ho bisogno … ho bisogno di …

Corro, corro tra questa gente vuota in queste strade che per me sono deserte.

 

 

L’uomo più forte di Ikebukuro,e forse dell’intera Nazione, non è più qui.

E’ vero, quello che ho detto. Sei l’uomo più forte che io abbia mai conosciuto.

Se tu adesso mi sentissi, distoglieresti lo sguardo, lievemente irritato dall’imbarazzo.

Ma tutto quello che dico è vero, ed io l’ho sempre pensato.

Questa è la stessa risposta che ho dato a quel giornalista.

Quando ho cominciato a parlare di te a quell’uomo, il battito del mio cuore ha cominciato ad accelerare.

Sembrava che la materia che scorre dentro di me si agitasse, e sono sicura che se avessi avuto un volto sarei arrossita.

Non riuscivo proprio a trovare un paragone per te.

E questo mi succede ancora, Shizuo. E non solo per la tua forza fisica.

Anzi, credo che la tua forza eccezionale c’entri veramente poco.

E’ stato in quel momento che ho capito tutto.

In quel momento ho capito che per me non sei un Lupo Mannaro, o un Colpo di Pistola.

 

Irrompo nell’appartamento, disperata e confusa.

“Celty?” mi chiama Shinra, affacciato sulla porta del suo Studio.

“Che cosa succede?”

Io non gli rispondo. Rimango ferma ad ansimare, con i pugni chiusi.

Adesso lui è a due centimetri da me, che mi guarda preoccupato.

“Celty, dimmi che cos’hai.” Mi dice, mettendomi le mani sulle spalle.

No. Non voglio.

Non posso.

Mi dispiace, ma non posso.

Non posso continuare ad impormi di amare una persona per il semplice fatto che mi ama.

Prima ci riuscivo, ma adesso per me è impossibile.

Non posso continuare ad essere lo specchio dei sentimenti di qualcun altro.

Non posso scegliere chi amare. Mi illudevo di poterlo fare, ma ho capito che non posso.

Non posso più.

Allontano Shinra da me e corro nella mia camera. Quando chiudo la porta dietro le mie spalle ricomincio a singhiozzare.

Ho voglia di urlare, Shizuo.

Ho voglia di urlare il mio dolore a questo mondo ottuso. Ho voglia di tornare ad essere una Creatura senza sentimenti.

Sempre che io lo sia mai stata.

Quando il mio respiro si calma, poso lo sguardo sulla foto sulla mia scrivania.

E’ una foto che ho scattate a te e Shinra due estati fa.

Shinra sorride, il tuo braccio attorno al suo collo. Tu sembri leggermente a disagio, ma felice.

Una donna senza testa puo’ avere un sorriso amaro, Shizuo?

 

 

 

 

                                                                                     

 

                                                           …Lui

 

 

Gli abitanti di Kita sono rumorosi. Quasi più rumorosi di quelli di Ikebukuro.

Cammini tra di loro, con lo sguardo perso e la sigaretta tra le labbra.

Un fantasma disinteressato in un inferno che non gli appartiene.

 

E’ lunedì mattina e il tuo orologio dice che sono le otto e mezza.

Le strade sono piene di studenti e lavoratori.

Gente che si tuffa in qualcosa per fuggire da qualcos’altro.

Per dimenticare.

Un po’ come te, Heiwajima. Con la differenza che tu non ci riesci.

Non c’è modo di dimenticare, e quello che hai dentro una triste rabbia, ancora più depressa e distruttiva del solito.

Quello che c’è di buono è che qui la gente non ti evita, non ancora.

Non ti hanno mai visto furioso.

Del resto sei qui solo da ventiquattro ore.

Però Ikebukuro ti manca. E tu non puoi proprio negarlo.

Proprio come non puoi negare il fatto che quando dici questo, non stai affatto pensando alle gang che infestano il quartiere.

O a Simon.

O a Tom.

O a Shinra.

Il tuo sguardo si posa su una ragazza all’angolo della strada.

Deve avere 16 o 17 anni, e aspetta che il semaforo diventi verde per attraversare.

Gli occhi di lei sono incollati sullo schermo del suo cellulare, e le sue dita si muovono velocemente sulla tastiera.

Ti ricorda nulla, Shizuo?

Ti ricorda forse qualcosa, o meglio qualcuno, a cui non riesci a smettere di pensare?

 

Flashback:

Lei è ferma , appoggiata alla sua moto.

Gli idioti, dietro di te, hanno smesso di urlare e in cuor tuo stai sperando che non siano morti.

Non ti piace essere violento, e già ti odi per aver perso il controllo ancora una volta. Se quegli stronzi morissero, non potresti perdonartelo.

Ti accendi la sigaretta e torni a guardarla.

Lei scuote la testa, e tu ti senti morire.

Le hai di nuovo dimostrato di non essere all’altezza delle tue emozioni.

Comunque ti avvicini a lei, con la coda tra le gambe.

Un bambino che cerca il perdono della Mamma.

“Stai… stai bene?” le chiedi, stupidamente.

Lei comincia a scrivere sul suo PDA.

Tic Tic tic.

Un suono che ami.

“Sì. Chi non sta bene sono sicuramente quei ragazzi.”

Tu torni a guardala. Le tue labbra si increspano in un sorriso.

Per un po’ non riesci a dirle nulla. Sei completamente sprofondato in quella dolce sensazione di mille parole non dette.

Celty ti mostra il PDA.

“Andiamo?”

Tu annuisci e butti via la tua sigaretta.

Senza piegarla,però.

 

La corsa in moto ti aiuta decisamente a perdere gli ultimi residui della tua rabbia esplosiva.

Il vento tra i capelli, il petto contro la sua schiena e le braccia intorno alla sua vita, hai appena realizzato che per te la Pace esiste solo quando sei con lei.

 

 

Shizuo Heiwajima, sei un idiota. Un perdente, una feccia completa.

Passi la vita a piangerti addosso per la mancanza di legami, ma poi cosa fai?

Corri via dall’unica persona che ti abbia mai compreso e che ti abbia mai amato per quello che sei.

La donna che dopo ogni tua perdita di controllo, era pronta a tranquillizzarti.

L’unica persona in grado di vedere le tue ferite. E di curarle.

Dicevi di poter uccidere per lei.

Ma alla fine, cosa hai fatto?

 

Flashback:

Sei seduto sulla sua moto, il casco in testa.

Quello che lei ti ha appena detto è terribile.

Ma tu, per la prima volta nella tua vita, sei tranquillo.

Qualcuno ha cercato di ucciderla.

Qualcuno ha cercato di ucciderla e tu, Shizuo Heiwajima, hai preso una decisione drastica senza incazzarti.

Ed è la prima volta che ti succede.

Lei sta cercando di farti capire che non ce n’è bisogno.

Ma tu non la stai ascoltando.

Ti posizioni meglio sul sedile.

Lo ucciderai.

Odi lo violenza? Sì. Ma questo non c’entra nulla.

Ha cercato di farle del male? Beh, allora deve morire.

Niente rabbia. E’ solo una conseguenza logica.

 

Pensando a tutto questo, sei arrivato di fronte ad un bar.

L’Irish Bar.

Un segno del destino?

Beh, tanto vale entrarci.

Questo posto puzza di fumo, il che è fantastico. Vuol dire che non devi buttar via la tua sigaretta.

“Un bicchiere d’acqua” ordini.

 

“Arriva subito” mormora il barista, un uomo magrolino e pelato.

Dietro di te, un gruppo di balordi sghignazza per chissà quale motivo.

Qualcuno ha messo su un disco, e la musica comincia a riempire la sala.

“Ecco a lei” dice il barista, piazzando il bicchiere davanti a te.

Cominci a sorseggiare la tua acqua … E rifletti su questa musica.

Perché sei sicuro di averla già sentita.

 

By a lonely prison wall,
I heard a young girl call:
"Michael, they have taken you away,
For you stole Trevelyn's corn,
So the young might see the morn.
Now a prison ship lies waiting in the bay."

 

 

Come diavolo hai potuto dimenticarla?

E’ la vecchia canzone che lei ti fece ascoltare.

Un testo maledettamente vostro.

 

Low lie the fields of Athenry
Where once we watched the small free birds fly
Our love was on the wing
We had dreams and songs to sing
It's so lonely round the fields of Athenry.

 

Un ubriacone, un uomo del gruppetto dietro di te, credi, ti da’ una pacca sulla spalla.

“Ehi, cameriere.” Dice, ridacchiando.

“ Lo sai che sei proprio un bel damerino?”

 

 

Sono lontani i campi di Athenry
Dove una volta guardammo gli uccellini volare
Il nostro amore era al massimo.
Avevamo sogni e canzoni da cantare
È così solitario attorno ai campi di Athenry.

 

 

Parole che ti feriscono, come la lama di un coltello.

L’uomo continua a fissarti, ridendo.

“Allora, me lo porti un drink?”

Come quella volta che ti hanno sparato e tu hai pensato a lei.

“Ma sei sordo, damerino del cazzo?!”

Come quella volta che eri a terra, con il tuo sangue dappertutto.

“Ti ho detto di portarmi un drink!”

E adesso?

Che cosa hai fatto, essere inutile?

Il bicchiere ti si rompe tra le mani.

L’hai persa per sempre.

La tua mano sta sanguinando, e le tue tempie pulsano.

Qualcosa dentro di te sta per esplodere.

“MA CHE CAZZO?!” urla l’ubriacone, mentre lo sollevi per aria.

E qualche secondo dopo è finito sul tavolo dei suoi amici.

“Aiuto!”

“Fermatelo!”

Ed è di nuovo il Caos.

Vetri rotti, urla concitate, sangue, se ce n’è.

 

La tua rabbia e la tua frustrazione prendono possesso dei tuoi arti, e gli oggetti che colpisci sono oro colato.

 

E fortunatamente adesso Lei non puo’ vederti.

 “ Brutto stron…” urla l’uomo dietro di te, e tu senti la lama del suo coltello sferzare l’aria.

Ma due secondi dopo il brutto ceffo è a terra, stordito e dolorante.

Come tutti, in quel bar.

“Qualcuno chiami la polizia!” Li senti dire, mentre tu sei già fuori.

 

E ora sei in fuga.

Di nuovo.

Ma stavolta non è solamente da te stesso.

O dai tuoi sentimenti.

 

Ora fuggi da questa merda di mondo, di cui sei parte integrante.

E te lo meriti.

Insomma, te lo aspettavi.

Hai lasciato Celty, no?

Sei andato via da Ikebukuro.

Dall’unico  barlume di speranza che ti era rimasto.

 

 

Sei stanco di camminare, ti fermi e ti accendi una sigaretta.

Sono le nove e mezza e la strada è piena di genta, ma tu non sei mai stato così solo.

 

Una prigione completamente vuota.

 

 

 

“È così solitario attorno ai campi di Athenry….”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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