Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: Kiary92    06/03/2012    1 recensioni
Questa storia non l'ho scritta io, ma ho avuto il consenso di postarla.
***
La luna illuminava il cielo, facendo luccicare sia la pistola modello Beretta nella destra che la katana che teneva nella sinistra, sporca di sangue.
Il demone gracchiò - Non uccidermi. Ti darò tutto ciò che vorrai -
- Buffo.... - commentò l’altro - Voi demoni vi sforzate di parlare solo quando non avete più scampo -
Visto che la tattica della corruzione non aveva funzionato, il rospone passò alle minacce - Io servo un padrone molto più potente di .... -
- Dicono tutti così. - sbuffò il ragazzo, mentre due spari interrompevano il monologo del mostro.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Per prima cosa, devi capire che qui non siamo tra altri Agenti. Là fuori non esiste alcuna regola, se non quella del più forte. Dimenticati il manuale e tutte le lezioni sui diritti civili con cui ti hanno indubbiamente riempito il cervello. Se qualcuno ti attacca prima lo stendi e poi gli fai delle domande. Io cerco sempre di non uccidere nessuno, ma non mostrare pietà: loro non ne avranno. In secondo luogo, come ben saprai me ne sono andato dalla Sede due anni fa. Di conseguenza non ho orari di lavoro, la paga è quella che mi danno quando porto a termine un incarico, mi sia stato affidato dal Capo o da un privato. Sinceramente non ho capito perché ti abbiano affidato a me, considerando che possono passare mesi prima che qualcuno mi contatti, ma ormai è fatta. Finché alla Sede non decideranno altrimenti dovrai seguirmi e obbedire ciecamente ai miei ordini. Almeno in teoria -
- E in pratica?- chiese la mora.
- Nella pratica non ho nessuna intenzione di fare una cosa del genere. Finché sei a casa mia sei mia ospite, e potrai fare ciò che vuoi, ovviamente nel rispetto che spero mostreresti nei riguardi di chi ti ospita -
- Quindi non hai intenzione di sottopormi a test psicologici, esercizi di lotta o simili?- chiese la ragazza, stupita.
- Non credo che servano, considerato che il Capo mi ha detto che hai preso il massimo dei voti nei test della Sede Centrale - rispose - Ma se vuoi posso -
- Perché?-
- Perché cosa? -
- Perché mi tratti così? Da ospite e non da allievo? è perché sono una ragazza?-
Il ragazzo fece un gesto vago - In parte. Temo di avere il grosso difetto della galanteria. Tratto le donne con maggior gentilezza degli uomini. è più forte di me. D’ altra parte non mi sembra il caso di far pesare a qualcuno la sua posizione di subordinazione. Potrei ricattarti e obbligarti, per esempio, a fare i lavori di casa al posto mio. Ma poiché semplicemente non è giusto, tratto tutti come miei pari. Quindi, per rispondere alla tua domanda, no, non ti tratto così solo perché sei una ragazza. Questo fatto si rifletterà in altre situazioni -
- Ho a che fare con un nobiluomo di altri tempi - commentò lei, divertita.
- Non hai idea di quanto ciò mi abbia incasinato la vita. Sarebbe tutto molto più facile se fossi un bastardo come ce ne sono tanti. Ma in fondo non mi dispiace - sospirò lui.
- Allora, Signore - disse Elena, marcando scherzosamente l’ ultima parola - Qual’ è il mio primo incarico?-
- Beh, intanto dobbiamo sistemarti in casa. Hai un bagaglio, vero?-
Lei annuì - Si, l’ho lasciato sul retro -
- Bene, allora portalo nella camera in fondo al corridoio. Intanto se vuoi posso prepararti qualcosa. Caffè?- chiese.
- Volentieri -
- E già che ci sei cambiati -
- Perché? I vestiti hanno qualcosa che non va?-
- In sé no. Ma non è il caso che tu vada in giro con quelli quando non siamo in missione. Ti.... espongono - spiegò.
La ragazza arrossì vistosamente quando afferrò il significato della frase - D’accordo - farfugliò prima di andare a prendere la sua valigia.
Paolo non riuscì a impedirsi la lanciarle un’ occhiata mentre lasciava la stanza. Prese la moca e preparò due tazzine. Il suo udito ben allenato sentì il rumore del trolley sul pavimento. Poi sentì la sua voce che diceva - Sei sicuro che posso mettere la valigia in questa stanza?-
- Certo -
- Non mi sembra una stanza degli ospiti.... - commentò lei.
- Probabilmente perché non lo è -
- E tu dove dormi?- gli chiese.
- Sul divano -
- Non puoi lasciarmi la tua stanza!-
- L’ ho appena fatto -
La ragazza entrò in cucina. Si era messa una tuta sportiva con panna. - Anche questo è dovuto al tuo senso di giustizia?-
- No, questo è solo uno stupido attacco di gentilezza. Comunque se non ti dispiace dormire sul letto faccio sempre in tempo a riprendermelo - rispose scherzosamente.
La moca cominciò a fischiare. Versò il caffè e prese il barattolo dello zucchero. - Quanti cucchiai?-
- Due -
- In arrivo - disse, mettendone quattro nel suo. Le passò la tazza.
La ragazza soffiò per raffreddare il liquido - Posso farti una domanda?-
- Io non ho peli sulla lingua. Se non riguarda il mio passato come Agente posso rispondere a qualsiasi domanda -
- In pratica mi nasconderai le informazioni più interessanti -
- Se la metti su questo piano... -
- Va bene. Perché hai deciso di diventare un’ Agente?-
Paolo scoppiò a ridere. - Molto astuto. Una domanda che riguarda la mia carriera da Agente senza toccarla effettivamente. Non mi stupisce che hai preso il massimo dei voti nel test d’ interrogatorio -
- Non mi vuoi rispondere?-
- Non ho detto questo - rispose lui senza smettere di ridere.
Elena attese pazientemente che l’ attacco di ilarità cessasse.
- Vuoi sapere cosa mi ha spinto a diventare un’ Agente? Te lo dirò - Improvvisamente divenne triste - Ma non è una bella storia. Sei pronta?-
Lei annui. Cominciò a raccontare.
 
 
Verona, 13 Ottobre 2006, ore 14,48.
Stava gironzolando per Piazza Erbe senza alcuna meta specifica. Non aveva intenzione di tornare subito a casa, avrebbe fatto quattro passi tanto per rilassarsi. Si guardò attorno. La piazza era quasi deserta, il che era abbastanza strano. Da che avesse ricordi, era sempre piena di gente, tranne che con il tempo più brutto. Ma il sole splendeva nel cielo, la temperatura era abbastanza mite per il periodo, non tirava vento. Improvvisamente fu consapevole di qualcosa, una sorta di vibrazione nell’ aria che gli fece immediatamente venir voglia di andarsene da lì. Cercando di capire che cosa provocasse questa vibrazione diede un’ ulteriore occhiata nelle vicinanze. Fu allora che la vide. Era una donna di circa trent’anni, con lunghi capelli fiammeggianti. Indossava un lungo cappotto bianco, che si intonava con la pelle candida. Se Paolo non avesse avuto un grande spirito d’osservazione non si sarebbe accorto degli occhi della donna, dello stesso rosso infuocato dei capelli. Intuì all’istante che chiunque fosse era una persona da evitare, così riprese a camminare. Una fitta d’ ansia lo percorse quando si accorse che la donna sembrava seguirlo. Cercò di rilassarsi, pensando che probabilmente era solo un’ attacco di paranoia. La rossa infilò una mano nel cappotto. Paolo deviò, passando vicino a un gruppo di liceali impegnati in una qualche attività a lui ignota. Si voltò verso la donna per controllare se lo stava ancora seguendo.
Qualcosa brillò.
Un urlo lacerante squarciò il silenzio della piazza. Una delle ragazze si era accasciata a terra, con un pugnale piantato nel petto. I suoi compagni fuggirono. All’ improvviso dal nulla sbucarono decine di individui vestiti di nero, che si diressero verso la donna. Questa ringhiò in modo tutt’ altro che umano, tirando fuori un paio di lunghi coltelli. Ma tutto questo non gli interessava. Riusciva solo a guardare la ragazza riversa al suolo, uccisa da un pugnale destinato a lui. Perché aveva visto distintamente dove la donna l’aveva lanciato. Non era molto bravo in matematica, ma anni di videogiochi gli avevano abituato a prevedere la traiettoria degli attacchi. La ragazza si era spostata per un motivo che non avrebbe mai scoperto, prendendosi la pugnalata al posto suo. Si avvicino al corpo, guardando il volto della studentessa. Si sentivano urla e spari, ma era come se qualcuno gli avesse messo dei tappi nelle orecchie. Si inginocchiò al suo fianco. Aveva qualche anno in meno di lui, il volto dolce era macchiato di sangue. Gli occhi castani era ancora aperti.
Scostando i lunghi riccioli color rame glieli chiuse. Qualcuno lo afferrò per le braccia. Ma non gli importava.
Lo portarono da qualche parte e lo fecero sedere su una sedia. Qualcuno lo scosse. Riemerse dallo stato di intontimento in cui era sprofondato. Si trovava in una specie di ufficio, semplice ma elegante, a esclusione della scrivania in ebano. Un ometto dai capelli grigi e dagli occhi spenti lo fissava.
- Dove sono?- chiese, ancora vagamente stordito.
- Al sicuro - gli rispose l’uomo.
Pausa. - Chi era?- chiese.
- La donna che ti ha attaccato... - iniziò lui, ma fu interrotto.
- La ragazza. Chi era?-
Tristezza, sul volto del suo interlocutore. - Si chiamava Clara Simonetti -
Silenzio - Immagino che tu sia sconvolto, ma devo dirti qualcosa di molto importante. Mi ascolterai?-
Cenno di assenso.
- Il mio nome è Ivo Tamburi. Sono il direttore della Sede veronese di un’ associazione che combatte la presenza di creatura soprannaturali. Ma tutti mi chiamano semplicemente Capo - Paolo si riscosse - Creature soprannaturali?-
- Esatto - rispose.

La successiva mezz’ ora passò come un lampo confuso. Il Capo gli parlo di demoni, vampiri, licantropi, un antico Patto, e molto altro ancora. Alla fine del discorsoci fu un lungo silenzio. Alla fine si arrischiò a chiedere - Perché voleva uccidermi?-
- Non lo sappiamo. Ma sappiamo quello che succederà adesso.
- Ossia?-
- Hai due possibilità. Puoi tornare a casa tua e cercare di dimenticare ciò che è successo. Forse ci riusciresti, o forse no. Purtroppo il demone non mollerà tanto facilmente. Potrebbe metterci anni, forse decenni, per tornare, ma alla fine dovrai affrontarlo. E a quel punto non si limiterà a ucciderti, ma troverà i tuoi familiari, i tuoi amici, e li eliminerà tutti -
- Qual’ è l’ alternativa?- chiese.
- Puoi unirti a noi. Ti addestreremo per fare di te un Agente -
- E cosa dirò ai miei genitori?-
- Non potrai dirglielo. Non potrai nemmeno più vederli. Se scegli di diventare uno di noi, la tua esistenza sarà cancellata. Ufficialmente, sarai morto insieme alla ragazza -
Paolo rifletté a lungo. Valeva la pena di rinunciare alla sua vita, ai suoi affetti, per seguire una strada difficile, irta di pericoli? Ma la sua vita precedente era svanita nel momento stesso in cui Clara Simonetti era caduta a terra, morta. Non sarebbe mai riuscito a liberarsi da quell’ immagine. Con la testa piena della figura della ragazza morta, morta a causa sua, guardò il Capo. Nei suoi occhi c’ era solo determinazione. Aveva preso la sua decisione.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: Kiary92