Innanzitutto esordisco con l’augurio per una S. Pasqua piena di gioia a tutti voi.
Un ringraziamento di cuore ai fedeli recensori… non sapete quanto mi fa piacere avere la vostra costante e aggiornata opinione sulla mia ff e un grazie in particolare ad Erika che tra le miriadi di cose da fare trova anche il tempo di leggere il mio lavoro. Sono onorata webmistress!
Alla cara Sanychan un pubblico e sentito ringraziamento per essere sempre il mio editor e per leggere pazientemente tutto quello che scrivo.
Adesso buona lettura.
Un abbraccio affettuoso e ad maiora!
CAPITOLO XIII
“Ho ritrovato qui le aiuole
verdi, i grandi alberi e
l’acqua che fluisce, come
quando sono partito…
Non dobbiamo pensare né all’avvenire
Né a noi, né a niente.
Pensare è soffrire.
Abbandoniamoci al vento del
nostro cuore, finché esso
gonfierà la vela, lasciamo
che ci finga e ci spinga
dove vorrà,
quanto agli scogli… vedremo “
(G. Flaubert)
Gli ultimi due giorni di vacanza a Kanagawa erano volati in
un soffio, sull’onda dell’entusiasmo che aveva coinvolto tutti gli occupanti
della villa alla notizia della gravidanza di Patty.
Oliver era incredibilmente emozionato e seguiva ogni
movimento di Patty con la stessa tenacia con cui mamma oca segue i suoi
piccoli, impedendole di affaticarsi e reggere in mano niente di più pesante di
una tazza da tè.
Dopo quarantott’ore la fidanzata stava meditando di
strangolarlo.
Mark e Benji lo prendevano spietatamente in giro ma nulla
sembrava scalfire il perenne buonumore del capitano della nazionale. Sembrava
che la passione, che aveva sempre manifestato per il calcio, fosse adesso
divisa equamente tra Patty ed il pensiero della minuscola creatura che le
cresceva nel grembo.
Gli sembrava incredibile che lui e Patty avessero potuto
dare origine a qualcosa di così meraviglioso e, ogni volta che le sfiorava il
ventre piatto, si stupiva a pensare che lì sotto ci fosse il suo bambino e che
fra poco più di sette mesi avrebbe potuto tenerlo fra le braccia.
Avevano dato l’annuncio la mattina a colazione e subito la
ragazza era stata soffocata dagli abbracci affettuosi delle sue amiche e dai
loro gridolini commossi, mentre i giocatori seguivano la scena con occhi
paternamente benevoli e scambiavano con Holly cameratesche pacche sulla spalla.
- Abbiamo deciso di sposarci qui in Giappone il prima
possibile, così andrò con Holly in Brasile per l’inizio del campionato. – Patty
diede la notizia a tutta la tavolata riunita ma i suoi occhi cercarono,
silenziosi e riconoscenti, quelli di Clare – La famiglia che vogliamo costruire
ha la priorità su tutto. -
- Che meraviglia! – Jenny l’abbracciò giubilante – Così
presto ci sarà quasi un doppio matrimonio! -
- Ecco la ragione di tutti quegli strani malesseri –
riconobbe Amy stringendo affettuosamente le mani all’amica - Quando l’avete
saputo? -
Holly rise felice cingendo la vita della fidanzata – Patty
me lo ha detto ieri sera al ristorante. Per la sorpresa quasi cadevo dalla
sedia! -
Risero tutti e Benji si affrettò a tirare fuori lo champagne
– Lo tenevamo in serbo per l’ultima cena della vacanza ma una notizia del genere merita un brindisi. – esclamò
stappando le bottiglie.
Patty rise allegramente – Caspita, champagne a colazione!
Saremo tutti ubriachi prima di pranzo. -
- E io che pensavo che sarei stato il primo. – il sorriso di
Julian gli arrivava fino alle orecchie – A quanto pare mi hai battuto un’altra
volta. – affermò congratulandosi.
Philip rincarò la dose – Questo è il goal più bello della
tua vita, capitano. –
- Lo avete già detto a Tom? – chiese Benji, mentre Julian
distribuiva i calici pieni – Bruce ci rimarrà malissimo di non essere stato
presente nel momento dell’annuncio. -
- No, gli telefoneremo domani, quando rientreremo a casa –
Patty si accarezzò il ventre piatto con un gesto tenero – Per la verità neppure
i nostri genitori sanno nulla. Voi siete i primi a cui abbiamo dato la notizia.
-
Mark ridacchiò – Chissà come piagnucolerà Harper per non
aver condiviso questo momento con te. Già me lo immagino: “Holly, Holly perché
non sono stato il primo a saperlo?” -
Risero tutti a quell’imitazione riuscita e Clare abbracciò
Patty, mentre l’amica le sussurrava nell’orecchio un timido - Grazie! - e
Martine, seduta sul seggiolone, batteva le manine, eccitata per tutta quella
confusione.
- Ci avete colti tutti alla sprovvista – Julian sorrise
sornione – Da voi due una notizia del genere non ce l’aspettavamo proprio. -
- Già. Ben fatto Hutton! – la pacca che Mark gli diede sulla
spalla quasi lo spedì in braccio a Patty – Ecco come tenere calma quella furia
scatenata. Un bel bambino in pancia ci voleva! -
- Mark! – Mary era stupita dal commento grossolano del
fratello – Chiedi scusa! -
- No – Patty la interruppe sorridendo – Mark ha ragione. Era
ora che mettessi la testa a posto e facessi ordine nella mia vita. E’ un bel
complimento, invece, perché significa che pensa che io sarò una buona madre. -
La Tigre sorrise soddisfatta – La migliore! – affermò senza
esitare. E gli altri non poterono che essere d’accordo.
Con un piccolo sospiro di rimpianto Patty chiuse a chiave il
portone di ingresso e raggiunse Holly che, in piedi vicino all’auto aveva già
terminato di caricare i bagagli. Avevano deciso di lasciare la villa tutti
insieme, stabilendo che quello sarebbe stato l’ultimo saluto prima di partire
ognuno per le rispettive destinazioni.
Mark aveva appena il tempo di riportare a casa Mary e
salutare la sua famiglia prima di prendere il volo per Torino e così pure Benji
doveva partire al più presto per la Germania per ottemperare agli impegni presi
con il Bayern Monaco.
Jenny e Philip sarebbero ritornati ad Hokkaido per terminare
i preparativi per le loro nozze e anche Patty ed Holly avrebbero dovuto dare la
doppia bella notizia alle loro famiglie non appena rientrati a Fujisawa.
Tuttavia entrambe le coppie si sarebbero riviste ai rispettivi matrimoni e così
pure Amy e Julian che restavano in Giappone, vi avrebbero partecipato.
- Né tu né Tom sarete presenti. – Oliver era sinceramente
dispiaciuto mentre salutava l’amico di sempre.
Benji gli batté una pacca sulla spalla mentre con l’altra
mano reggeva il sederino di Martine accoccolata contro il suo petto – Sono
certo che Bruce sarà un ottimo testimone e ti sosterrà adeguatamente fino
all’altare. – scherzò con un pizzico di ironia.
- Già. – Patty abbracciò Clare con affetto – Sempre se non
combinerà prima qualche disastro. – affermò convinta. Risero e Patty tenne fra
le sue le mani dell’amica – Il mio bouquet dovevi prenderlo tu. – disse con un
po’ di malinconia.
Clare arrossì leggermente sbirciando di sottecchi il volto
impassibile del SGGK, mentre Holly gli assicurava che avrebbero spedito le
fotografie del matrimonio.
- Posso dire a Patty di stare tranquilla per quanto riguarda
Clare? –
La domanda del capitano della nazionale, appena sussurrata
in modo che le ragazze non udissero, lo colse di sorpresa, facendogli gettare
uno sguardo di sfuggita a Clare.
In quel momento era impegnata in una serie di
raccomandazioni a Patty per quanto riguardava la gravidanza e i suoi capelli
dorati le scendevano sulle spalle come una matassa di puro oro filato. Non
riuscì a mentire a Holly - Verrà con me
in Germania – rispose un tantino a disagio.
- Vuoi dire che… - Holly appariva davvero stupito.
- Ci sposiamo non appena saranno pronti i documenti.
L’udienza per l’adozione definitiva di Martine è fissata per la fine di ottobre. – ribatté
pacatamente.
Oliver lo scrutò interdetto – La sposi per Martine? -
Benji sbuffò irritato
- Diciamo che il nostro sarà quello che viene chiamato un
“matrimonio di convenienza”. Puoi tranquillamente dire a Patty che finalmente
ho trovato la donna che cercavo. Clare sarà un’ottima madre per Martine, godrà
di una posizione privilegiata e, dal momento che, non è decisamente il tipo da
accampare delle pretese, può star sicura che la nostra convivenza sarà del tutto
pacifica. Ho trovato quello che cercavo e francamente non potrei essere più
soddisfatto. -
- Fai sembrare tutto molto pratico. -
- Lo è. -
- E lei cosa ne pensa di questa storia? – Holly era
titubante – Sa che la sposi per la bambina? -
Un luccichio diabolico sfrecciò nello sguardo di Benji
- Ti assicuro che Martine è l’unico motivo per cui lei sposa
me. – replicò rigido.
- Ne sei sicuro? - Holly lo fissò costernato – Non credo che
a Patty piacerà questa storia – pronosticò – e per la verità piace molto poco
anche a me. Ti conosco Benji e, onestamente per buona pace di tutti, preferisco
non sapere come hai fatto a convincerla. -
Il portiere scalpitò – Non sono un corruttore di minorenni!
-
- No – Oliver lo guardò severamente - ma sei abbastanza
smaliziato per conoscere perfettamente l’effetto che hai sulle donne e
soprattutto su una ragazza ingenua come Clare. -
Un sorriso beffardo apparve sulle labbra del SGGK
- Non so proprio cosa vi è preso. Prima Mark, adesso tu,
siete tutti preoccupati a difendere quello scricciolo di ragazzina. – commentò
sarcastico.
Il capitano della nazionale lo guardò storto - Se non fossi
così impegnato a convincerti che non provi nulla per Clare, forse riusciresti
ad ammettere che anche tu ti preoccupi per lei. -
Benji sbuffò sonoramente ma Holly non si arrese - Sei sicuro
di fare la cosa giusta? -
Benji squadrò la sottile figura di Clare che in quel momento
gli stava dando le spalle
- Sicuramente lo è per Martine. – rispose schietto.
Il capitano della nazionale annuì lentamente – Mi auguro che
nessuno debba soffrire per questa situazione. -
- Stai tranquillo. Ho intenzione di far funzionare questa
famiglia, per quanto disastrata possa sembrare. -
Le ragazze si erano allontanate di qualche passo e, per
quanto si impegnasse, Patty non riusciva a nascondere all’amica le sue
perplessità
- Che cosa succederà adesso? Lascerai che Benji torni da
solo in Germania con Martine? – le chiese titubante
Clare scostò una ciocca di capelli dalla tempia – Andrò con
loro. Ho deciso di seguire il tuo consiglio. -
- Ma è meraviglioso! – Patty sorrise entusiasta – Hai fatto
la scelta giusta. Quei due – disse sottolineando per bene il numero – hanno
entrambi bisogno di te. -
- C’è di più. – Clare arrossì vistosamente – In Germania ci
sposeremo. - le confidò di botto.
Patty rimase letteralmente a bocca aperta
- Vuoi dire che Benji… -
- No, no assolutamente. – Clare scosse il capo con decisione
e fissò Patty con lo sguardo velato da una punta di dolore – Lui… sa tutto.
Alcune notti fa ho avuto uno dei miei soliti incubi e Benji… mi ha consolata.
Semplicemente ha bisogno di una madre per Martine. Mi ha chiesto di sposarlo ed
io ho accettato. Il matrimonio è solo una facciata, tutto andrà avanti come
adesso. – guardò l’amica seriamente - Capisci? Questa per me potrebbe essere
l’occasione di avere finalmente una famiglia. -
Patty la scrutò attentamente quasi a volerle leggere dentro
– Ma sarai felice? -
Clare fece un coraggioso sorriso – Si, certamente, non ti
devi preoccupare. Martine è la cosa più bella che mi sia mai capitata ed io
desidero veramente essere sua madre, vederla crescere. Cosa altro potrei
volere? -
La brunetta la guardò intensamente, specchiandosi nelle
fumose iridi ambrate
- Magari potresti volere che Benji ti sposasse per amore –
replicò con aria mesta.
Gli occhi di Clare fissarono quelli color cioccolato – Forse
– concesse con una serenità che in realtà era ben lontana da provare – ma
entrambe sappiamo che questo non rientra nel regno del possibile. –
- Riuscirai a sopportarlo? –
Patty era davvero preoccupata e Clare trasse un profondo
respiro – Fino a qualche mese fa non sapevo neppure che potesse esistere una
vita al di fuori dal collegio. Poi ho incontrato te, Benji, Martine e tutti gli
altri. Avete riempito il mio mondo e adesso non posso più tornare indietro. -
- E a Benji? A lui non hai pensato? –
Un piccolo nodo di ansia le strinse il petto e Clare cercò
di ignorarlo – Siamo d’accordo che lui continuerà la sua vita, così come ha
sempre fatto. – rispose non riuscendo a guardarla in volto.
Patty l’abbraccio forte sentendosi impotente di fronte al
dispiacere dell’amica. Era chiaro come il sole che Clare era innamorata di
Benji ma i suoi timori e le sue paure le impedivano di affrontare serenamente
quel sentimento con tutte le conseguenze che esso comportava. Non c’erano
consigli che poteva darle, solo esserle vicina con tutto il suo affetto – Vedrai che prima o poi troverete un punto
di incontro. -
Clare annuì grata e poi si sciolse dall’abbraccio
accarezzando teneramente la pancia piatta dell’amica – Mi raccomando non ti
affaticare. Porti un piccolo campione qui dentro. -
Patty annuì – Ricordati che mi hai promesso che verrai a
tenermi la mano quando sarà l’ora del parto. -
- Farò il possibile. Arrivederci Patty. -
Patty sorrise vedendola allontanarsi e salire in auto
accanto a Benji che aveva già acceso il motore e posizionato Martine sul suo
seggiolino.
Inspiegabilmente si sentiva fiduciosa per il futuro. Lì a
Kanagawa erano successe un sacco di cose belle: aveva scoperto di aspettare un
bambino e Clare e Benji avevano deciso di sposarsi. Certo il loro non era
proprio un matrimonio convenzionale ma forse era un inizio.
E Patty aveva sempre guardato piena di speranza ad ogni
nuovo inizio.
L’aereo proveniente da Tokyo atterrò in perfetto orario con un leggero tonfo e proseguì lentamente lungo la pista di atterraggio fino ad arrestarsi completamente all’imboccatura del tunnel per la discesa dei passeggeri.
L’aria era ferma ma grossi nuvoloni neri si stavano
addensando sopra la città di Monaco, facendo presagire lo scoppio di un
violento temporale autunnale.
I passeggeri del volo intercontinentale scesero
ordinatamente e si incamminarono lungo il corridoio d’uscita per andare a
recuperare il proprio bagaglio. Erano all’incirca un centinaio, per la maggior
parte turisti, allegri, chiassosi, colorati, in vacanza in Europa, e alcuni
uomini d’affari dall’aria annoiata che non appena messo piede fuori dall’aereo
si affrettarono ad accendere il cellulare, scrutando impazienti l’orologio.
Un uomo alto, dal fisico asciutto ed imponente fu uno degli ultimi passeggeri a lasciare con calma l'aereo seguito dagli sguardi sognanti delle due hostess. Non capitava tutti i giorni di avere a bordo come passeggero un personaggio del calibro del SGGK e le due ragazze avevano trascorso l’intero volo cercando di compiacerlo in ogni modo, inconsapevoli del crescente malumore del portiere.
Benji si era portato appresso una valigetta colma di documenti con l’intento di utilizzare le lunghe ore di forzata inattività per lavorare. La seccante e costante presenza delle due ragazze alle sue spalle gli aveva impedito di trovare la concentrazione adatta e al contempo di discutere con Clare i dettagli del matrimonio, facendogli raggiungere un livello di irritazione pericolosamente vicino al punto di rottura.
La sua futura moglie, al contrario, sembrava fare estremamente attenzione a non disturbarlo in alcun modo, muovendosi il meno possibile e gettandogli qualche occhiata di sfuggita. I suoi tentativi di evitare ogni contatto e i suoi movimenti furtivi avevano alimentato la sua collera in modo crescente.
Esasperato e fortemente combattuto all’idea di una bella scenata era rinchiuso in un furibondo silenzio e avrebbe volentieri spazzato dalla terra tutto il genere femminile.
Clare aveva osservato con crescente preoccupazione il rapido guizzare del muscolo sulla sua guancia abbronzata, segno della collera che lo pervadeva e non riuscendo a darsene una ragione si era limitata a tenersi alla larga dalle sue ire aspettando che sbollisse da sé. Le moine delle due giovani hostess erano state per lei solo una prova ulteriore di quanto egli fosse famoso e non solo per le sue prestazioni sportive.
Apparteneva ad una delle famiglie più ricche e potenti di tutto il Giappone ma, per Clare, lui era solo un’atleta eccezionale e, da qualche settimana, un padre affettuoso. Non si era mai resa conto dell’influenza del nome dei Price fino a quando non si era vista recapitare, in soli due giorni dal loro rientro a Fujisawa, un passaporto nuovo di zecca e il visto di soggiorno per la Germania. A Benji era parsa una cosa del tutto naturale ma Clare, abituata alle code e ai tempi degli uffici pubblici, non era riuscita a credere ai propri occhi.
Per tutto il volo era rimasta seduta tranquillamente accanto a Martine, occupandosi delle necessità della bambina, cercando di riposare durante le lunghe ore di immobilità e chiacchierando con Mrs. Bauer che tentava di introdurla dettagliatamente nei meandri della cucina tedesca.
Da alcuni giorni aveva iniziato a ripassare le sue nozioni di tedesco e le lezioni del padre, che era stato professore di liceo, le erano tornate alla mente come se fluissero da un’ignota fonte. Con Benji avevano stabilito di lasciar perdere il giapponese, in modo che per lei fosse più facile abituarsi velocemente al nuovo idioma e lui era rimasto sorpreso dalla rapidità con cui Clare imparava nuovi termini e ricordava la grammatica.
All’incirca a metà del percorso le luci si erano abbassate e le hostess avevano invitato i passeggeri a reclinare i sedili. Con un dito stretto nel piccolo pugno di Martine, Clare si era addormentata, cullata dal ritmico ronzio dei motori dell’aereo.
Benji non aveva chiuso occhio.
Le parole di Holly gli avevano ronzato fastidiosamente nelle
orecchie e più volte si era scoperto ad osservare il viso di Clare disteso
nella tranquillità del sonno. Gli era sembrata fragile e indifesa e, per un
attimo, si era sentito profondamente in colpa per il modo in cui l’aveva
convinta ad andare con lui. Aveva fatto leva sui sentimenti che provava per
Martine, cercato di sedurla sul piano fisico e
tormentata su quello psicologico.
E adesso stava per fare anche di peggio.
L’avrebbe legata a sé, perché, a dispetto di qualunque tipo
di sentimentalismo, aveva bisogno di lei.
E non solo come madre per Martine.
Con un solo sguardo Clare riusciva a placarlo, ad
infondergli tranquillità con la parsimoniosa armonia dei suoi gesti. Sapeva di
essere egoista ma non l’avrebbe lasciata andare. La voleva e, a dispetto di
quello che le aveva detto per convincerla, avrebbe fatto di tutto per averla.
Non aveva mai conosciuto incertezze nella sua vita e in
quell’occasione non vi sarebbero state eccezioni. Aveva fatto una scelta ed era
deciso a portarla fino in fondo.
Qunado Benji scese dall’aereo percorse con lo sguardo la
sala d’aspetto antistante la dogana, nonostante non si aspettasse alcun
comitato di benvenuto ad accoglierlo. Nessuno sapeva del suo rientro dal
Giappone e lui non aveva avvisato né i suoi compagni di squadra del Bayern
Monaco, né Schneider.
Alcuni passeggeri lo riconobbero
- Ehi! Ma quello è
Benji Price! -
- Si è proprio lui! E’ il portiere del Bayern Monaco! -
- E’ il SGGK! E’ il campione! -
- E’ tornato! -
Presto l’uomo fu circondato dai suoi tifosi in cerca di
autografi. Egli salutò, freddo e cortese, scribacchiando veloce la sua firma
sui foglietti che gli venivano tesi.
Indossava pantaloni scuri e una polo crema sotto il giaccone
sportivo e il suo inseparabile berretto era calato sulla fronte spaziosa a nascondere
gli occhi che seguivano costantemente i
movimenti delle due donne che si tenevano prudentemente a distanza dall’orda
dei suoi tifosi.
Nessuno aveva notato la signora di mezz’età i cui capelli
sale e pepe, tagliati a caschetto, scendevano ad incorniciare un viso dall’aria
tranquilla. Il suo abbigliamento pratico e austero passava del tutto
inosservato e i suoi occhi di un azzurro chiaro dividevano equamente la loro
attenzione tra la bambina che aveva in braccio e la giovane donna che era la
sua compagna di viaggio.
Clare strinse saldamente in pugno le maniglie delle loro
valigie, facendo cenno a Mrs. Bauer di avviarsi tranquillamente verso l’uscita
con Martine. Gettò di sfuggita un sguardo verso Benji e lo vide attorniato dai
suoi tifosi e da un nutrito gruppo di ammiratrici che potevano avere
all’incirca la sua età. Erano tutte molto graziose nei loro giacchini alla moda
e nelle loro minigonne colorate e per la prima volta si rese conto della
propria inadeguatezza e al contempo della grande popolarità di cui lui godeva.
Era un calciatore famoso e le donne dovevano fare la fila per scaldargli il
letto.
Incerta si morse leggermente il labbro inferiore e iniziò a
tirare le due pesanti valigie verso l’uscita. Una berlina scura era in attesa
con il motore acceso appena fuori dal terminal dell’aeroporto e un uomo di
circa una settantina d’anni vestito con un elegante completo scuro, che Mrs.
Bauer le presentò come Herbert Wiesel, l’autista della famiglia Price, l’aiutò
a caricare nel baule il bagaglio che si era trascinata dietro.
- Benvenuta a Monaco, signorina Miller – la salutò cordiale
– L’aspettavamo tanto, lei e la bambina. -
- Grazie, Herbert – Clare non si meravigliò di quel
benvenuto caloroso. Anche in Giappone aveva potuto constatare come, nonostante
il suo carattere scontroso, tutti coloro che lavoravano per Benji Price gli
obbedissero con cieca fiducia e arrivassero a nutrire per lui un sentimento di
lealtà che sconfinava spesso nell’adorazione.
Poco prima di atterrare Benji aveva risposto pazientemente
alle sue domande sull’Europa e su Monaco in particolare ma si era rifiutato di
descriverle, anche se in minima parte, la casa dove avrebbero vissuto.
- E’ un bel posto? – aveva chiesto Clare cercando di
immaginarsi una versione tedesca della villa in Giappone.
- E’ solo una casa. – aveva ribattuto lui con indifferenza
tirandosi il cappello sugli occhi – Giudicherai da te quando saremo arrivati.
-
E adesso era arrivata.
Clare rabbrividì, stringendosi nella leggera giacca di jeans
per difendersi dall’aria pungente, mentre grosse gocce iniziavano a cadere, e
si affrettò a salire in auto. Non riusciva quasi a credere di trovarsi in
Germania. Per lei, che non era mai uscita dal Giappone, quel viaggio aveva un
che di incredibile. Guardò Martine che rideva contenta, posando le manine sui
vetri rigati di pioggia mentre l’auto scivolava per le via di Monaco intasate
dal traffico.
- E’ solo un acquazzone. – Mrs. Bauer sbirciò il cielo con
competenza – Presto cesserà. -
Benji firmò l’ultimo autografo e fece un rapido cenno ad un
facchino di occuparsi del suo bagaglio. Con un breve saluto ai suoi tifosi si
diresse fuori dall’affollata sala d’aspetto dell’aeroporto e salì su un taxi
dandogli l’indirizzo di casa. Avevano concordato con Clare di raggiungere la villa
separatamente, per sviare ogni eventuale curioso ed evitare l’imbarazzante
scatto di qualche fotografo o tifoso appassionato di scandali, ma adesso era
impaziente di essere a casa prima dell’arrivo della ragazza.
Dopo un violento rovescio d’acqua durato alcune decine di
minuti il cielo si stava schiarendo e un pallido e dorato sole autunnale stava
facendo capolino tra i banchi di nuvole, facendo luccicare l’asfalto.
Quando la berlina scura fece il suo ingresso dal cancello
della villa aveva completamente smesso di piovere e un venticello leggero si
era alzato a scuotere le cime dei sempreverdi che costeggiavano il viale che
conduceva all’entrata dell’edificio.
La villa di Monaco della famiglia Price era un tipico
esempio di architettura dell’Europa centrale di inizio secolo e si ergeva alta
e maestosa al centro di un grande parco alberato. Dal corpo centrale della casa
scendeva una larga scalinata di marmo grigio sulla quale si apriva un pesante e
massiccio portone nero. Il tetto di mattoni scuri terminava in tre guglie,
sormontate da altrettanti pinnacoli, che raggiungevano l’altezza delle grandi
querce secolari che fiancheggiavano l’edificio.
Benji era ritto ai piedi della scalinata d’ingresso e aiutò Clare a scendere dall’auto, mentre Mrs. Bauer si affrettava ad entrare in casa con Martine in braccio, lasciando al padrone l’opportunità di mostrare in tutta tranquillità la casa alla fidanzata.
- Benvenuta a Ville
Rose – la salutò lui –
- Una piccola dimora davvero. – commentò Clare, incrociando
le braccia sul petto e battendo per terra il piedino con disappunto – Penso
proprio che tu abbia voluto prenderti gioco di me. –
Un lento sorriso giocò sulle labbra di Benji mentre
circondava la vita di lei con un braccio sospingendola verso l’entrata – Non
devi farti impressionare, è pur sempre una casa. -
- Sì e io sono la regina d’Inghilterra – borbottò Clare,
cercando di ignorare il piacere del suo tocco. Non aveva ancora messo piede sul
primo scalino che un enorme cane nero, quasi più grosso di un puledro, sbucò
dalla parte posteriore della villa, dirigendosi con foga verso di lei a tutta
velocità. Clare sgranò gli occhi spaventata e con circospezione si affrettò a
mettersi dietro Benji, frapponendo, tra lei e il cane, il corpo alto e robusto
dell’uomo, che sembrava non avere il minimo timore di fronte a quel colosso.
Il portiere fece udire una risatina, perfettamente conscio
delle sue manovre, e un fischio acuto e sottile gli usci dalle labbra –
Guerriero! -
Nell’udire il suo nome il cane si immobilizzò immediatamente
e avanzando con più calma venne a porsi a fianco del SGGK. Clare trasalì per la
sorpresa e senza volerlo fece un passo indietro.
- Seduto! -
Osservò stupita l’enorme alano nero sedere obbediente sui
posteriori al comando del padrone, mentre le fauci si aprivano in quello che
sembrava quasi un feroce sorriso, mettendo in mostra i denti bianchi ed
affilati.
- Lui è Guerriero – lo presentò con un sorriso sbieco sul
bel volto bruno.
Le mani forti del portiere si tesero ad accarezzare e
grattare l’ispido pelo e, ben presto, fu evidente come il cane gradisse tutte
quelle attenzioni. Una grossa lingua rosa penzolò dalle fauci, mentre l’alano
si sporgeva a leccare la mano del padrone.
Clare incontrò lo sguardo ridente di Benji mentre si
accorgeva che la grossa testa del cane le arrivava comodamente oltre la vita.
- Non c’è pericolo, vero? – domandò guardinga – Voglio dire…
non morde le persone? -
- Metti la mano davanti al suo muso e lasciati annusare – la
istruì gentilmente continuando ad accarezzare il testone dell’animale –
Coraggio, non avere paura, è assolutamente innocuo. Avanti Guerriero, saluta la
signora. -
Lei esitò ancora per un istante poi chiuse gli occhi e tese
la mano in avanti. L’umida sensazione del tocco della lingua rasposa sul proprio
palmo le fece aprire di scatto le palpebre, ritrovandosi a fissare gli occhi
gialli del cane, curiosamente fissi su di lei. La tensione si sciolse e Clare
gli posò affettuosamente la mano sulla testa, iniziando a grattarlo dietro le
orecchie. – E’ splendido! – esclamò ridendo compiaciuta.
Benji la guardò stranamente – Non esattamente. – commentò,
dando un’ultima pacca affettuosa al cane, che si allontanò per andare ad
ispezionare l’automobile – Comunque Guerriero è con me da quattro anni e quando
io sono qui ha il permesso di andare e venire a suo piacimento. Capisco però
che tu possa non volerlo in casa e in tal caso lo terrò giù nella foresteria. -
Clare scosse il capo con decisione – Non c’è nessun
problema. Solo, per i primi tempi, bisognerà fare attenzione a Martine e farli
incontrare in maniera graduale. -
Il portiere annuì poi le fece cenno di entrare, limitandosi
a seguirla in silenzio.
Il volto di Clare era attraversato da una miriade di
espressioni di attonita ammirazione mentre osservava l’ampio vestibolo di marmo
grigio e nero sul quale si aprivano le porte che conducevano ai saloni e al
salotto del pianterreno. Una larga scala di legno si snodava con eleganti
modanature, curvando su se stessa, fino al primo piano dal cui soffitto pendeva
un lampadario di cristallo a gocce del diametro di almeno un metro e
mezzo.
Abituata all’ambiente spartano del collegio Clare rimase a
dir poco strabiliata dal lusso occidentale della villa e, vedendo il suo palese
interesse, Benji decise di fare una piccola deviazione verso i saloni.
Le splendide ampie vetrate che davano sul giardino erano
ornate da magnifici vetri cattedratici che rappresentavano una luminosa ed
esotica serra. Orchidee bianche erano mescolate a gigli purpurei e a ninfee dai
petali rosati appoggiate su foglie verde scuro. Piccoli fiori dorati erano
disposti a ghirlanda sul bordo sinistro dei vetri e scendevano a coprire
parzialmente la nudità di una piccola ninfa, mollemente adagiata vicino ad un
ruscello, mentre una profusione di uccellini dallo spendido piumaggio turchese
e acquamarina sbucava tra la spessa vegetazione, pavoneggiandosi tra i luminosi
ibischi color arancio.
Clare era estasiata e il suo occhio d’artista era
febbrilmente impegnato a catturare ogni linea preziosa, tutte le più piccole
sfumature e la calda pastosità dei colori che pur nella loro pienezza
lasciavano filtrare i raggi luminosi
- E’ magnifico – mormorò reverente ammirando il bagno di
colore che inondava le pareti color avorio del salone, duplicando l’effetto
cromatico dei vetri sulle pareti – Per cosa usate queste stanze? -
Benji si strinse nelle spalle – Sono i saloni delle feste.
Mia madre era solita dare qui i suoi ricevimenti quando lei e mio padre si
trovavano in Germania. Da quando io abito qui, sono sempre rimasti
inutilizzati. -
Clare sospirò sognante – E’ un peccato. Sembra che
interpretino la luce. – mormorò e Benji si rese conto che non si riferiva al
lusso dei mobili o alla bellezza degli arredi.
Come lui immaginava, la sua incredibile fidanzata era rimasta
letteralmente folgorata dallo splendore delle vetrate e rimaneva lì, sospesa in
quello spazio senza tempo, tra luce e colore, come un’evanescente divinità
ultraterrena.
- Ho parlato con il mio avvocato - La rauca voce dell’uomo
la distolse dalla sua contemplazione e Clare si girò verso di lui, mentre la
luce che entrava a fiotti colorava di caldo rame l’oro dei suoi capelli. – Ci
vorrà poco più di una settimana per preparare i documenti e sbrigare le
formalità del caso. Se tu sei d’accordo potremo già sposarci per metà mese. -
Un brivido attraversò il corpo di Clare e improvvisamente le
sembrò che i colori diventassero più opachi - Così presto? – si lasciò sfuggire
in un sussurro.
- Non c’è motivo per rimandare – Benji incrociò le braccia
sul torace muscoloso – La settimana prossima inizierà il campionato e poi ci
saranno i mercoledì di coppa che mi porteranno spesso lontano. Non avremo più
molto tempo. –
- Va bene. – la voce di Clare era poco più di un mormorio –
Come vuoi. –
Le lunghe e magre dita di lui le sfiorarono il mento in una
carezza gentile, affondando nei suoi capelli scaldati dal sole, mentre le sue
labbra scendevano ad incontrare la morbidezza di quelle di lei. Sfiorarono
audaci il calore della sua bocca, allontanando le sue paure, risvegliando in
lei i ricordi dei baci passati, il tempestoso splendore del loro amoreggiare.
Le mani di lui scivolarono attorno alla vita sottile di
Clare, avvicinando il corpo flessuoso di lei al suo, irrigidito dal desiderio,
appoggiandolo contro il proprio fino a sentire i contorni di quelle forme
delicate che premevano contro i profili spigolosi della sua muscolatura.
- Davvero, Clare? Sarà davvero come voglio io? – la voce di
lui era solo un denso bisbiglio – Io posso solo fare in modo che tu non
desideri nient’altro che essere fra le mie braccia. Tu cosa vuoi
veramente? -
Lei emerse lentamente dalla struggente intensità dei suoi
baci e sbatté più volte le palpebre per mettere a fuoco il volto bruno chino
sul suo. Le parole di Benji le risvegliarono la piena consapevolezza della sua
situazione e Clare ansimò per la sorpresa.
Lei lo voleva! Agognava i suoi baci e spasimava dal
desiderio di sentirsi circondata dal suo abbraccio!
Era proprio come lui l’aveva descritta: soggiogata,
incantata, incredibilmente innamorata. E perduta.
Spinse appena contro il solido torace dell’uomo e
immediatamente egli la lasciò andare.
- Non… posso. Lo sai. -
- Concediti a me, Clare – la sua voce era poco più di un
rauco sussurro ma l’intensità delle sue parole la fece sussultare per la
sorpresa.
Gli occhi di lui, neri e profondi affondarono nelle iridi
dorate circondandola con la loro traslucida intensità. C’era desiderio,
passione e… qualcosa di indefinito e sfuggente che non riusciva a decifrare e
che brillava incontrollato. Poteva vedere il muscolo della sua guancia guizzare
impazzito sotto la pelle abbronzata – Sarò gentile con te, dolcezza. –
Lei indietreggiò lentamente di un passo e poi fuggì fuori
dalla stanza, spaventata dall’amore che provava per lui e dal terribile e
intenso desiderio di dirgli di sì.