Film > La Fabbrica di Cioccolato
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Autore: Cristy_    10/03/2012    1 recensioni
"C' era una volta un ragazzo, suo padre era un dentista. Come puoi immaginare egli teneva molto che suo figlio avesse dei denti puliti e ben curati, e gli vietava di mangiare qualsiasi tipo di dolce! Alle feste, il ragazzo non poteva toccare neanche una caramella."
!Nonna, ma come avrebbe fatto a crescere senza i dolci?" feci io, con tutta l' innocenza di una bambina che crede alle storie degli adulti..
" Oh, ma lui è cresciuto eccome! E appena lo ha fatto, si è ribellato a suo padre.. E' diventato il cioccolatiere più famoso del mondo.."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non soddisfatta della sua non risposta, si apprestò a fargli un' altra domanda.

Forse era troppo indiscreta.. forse eh.

<< Ma non ti sei mai sentito solo in una fabbrica così grande in dieci anni? >>

<< 12 per l' esattezza, e no. Ci sono sempre stati i miei umpa- lumpa a tenermi compagnia! >> rispose lui freddamente.

<< Quei cosi si chiamano umpa-lumpa? Umh, occhei. Memorizzato. >>

<< Non sembri più così tanto timida! >>

<< Etchiù! >> Cristina stringeva tra le mani il fazzolettino di Willy come se fosse una pietra preziosa, e ormai più curiosa che impaurita, era sempre più decisa ad andare a fondo di quella questione.

<< Hai una donna? >>

<< No! >>

<< Oh capisco.. ecco perché sei così tanto fissato con l' eleganza, e i tuoi capelli profumano sempre di nocciola! .. Scusa. Non avrei dovuto insistere! >> disse lei mortificata.

<< Non sono omosessuale! Sono solo troppo complicato. >> Rispose lui forse scaldandosi un po' troppo.

Cristina rimase a fissarlo studiandolo bene, non aveva ancora avuto la possibilità di farlo senza essere guardata per più di cinque secondi di seguito.

<< Quando ero piccola mia nonna mi raccontava favole. >>

<< Odio le favole. >>

<< Su di te. >>

<< Che dicevano? >> Lei rise, e lui si fermò di fronte a lei a guardarla. Si ricompose e riprese a camminare. << Odio le nonne. >>

<< La mia non la odieresti. >>

<< Perché no? >> Willy alzò le sopracciglia come se fosse la cosa più ovvia al mondo odiare le nonne, o ogni genere di parente.

Adesso fu il turno della ragazza di restare in silenzio, impalata a fissare il vuoto..

 

Stavano camminando da almeno dieci minuti, in un lungo corridoio viola con delle luci a destra e a sinistra. Sembrava un tunnel, e metteva i brividi a Cristina.

Non voleva confessare di stare tremando dalla paura, temendo che lui potesse approfittarne.

<< Eccoci. >> Willy aprì una porta bianca, e vi entrò. Cristina si voltò a guardare il tunnel, lungo e buio.. e si scaraventò dentro quella stanza, sbattendo a Willy e facendogli cadere il cilindro in terra.

Mortificata, si abbassò a prenderglielo, e quando si rialzò se lo ritrovò davanti, con un altro cilindro in testa.

<< Ne indossi uno di riserva? >>

<< Sempre. >> Rispose lui, prendendo il cilindro dalle mani della ragazza e mettendoselo sopra l'altro.

Cristina rise alla pazzia di quell' uomo e realizzò che molte volte doveva essersi sentito solo, per diventare così..

Guardandosi intorno, la ragazza notò un grande tavolo e delle pareti rosse.

Su quel tavolo era tutto apparecchiato. Willy battè le mani e un umpa-lumpa entrò correndo con due foglietti. Questo fece sedere Cristina che lo guardava come se fosse una fatina di un campo di fiori finita in città per sbaglio, e poi le porse uno dei due fogli.

Lei lo aprì e ne lesse: “Menù.” Sorpresa guardò Willy come a cercare una risposta. Lui fissava il menù con un sopracciglio alzato, come se stesse decidendo se gli andasse bene. Poi lo chiuse di scatto e ridendo disse: è ora di pranzo!

 

Cristina.
Questo mi avvelena. Mi avvelena e poi mi mangia insieme ai suoi amici umpa-lompi! E poi accende un bel fuoco delle mie ossa e ci balla intorno improvvisando una canzoncina con quei cosi! Oddio. O buon Dio. Salvatemi dalla mia incoscienza che mi ha trascinata fino qui!! Giuro che se me la cavo, la prossima volta ci penserò due volte prima di andare a casa di uno sconosciuto di cui so solo cose negative!!!

Stavo pregando quando uno di quei nani portò un piatto con due bicchieri d' acqua. Ne presi uno e me lo versai in faccia per riprendermi dall' ansia.

Notai Willy e il suo amico umpo fissarsi come in cerca di una spiegazione al mio comportamento.. Poi tornarono a guardarmi e io, educatamente, presi il tovagliolo che avevo sulle gambe e mi asciugai il viso. Stavo impazzendo, proprio come Willy Wonka!

Il nano corse via e ci lasciò soli. Willy mi fissava con un' espressione a metà tra la curiosità e lo stupore, e io non potei che fare lo stesso con lui.

Ripensando a tutto quello che era successo da quando mi ero spinta ad entrare nella sua fabbrica, non trovavo niente di assolutamente logico anzi, ero convinta di svegliarmi da un momento all' altro da uno dei miei soliti incubi pregando che qualcuno mi desse dell' acqua. Ci avevo già provato a versamela in faccia, ma non aveva funzionato.. Più tempo passavo lì dentro e più mi convincevo che non poteva essere vero. Ma, più tempo restavo fissa con lo sguardo sul viso di Willy, e meno volevo andarmene.

Da quando ero lì, non ci eravamo scambiati molte parole. Entrambi ci eravamo limitati ad osservare l' altro in silenzio notandone la stranezza.

<< Sì, ho dei parenti. >> disse lui all' improvviso, probabilmente rispondendo ad una delle mie domande con circa un' ora di ritardo; rimasi stupita non sapendo cosa rispondergli, ma appena trovai le parole fu difficile fermarci..

<< Dove sono? >>

<< Non qui. >>

<< Non li vedi da quando hai aperto la fabbrica? >>

<< Esatto. >>

<< Ti mancano? >>

<< No, mai. >>

<< Perché non li senti più? >>

<< Volevano dirmi cosa fare e cosa non fare, e io odio essere comandato. >>

<< Perciò, comandi. >>

<< Certo. >>

<< Non hanno mai provato a contattarti? >>

Il dialogo che si era instaurato tra di noi e che aveva proceduto ad una velocità flash, si interruppe..

<< Spero tu abbia fame. >> Mi disse dopo circa qualche minuto fissandomi come se fossi io il pranzo.

<< Hai intenzione di uccidermi? >> chiesi inespressiva.

<< Perché dovrei? >> mi chiese lui con fare sospetto.

<< Perché sei cattivo. >> risposi.

<< Questo è quello che pensi? >>

<< Questo lo pensava mia nonna. >>

<< E tu la pensi come lei? >>

<< Dovrei? >>

<< Non si risponde ad una domanda con un' altra domanda! >> insinuò lui indispettito.

Imbarazzata, mi feci piccola piccola sulla sedia.

<< Tu lo pensi davvero? >> mi richiese lui, questa volta triste. Sorprendenti i cambiamenti d' umore di quell' uomo!

Mi alzai di scatto: << Riportami a casa. >>

Dieci minuti dopo eravamo in marcia per tornare all' entrata/uscita.

Willy camminava silenzioso davanti a me, a testa basta. E io mi guardavo intorno studiando ogni più piccolo dettaglio per non dimenticarlo.

Avevo deciso di mettere fine a quella folle esperienza, e di tornare a casa per stare meno in ansia e più al sicuro. Una cosa era sognarlo, l' altro viverlo..

Quando arrivammo nella stanza con la cascata ripresi a starnutire e a grattarmi dappertutto.

Uscii il fazzolettino di Willy dalla tasca del jeans e mi ci grattai il naso.

Finalmente arrivammo alla porta da dove eravamo entrati, e Willy si fermò facendomi passare avanti a lui.

Con non curanza misi la mano sulla maniglia e aprii la porta. La stanza aveva ancora i mobili e il mio cappotto era esattamente dove l' avevo lasciato.

Mi girai a guardare Willy che fissava il prato con aria affranta.

<< Perché sei venuta qui? >> mi chiese senza battere un ciglio.

<< Volevo rivederti. Per confrontarti con le storie di mia nonna. >> risposi pregando che mi guardasse negli occhi e capisse che ero davvero dispiaciuta di tornarmene a casa, dispiaciuta che lui e tutta la sua fabbrica mi mettesse i brividi!

Alzò la testa e mi guardò con un sorriso sghembo. Risposi al suo sorriso con un sorriso tenero, non troppo esagerato..

<< E, sono come ti ha descritto lei? >> nei suoi occhi iniziò a brillare una luce;

<< No. Sei molto più pazzo. >> risposi ridendo. Ormai, avevo passato ogni limite!

Lui sorrise per qualche secondo, poi mi guardò serio.

<< Addio. >> Si tolse il suo cappello di riserva e me lo porse.

Incredula lo accettai. Poi, gli sorrisi e uscii da quella stanza. Raccolsi il cappotto e lo poggiai sul braccio destro dove tenevo il cappello. Mi girai a guardarlo e lui era ancora lì, probabilmente perso nel vuoto a pensare chissà cosa..

Mi rigirai verso l'uscita e iniziai a camminare. Aprii il portone e guardai indietro per l' ultima volta. La stanza era tornata bianca e lunga, infinita.

Mi misi il cappotto e uscii dal portone, facendolo chiudere alle mie spalle.

Fuori nevicava. Indossai il cilindro di Willy contenta che servisse a qualcosa. Affondai i piedi nella neve cercando di uscire più lentamente possibile da quella fabbrica.. Sembrava il mio sogno che si sfumava piano piano fino a diventare trasparente.. trasparente come l' ascensore di Willy Wonka.. trasparente come la neve sciolta tra i miei capelli... trasparente come lo sguardo di Willy che poco prima mi guardava ma non mi vedeva, trasparente come i miei occhi, che non avevano segreti.........

Eccomi!Sono riapparsa!! Dopo secoli, sono determinata a postare tutti i capitoli e lo farò tutto stasera! :D Spero vi piaccia come si sviluppa la storia!!
  
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