Film > La Fabbrica di Cioccolato
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Autore: Cristy_    10/03/2012    0 recensioni
"C' era una volta un ragazzo, suo padre era un dentista. Come puoi immaginare egli teneva molto che suo figlio avesse dei denti puliti e ben curati, e gli vietava di mangiare qualsiasi tipo di dolce! Alle feste, il ragazzo non poteva toccare neanche una caramella."
!Nonna, ma come avrebbe fatto a crescere senza i dolci?" feci io, con tutta l' innocenza di una bambina che crede alle storie degli adulti..
" Oh, ma lui è cresciuto eccome! E appena lo ha fatto, si è ribellato a suo padre.. E' diventato il cioccolatiere più famoso del mondo.."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Willy.

<< Permesso! Permesso! MI SCUSI! >> correvo agitando il mio bastone prima che me ne pentissi. Un paio di umpa- lumpa mi seguivano mentre altri cinque correvano avanti a me odorando la strada. Cristina mi aveva sempre detto che lei abitava vicina alla Fabbrica, e ora stavamo -o almeno gli umpa- cercando di rintracciarla sentendo il suo odore. Ma la neve era troppa, e scesa talmente tante volte che nel giro di un mese aveva cancellato le tracce..
Così mi sedetti su una panchina affiancato da alcuni umpa- lumpa. La gente ci guardava come se fossimo usciti da un circo, ma a me non importava niente.
Sono o non sono Willy Wonka, il più grande cioccolataio/ idiota ritardato del mondo?
Dovevo trovarla.
Un lampo di genio mi colpì in piena testa: quando era giù di morale amava leggere le sue vecchie favole preferite.. speravo davvero che adesso fosse la ragazza più triste del mondo!!
Ripresi a correre, attraversai le strade rischiando di farmi investire fino a quando eccola: la biblioteca generale!! Entrai spingendo la porta come se qualcuno mi stesse inseguendo. Poi mi avvicinai alla cassa e chiesi con la mia parlantina svelta:

<< Mi scusi per caso questa mattina è entrata una ragazza di nome Cristina alta capelli castani occhi colore del cielo e sorriso timidamente stupendo??! >>

Forse, dovevo averlo detto troppo in fretta perché la ragazza mi guardò con gli occhi sbarrati.

<< Cristina, ha... ha gli occhi celesti... grigi.. accesi, vivi.. >>

<< Cristina, si! E' uscita proprio qualche minuto fa. Lei intende la ragazza che compra favole e racconti per sua figlia vero? >>

Aggrappato al bancone come un disperato accennai capendo che quella era la scusa che usava.. e la ringraziai.
Uscii dalla biblioteca e lo dissi agli umpa- lumpa che rintracciarono il suo odore in meno di venti secondi. I cani da guardia gli fanno un baffo ai miei ragazzi!

Poi la vidi, camminava tenendo tra le mani un libro rosa, indossava un cappotto bianco e una sciarpa turchese.
Mi fermai a prendere fiato e quando stava per entrare in un portone porsi il mio bastone ad un umpa- lumpa e mi affrettai a raggiungerla.

<< Cristina, aspetta! >> le balzai davanti frenandola con un braccio.

<< Willy? Che ci fai qui? >> mi guardò spostandosi i capelli dal volto.

<< Non.. potevo più aspettare.. >> sorrisi timidamente, per poi abbracciarla. << Ti prego, dimentica quello che ti ho detto alla fabbrica.. il mio mondo è dove sei tu! >>

Piano, alzò le braccia per stringermi a sé. Forse il mio era stato un gesto troppo affrettato, ma desideravo farlo da sempre!
“Cristina.

<< Ti prego, dimentica quello che ti ho detto alla fabbrica.. il mio mondo è dove sei tu! >> e poi mi aveva abbracciato, lasciandomi senza parole.

Willy, 30 anni, pazzo e profumato alla nocciola.. Era proprio lui??
Smettendo di farmi mille domande e paranoie, mi lasciai andare all' abbraccio.

Tremavo di freddo, ma quando mi adagiò sul suo petto mi sentivo come in una bolla dove nessuno poteva entrare: c' eravamo solo io e lui, noi. Ed era perfetto.

<< Ascolta lo so quello che hai detto sulle favole, sui sogni, sulla realtà e sul dover crescere.. Io sono cresciuto! Guarda, stamattina non mi sono fatto la barba!! Non sono più fissato con l' ordine e infatti non ho neanche i guanti!! >>

Mi staccò dal suo petto e mi mostro le sue mani.

Lo osservai in silenzio e gli presi una mano con le mie due mani, molto più piccole rispetto alla sua. Era fredda, e tremava. Poi alzai lo sguardo sul suo volto e lo trovai a guardarmi in ansia perché io rispondessi.

<< Mi dispiace, non sbaglierò più. >> mi disse tremendamente dispiaciuto. << Ho aperto gli occhi sulla realtà, e fa molto male senza di te.. Vuoi restare con me? >>

<< Willy, tu sei la realtà dei miei sogni. >> riuscii a dirgli, emozionata. Sentivo il cuore che batteva come una batteria in una canzone rock. Stava per uscirmi dal petto!!

Poi, mi sorrise. Cancellò ogni mia paura. Restammo a guardarci e la neve prese a cadere, sotto lo sguardo compiaciuto degli umpa- lumpa nascosti dietro una panchina.

10 giorni dopo Willy si era trasferito da me, portando con sé un po' delle sue cose.

Avevamo modificato la storia nell' album di mia nonna, aggiungendoci me.
“Willy Wonka va in città!” ci avevamo aggiunto. Lui era seduto accanto a me e con un braccio intorno alla mia spalla appiccicava accanto a quella frase una nostra foto. Poi si girò a guardarmi sorridente, con il suo immancabile cappello!
Sarebbe stato un eufemismo dire che era bellissimo, e si intonava perfettamente alla dose di pazzia che volevo per la mia vita.

I giorni passarono in fretta, facevamo colazione guardandoci seri negli occhi per poi scoppiare a ridere da un capo all' altro del tavolo!
Willy beveva il tè alle cinque tutti i pomeriggi, e io con lui. Condividevamo tutto, anche le abitudini.
Si era comprato un cellulare e tutte le sere dava la buonanotte ai suoi amati umpa- lumpa che se la cavavano benissimo senza di lui!
Ogni giovedì andavo a trovare mia nonna, con lui. Mi restava accanto in silenzio con una mano sulla mia spalla. Sapeva rispettare i miei spazi.
E la notte.. la notte dormivamo insieme. Quella casa era troppo grande per restare in stanze separate! Però Willy mi aveva costretta a dormire con una mascherina sugli occhi per non vederlo in “Tenuta da notte”. Chissà quanto era buffo!

Non che facessimo chissà chè, ma semplicemente l' idea di avere l' altro accanto ci piaceva.

Una mattina mi svegliai trovandomi Willy già vestito, che mi portava la colazione a letto. Caddi giù dal letto quando vidi della cioccolata nel vassoio!
<< Willy sei pazzo?! >>

<< Si! Cioè no! Questa non è cioccolata! E' un' illusione che ho creato io! E' molto simile, pensavo che il suo sapore ti mancasse.. Guarda, toccala, non ti farà male! >> mi rispose raccogliendo il vassoio.

Che gentile!!

In buona fede.. NO! Non in buona fede.. tutte le volte che l' avevo pensato era finita poco bene! Perciò, timorosa, allungai la mano verso qualunque cosa fosse quel dolce, e lo toccai. Niente. Lo portai alla bocca lentamente, e poi lo morsi. Dava di cioccolata!! Ma non succedeva niente!! Sorrisi e lo finii, sotto lo sguardo entusiasta di Willy.

<< Ti piace? >> mi chiese illuminandosi negli occhi;

<< Molto! >> battè le mani contento e mi abbracciò.

Quando aveva quegli schizzi di dolcezza erano sempre ben accetti!!

Passammo circa un anno insieme così, senza stancarci mai.

Una sera mi costrinse ad andare a cena fuori, tutto felice.

<< Hanno chiamato quelli che comprano i miei prodotti e che hanno assaggiato la mia non-cioccolata.. ne vogliono altra!! >> mi annunciò serio per poi sorridere a trentadue denti. Sorrisi anch' io, davvero felice.

Poi avevamo passeggiato nel parco, camminando silenziosi uno accanto all' altro.

Willy aveva smesso di indossare i suoi guanti, e poco a poco si stava aprendo alle persone. Quella sera l' avevo sentito farsi sempre più vicino a me, per poi prendermi la mano in un gesto veloce. Aveva girato la testa verso destra per evitare di guardarmi negli occhi, e io mi ero girata verso sinistra.

Avevamo continuato a camminare in silenzio, fino ad aver fatto lo stesso giro del parco circa sei volte. Poi si era fermato e mi aveva lasciato la mano. Mi si era piantato davanti e mi aveva guardata terrorizzato.

<< Cosa c'è che non va? >> gli avevo chiesto spaventata.

Mi aveva messo le mani sulle guance e mi aveva avvicinato il viso al suo, appoggiando le sue labbra sulle mie. Delicatamente, dolcemente.. mi aveva lasciata senza parole. Poi mi aveva sorriso, ripreso la mano, e riportata a casa.

Quella notte non venne a letto, e io non dormii. Non ero più abituata a sentire il vuoto alla mia destra, così mi alzai e aprii piano la porta. Camminai nel corridoio buio, e vidi la luce della cucina accesa.
Seduto davanti al frigo c' era Willy, con ancora indosso gli abiti con cui era uscito, che si abbuffava di gelato.

Lo guardai sorpresa, quando starnutii e si girò a guardarmi spaventato.

<< Non dormi? >> mi chiese.

<< No. >> risposi.

<< Sono nervoso. >> fece, come per giustificarsi di starsi abbuffando di gelato.

<< Anche io. >> mi avvicinai a lui, presi un cucchiaio e dividemmo anche quella coppa di gelato.

  
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