Disclaimers
: Il
marchio Jag e tutti i suoi personaggi appartengono alla Bellisarius
Production.
In questo racconto sono
stati usati senza alcuno scopo di lucro.
ALEX e DESI
White Christmas
Georgetown
21 dicembre
Le
note di White Christmas nella
versione del 24 dicembre 1944, cantata da Bing Crosby accompagnato
dalla Paul
Whiteman Orchestra, risuonarono nell’abitacolo dell’auto del colonnello
Mackenzie. L’ufficiale del Jag mise in moto, non prima d’aver alzato il
volume
della radio per sentire meglio una delle sue canzoni natalizie
preferite.
La
mattina era fredda e il cielo sereno della settimana precedente aveva
lasciato
il posto a nuvole grigie e lattiginose, presagio di tempo brutto. I
meteorologi
avevano addirittura previsto un bianco Natale… chissà, forse avrebbe
davvero
nevicato!
Prima
di andare in ufficio doveva passare a Leavenworth per interrogare un
teste e
avrebbe fatto il viaggio accompagnata dalle note musicali che sempre,
in quel
periodo dell’anno, sapevano risollevarle il morale e ritemprarle lo
spirito.
Sempre.
Tranne quell’anno.
Mentre
era incolonnata nel traffico mattutino, diretta verso l’uscita della
città,
Sarah Mackenzie lasciò vagare i suoi pensieri all’anno appena
trascorso. Molte
cose erano accadute da quando, solo il Natale precedente, l’Ammiraglio
Chegwidden aveva salutato tutti e aveva lasciato il Jag.
Clayton
Webb, l’uomo che aveva amato per un certo periodo era dapprima stato
dato per
morto e poi ricomparso all’improvviso, facendole capire quanto poco per
lui
contasse la fiducia nel loro rapporto. D’accordo! Clay era un agente
della CIA
e il suo lavoro era top-secret. Ma lei era pur sempre un avvocato e,
soprattutto, un militare! Avrebbe saputo mantenere un segreto, se solo
lui si
fosse fidato. Da allora aveva rotto i ponti con il suo ex-amante e non
aveva
più neppure voluto rivederlo.
In
ufficio aveva dovuto affrontare, come tutti, l’arrivo del nuovo capo,
il
Generale dei Marine Gordon Cresswell. Tra l’altro il superiore già la
conosceva da Okinawa e quel fatto, sebbene potesse sembrare a prima
vista
qualcosa che avrebbe potuto agevolarla, in realtà non era ben sicura
che lo fosse,
visti i suoi precedenti con Farrow.
Nel
frattempo aveva anche dovuto occuparsi della sua salute. A causa di
seri
problemi aveva subito un intervento e ancora ora non era certa se
avrebbe mai
potuto avere figli.
Non
che questo fosse nei suoi piani immediati! O meglio… a lei sarebbe
anche
piaciuto che un progetto simile potesse rientrare nei suoi piani, ma…
come si
suol dire, mancava la “materia prima”.
Ecco.
Anche questo non era del tutto esatto! Se solo avesse voluto, la
“materia
prima” l’avrebbe anche avuta. E che “materia prima”!
Sarah
sorrise all’idea di considerare il Capitano Harmon Rabb come “materia prima”,
alla stregua di un semplice insieme di cellule riproduttive! Doveva
ammettere
che non molte cellule sarebbero state di così alto livello, ma… chissà
la
faccia che avrebbe fatto Harm se gli avesse detto i pensieri che
stavano
transitando nella sua mente in quel momento! Di certo l’avrebbe
guardata come
una specie di alieno, strabuzzando i suoi occhioni chiari che sempre
l’avevano
fatta impazzire; avrebbe piegato le sue labbra anziché in uno dei suoi
affascinati sorrisi in una smorfia disgustata e avrebbe scosso il capo,
per poi
voltarsi e andarsene…
Sì, non c’erano dubbi che avrebbe reagito così. E a ragione.
Considerare
Harmon Rabb jr solo una specie di stallone da riproduzione era
certamente
riduttivo! Meglio prenderlo in considerazione come la fantasia segreta
che
aveva sempre popolato i suoi sogni, fin dalla prima volta che lo aveva
incontrato, ormai quasi dieci anni prima.
Decisamente
molto meglio…
Abbandonando
quelle fantasie, Sarah tornò a pensieri più concreti.
Harm
si era anche proposto come possibile padre dei suoi figli, ribadendo il
patto
che avevano stretto anni prima, in occasione della nascita di AJ
Roberts. Ma
lei aveva rifiutato: la presunta morte di Clayton l’aveva spiazzata. In
più i
suoi problemi di salute avevano fatto diventare il sogno di una
maternità un
progetto irrealizzabile, o quasi.
E
poi lei non voleva da Harm solo un padre per i suoi figli, ma un uomo
che
l’amasse come lei amava lui e che volesse condividere con lei la sua
vita.
Harm le aveva dimostrato parecchie volte di volerle bene, ma Sarah nutriva ancora dei dubbi sul fatto che lui fosse in grado di considerarla più di un’amica. E quindi, quando le aveva detto che poteva far conto su di lui, lei aveva risposto “No, grazie”.
D’accordo,
era stata una stupida! Avrebbe potuto anche accontentarsi, no? Ma erano
già
state tante le delusioni sul piano affettivo, nella sua vita… Non
voleva
correre il rischio di perdere anche l’amicizia di Harm. E sarebbe
successo, se
si fosse legata a lui senza che Harm ricambiasse davvero il suo amore.
Meglio
lasciar perdere…
E
così il suo umore, proprio in quei giorni che di solito adorava, era a
terra…
Non riusciva neppure a sentire l’atmosfera natalizia che la circondava
e questo
le spiaceva moltissimo.
Per questo aveva deciso, proprio il giorno precedente, di invitare i suoi colleghi a casa sua per la cena di Natale. Di solito si ritrovavano tutti da Bud e Harriet, ma ora l’amica aspettava due gemelli e non si era offesa quando Sarah le aveva detto che avrebbero atteso l’ora della funzione di mezzanotte a casa sua, anziché a villa Roberts. La casa era molto più piccola, ma lei non avrebbe offerto una cena: si sarebbe limitata ad un rinfresco, con tartine e dolci, del punch e dell’egg-nog caldi e tutto quello che serviva per ingannare l’attesa e passare una serata tra amici. E, soprattutto, non sentirsi troppo sola.
Sì,
aveva preso la decisione giusta. Certo, aveva ancora del lavoro da
sbrigare e
parecchio, ma domani sarebbe stato il suo ultimo giorno in ufficio e
avrebbe
avuto due giorni interi per addobbare al meglio la casa e preparare
tutto… Ce
l’avrebbe fatta. Era un Marine, dopotutto!
Immersa
in quei pensieri, non si accorse della lastra di ghiaccio che ricopriva
parte
della strada che stava percorrendo.
L’auto
sbandò all’improvviso e andò a sbattere contro un albero: il colpo fu
violento
e Sarah Mackenzie perse conoscenza mentre, nell’abitacolo, le note di I’ll be home for Christmas continuavano
a risuonare struggenti… eppure mai, come in quel momento, erano
sembrate tanto
stonate.