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Autore: Jaded_Mars    12/03/2012    2 recensioni
Un insolito triangolo che coinvolge Duff McKagan, Joe Perry e una bellissima ragazza venuta da lontano. Il titolo della storia è piuttosto self explaining, ma ci sarà il lieto fine questa volta?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duff aprì a stento gli occhi. Si sentiva uno straccio ‘una merda vorrai dire!’ si corresse da solo.  Nemmeno si era alzato o aveva fatto il minimo accenno a muoversi che già gli girava freneticamente la testa come le pale di un elicottero e sentiva un incipiente senso di nausea chiudergli la gola. Quanto aveva bevuto nemmeno se lo ricordava, sicuramente tanto, così tanto da non avere nemmeno la minima idea di cosa diamine avesse fatto.  Guardò il soffitto bianco per meno di due secondi ancora in preda allo svarione post ubriacatura e subito richiuse le palpebre serrandole. Tanto non aveva nessun impegno quel giorno, poteva bellamente concedersi il lusso di bradipare un po’ nel suo lettuccio. Così si tirò su fino al naso le lenzuola, erano particolarmente morbide e profumavano di pulito, insolito, non se le ricordava di così alta qualità ‘sarà tutta colpa del cerchio alla testa che mi altera la percezione delle cose’ e si rigirò comodamente finché non sentì un corpo di fianco a lui che gli impediva di posizionarsi diagonalmente, come gli piaceva tanto fare occupando interamente il materasso. Si domandò chi diamine si fosse portato a letto quella volta, non amava particolarmente l’idea di avere fatto una stronzata del genere sapendo di avere per la testa Simone. Provava una sensazione sgradevole al pensiero di  essere stato con una donna che non era quella che amava, anche se lei ancora non sapeva nulla di tutto ciò ovviamente, voleva dirglielo nel momento più adatto possibile, e poi lui stesso faceva ancora fatica ad ammetterlo con se stesso, non era una cosa da poco. Così diede una pedata al sedere della ragazza e le farfugliò di andarsene fuori dai piedi il prima possibile senza rompere le palle, il tutto senza nemmeno darsi la pena di guardare chi fosse visto che non gli importava minimamente di quel dettaglio, tanto sicuramente sarebbe stata una di quelle cesse con cui finiva di solito quando non capiva più niente. Voleva solo riappropriarsi del suo spazio.

“Hey che modi! Buongiorno anche a te bell’addormentato!” sentì quelle parole di protesta pronunciate con un certo tono infastidito e gli si bloccò il respiro. Quella voce! “Simone?!” Era impossibile. Sbarrò gli occhi alla velocità della luce e la vide al suo fianco che si stropicciava il viso. Con quei lunghi capelli castani sparsi sul cuscino come una corona e il viso bianco come la porcellana era splendida, non pareva nemmeno essersi appena risvegliata.  Improvvisamente si sentì superattivo e tutto il suo malessere era scomparso magicamente. Contemporaneamente una strisciante sensazione di disagio e consapevolezza si insinuò nella sua testolina oramai lucida: aveva fatto una figura di merda. Colossale. Perché quella non era nemmeno lontanamente somigliante alla sua squallida stanzetta nell’appartamento che condivideva con Izzy lontano chilometri da lì, quella era la stanza di Simone e lui si trovava nel suo letto. Come diamine c’era arrivato lì? Cosa aveva fatto? Una serie di domande iniziarono ad affollare la sua testa, domande che desideravano un’impellente risposta. Si mise a sedere con uno scatto che per un attimo gli annebbiò la vista, l’illusione di sentirsi bene di colpo era appunto tale, il fisico non si era ripreso ancora, a differenza del suo cervello che ragionava bene. Si prese la testa fra le mani per cercare di fermare la stanza che gli girava intorno. Sentì una mano che gli si appoggiava delicatamente sulla spalla “Tutto bene?”  gli chiese la ragazza pacatamente. Gli si era avvicinata per vedere come stava, aveva una pessima cera, sembrava uno straccio. “Forse è il caso che fai le cose lentamente,  non mi sembri al top della forma, che dici?”. Duff annuì silenziosamente ed  aprì gli occhi per guardarla: maglietta e pantaloncini, vestita, niente completino sexy, niente…niente. Sperò di non avere combinato nulla con lei, lo pregò davvero,  gli sarebbe enormemente dispiaciuto non ricordarsene nemmeno. Come sperò anche di non avere fatto gesti azzardati o compromettenti, ma lo escluse, altrimenti se così fosse stato non si sarebbe certo trovato lì con lei.

“Ma...” non riusciva a trovare le parole per non sembrare lo stupido che era “come sono arrivato qui?” non gli riuscì molto bene.

Simone allargò gli occhi e lo guardò stupita, ma tutto sommato un po’ se lo aspettava “Sei venuto qui non so da dove, nel cuore della notte, e poi … ma non ricordi niente?”

Il ragazzo scosse la testa desolato “Assolutamente niente.” Era inquieto, non ricordarsi nulla di una serata già di per sé non gli garbava molto, se poi si trattava di essere arrivato da solo fino a lì e avere parlato con lei e aver potenzialmente detto le peggiori stronzate lo rendeva ancora più nervoso.  “Ho un buco totale, so che stavo con i ragazzi dopo il concerto e come sempre abbiamo bevicchiato un po’ tra noi per festeggiare, poi da un certo punto in avanti zero.” 

“Capito…” bello, era arrivato lì senza sapere come e non sapeva nemmeno quello che aveva fatto e soprattutto detto. Era piuttosto strano pensarci, le aveva praticamente urlato in faccia che era innamorato di lei e non lo sapeva. Forse era meglio così,  se non l’aveva detto prima ci sarà stato certmente un motivo. Senza contare che quello rendeva le cose più facili per lei, se così si poteva dire. Perché nemmeno lei voleva dirglielo, forse per un senso del pudore, forse per paura che lui avesse cambiato idea, forse perché prima voleva cercare di risolvere le cose con Joe. Forse perché aveva semplicemente paura di quello che sarebbe arrivato dopo, anziché essere felice sentiva un leggero senso di incipiente caduta nel vuoto, come se non sapesse essere pronta per una felicità vera come quella che avrebbe potuto avere con Duff.  “Ma davvero zero? Nemmeno un flash? Tipo che sei quasi inciampato mentre ti portavo qui? O che…”
“Non ho detto cazzate vero?”  la bloccò immediatamente, prima che potesse continuare, era ansioso “Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti ho offeso? Mi sono comportato male? Ti prego dimmelo!” le prese la mano istintivamente. “E non dirmi bugie!” le disse puntandole scherzosamente l’indice contro.

“Ma no, che dici? Non essere stupido. Sei stato solo un adorabile sbronzo. Sei svenuto sul letto lo sai?” sorrise. Era stato buffissimo, come lo era in quell’istante con quell’espressione di estrema vergogna che si era dipinta sul suo volto. “Dai tranquillo, non hai fatto niente di male su.” Gli passò una mano tra i capelli biondi arruffati mentre lui chiudeva gli occhi e arricciava il naso come un bambino. Fece passare quella stessa mano giù per il profilo del suo bel viso, erano così vicini che potevano sentire il suono dei loro respiri. Si sentiva così vicina a lui, non solo fisicamente ma in tutti i sensi, erano così affini che sembravano fatti per completarsi a vicenda.  “Anche se veramente una cosa me l’avresti detta…”  glielo voleva rivelare, si sentiva pronta, era bastato un semplice istante come quello per farle venire voglia di dirgli quello che lui le aveva rivelato durante la notte, ciò che lei stessa gli aveva detto quando oramai era già crollato nel sonno. Dopotutto non sarebbe stato poi così grave no? Poteva risolvere la situazione con Joe in qualche modo, sicuramente Duff l’avrebbe capito, forse anche aiutata. Perché aveva cambiato così in fretta idea? Perché aveva realizzato quanto fosse stato bello addormentarsi al suo fianco, e quanto altrettanto lo fosse svegliarsi con lui lì, seppure in quel modo brusco che certo non si aspettava. ‘Potrebbe succedere tutti i giorni’ come sarebbe potuto succedere tutti i giorni di stare con lui senza bisogno di nascondersi, senza reprimere i propri sentimenti. Quindi sì, desiderava raccontargli la verità.

Duff trovava così piacevole sentire le mani di Simone sulla sua pelle, era così intimo come gesto, non era la prima volta che succedeva. Si beò di quel contatto dolce ma poi rabbrividì quando gli disse quelle parole. ‘Eccola la cazzata!’ doveva per forza esserci, lo sapeva, non poteva passare una serata così senza ripercussioni. La guardò negli occhi mentre esitava a parlare, era così bella e innocente, chissà cosa doveva rivelargli. Un po’ per paura di quello che stava per dirgli e per il quale aveva la sensazione di non essere pronto, un po’ per istinto le prese il viso tra le mani, si chinò su di lei e la baciò sulla fronte, zittendola. Poi gliene diede un altro piccolo sulla punta del naso e percepì che era particolarmente tesa, senz’altro non se l’aspettava, ma nonostante tutto restava immobile. Riuscì appena a sfiorarle le labbra quando squillò il telefono, rompendo quel silenzio carico di non detti che aveva saturato l’aria, più chiaro di mille parole, quasi uno shock che fece sobbalzare Simone che, ripresasi dal torpore in cui era caduta, si mosse per rispondere. Dal canto suo Duff era piuttosto scocciato. Sbuffò mentre si sistemava meglio sul letto per fare spazio alla ragazza. Era arrivato a tanto così dal compiere un gesto il cui significato valeva più di una confessione verbale, almeno secondo lui, che se fosse stato ricambiato avrebbe dato conferma a quello che pensava da un po’, ovvero che anche lei provava i suoi stessi sentimenti. E invece quello stupido telefono aveva interrotto tutto.  Studiò i cambiamenti di espressione che si rincorrevano sul viso di Simone, stava diventando sempre più turbata ogni secondo che passava, i suoi occhi blu sembravano attraversati da una tempesta di preoccupazioni. Disse solo poche parole e Duff continuava ad osservarla cercando inutilmente di capire di che cosa si trattasse attraverso quei pochi monosillabi.  “Qualcosa di brutto?”  le domandò non appena la ragazza riagganciò la cornetta in silenzio, sembrava piuttosto grave e si stava iniziando a preoccupare per lei.

“Joe è finito in ospedale.” Rispose lapidariamente Simone non ancora completamente conscia di quello che era successo. Aveva solo sentito la voce neutra dell’infermiera che la pregava di recarsi il prima possibile dai medici affinché le spiegassero quello che era successo. Non riusciva a spiegarsi come nel giro di pochi minuti fosse cambiato tutto così in fretta, prima era lì con Duff che la stava quasi per baciare, un momento estremamente dolce e che le stava per togliere il respiro, quasi da film tanto era bello e poi bam! Una batosta del genere che l’aveva riportata bruscamente alla realtà. Si alzò di scatto per andare a cercare qualcosa da mettersi, con mille preoccupazioni che iniziavano ad assillarla. Corse verso il bagno per cambiarsi rapidamente per poi trovarsi di fronte l’ingresso Duff pronto per uscire “Ti accompagno!” le disse con tono apprensivo, non voleva lasciarla andare da sola per paura che potesse succederle qualcosa in quello stato di semi shock in cui si trovava. Ma Simone rifiutò l’invito, non voleva tirarlo dentro quella storia, dentro quel mondo di responsabilità che non gli apparteneva e che era solo suo.

Mentre apriva la porta per andare si sentì fermare per un braccio, “Prima stavi per dirmi qualcosa, non è vero?” le chiese con aria seria, come se sapesse già che la risposta sarebbe stata cruciale, ma lei non se la sentì più di dirgli niente, non in quel modo, soprattutto non in quel momento. “Oh, nulla di importante, davvero. Magari un altro giorno te la dirò.” Gli rivolse un sorriso tirato, “Devo scappare, scusami!” e corse via verso le scale lasciandolo muto sull’uscio aperto, sentendo come un eco nella sua testa che le diceva che da quel momento in poi le cose con lui non sarebbero più andate come avrebbero dovuto essere. 

***
Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui! Ebbene non me l'ero scordata, sono solo stata un po' presa. 
Chiedo comunque venia per questo pastrocchio di capitolo, l'ho scritto in preda al jet lag e non riesco nemmeno a capire come sia venuto, ma spero vi piaccia comunque! 
Un baciotto special a Lau ed Ellie che mi commentano sempre e uno a tutti quelli che si danno la pena di leggere! 
Mars

   
 
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