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Autore: Anjulie    01/07/2003    1 recensioni
Lui, Benjiamin Price, è il famoso SGGK. Lei, Martine, una bambina di soli tre mesi. Accanto a loro gli amici, i compagni di squadra e una giovane donna… Clare, il cui passato è segnato da una tragedia che le ha sconvolto la vita. Saranno proprio Martine e Clare che, seguendo la traccia del cuore, insegneranno giorno dopo giorno, al tenebroso e solitario campione cosa significa amare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona settimana a tutti voi!

Grazie mille per le recensioni e la costanza con la quale seguite Scent of hearts.

Io, Benji e Clare vi siamo molto, molto grati!

Aspetto tante recensioni per questo nuovo capitolo… vedo quasi la fine della storia… è un puntino luminoso, là in fondo al buio più totale… aiutatemi a non perderlo di vista!!!

Aspetto sempre critiche e consigli.

Un ringraziamento di cuore a Sanychan che anche in mezzo alle bufere dei suoi impegni riesce a seguire anche i miei deliri incoraggiandomi come solo lei sa fare.

Un abbraccio affettuoso

Julie

 

CAPITOLO XV

 

 

Cos’è l’amore?

Domandate a chi vive

cos’è la vita?

Domandate a chi adora

chi è Dio?”

(P.B. Shelley)

 

“La vita differisce da un dramma

solo perché non ha trama, tutto

è vago e incerto, sconnesso

finché non cala il sipario.

E il mistero rimane mistero.

( E.G.Bulwer- Lytton)

 

 

IL vernissage di Andrew Klaus Binder si teneva in una delle gallerie più prestigiose di Monaco e, vista la grande fama dell’artista, la sala delle esposizioni era gremita di gente.

Sembrava che tutto il mondo artistico della città si fosse dato appuntamento lì e, tra il pubblico che sorseggiava cocktails e si guardava attorno con aria annoiata, Clare poté scorgere critici famosi come Anne Gaunter e Frederick Sperner e artisti del calibro di Vassili Kresnac e Hans Brisk.

Aveva deciso di visitare la mostra la domenica pomeriggio e, approfittando del sonnellino pomeridiano di Martine, aveva lasciato la bimba in custodia ad Anne Bauer con la promessa che sarebbe rientrata presto.

Il tailleur blu scuro con i risvolti bianchi attorno al collo e ai polsi, che Patty l’aveva convinta ad acquistare quando ancora si trovava in Giappone, era perfetto per l’occasione e Clare aveva raccolto i lunghi capelli biondi in uno chignon, lasciando libere alcune ciocche ad incorniciarle il volto. Un tocco di mascara e un velo di lucidalabbra avevano completato magistralmente l’opera, tanto che quasi non riusciva a riconoscere, in quella giovane donna elegante, la piccola Clare Miller che aveva lasciato il Giappone solo una settimana prima.

Aveva preso la metropolitana, incurante degli sguardi di ammirazione che riceveva e si era recata alla mostra, cercando di dimenticare la visita di Erika del giorno prima. Era rimasta sconvolta dall’apprendere che Benji aveva un’amante lì a Monaco e ancora di più nel sapere che la donna in questione era la figlia del presidente del Bayern Monaco. Bellissima, sofisticata… come avrebbe potuto competere con una come lei?

In principio non era riuscita a spiegarsi perché Benji avesse deciso di sposare lei anziché Erika ma la risposta era giunta automatica: Erika non sarebbe mai stata una moglie accondiscendente e difficilmente si sarebbe occupata volentieri Martine e Benji in realtà non desiderava sposarsi… con nessuna!

essere sposato con te mi fornirà un adeguato riparo da tutte quelle donne ansiose, in caccia di un buon partito “ aveva detto a Kanagawa ed ecco il risultato di quel folle accordo: con quel matrimonio aveva comperato una madre per Martine e niente guai. La sua vita sarebbe proseguita come prima e questo comprendeva continuare a circondarsi delle donne che aveva sempre frequentato.

Ma lei… sarebbe riuscita a sopportare quell’assurda situazione?

Benji era partito per disputare un incontro di campionato con l’Amburgo e, nell’impossibilità di un confronto immediato e diretto, Clare si era rigirata nel letto per tutta la notte.

La mattina seguente aveva deciso che se non fosse uscita per qualche ora da villa Price sarebbe impazzita e il vernissage di Binder le era sembrata l’occasione adatta.

Aggirò la ressa attorno al tavolo dei rinfreschi e decise di iniziare a visitare la mostra dal fondo della sala, dove l’afflusso delle persone sembrava essere diminuito un po’. I colori che Binder usava per i suoi quadri erano uno spettacolare miscuglio cromatico che delineava forme e dimensioni in maniera incredibilmente surreale, facendo pulsare di vita la tela. Le sue modelle erano calde, erotiche, i visi che riflettevano lo stato d’animo, ora imbronciato ora ridente. Passò estasiata da un quadro all’altro, cercando di assorbire le immagini, lasciandole scorrere dentro di sé per evocare le emozioni che le trasmettevano.

- Le piacciono? -

Clare si voltò di scatto e si trovò davanti un alto uomo biondo, dalla corporatura snella, vestito elegantemente con una giacca di velluto e un paio di pantaloni scuri.

Annuì esitante – Sono molto belli. –

L’uomo le sorrise e le tese la mano – Jordan Steiner - si presentò

Clare si irrigidì un tantino e guardò la mano tesa con diffidenza poi gli strinse brevemente la mano

- Clare Miller – disse, spostando immediatamente lo sguardo sul dipinto che aveva di fronte.

Jordan non si perse d’animo di fronte all’apparente freddezza di lei e con un gesto del bicchiere indicò un quadro raffigurante un nudo di donna. I fiammeggianti capelli rossi dell’avvenente modella erano sparsi nell’erba e creavano un piacevole contrasto – Davvero notevole – commentò

Clare non rispose, sperando ardentemente che quel seccatore smettesse di importunarla e passò ad ammirare il quadro successivo.

I vivaci occhi azzurri di Jordan si soffermarono sulle fattezze della ragazza, ammirando in silenzio i lineamenti perfetti di quel profilo delicato e scorrendo sul corpo squisitamente delineato dal tailleur.

Era una vera bellezza e lui era certo di non averla mai incontrata a nessuno degli avvenimenti mondani che era solito frequentare eppure…

Aggrottò la fronte, scandagliando nella sua memoria… c’era in lei qualcosa di stranamente familiare che non riusciva a definire e Jordan non dimenticava mai un viso. Le si avvicinò di nuovo, cercando di ricordare

- Lei è una gallerista? – domandò dubbioso

Clare si voltò e Jordan non poté che osservare affascinato il bagliore dorato dei suoi occhi

- Herr Steiner, - la voce di lei benché gentile aveva un tono inflessibile e modulava le parole con un musicale accento straniero - Sono mortificata se le ho dato questa impressione ma non cerco compagnia. Sono venuta solo per ammirare la mostra. -

Detto questo Clare si voltò e si allontanò di alcuni passi fra la folla lasciando Jordan a fissare la sua schiena inebetito. Non gli era mai capitato di incontrare una donna che lo apostrofasse con una tale disarmante franchezza. L’urto involontario del gomito di una signora sulla sua schiena lo riportò alla realtà e si affrettò a farsi largo fra i visitatori

- Aspetti! Signorina Miller! -

Con un balzo superò il passo sostenuto di lei e le si mise di fronte – Aspetti, mi scusi – iniziò con un sorriso titubante – Non volevo essere importuno. -

Clare annuì lentamente e fece per oltrepassarlo ma Jordan la precedette – Mi permetta di farmi perdonare. – si scusò con un’espressione contrita sul bel volto, toccando con una mano la spalla di un uomo accanto a sé – Signorina Miller le voglio presentare Andrew Binder. -

L’uomo si voltò verso di lei e Clare si trovò a guardare il volto inconfondibile, dai tratti marcati, e dai penetranti occhi grigi del settantenne Andrew Klaus Binder

- Jordan sei sempre il solito spudorato dongiovanni. – il volto del maestro si aprì in un largo sorriso – Lascia in pace la signorina. – lo rimproverò bonariamente.

Jordan si fece da parte e gli attenti occhi grigi dell’artista si posarono sul volto di Clare, tendendole gentilmente la mano – Sono Andrew Binder, mia cara, e sono davvero molto lieto di fare la sua conoscenza.-

Clare gli strinse la mano rugosa e fu sorpresa dalla stretta sorprendentemente decisa

- Sono io ad essere onorata, maestro – mormorò emozionata

Andrew Binder osservò attentamente con l’occhio dell’artista i lineamenti raffinati della giovane donna e non vi trovò segni di adulazione o piaggeria nell’espressione entusiasta del suo volto

- Le piacciono i miei quadri? – domandò interessato

- Oh, si – gli occhi di Clare brillarono di piacere e sia il pittore che Jordan trattennero il fiato, storditi di fronte alla luminosità di quel sorriso – Sono bellissimi. Così pieni di vita, così incredibilmente palpitanti. -

Il maestro la scrutò attentamente - Sono molto contento che i miei dipinti incontrino il suo gusto, signorina Miller. Si intende di pittura? –

Clare arrossì leggermente – Veramente dipingo… un po’. – confessò quasi riluttante

- Benissimo - Andrew Binder era visibilmente compiaciuto mentre, passando di fronte ad un esterefatto Jordan, la pilotò con una mano sotto il gomito verso un lato estremo della sala – Allora forse potrà darmi una sua opinione di questi qui. -

Il maestro la condusse accanto ad una piccola parete dove una decina di quadri di medie dimensioni erano stati appesi senza alcun ordine apparente

- Ho sempre avuto l’abitudine durante le mie mostre di presentare un certo numero di quadri non miei, quadri di artisti sconosciuti che mi hanno colpito particolarmente. – iniziò Binder con un ampio gesto della mano – Guardi questo qui, ed esempio. – disse, indicando una tavola ad olio che ritraeva una bambina seduta, intenta ad avvolgere la lana di un gomitolo – Mi è stato prestato da un amico che l’ha acquistato ad una mostra durante un viaggio in Giappone. Appena l’ho visto ne sono rimasto folgorato. Guardi la purezza della linea, il tratto morbido… - le batté delicatamente il polso con un gesto un tantino paterno – è un quadro splendido ma non mi è stato possibile rintracciare l’autore… questo Millerc, così si firma, sembra che sia completamente fuori dal grande giro dei ritrattisti di fama eppure… -

Clare aveva osservato obbediente il dipinto indicatole me le era bastato uno sguardo per irrigidirsi impietrita. Non udì quasi i complimenti del maestro, né le lodi di Jordan.

Continuava a fissare in quadro, senza riuscire a distogliere lo sguardo.

Davanti a lei c’era uno dei ritratti che aveva venduto in Giappone ad una galleria alcuni mesi prima, quando ancora viveva al collegio di Mrs. Sommerson. Non sapeva chi lo avesse acquistato e adesso era appeso lì, in Germania, alla mostra di Andrew Binder! Non riusciva a crederci.

- Che cosa ne pensa, mia cara? – il pittore si era voltato sollecito verso di lei e si preoccupò immediatamente del suo pallore improvviso – Si sente poco bene, forse… - 

Clare scosse il capo– Sto benissimo. - mormorò ancora stupita. Poi sorrise, cercando di dissipare i timori del maestro – Non mi aspettavo di vedere uno dei miei quadri appeso in una mostra importante come la sua. – confessò ancora piena di meraviglia

- Vuole dire… - Jordan era rimasto folgorato – Lei è il pittore Millerc? -

Clare annuì – Ho iniziato ad usare questo pseudonimo perché è molto più facile vendere i dipinti se i galleristi ti credono un uomo. Non volevo ingannare nessuno. – spiegò con un sorriso di scusa.

Andrew Binder le prese entrambe la mani fra le sue – Ma è meraviglioso! – esclamò – Questo sì che è un segno del destino. Deve promettermi che tornerà a trovarmi, mia cara, e soprattutto che mi consentirà di esporre altri suoi quadri. -

- Certamente - Clare sorrise entusiasta - Sarà un grande onore per me. -

Il maestro si sostituì a Jordan in qualità di anfitrione e le illustrò le sue opere chiedendole un giudizio, commentando insieme la tecnica, e presentandola ai critici come l’autrice del Millarc che lo aveva tanto affascinato. A Jordan non restò altro che seguire la scia di quella incredibile donna che era apparsa dal nulla e sembrava aver stregato il celebre artista. Non aveva mai visto Andrew Binder tanto eccitato.

Un’ora dopo Clare si rese conto di quanto si era fatto tardi e si scusò con il maestro. Andrew Binder non volle sentire ragioni e dopo essersi fatto promettere che si sarebbero rivisti prima della fine della settimana le offrì la propria automobile per accompagnarla a casa, consentendo a Jordan di scortarla fino alla vettura.

- La aspetto presto – le disse stringendole la mano sottile in segno di saluto – Abbiamo molte cose di cui parlare. -

L’incontro con il famoso pittore era stata una sorpresa alla quale Clare non riusciva ancora a credere e acconsentì docilmente – Sarà un grande piacere per me venirla a trovare, maestro – 

Jordan la accompagnò fuori dalla galleria dove l’automobile di Binder la stava aspettando

- Non era così che immaginavo sarebbe finito il pomeriggio. – ammise tenendole aperto lo sportello

Lei sedette sul sedile posteriore della vettura con un pallido sorriso

- Non avrebbe potuto finire diversamente, Herr Steiner – ribatté seria – Comunque le sono molto grata per avermi presentato Andrew Binder. -

- Ahh… - le labbra di Jordan si allargarono in un sorriso – Allora ammette di essermi debitrice - le disse attraverso il finestrino aperto non appena lei si fu accomodata – Perché non acconsente a contraccambiare tenendomi compagnia questa sera a cena? - 

Clare scosse il capo con fermezza – Per sdebitarmi le regalerò un quadro. – disse con un bel sorriso – Lo lascerò alla galleria del maestro e lei potrà venire a ritirarlo. -

Jordan fece una smorfia – Non era proprio quello che volevo… - tenne a precisare

- Temo che si dovrà accontentare. -

- Lei è una donna molto egoista, signorina Miller – replicò lui con un sogghigno

Clare lo fissò con uno sguardo a metà tra il divertito e l’esasperato – E lei è un uomo davvero troppo insistente, Herr Steiner -

Jordan si raddrizzò tenendo una mano ancora posata sul bordo del finestrino

- Ci rivedremo? -

Lei scosse lentamente il capo – Credo proprio di no. Le auguro una buona serata –

Si chinò leggermente in avanti e diede l’indirizzo di casa all’autista. Jordan tolse la mano dal finestrino e osservò pensoso il profilo di Clare scomparire dietro il vetro azzurrato del finestrino della berlina. La sua mente fu attraversata da un’immagine folgorante e improvvisamente tutti i pezzi del mosaico si incastrarono perfettamente a comporre un’immagine definita.

Quel viso… osservò la vettura allontanarsi nel traffico. Meno di un mese prima aveva potuto ammirare quelle stesse delicate fattezze sulle pagine di una rivista scandalistica, mentre Erika andava su e giù per la sua stanza da letto farneticando dietro alla sua assurda infatuazione per quel portiere.

Clare Miller era… era Millerc, il pittore senza volto.

Poteva aver sentito male? No… certamente no.

Tutti conoscevano quel quartiere elegante, dove sorgevano le ville degli industriali, dei politici e delle personalità più in vista di tutta Monaco, ma Ville Rose era una delle dimore più belle, circondata da uno splendido parco, ed era inequivocabilmente l’abitazione di Benjiamin Price, il portiere del Bayern Monaco.

 

Quando Clare mise piede nel vestibolo erano quasi le sette di sera e l’oscurità era ormai calata da un pezzo ma la ragazza era ancora avvolta dalla nuvola di felicità che l’incontro con Andrew Binder le aveva regalato. Incontrò Mrs. Bauer in fondo alle scale, mentre si accingeva a salire per andare nella nursery da Martine, ma la governante la salutò appena, prendendole di mano la borsetta e sospingendola verso lo studio con un sospiro di sollievo

- Per fortuna siete arrivata, il padrone era molto preoccupato. -

Clare si impuntò un attimo, sorpresa dal tono preoccupato della governante – E’ successo qualcosa? Martine? – chiese mentre una morsa gelida di paura le stringeva il cuore.

Anne Bauer si fermò all’istante e sorrise per dissipare l’angoscia sul volto della ragazza

- Ma no! Assolutamente! La bambina sta benissimo. – Le strizzò l’occhio con fare complice – Solo… il padrone era in ansia perché non vi ha trovata qui al suo rientro dalla trasferta. Su, da brava, andate a tranquillizzarlo. – la invitò, riprendendo a sospingerla verso lo studio –- Salirete dopo a vedere Martine. -

In men che non si dica venne trascinata e lasciata sola di fronte al massiccio pannello di quercia che costituiva la porta dello studio. Si mordicchiò il labbro inferiore incerta.

Ammobiliata con pesanti mobili in noce intagliato, completamente rivestita di pannelli di legno e imponenti scaffalature quella stanza era l’unica, a Ville Rose, a rispecchiare perfettamente la personalità di Benji: oscura, dominante, impenetrabile. Era il suo rifugio prediletto, la tana del lupo, il suo sancta sanctorum personale.

Batté due colpetti in rapida successione e una voce dal tono irato tuonò un “avanti” da far gelare il sangue nelle vene. Scivolò silenziosamente all’interno della stanza illuminata fiocamente dalla luce di un’unica lampada e Guerriero, disteso a terra accanto al camino spento, alzò l’enorme testa in allerta.

Clare sussultò quando una sagoma imponente si alzò di scatto dalla poltrona, e si avvicinò a lei con lunghi passi adirati. Benji era ancora vestito con il completo scuro con lo stemma del Bayern Monaco ricamato sulla giacca, le larghe spalle squadrate che tendevano il tessuto della giacca.

Dopo averlo visto con addosso solo il costume da bagno, Clare sapeva che l’ampiezza delle spalle del SGGK non era frutto di alcun artificio e che le giacche gli venivano confezionare su misura, senza bisogno di alcuna imbottitura. In quel momento non riuscì a capire se fosse solo uno scherzo del suo cervello a farglielo apparire ancora più alto ed robusto.

Venne verso di lei, incombendo sulla sua figura minuta e riempendo velocemente il suo campo visivo, il volto quasi nascosto dalla tesa del cappello tirato sugli occhi. Dalla tensione dei muscoli delle spalle e dalla guancia, che fremeva furiosamente, Clare comprese che era furibondo e, per un istante infinitesimale, pensò irrazionalmente che l’avrebbe colpita.

Indietreggiò di un passo ma lui la afferrò poco gentilmente per un gomito e la sospinse al centro della stanza, costringendola sedersi su una poltrona, torreggiando su di lei

- Piccola sciocca – ringhiò, sovrastandola con tutta la sua furia - Si può sapere dove sei stata? -

Clare lo fissò fronteggiandolo, pallida e irrigidita, non riuscendo a comprendere il motivo della sua ira. Si  impose di smettere di tremare e trasse un profondo respiro

- Buonasera a te, Benji – lo provocò cercando di soffocare il tremito della voce – Come è andata la partita? Avete vinto? -

- Vinto un corno! – la collera di lui esplose come un vulcano e Clare sobbalzò, diventando se possibile ancora più pallida – Ti ho appena fatto una domanda ed esigo una risposta. Voglio sapere dove sei stata fino adesso! – urlò fuori di sé.

Rifiutando di farsi vedere spaventata, intrecciò le mani in grembo per nasconderne il tremito e fissò un punto lontano, oltre le spalle di lui

- Sono andata ad una mostra. – rispose compunta, cercando di apparire tranquilla e alzando il nasino per aria in un caparbio atteggiamento.

Benji si tirò indietro di scatto, ancora furibondo.

Osava sfidarlo! Quello scricciolo!

Un luccichio diabolico gli illuminò gli occhi, mentre l’attirava a sé con un unico gesto, il corpo asciutto e forte, enorme e minaccioso per le forme fragili della ragazza. Le diede una rapida stretta che le mozzò il respiro e rischiò letteralmente di stritolarla

- Sta bene attenta, bellezza – mormorò lui quasi dolcemente, il viso bruno chino sul suo -  Qui non si tratta di giocare a chi sia il più forte tra noi due. Anche se vorrei che tu non avessi dubbi sul risultato di una nostra eventuale sfida, ti ricordo che stiamo parlando della tua incolumità e ritengo in proposito di sapere assolutamente che cosa sia meglio per te. -

Bloccata da quella ferrea morsa, Clare gemette e pensò che quelle braccia come fasci d’acciaio avrebbero potuto frantumarla, se solo lui avesse intensificato di poco la stretta. Non riusciva quasi a respirare e poteva sentire il respiro bruciante di lui sul suo volto. Il contatto dei loro due corpi, delle solide cosce dell’uomo contro le proprie gambe tremanti era qualcosa di sconvolgente, eccitante e… pericoloso.

Meravigliata dal tradimento improvviso del suo corpo, stava per abbandonarsi a quelle sensazioni, quando l’immagine di Erika le balenò davanti agli occhi come un flash. Fu come una frustata in pieno viso che la fece rinsavire all’istante. Era diventata proprio come tutte le altre donne! Una delle tante ammiratrici che lo assedivano urlanti, che imploravano un briciolo della sua attenzione, lasciandogli speranzose il loro numero di telefono. Bastava un suo gesto, un solo cenno di quella testa orgogliosa, che lei era lì, pronta e disponibile. No… non poteva andare così… non poteva permettergli di maltrattarla e poi abbandonarsi fra le sue braccia! Doveva lottare contro qull’insano e divorante desiderio. Non voleva essere solo una delle tante!

Capitolò immediatamente, pur di mettere fine a quell’abbraccio soffocante.

- Non credevo di essere prigioniera in questa casa. – alitò, voltando il viso di lato per sfuggire al suo sguardo profondo, cercando di ignorare il piacere del suo corpo premuto contro quello di lui, solido come la roccia.

Benji scrutò attento il profilo delicato, stupito di quelle rapida resa. Aveva sentito il corpo di lei, prima morbido fra le sue braccia, irrigidirsi improvvisamente

- Non lo sei, infatti - ribatté allentando la stretta - ma questa non è Fujisawa. Qui siamo a Monaco e non è prudente per una donna andare in giro per le strade di notte e da sola. Potevi essere aggredita… o peggio. –La lasciò andare, consentendole di allontanarsi di qualche passo e ricomporre le sue straripanti emozioni. Nella mente dell’uomo si susseguirono le immagini angoscianti che lo avevano tormentato nelle ultime ore e la sua voce si ammorbidì un poco, mentre seguiva i gesti armoniosi di lei che lisciavano il tessuto gualcito dalla giacca - Promettimi che non farai mai più una sciocchezza simile. Ovunque tu voglia andare dirai ad Herbert di accompagnarti. -

Clare si rilassò un tantino e annuì leggermente, comprendendo finalmente la preoccupazione di lui

- Non lo farò più. – accondiscese, cercando di mettere insieme un sorriso. Il labbro inferiore le tremò un poco e Benji sorrise a quel debole tentativo

- La prendo come una promessa. – replicò, chinandosi ad accarezzare la grossa testa di Guerriero che stava seduto nervosamente sui posteriori, avvertendo l’umore teso del padrone.

Clare annuì - Comunque non ti devi preoccupare, avrei preso un taxi se Andrew Binder non mi avesse fatto accompagnare a casa con la sua automobile. -

Benji si voltò improvvisamente interessato – Binder? Il pittore? -

Clare annuì, stupita che anche lui lo conoscesse. – Si, come fai a saperlo? -

Lui le voltò la schiena, andando a versarsi una dose di liquore da una caraffa di cristallo - E’ famoso. – ribatté stringatamente.

Un lieve sorriso distese i lineamenti del volto di Clare, mentre si concedeva di ammirare non vista l’ampia struttura delle spalle di lui che si assottigliavano fino alla vita stretta. Era davvero un magnifico uomo e presto sarebbe stato suo… suo marito! E forse… forse con il tempo avrebbe iniziato ad amarla…

Si riscosse da quei sogni impossibili rimproverandosi mentalmente per quel desiderio irrealizzabile ma i suoi occhi rimasero accesi di una brillante emozione

- Sai una cosa? – mormorò sommessamente – Andrew Binder ha presentato alla sua mostra uno dei miei quadri e vorrebbe che gli consentissi di esporne altri. Non ho idea da chi si sia procurato il dipinto della bambina con il gomitolo. L’avevo venduto ad una galleria di Fujisawa mesi fa. -

Benji non replicò e si voltò verso di lei con il bicchiere di brandy in mano

- E tu cosa hai risposto? – chiese, facendo girare il liquore con un piccolo movimento del polso.

Clare rimase leggermente interdetta da quella domanda. Non riusciva a vedere lo sguardo di lui da sotto la tesa del cappello ma sentiva lo scorrere di quegli occhi scuri sul suo corpo come un’insistente carezza.

Si mordicchiò il labbro incerta - Ho accettato di incontrarlo di nuovo –- gli confidò un tantino imbarazzata – Anche se in realtà temo di non essere abbastanza brava da esporre con un artista del calibro di Andrew Binder -

- Lo sei. -

Il fondo timbro baritonale della sua voce le trasmise un brivido lungo la schiena e un caldo piacere le si diffuse attorno al cuore a quella lode inattesa.

Benji posò il bicchiere su un basso tavolino e si allentò la cravatta slacciando i primi due bottoni della camicia e passandosi stancamente la mano sul collo. In quel gesto Clare poté leggere la tensione che lo aveva tormentato e la fatica che adesso gli gravava improvvisamente sulle spalle. Era davvero un uomo enigmatico e Clare non riusciva ancora a capire cosa si celasse dietro quei suoi atteggiamenti di collera silenziosa, i suoi mutismi assoluti e gli sguardi imperscrutabili o, come poco prima, dietro quella furia incontrollabile.

Anche adesso, anche dopo aver permesso a Martine di entrare a fare parte della sua vita e avere iniziato ad occuparsene con una tenerezza che la lasciava stupefatta, non aveva mai abbandonato la gelida corazza sotto cui teneva sepolte gelosamente le sue emozioni più profonde e più vere.

Lo vedeva rinchiudersi volontariamente in una gabbia, fatta di orgoglio e solitudine… e rabbia.

Non ne conosceva il motivo ma una cosa era certa… Benjiamin Price aveva un cuore pieno di rabbia.

Si alzò dalla poltrona e si avvicinò a lui e, prima che egli potesse fermarla, alzò il braccio e con un gesto improvvisò gli sfiorò la fronte, facendo volare il cappello sulla poltrona.

Incontrò lo sguardo stupito di Benji e le traslucide iridi scure le bruciarono il volto con la loro intensità, prive, i quel momento, della difesa del cappello, calato a nascondere i pensieri di lui.

Prima che egli potesse alzare la sua maschera di impenetrabile indifferenza scorse tenerezza e preoccupazione nei suoi occhi e, annidato nelle oscure profondità, il desiderio.

Leggere la passione sul volto dell’uomo la inondò di una sconosciuta sensazione di potere e per un attimo la visita di Erika del giorno prima, le sue parole cattive e insultanti divennero solo un pallido episodio, sbiadito e superato dalla miriade di sensazioni che provava i quel momento.

Come poteva pensare a quello che le aveva detto Erika quando Benji la guardava in quel modo, con un desiderio incandescente acceso negli occhi scuri?  

Solo una settimana prima si sarebbe ritratta impaurita di fronte a quello sguardo di brace ma adesso, davanti al suo essere virilmente uomo, riusciva solo a sperare di diventare donna abbastanza da corrispondere l’ardore di lui.

La gelosia aveva affondato i suoi artigli e l’aveva aiutata a comprendere l’immensa portata dei suoi sentimenti. Lo amava e non avrebbe permesso ad Erika o a chiunque altra di portarglielo via.

Con un pizzico di sorpresa e di compiacimento si rese conto che stava crescendo, e molto in fretta.

Sotto lo sguardo meravigliato di Benji gli posò una mano sottile sul bavero della giacca, in un timido gesto confidenziale. Era la prima volta che lo toccava di sua spontanea volontà e sotto le sue dita le ampie fasce muscolari si contrassero al suo tocco e poté udire i forti battiti del cuore di lui farsi più rapidi.

La sorpresa giocò sul viso di Clare e un sorriso abbagliante distese i lineamenti di Benji, mentre la sua grande mano copriva quella di lei, trattenendola contro l’ampia distesa del suo torace come se volesse fonderla in esso.

Il portiere fece scorrere lo sguardo sul suo volto, soffermandosi sulle labbra morbide e leggermente dischiuse, e Clare lo stupì ancora una volta, alzandosi in punta di piedi, fino a sfiorargli le labbra con un rapido bacio.

- Grazie. La tua opinione è la più importante di tutte per me. – mormorò, facendogli scivolare la mano sulla mascella scolpita in una leggera carezza.

Bastò un attimo. Un breve attimo in cui il profumo di lei gli inondò i sensi, avvolgendolo tra le sue spirali, mentre il desiderio di prenderla fra le braccia gli faceva quasi piegare le ginocchia. Sentiva le labbra bruciare nel punto in cui quelle di lei lo avevano sfiorato e cercando di mantenere un minimo di controllo le posò entrambe le mani sulle spalle in una stretta delicata ma salda.

Clare lo aveva baciato spontaneamente e il piacere inatteso di quel gesto gli aveva acceso i carboni ardenti nelle vene. La voleva disperatamente ma voleva che anche lei lo desiderasse.

Di più. Voleva che lei lo amasse. Voleva vedere quegli occhi d’ambra pieni di pagliuzze dorate accendersi del fuoco dell’amore. Per lui. Solo per lui.

Le sfiorò la guancia con una mano, cercando di non perdersi negli abissi di quelle profondità, e tese il braccio oltre le spalle di lei verso un alto ripiano della libreria. Prima che Clare potesse dire qualcosa mise davanti ai suoi occhi un largo astuccio piatto di palissandro.

- Mancano solo quattro giorni al matrimonio e volevo che tu avessi questi. – disse rauco, facendo scattare il fermaglio.

Clare fissò in preda alla più completa confusione il filo di grosse perle, tutte perfettamente uguali, annidato in un letto di velluto blu scuro. La chiusura della collana consisteva in una perla scaramazza di un delicato color rosa, circondata da brillanti e, al centro del cofanetto, una coppia di perle, identiche a quelle della collana, erano montate su un supporto di platino e diamanti a formare un paio di orecchini.

Era nell’insieme quanto di più bello e prezioso Clare avesse mai visto

- Un regalo di nozze? Per me? – riuscì a chiedere, alzando lo sguardo fino ad incontrare quello di lui

Lo sguardo di Benji si addolcì di fronte all’incredulità di lei - E per chi altri acquisterei un simile dono, se non per mia moglie? – disse prendendo il prezioso girocollo e posando l’astuccio sul tavolo. La fissò intensamente, gli occhi scuri che scandagliavano irriverenti quelli dorati di lei – Ho pensato che le perle avrebbero avuto lo stesso bagliore della tua pelle – mormorò con voce arrochita

Le guance di Clare si tinsero di una sfumatura rosata al complimento e lo guardò mortificata – Io non ho nulla per te. -

Benji sganciò il fermaglio e fece dondolare la collana, liquidando con un breve gesto l’affermazione di lei – Sarai una madre meravigliosa per Martine e la più affascinante signora Price che si sia mai vista. -

Lei gli sorrise con un po’ di incertezza – Spero davvero per il bene di Martine che quello che stiamo per fare non si riveli un errore colossale. – mormorò cercando di soffocare l’apprensione

Lui non rispose e ristette davanti a lei in attesa. Clare capì che stava aspettando il suo permesso per aiutarla ad indossare la collana. Gli voltò le spalle e trattenne il respiro quando sentì le braccia dell’uomo circondarla per un istante e le sue mani calde sfiorarle la gola. Sentì il freddo delle perle contro la pelle e Benji armeggiò alle sue spalle con il fermaglio

- Riesci a chiuderlo? – bisbigliò lei, mentre un brivido di piacere le serpeggiava lungo la schiena al contatto delle dita di lui sulla nuca.

- Quasi – la voce di Benji aveva un tono divertito – Chiudere uno di questi affari è più complicato che parare un tiro di Schneider. -

Clare ridacchiò e inclinò il capo, sfiorandogli il mento con i suoi capelli. Il profumo di rose bianche lo circondò ancora una volta e una sferzata di desiderio gli incendiò i lombi.

- Fatto. -

Clare si voltò verso di lui con una piroetta - Come mi sta? – chiese scherzosa, inclinando leggermente il capo.

Benji la fissò: il sorriso di lei era così abbagliante che guardò appena la collana

- Benissimo. –

La castigata scollatura del tailleur era completamente inadatta al gioiello ma la vicinanza di Clare, il suo profumo e il suo dolce sorriso gli fecero affiorare alla mente provocanti immagini del suo splendido corpo, rivestito della sola collana e della sua gloriosa capigliatura.

Di colpo stare vicino a lei divenne insostenibile.

Fece schioccare le dita seccamente e subito Guerriero fu in piedi al suo fianco – Esco a fare due passi. Forse vorrai salire a vedere Martine prima che si addormenti. – borbottò senza guardarla in viso

Di fronte al suo sguardo sconcertato per il suo brusco cambiamento d’umore, le passò davanti senza attendere una risposta, chiedendosi per la milionesima volta come avrebbe fatto a resistere a quel matrimonio mantenendo intatta la sua sanità mentale.

 

  
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