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Autore: allison742    14/03/2012    13 recensioni
Semplicemente grazie. Grazie per essermi sempre vicino, qualunque sia il mio stato d’animo, e so che non è così facile.
Grazie per capire sempre quando è il momento di farsi da parte, lasciando intendere che per qualunque cosa basta una telefonata. Grazie per il caffè tutte le mattine.
Grazie per aver aspettato che fossi io a parlarti di mia mamma, di non aver insistito; o quasi.
Grazie per aver rispettato i miei tempi dopo l’incidente. Grazie per Nikki Heat. Grazie per tutto questo, per Parigi. Grazie per essere così come sei.
Grazie perché nonostante tutto sei ancora qua.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Io mi fido di te.

«Rick…Rick» lo chiamò Kate con la voce impastata dal sonno, picchiettando il suo petto. «Rick… ti sta squillando il telefono…»
Erano ancora abbracciati, nel letto, con le gambe intrecciate, così come le loro mani. Coperti solo da una trapunta rosa antico, che profumava di lavanda.
Avevano appena trascorso la notte migliore della loro vita. Avevano appena vissuto quel momento tanto atteso da entrambi, tanto desiderato.
C’era qualcosa di magico nell’aria, qualcosa di terribilmente giusto che aveva fatto in modo che due cuori si incontrassero.
Ma non era forse questo il compito di Parigi?
Il cellulare continuava a squillare ininterrottamente, e Castle non aveva ancora aperto gli occhi.
Kate decise allora di usare le maniere forti. Ok, stavano insieme, ma non era ancora pronta a fargli da segretaria.
Uscì dall’abbraccio dello scrittore e si diresse verso il bagno.
Tornò con un bicchiere contenente acqua gelata e, tolte le coperte, la versò sulla faccia di Castle.
«AH!! Ma cosa fai?!» urlò lui alzandosi di scatto.
«Il tuo cellulare squilla da un minuto e tu non ti svegliavi. Sbrigati a rispondere!»
«E che ne è stato del "Ciao Amore! Dormito bene?"»
«Rispondi!» disse lei lanciandogli il cellulare addosso, sorridendo.
«Pronto?»
«RICK! SI PUO SAPERE DOVE SEI FINITO?!» urlò una voce femminile. Castle dallo spavento allontanò il telefono dall’orecchio.
«Cosa?!»
«Dove sei? Avresti dovuto venire qui ieri per sistemare le ultime decorazioni e di te non ho visto neanche l’ombra!»
«Lo so, lo so! Il fatto è che nel mio Hotel sono state bloccate tutte le uscite a causa della bufera. Non so come sia dall’altra parte di Parigi, ma qui non ha ancora smesso!»
«E avvisare è passato di moda?!» chiese la donna ironica.
«Scusa, hai ragione. Ho avuto diciamo… degli imprevisti, meravigliosi imprevisti.» Disse guardando nella direzione di Kate, che si sedette in parte a lui e gli prese la mano.
«Ah… ci mancava solo questa! Lo scrittore innamorato!»
«Ehi! Come hai fatto a capire…»
«Mio caro! Sono un tantino più vecchia di te! Ne ho viste e passate tante… e, soprattutto ti conosco! Hai la voce da innamorato. Adesso sei seduto accanto a lei e le tieni la mano come è vero che mi chiamo Ellen!» disse ridendo.
«Ma cos’hai?! Un binocolo radar? Devo preoccuparmi?»
«Più che altro dovresti preoccuparti dei tuoi impegni! Hai già saltato ieri, quando pensi di venire a supervisionare?»
«Mi fido del tuo istinto. Lascio a te il comando vecchia!» rispose ridendo.
«Vecchia a chi?» urlò lei. Non era arrabbiata, ormai loro due facevano così; si conoscevano da tanto di quel tempo che Ellen era quasi una seconda madre.
«Ahaha!! Dai, lo sai che scherzo!» rispose lui mentre Kate lo guardava curiosa.
«Comunque… adesso concentrati, lo so che per te è difficile, ma dobbiamo fare un discorso serio, ce la fai?» chiese Ellen prendendolo in giro.
«Allora! la smetti di sottovalutarmi in quel modo?!» disse Castle facendo il finto offeso.
«Mi hai mai dimostrato la tua serietà?»
«Touchè!» concluse, mentre Kate era scoppiata a ridere; non conosceva quella donna, ma già le piaceva.
«Allora avevo ragione!! E’ lì accanto a te! La sento ridere!» disse soddisfatta.
«Va bene, mi arrendo! Sì, è qui con me e ci amiamo alla follia… e allora?»
«E allora deduco che la "sorpresa" salta…»
«SCHERZI?! Neanche per sogno! Tu farai tutto quello che ti ho detto e per quel giorno deve essere tutto pronto! Chiaro?»
«Ok, ok! Stavo scherzando, non serve che ti scaldi tanto!»
«Allora siamo d’accordo. Tu prepara tutto e io mi farò sentire. Promesso!» concluse sollevato.
«Quando il signor Richard Castle manterrà una promessa la terra invertirà la sua rotazione e il sole emetterà radiazioni azzurre!»
«Ahah! Fai la spiritosa tu, poi vediamo chi vince!»
«Io, sempre e comunque» disse calma e tranquilla Ellen.
«Meglio se non commento. Ciao vecchia!»
«Ciao scrittorino da quattro soldi!» lo salutò lei ripagandolo con la stessa moneta chiudendo la chiamata.
«Mi ha chiamato scrittorino!» disse con uno sguardo offeso rivolgendosi a Kate.
«Sì, ma sei il mio scrittorino.» Gli rispose buttandosi tra le sue braccia e dandogli il primo bacio del giorno.
Castle lanciò il telefono per terra, la strinse a se e invertì le posizioni.
Ecco, stava succedendo un’altra volta… si stavano di nuovo lasciando trasportare dalla passione e dall’amore che provavano l’uno per l’altro...
Kate gli mise le mani nei capelli e lo strinse ancora di più a se, impossessandosi delle sue labbra e del suo corpo.
Si staccarono per necessità di aria, ma Rick continuò a darle dei piccoli baci sul collo, che facevano impazzire la detective.
«Rick… aspet…» provò a dire lei tra un bacio e l’altro, ma la cosa stava diventando davvero complicata.
Castle riprese il possesso della sua bocca e fece finta di non sentire la voce di Kate.
«Rick… CASTLE!» urlò staccandosi per attirare l’attenzione dello scrittore, che nel frattempo si alzò sui gomiti preoccupato di averle fatto male.
«Tutto ok?»
«Sì! Solo che non mi ascoltavi»
«E sentiamo, cosa avevi da dire di così importante proprio in "quel" momento?» chiese cinico lui.
«Esigo spiegazioni sulla telefonata di prima» annunciò sgusciando fuori dalle braccia di Castle e sedendosi a gambe incrociate sul letto.
«Ah si? E da quando la signorina Beckett esige?» chiese lui con aria di sfida mettendosi a sua volta seduto.
«Da quanto ho il totale potere su di te» rispose semplicemente.
«Tu cosa? Ahah tu non hai nessun pote…» ma venne interrotto da Kate che gli prese un orecchio e lo strinse con quanta forza aveva.
«MELE! MELE! MELE! MELE! MELE!» urlò lui alzando le braccia in segno di arresa.
«Lo vedi? Ho il pieno controllo su di te. Ed ora racconta, chi era quella donna?»
«Si chiama Ellen. E’ una specie di zia per me. E’ stata, ed è tuttora la migliore amica di mia mamma. Lei l’ha conosciuta nel periodo in cui abitavamo qui, quando avevo più o meno otto anni… poi noi siamo partiti per l’America e lei è voluta restare a Parigi. Ma ci sentiamo spesso, siamo rimasti in contatto… soprattutto lei con mia mamma. Ellen, di lavoro, ha sempre fatto la manager, e da quando sono diventato famoso è lei che organizza i miei programmi.»
«Dalla Francia? E poi la tua manager non era Paula?»
«Ufficialmente è Paula, ma prima di prendere decisioni importanti chiedo sempre ad Ellen… soprattutto perché è più "matura" – come ama definirsi lei – e poi mi da consigli che nessun altro potrebbe darmi, probabilmente per il fatto che mi vuole davvero bene.»
«Tieni molto a lei da come parli» disse Kate con dolcezza prendendogli la mano.
«Sì, ci volgiamo bene a vicenda. Mi è stata molto vicino soprattutto quando ero piccolo e abitavamo qui.»
«E adesso ti sta dando una mano con una certa "sorpresa" a quanto ho capito…»
«Esatto!»
«E…»
«E niente! Non aspettarti che ti venga a dire cos’è!» sbuffò come se quello appena detto fosse ovvio.
«Ma dai… alla tua Kate?» chiese facendo una faccia da cucciolo prendendogli anche l’altra mano.
«Non usare quella tecnica con me! Stavolta non funziona. E dal momento che la sorpresa è per la "mia Kate" non ho la minima intenzione di svelarti il segreto… dovrai aspettare!» concluse con l’aria di chi non ha più niente da dire.
«Vorrà dire che lo scoprirò da sola…»
«Tanto non ce la farai mai... e anche se fosse? Perché devi rovinare tutto? Ti ho detto che è una sorpresa… e ti chiedo di aspettare pochi giorni… vedrai che poi sarai contenta di aver aspettato.» Disse diventando improvvisamente serio.
Kate rimase senza parole; non si aspettava una discorso del genere da Castle… ma non era forse anche per questo che l’amava così tanto?
«D’accordo. Io mi fido di te. Aspetterò.» disse sorridendo.
«Ripetilo per favore»
«Cosa?»
«Quello che hai appenda detto.»
«D’accordo!»
«Nono, dopo»
«Aspetterò» rispose sorridendo sotto i baffi; in fondo sapeva già cosa voleva sentirsi dire.
«No, prima! Quello in mezzo!»
«Io mi fido di te»
Si avvicinò e la baciò. Fu un bacio romantico, un bacio di ringraziamento, per tutto.
«E io ti amo, da impazzire! Mi hai rubato il cuore detective!» le disse prima di riprendere a baciarla.
Kate gli cinse la vita e si avvicinò a lui.
«Ti amo anche io! Ricordalo, sempre» gli sussurrò prima di appoggiare la testa sulla sua spalla e perdersi nel suo magnifico profumo.
 
Rimasero abbracciati per un tempo indefinito finchè Castle si alzò e andò verso il bagno.
«Dove vai?»
«Vado a prepararmi» rispose lui prendendo i vestiti dall’armadio.
«Perché? Dove andiamo?»
«Al massimo dove VADO!» disse sottolineando l’ultima parola.
«Da solo? E io cosa dovrei fare?»
«Vai a fare la sauna, un bagno in piscina, in palestra, a fare un massagio… non so; rilassati Kate! Siamo a Parigi!»
«Ma da sola non è divertente, anche se sarebbe magnificamente silenzioso senza di te» disse maliziosa.
«Così mi offendi» rispose dal bagno mentre accendeva l’acqua della doccia.
«E sentiamo, tu dove andresti tutto solo? Perché sarai solo non è vero?» chiese con tono severo.
«Sì sì! Sarò solo! Non preoccuparti. Devo andare a fare delle… commissioni!»
«E perché non potrei venire?»
«Perché… sorpresa!»
«No dai! Già ne devo sopportare uno di segreto, ma due non penso di riuscirci… dammi almeno un indizio»
«Ok, non puoi venire perché una delle "commissioni" è per te! sei contenta adesso?»
«Abbastanza» rispose sorridendo al pensiero che Castle usciva a prenderle un regalo solo per lei.
Passarono i minuti e di Rick neanche l’ombra, finchè non sentì scattare la maniglia e lo vide uscire dal bagno vestito di tutti punto.
«Non ti senti un po’ troppo elegante per andare a fare la spesa?» chiese lei scherzandolo.
«Con il termine "fare la spesa" hai appena ucciso tutta la magia che c’era un questo gesto. Comunque, come te, non ho portato vestiti comodi, dunque mi dovrò accontentare di essere magnifico.» Rispose passandosi una mano tra i capelli.
«Ciao! Ci vediamo tra un paio d’ore, tu rilassati ok?» disse dopo essersi ripreso dal suo memento di "ego assoluto".
Le diede un leggiero bacio e si diresse verso la porta.
«Ti amo!» le urlò prima di sparire nel corridoio.
«Anche io» sussurrò lei più a se stessa, perché era rimasta sola nel letto.
«Allora tanto vale rilassarci!» disse tirandosi le coperte fino al collo e chiudendo gli occhi.
 
«Salve signore, desidera?»
«Salve! Sono qui per ritirare la collana che avevo fatto preparare»
«A nome di…»
«Castle. Richard Castle»
«Arrivo subito. Solo qualche minuto grazie.»
«Non si preoccupi, faccia con comodo.»
Castle era arrivato, dopo una breve colazione, alla gioielleria, dove aveva fatto costruire una catenina per Kate.
Mentre aspettava si guardò intorno alla ricerca di un regalo per Alexis e sua mamma, lo aveva promesso ad entrambe.
All’improvviso, mentre era impegnato ad osservare gli orecchini di Swarovski partì una musica altissima, una musica da night club.
Si rese conto solo dopo qualche secondo che quella musica proveniva dal cellulare della commessa.
Si mise a ridere «Che suoneria assurda» pensò tornado ai suoi orecchini.
In quel momento si sentì vibrare il telefono e guardò il display: Kate.
«Non riesce proprio a starmi lontana…»
«Ciao! Ti mancavo già non è vero?» chiese mentre il suo ego occupava piano piano la stanza.
«A dire la verità volevo dirti che hai dimenticato il portafogli sulla sedia… ma cos’è questa musica?»
Prima che lui potesse rispondere arrivò la commessa dal retro urlando con una voce provocante e maliziosa: «Allora Signor Castle, vuole pagarmi in contanti o con la carta?»
A quel punto il sorriso scomparve dalle labbra di Kate, che fece due più due e gli urlò: «Per fortuna che dovevi andare a fare "commissioni" peccato che non avevi specificato il tipo! Sei sempre il solito. Siamo insieme da un giorno e mezzo e già vai nel club notturni… beh, sai una cosa?! Divertiti! Ma non aspettarti di trovarmi qui quando torni!» e chiuse la telefonata, mentre le lacrime scendevano senza freni, bruciavano le guance, ma, soprattutto, bruciavano nel cuore.
Una cosa però non sapeva: non era mai stata troppo brava in matematica.
Castle rimase spiazzato dalla conclusione affrettata della detective e, una volta riscosso, prese il cofanetto e disse: «Metta sul mio conto! E risponda a quel maledetto telefono!» poi uscì di corsa dirigendosi verso le scale; l’ascensore ci avrebbe messo troppo.
 
Arrivò davanti alla porta e la trovò aperta.
Stava già pensando al peggio quando la vide seduta sul letto, piangeva, ma per lo meno era ancora lì.
«Kate…» tentò.
«Vattene!»
«Aspetta, lasciami spiegare… c’è stato un malinteso… posso piegare tutto.»
«No, non serve che spieghi… è tutto chiaro, grazie… ora capisco a cosa sono davvero andata incontro, ora capisco a cosa…» non riuscì a terminare la frase perché Castle la interruppe.
«Vuoi diventare ufficialmente la mia fidanzata?» chiese all’improvviso aprendo il cofanetto e mostrando una bellissima collana di oro bianco, con appeso un ciondolo a forma di ciliegia. All’interno della ciliegia c’era inciso un cuore, che a sua volta aveva nell’interno la lettera K. Sul retro della ciliegia invece era incisa la lettera A.
Kate rimase senza parole, incantata a guardare quella meraviglia, vergognandosi del suo comportamento infantile.
«La musica che hai sentito era la stramba suoneria della commessa, e la voce era la sua… forse era un po’ provocante, ma non ho potuto fare niente… tu mi ha aggredito.»
«Io…»
«No, Kate. Adesso tocca a me parlare. Io ti amo, e questo credo di avertelo già dimostrato, ma non sono sicuro di riuscire a sopportare una scenata ogni volta che hai dei dubbi, infondati tra l’altro. Dunque credo che forse è meglio se chiariamo subito: io mi fido di te, ciecamente, e gradirei facessi lo stesso con me. Ti amo troppo anche solo per pensare ad un'altra. Io non voglio più nessuno nella mia vita a parte te, nessuno. Spero che adesso questo ti sia chiaro.»
Kate gli saltò al collo e scoppiò in lacrime; lacrime di felicità, amore, vergogna e umiliazione.
«Scusa! Ti amo tanto, non volevo. Sono stata davvero esagerata, è che avevo paura di perderti, di soffrire di nuovo. Ma ora mi è tutto chiaro…e sì! Voglio essere la tua fidanzata!» esclamò guardandolo negli occhi, per poi tornare a stringerlo più forte.
Quando si staccarono Kate riportò la sua attenzione sulla collana. Era davvero meravigliosa.
«Grazie, io… grazie!» disse prendendola fra le mani.
Solo allora si accorse della lettera A.
«E questa cosa significa?»
«Always» rispose lui. «Sì, ecco, scrivere la mia iniziale mi sembrava un po’ troppo da adolescenti, così ho messo la lettera A, per farti capire che ci sarò sempre, qualunque cosa succeda.»
Lei si avvicinò e lo baciò.
Si staccò però di colpo, tossendo.
«Kate? Stai bene?» chiese preoccupato.
Lei non rispose, ma continuò a tossire, appoggiandosi al letto.
«Kate! Kate rispondimi!» urlò lui prendendola per il bacino, per sorreggerla.
Lei smise di colpo di tossire e svenne accasciandosi a terra.
Castle si gettò su di lei, con le lacrime agli occhi.
Non dava alcun segno di vita, solo un lievissimo respiro. Le toccò il polso, era debolissimo.
«Kate!! Kate!! Non lasciarmi! Stai con me Kate!» continuò a urlare, inutilmente, perché la detective non riusciva a sentire niente.
«Qualcuno chiami un medico!» urlò Castle quando vide che si era formata una folla in corridoio, incuriosita dalle sue grida.
«L’abbiamo già chiamato! Sta arrivando» gli rispose un uomo sulla cinquantina.
Castle era nel panico, non poteva perderla, non ora che si erano appena trovati.
Le toccò di nuovo il polso e sentì che il battito si era ancora più indebolito.
«Kate! Non lasciarmi Kate! Ti amo! Ti amo! Non lascirmi…» ma ormai il suo era solo un sussurro, un lamento, annegato dalle lacrime che continuavano a scendere.
La strinse a se e pianse, pianse come non aveva mai fatto in vita sua…
 
 
 
"Ama!
Vivi la tua storia d’amore come la più bella delle favole.
Raccogline l’incanto.
Colleziona piccoli momenti importanti, fanne un grande tesoro di ricordi e di esperienza.
La vostra vita insieme dev’essere il più bello dei viaggi, un percorso, saggio e folle….
SI!
Vivi la follia dell’amore con una grande consapevolezza:
non si è MAI TROPPO FOLLI e soprattutto mai troppo folli d’Amore!"
[Anton Vanligt]
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao ragazze!! Scusate il ritardassimo!!
Ho avuto due settimane stra piene di verifiche e interrogazioni… ma ora eccomi qui!
spero che il capitolo vi piaccia!! L’ho fatto più lungo del solito per compensare l’assenza… almeno spero di esserci riuscita!
Aspetto le vostre recensioni!!
Ciao!!
Un bacio, Allison <3
   
 
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