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Autore: Strawberry Swing    18/03/2012    3 recensioni
< Vi è mai capitato di salire su un qualsiasi mezzo pubblico, che sia pure un autobus o un treno e non avere assolutamente niente da fare se non guardare le persone? [...] Insomma, sull’autobus si può incontrare davvero di tutto. Ed è per l’appunto su un autobus che ho fatto l’incontro che mi cambiò definitivamente la vita. >
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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I giorni passarono velocemente.
La caviglia si era sgonfiata del tutto e non mi doleva più; non feci più incontri indesiderati in facoltà mentre il mio rapporto con Luca andava perfezionandosi sempre più. Adesso si sedeva quasi sempre vicino a me a lezione e passavamo le giornate a chiacchierare ignorando i professori e i nostri amici. Scoprii di avere molte passioni in comune con lui in primis la danza classica e la letteratura inglese. Forse qualche atteggiamento omosessuale ce l’aveva, ma era così carino che io passavo sopra ogni suo commento schizzinoso o ogni suo atteggiamento effemminato.
Non le ritenevo importanti.. soprattutto perché lui flirtava costantemente con me, facendomi complimenti e ricercando il mio contatto fisico. Aspettavo solo che si decidesse finalmente a chiedermi di uscire con lui ma sembrava sempre più restio a farlo.
Così quel mattino mi svegliai con l’idea di andare a chiedergli io di uscire.
E che cavolo, eravamo nel 2011, l’emancipazione femminile era terminata da un pezzo e non sono mai stata la ragazza che aspetta il principe azzurro senza fare mai niente come la bella addormentata. Mi sentivo molto più la Mulan del XXI secolo, orgogliosa e combattiva. Mi ero vestita con impegno e persino truccata, uscii di casa in orario e avevo uno sguardo combattivo in viso, niente quel giorno mi avrebbe dissuaso dai miei intenti.
Riuscii a prendere il bus per un pelo e seduta nel primo posto libero, controllai l’orologio. 7.45. Ero decisamente in anticipo. Mi stampai un sorriso vittorioso in faccia e, preso l’i-pod, selezionai i miei adorati Coldplay e, muovendo la testa a ritmo di Viva la Vida, iniziai a guardare i miei compagni di viaggio per quel giorno e per quel tragitto. Non era possibile. Finalmente avevo preso delle decisioni in merito a Luca ed ecco che un altro ragazzo totalmente indesiderato, faceva la sua idiota comparsa. Non mi serviva la sua presenza, cercavo di ignorarlo ma era difficile a causa del suo sguardo insistente nei miei confronti. Era terribilmente fastidioso, più che fastidioso, era veramente una persona irritante. Però aveva davvero gli occhi più belli del mondo. Quando incatenò il mio sguardo al suo, sentii le farfalle allo stomaco e quella noiosa sensazione di intontimento che capita quando l’unica cosa che riesci a sentire non è che il rumore dei battiti di ali delle farfalle immaginarie. Però lui non sembrava così preso da quel nostro scambio di sguardo, tanto che, dopo avermi liquidato con un gesto della mano, tornò a guardare fuori, ignorando il rossore che mi era apparso, traditore, sulle guance.
Gli faceva piacere a quello stronzo il fatto di provocarmi queste sensazioni e si vedeva che ne era palesemente consapevole, si vedeva da come mi guardava, dal compiacimento che tutta la sua figura emanava dopo aver notato il mio imbarazzo e soprattutto dal ghigno che gli era apparso in viso. Che stronzo. Poi uno stridore di freni mi paralizzò sul posto, con un urlo incatenato in gola. Mi vidi sballottare in avanti, verso i posti innanzi a me e, come a rallentatore, mi arrivò un dolore lancinante alla testa per aver sbattuto contro la nuca del signore davanti a me. Mi lacrimavano gli occhi e  appena riuscii a risedermi composta iniziai a massaggiarmi la fronte finché non sentii un sapore acre in bocca. Mi passai una mano sulle labbra e mi accorsi di essermi morsa il labbro fino a farlo sanguinare. In quel momento alzai lo sguardo per cercare un fazzoletto dentro la borsa e mi accorsi che Matteo era caduto per terra, pochi posti davanti a me anche se non capivo come aveva fatto a cadere proprio lì, soprattutto perché era molto più avanti nel bus, vicino al conduttore. Guardandomi intorno mi accorsi che molta gente era dolorante come me ma sembravano tutti illesi. Mi avvicinai a Matteo che si era lentamente alzato massaggiandosi il sedere con una mano e con una smorfia di dolore sul viso.
-          Stai bene? Come diavolo hai fatto a cadere così? Eri seduto vicino al conduttore. Sei proprio un’idiota. –
-          Non sono affari tuoi, strega. Ti sei accorda di esserti tagliata il labbro? –
-          E io che volevo fare la gentile. Sei proprio un maleducato. E comunque tieni, ti sei graffiato tutte le mani. Ma che diavolo è successo? –
Allungai il collo per vedere la strada davanti a me. Sembrava che il bus fosse finito addosso a una macchina che doveva aver frenato all’improvviso, chissà per quale diavolo motivo, ma per ora sembravano tutti illesi. Si aprirono le porte e, aiutato Matteo a reggersi in piedi, lo scortai verso il bar a lato della strada. Un sacco di gente era accorsa a vedere l’incidente ma io non avevo alcuna intenzione di stare lì a sorbirmi le domande stupide della gente quindi aiutai il pazzo a sedersi su una delle sedie del bar e ordinai dell’acqua e del disinfettante per i graffi che aveva sulle mani. Lui mi guardava in silenzio, sembrava quasi che volesse cercare di capire se volevo avvelenarlo o medicarlo.
-          Dammi la mano imbecille, ti sei sporcato tutto. Non ti voglio mica avvelenare, bevi l’acqua mentre io tento di disinfettarti questi graffi che proprio non capisco come tu sia riuscito a farti. –
-          Ahia, mi fai male, stupida. Fai più piano. Sei proprio negata come infermiera. –
Lasciai perdere i suoi “gentilissimi” ringraziamenti e mi dedicai ai graffi, mi sembrava inutile ribattere alle sue battute. Finito con il disinfettante, posai le labbra sulle abrasioni della mano.
-          Ecco, adesso passa tutta la bua. Con te bisogna comportarsi come con i bambini di due anni. Pure mio fratello, che ne ha 6, è più maturo di te. –
Ignorai le farfalle che avevano ripreso a svolazzare nel mio stomaco e iniziai a trangugiare la bottiglietta d’acqua. Pagato al bancone, uscimmo dal bar e ci accorgemmo che nel mentre un’ambulanza era arrivata sul posto e stava prestando soccorso al conducente del bus, l’unico che sembrava avere effettivamente qualcosa di più serio, anche se non penso fosse niente di grave visto che continuava a sbraitare contro l’automobilista e per tenerlo fermo ci vollero due persone che gli intimarono di non muoversi, altrimenti avrebbe peggiorato la frattura che si era procurato. Ci si avvicinarono due paramedici che liquidammo tutte e due con un “stiamo bene” in coro. Subito dopo arrivò un altro bus per rimpiazzare il precedente che veniva spostato a lato della strada da un carro attrezzi e, fatti risalire i passeggeri, partimmo con il nuovo mezzo. Io e Matteo ci sedemmo vicini, senza neanche pensarci.
-          Allora stai un po’ meglio? Non ti bruciano più le ferite sulle mani? –
-          No, tutto ok. –
-          Meno male, sono veramente orgogliosa del mio lavoro. Sono proprio brava come infermiera. –
-          Si, ok. –
-          Ancora non mi hai spiegato cosa ci facevi in piedi in mezzo al bus. Ero convinta di averti visto seduto vicino al conducente, non lì dove sei caduto. –
-          Cazzi miei. –
-          Mamma mia come sei acido. Io ti ho salvato la vita e tu fai così. –
-          Pfff, salvato la vita. Che parolone. Comunque sei ancora sporca di sangue. –
-          Dove? –
-          Qui. –
Così dicendo mi passò un dito sul labbro inferiore. Mi fissava le labbra e io le socchiusi sotto il suo sensuale tocco fissando insistentemente le sue, che si aprirono in un sorriso. Puntai i miei occhi nei suoi, perdendomi in quel nero notte e lui si avvicinò lentamente a me. Sfiorò le sue labbra con le mie, non si poteva definire neanche un bacio a stampo, era giusto uno sfregamento. Nella mia testa l’unica cosa che riuscivo a pensare era “Baciami, baciami” e le mie farfalle si stavano facendo sentire più forte del solito. Continuavo a scrutare i suoi occhi e lui piano, piano si allontanò da me, facendo comparire un sorriso su quelle labbra che pochi istanti prima erano a contatto con le mie.
-          Così ti passa la bua. Ci si vede. –
Detto così non mi lasciò manco il tempo di dire qualsiasi cosa che si fiondò all’uscita del bus in quanto eravamo arrivati all’università. Feci per alzarmi anche io quando l’autista chiuse le porte e io rimasi incastrata sull’autobus, a fissare lo stronzo che se la rideva sul marciapiede e mi faceva ciao con la mano. Io lo odio.



*Angolo dell'autrice.
Buona domenica a tutti! Settimana scorsa non sono riuscita a postare la domenica causa problemi tecnici e personali, quindi ho deciso che avrei postato al mattino presto come sto facendo adesso, anche se io di domenica sono abituata a dormire fino a tardi.
Non voglio dire, come fanno tutti, di commentare il capitolo.. però mi farebbe davvero piacere ricevere delle critiche perchè a me, l'idea di questa storia, piace tanto ma non so se sono in grado di renderla bene e quindi vorrei un commentino da qualcuno completamente di estraneo.
Con questo grazie a chi ha messo la storia tra i preferiti e ha commentato i capitoli precedenti.
A domenica prossima.
Giulia
  
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