042. Day off
(Giorno libero)
"Se il riposo non è un po' ancora lavoro, è
subito noia.", Jules Renard
Il primo giorno libero da quando si era trasferita
a Central City.
Riza sarebbe potuta andare al parco, stendersi
sull’erba appena tagliata e leggere sotto il timido sole autunnale il romanzo
che vegetava sul suo comodino da settimane. Oppure sarebbe potuta andare a fare
shopping, spendere un terzo del suo ultimo stipendio per puro capriccio; ma
questo era un comportamento più tipico della sua amica Rebecca, non certo suo.
Magari avrebbe potuto pranzare in uno dei ristoranti del centro, concedendosi
anche un bel vino rosso corposo e il dessert (sicuramente cioccolato. Era tanto
tempo che non mangiava del cioccolato!).
E perché non tutte e tre le cose? Parco la
mattina, pranzo a mezzogiorno e shopping nel pomeriggio.
Purtroppo, però, la giornata del Tenente Riza
Hawkeye trascorse tra le corsie di un alimentari, uno spaccio di prodotti per
la casa, una ferramenta e un negozietto di arredamento. Shopping d’alta classe,
senza dubbio!
Prima di pranzo era passata per casa, aveva
lasciato le buste della mattina metà sul tavolo metà sul pavimento, aveva tolto
il guinzaglio al cane ed era uscita di nuovo, senza fidato cucciolo alle
calcagna. Il suo pranzo si era limitato a un panino veloce e un sorso d’acqua.
Altro che pranzo al ristorante, servita e riverita da un giovane cameriere!
E il parco, appena intravisto. Lei e Hayate lo
avevano attraversato la mattina senza fermarsi e solo perché era la via più
breve, a piedi, per arrivare dall’altra parte della città.
Così, senza che se ne fosse accorta (anzi, avrebbe
maledetto volentieri quell’inopportuno accorciarsi progressivo delle giornate,
man mano che l’inverno incalzava) era giunta la sera. I lampioni era stati
accesi e i negozi cominciavano a chiudere. Per fortuna che Riza era riuscita a
fare tutto quello che aveva programmato. Così finalmente, stanca per il
continuo correre, aveva rallentato il passo mentre tornava verso
casa con l’ultima busta di carta della giornata.
Passò davanti a un vicolo buio. Non la preoccupava
il fatto di trovarsi da sola in un quartiere non proprio tranquillo, di sera.
Con una mano teneva la busta della spesa mentre con l’altra si aggrappava alla borsetta.
Improvvisamente alle sue spalle spuntò una figura
losca.
«Dolcezza… è pericoloso camminare da sola a
quest’ora. Se vuoi posso accompagnarti a casa io».
Ecco il classico marpione, magari anche bello
ubriaco. Con tono freddo e distaccato, senza nemmeno guardare bene la persona
che le stava davanti, rispose «Grazie per il consiglio… ma non c’è bisogno».
«Non fare complimenti… ci sono un sacco di tipi
strani in giro da queste parti».
Solo allora notò il coltellaccio da macellaio che
la figura teneva in mano.
«Per esmpio Barry lo Squartatore!» le urlò
l’individuo spuntato dal nulla.
Ma Riza non era solita farsi prendere impreparata.
Dalla busta di carta tirò fuori una delle sue pistole e scaricò tutti i colpi
del tamburo su quel pazzo scatenato, che aveva cominciato a strepitare, vedendo
davanti ai suoi occhi invertirsi i ruoli carnefice-vittima. Finiti i colpi
della prima pistola, sganciò la seconda che teneva alla giarrettiera e cominciò
a far fumare l’arma.
Preso da un possibile attacco di isteria, il suo
assalitore si avventò verbalmente contro di lei «Un mostro come me ti assale, e
tu non dici niente? Vediamo se anche adesso non avrai nessuna reazione!». E con
le mani si afferrò la testa, o meglio l’elmo, staccandolo dall’armatura.
Riza sparò l’ultimo colpo, assolutamente non
colpita dal gesto dello squilibrato che aveva trasformato il suo brutto giorno
libero nel peggiore di sempre. L’elmo rotolò poco più di un metro alle spalle
dell’energumeno.
«M… m… ma non ti faccio paura neanche un pochino?»
evidentemente il cecchino non aveva scalfito solo l’armatura del criminale.
«Conosco qualcuno di simile a te, quindi…». Non
valeva nemmeno la pena di sprecarsi in spiegazioni.
«Simile a me? Parli di quell’Alphonse?». Ora sì che le cose si facevano
interessante, ma anche piuttosto preoccupanti. Com’era possibile che il più
piccolo degli Elric conoscesse quel tizio così poco raccomandabile?
«Geh eh eh!
Sei una sua amica? Comunque… sei forte signorina! ♥». Quella conversazione stava
assumendo toni raccapriccianti. Meglio far tornare il discorso sui binari.
«Chi diavolo
sei tu? E come mai conosci Alphonse?».
«Ho un debole
per le donne forti come te! ♥».
«Ehi! Non
cambiare discorso!».
«Penso di
essere cotto di te, signorina… ♥».
Decisamente il peggior giorno libero di sempre. E pensare che ancora doveva
finire.
Riza pensò subito di chiamare il suo superiore, che senza dubbio sarebbe riuscito a
fare chiarezza su tutta la situazione e, soprattutto, l’avrebbe liberata da quello
stalker scocciatore.
Compose il numero dell’ufficio del Colonnello a memoria, senza nemmeno guardare la tastiera del
telefono pubblico.
«Ah, Tenente Hawkeye. Sei tu» la accolse la voce di Mustang
dall’altra parte del telefono. «Che succede? Oggi non è il tuo giorno libero?».
In tutta sincerità Riza avrebbe voluto rispondere che sì, era il suo giorno libero, e proprio perché passava le sue giornate a
lavorare sodo, si meritava di passare il suo giorno libero al parco, a
ristorante o nei negozi del centro. Diamine! Per quale motivo esistono i giorni
liberi, altrimenti?
Nonostante questo, respirò profondamente con il naso prima di rispondere «Sì, ma ho catturato un tipo molto strano…».
«Un tipo strano?».
La sua richiesta d’aiuto era stata accolta, ora bisognava solo aspettare che il Colonnello la raggiungesse
(e sapeva che non avrebbe atteso a lungo. Roy si era agitato nel sentirle pronunciare
le parole “tipo molto strano”), mentre la sua spesa giaceva abbandonata in mezzo alla strada e Riza si riprometteva
che ci avrebbe pensato a lungo prima di prendersi di nuovo un giorno libero.
NOTE FINALI:
Eccomi qui di domenica sera, quasi notte, a dirla tutta, ad aggiornare. Non ho riletto il capitolo, lo rifarò quando ne avrò tempo ma soprattutto se ne avrò voglia. Però ho deciso lo stesso di aggiornare, perché:
a) domani ho lezione tutto il giorno, a pranzo un panino al volo, lezione, ripetizioni, cena e riunione che soquandoiniziamanonquandofinisce; motivo onde per cui aggiornare domani è un'impresa ipossibile, a meno che qualcuno non mi regali un giratempo! ♥
b) vi ho lasciato senza nulla, nè notizie nè theme nuovo per due settimane, e questo ha spezzato il mio povero cuoricino, che in questo periodo sto sovraccaricando di lavoro e angoscie. A dire il vero non sono stata bene queste due settimane e ultimamente ho deciso che devo giocare al barbiere di Siviglia, quindi tagliare almeno un paio delle mille cose che faccio per poter dedicare un po' di tempo a me stessa e a quello che amo fare, in primis scrivere.
Ma dei cavolacci miei non vi interessa un beneamato accidente, quindi autocensuro questo inutile monologo prima di inabissarmi.
Passiamo al theme: ispirazione venuta dal capitolo 30 volume 8 del manga. Ma quanto adoro Barry! ♥ e i suoi cuoricini a fine discorso? ♥ (tra parentesi ho imparato a fare questi benedetti cuoricini e ora vi ammorberò per un bel po' di tempo! ♥♥♥). Il theme non è particolarmente arguto o profondo, non era mia intenzione esserlo visto che che mi sarei voluta lanciare da una finestra al primo piano dopo aver letto il titolo!
I dialoghi sono presi dal manga, quindi non è roba mia ma della mia mammamucca preferita.
Grazie alle care commentatrici, oggi sono qui per voi, quindi vi meritate un applauso e una coccola e io vado a dormire che è meglio, visto i miei ultimi quindici giorni praticamente insonni.
Si vede che sono esaurita dalla incoerenza demenziale o demenzialità incoerente (a voi la scelta) di queste note autore...
PS. Il RoyAi è assente, ma non temete, con il prossimo theme mi rifaccio di tutto il romanticismo in arretrato! ♥♥♥