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Autore: Dannata93    19/03/2012    2 recensioni
Fan Fiction che segue la trama del film "Io sono Leggenda" e, in parte, anche dal meraviglioso libro di Richard Matheson, e narra gli avvenimenti che si sono svolti in quegli anni da un altro punto di vista.
Samantha Gray è appena maggiorenne quando scopre di avere un cancro e il suo medico le consiglia di sottoporsi alla nuova cura sperimentale della dottoressa Krippin.
La terapia la trasformerà in un mostro e solo grazie all'aiuto del dottor Thomas Wood il suo corpo riuscirà a sconfiggere il virus, ma non completamente...
Personaggi: Nuovi personaggi.
Spero di avervi incuriosito!
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Menzogne

Sam si mise a sedere, stiracchiandosi energicamente. Al suo fianco, ancora immerso nel mondo dei sogni, c'era Tom con il viso semicoperto dai capelli biondi non più corti, ma lunghi fin quasi alla spalla.
Continuava ad insistere affinché gli permettesse di tagliarglieli, ma il dottore sembrava felice di quel nuovo look.
Attenta a non svegliarlo, Sam uscì dalla loro cella, dirigendosi alla mensa. Vivevano nella prigione da quasi due settimane e l'umore del gruppo era alle stelle. Lo confermavano le allegre risate che le giungevano dalle altre celle o dal cortile, finalmente le persone sembravano aver riacquistato la speranza e la voglia di continuare a vivere, ricostruendo insieme una civiltà distrutta dal virus.
Anche lei stava finalmente cominciando a voltare pagina. Certo, il pensiero di avere poco più di tre anni da vivere e le iniezioni erano sempre pronti a rovinarle il buon umore, ma cercava di ignorarli e godersi appieno quelle giornate di pace.
Raggiunse il tavolo dei suoi compagni e subito Payton le corse incontro per farsi prendere in braccio. << Guarda che cosa ha preparato il nonno! >> strillò eccitata indicandole un vassoio colmo di fumanti frittelle.
<< Umm, sembrano deliziose! >> esclamò mettendosi a sedere con l'acquolina in bocca.
Ian si voltò verso di lei con la bocca completamente piena. << E lo fono >> biascicò rubandole una smorfia disgustata. << Sei un maiale >>
Il riccioluto scrollò le spalle con indifferenza, ingoiando rumorosamente il boccone. << E' colpa di Steve >> si difese. << I suoi piatti sono troppo buoni >>
<< Vero, ma mi fai venire da vomitare >>
La loro piccola discussione venne interrotta dall'arrivo di un esausto Tom, che li salutò con un vistoso sbadiglio.
<< Buongiorno, tesoro >> lo schernì Ian. << Anche stanotte Sam ci ha dato dentro con te? >>
Il volto della ragazza prese fuoco all'istante, mentre Tom si limitò ad ignorare la frecciatina, sedendosi al fianco della rossa.
<< Sei forse geloso? >> lo punzecchiò Ben, alzando finalmente lo sguardo dal piatto; negli ultimi giorni sembrava aver riacquistato un po' del suo solito buon umore. 
<< Lo ammetto, mi hai beccato >>
I due risero senza ritegno guadagnandosi un occhiata furiosa da parte di Samantha. << Gradirei che voi due la smettesse di fare i bambini! >> ringhiò acida, ma le sue parole servirono solo ad aumentare le loro risate.
<< Devo parlarvi di una cosa >> esordì Tom e i due ragazzi si zittirono all'istante, infastidendola ancora di più. Odiava il modo in cui lui ignorava i commenti dei loro compagni. Sembrava quasi che non gli importasse che quei due idioti facessero continuamente allusioni anche davanti a Payton o peggio, davanti ad altre persone che nemmeno conoscevano; era imbarazzante.
<< Ieri sera ho parlato con Mark > inspiegabilmente, nel sentire quel nome, il volto di Ian si adombrò e Sam gli rivolse un'occhiata incuriosita. Perché era così infastidito da Mark? A lei, quel ragazzo piaceva. Era simpatico, sempre pronto a dare una mano ed era solo grazie a lui se no vivevano più nel terrore. Proprio non riusciva a spiegarsi lo strano comportamento dell'ex agente...
<< Mi ha detto che, durante il trasferimento, la dottoressa Krippin era riuscita a portarsi dietro un sacco di attrezzature e aveva organizzato un laboratorio in un edificio poco distante dall'ospedale di Bethel >>
<< E allora? >> domandò Ben addentando un altro boccone di frittata.
<< Ci sta chiedendo se vogliamo aiutarlo a recuperare quelle attrezzature >> mormorò Ian e Sam guardò stupita il giovane dottore. << Sei impazzito? >> esclamò per niente entusiasta di quello che aveva in mente di fare. << Steve ha detto che la città è infestata da cacciatori del buio, senza contare i banditi che abitano sulle montagne! >>
<< Quelle attrezzature ci servono, Sam >> replicò Tom prendendole la mano. << Senza non riuscirò mai a trovare una cura al virus >>
Sbuffò spazientita; erano nuovamente arrivati a parlare di quel dannato virus.
Tom non voleva proprio arrendersi. Perché non riusciva ad accettare la sua decisione di smetterla con gli esperimenti?
Quando il suo medico le aveva diagnosticato il cancro, aveva provato di tutto per sconfiggerlo e cosa ci aveva guadagnato? Era sopravvissuta certo, ma ora doveva convivere con un mostro sanguinario che, ogni singolo giorno, lottava per spezzare le catene che lo tenevano imprigionato, impedendogli di divorare coloro che abitavano all'interno di quella prigione.
<< Ti ho già detto che non ho intenzione di continuare, Tom >> protestò alzando la voce e molte persone si voltarono verso il loro tavolo, ma poco le importava. << E' inutile che continui ad insistere >>
<< Ti stai arrendendo! > urlò furioso e Payton si rifugiò tra le braccia di Ian , spaventata. << Non puoi chiedermi di stare a guardare, fingendo che vada tutto bene! >>
<< Smettila >> disse Ian, indicando eloquentemente il resto dei presenti. << Se è questa la sua decisione... >>
<< NON TI CI METTERE ANCHE TU! >> sbottò alzandosi in piedi di scatto e la sedia cadde in terra alle sue spalle con un tonfo sordo. << SEMBRATE TUTTI IMPAZIENTI DI UCCIDERLA! E' SOLO PER COLPA VOSTRA SE HA SMESSO DI LOTTARE! >> concluse uscendo dalla mensa con rabbia e lasciando la sala nel più profondo silenzio.
Vedendo che Samantha sembrava troppo scossa per muoversi, Ian si apprestò a seguirlo con un sospiro rassegnato. << Vado a parlargli >>
La ragazza non disse niente, ma si limitò a seguire il giovane con lo sguardo, mentre la mensa cominciava a riempirsi di un brusio concitato; era ben consapevole che stavano parlando di lei.
Solo tre persone, al di fuori del suo gruppo, erano a conoscenza della sua situazione: Jack, sua madre e un loro vecchio amico di famiglia, John Davies, il secondo in comando nella loro piccola comunità ed era rimasta sorpresa nell'apprendere che avevano tenuto segreta la verità sulla morte di Rossio, ma dopo quella sceneggiata, sarebbero iniziate le domande e, alla fine, tutti avrebbero scoperto il suo segreto, la famiglia Gordon compresa.

Ian raggiunse a grandi falcate Tom, che si era fermato di fronte all'enorme portone della prigione ancora fumante di rabbia. << Lasciami in pace >> mormorò sentendolo arrivare. << Ho una gran voglia di prendere a pugni qualcuno >>
<< Non ti conviene provarci con me >> replicò tranquillamente il ragazzo. << Avrei sicuramente la meglio >>
<< Sparisci, Ian! >> ringhiò il biondo voltandosi di scatto con il viso contratto in un espressione di rabbia che, per un istante riuscì a turbarlo; non gli era mai capitato di vederlo in quelle condizioni.
<< Possibile che proprio non riesci ad accettare la decisione di Sam? >> insistette parandosi di fronte all'uomo. << Perché non fai come lei e ti metti il cuore in pace, Tom? >>
<< Voi non capite >> mormorò cupo, distogliendo il suo sguardo castano dal ragazzo. << Io posso guarirla >>
<< A volte mi pare che tu la consideri soltanto una cavia da laboratorio >>
<< Ti sbagli >>
<< Ne sei sicuro? >> gli domandò poggiandoli una mano sulla spalla. << Tu non tieni conto dei sentimenti di Sam. Ogni volta che le parli, finisci sempre col discutere di quel dannato virus e della sua situazione, come stamattina. Non capisci che in questo modo la fai solo stare peggio? >>
Tom non disse nulla. Ian aveva capito perfettamente i suoi sentimenti. Considerava Samantha una bella ragazza e ammetteva di provare attrazione verso di lei, ma il suo cuore sarebbe per sempre appartenuto a sua moglie e, per riavere indietro Anna, gli serviva Samantha e le avrebbe provate tutte per convincere il suo gruppo ad accompagnarlo a Bethel. Da solo, non aveva speranze di trasportare le apparecchiature utili per allestire un piccolo laboratorio, aveva bisogno di almeno un'altra persona, ma Ian e Samantha sembravano irremovibili e non aveva intenzione di farsi accompagnare da quell'incapace di Ben.
<< Non voglio recarmi a Bethel solo per le apparecchiature >> disse giocando la sua ultima carta. << Tu sai meglio di me che, se venissimo attaccati dai banditi delle montagne o dai cacciatori del buio non basteranno le mura della prigione e un po' di filo spinato per proteggerci >>
<< Dove vuoi arrivare? >>
<< Ci servono altre armi, quelle che abbiamo non sono sufficienti, senza contare il fatto che non abbiamo medicinali decenti, solo pastiglie per il mal di testa. Se qualcuno venisse ferito gravemente non potrei fare molto per salvargli la vita >>
Ian non era uno stupido. Sapeva che Tom stava cercando di convincerlo ad accompagnarlo a Bethel solo per i suoi scopi, ma aveva maledettamente ragione. Avevano poche armi, niente medicine e il piccolo orto seminato dal signor Gordon poteva bastare a produrre verdura per tre persone, non trentasette. Forse potremmo trovare altri semi per espanderlo... anche avere della benzina in più non guasterebbe...
Scosse la testa. Si stava lasciando convincere! Era un'impresa folle, milioni di cose potevano andare storte... eppure continuava a pensare a ciò che non avevano, alla possibilità di dover affrontare un attacco... alle possibili malattie che i sopravvissuti potevano contrarre... nemmeno erano certi che, nel gruppo di Jack fossero tutti immuni al virus o che non fossero malati, magari qualcuno stava nascondendo i sintomi del contagio, con le apparecchiature di cui aveva bisogno, Tom avrebbe potuto far fare a tutti delle analisi per accertarsene...
Sono un deficiente! si maledì prima di comunicare la sua decisione a Tom. << Hai vinto, verrò con te >>
Sul volto del giovane medico comparve un sorriso vittorioso. << Grazie >>
<< Avrete bisogno di una guida >> si intromise una terza voce ed entrambi si voltarono verso colui che, per tutto quel tempo, aveva origliato alla loro conversazione. << Mark! >> esclamò sorpreso Ian, trovandosi davanti al figlio del loro salvatore e subito venne assalito dal panico pensando a quello che poteva aver sentito e capito riguardo alla situazione di Sam.
<< Prenderemo in prestito il fuoristrada di Parker e, visto che il viaggio per raggiungere Bethel è di un'ora buona, ne approfitterete per raccontarmi la vostra storia, in particolare quella di Samantha >> continuò ignorando le loro espressioni shoccate. << La vera storia >>

Sam si fermò con la mano sulla maniglia della porta che la separava dalla cucina con il cuore a mille. Forse non era una buona idea rivelare al signor Gordon la sua storia, o per lo meno, non da sola; avrebbe fatto meglio ad andare a chiamare Ian e Tom, sempre se non fosse ancora arrabbiato con lei...
In quel momento la porta si spalancò e si ritrovò di fronte a Steve Gordon e il viso dell'uomo si aprì subito in un caldo sorriso. << Samantha! Sei venuta a chiedermi un'altra porzione di frittelle, per caso? >>
<< N-no >> balbettò arrossendo imbarazzata. << Volevo... volevo solo sapere se per caso gli serviva una mano >>
<< Beh, ci sarebbero i piatti da lavare >> disse indicandogli i due lavandini pieni di stoviglie << Stavo giusto andando a cercare Mark >> continuò facendosi da parte per lasciarla passare. << Oggi è il suo turno e Kevin si rifiuta categoricamente di farne uno extra, ma quello scansafatiche si è volatilizzato >>
Sam sorrise. << Anche io e mio fratello litigavamo spesso per lavare i piatti e non rispettavamo mai i turni >> confessò, mentre vecchi ricordi le riempirono la mente. Faticava a credere che fossero passati solo pochi mesi da quei giorni felici, sembravano appartenere ad un'altra epoca. << Allora, per farci smettere, nostra madre ci obbligava a lavarli insieme >>
<< E funzionava? >>
<< No, finivamo sempre per allagare la cucina e ha rompere un sacco di piatti e di bicchieri >>
<< Mi ricorderò di non provarlo mai con i miei figli >>
Risero e, per un istante Sam riuscì quasi a dimenticare tutte le sue paure. Era quello ciò che le mancava. Fare cose normali, come lavare i piatti, stendere il bucato, passeggiare... era solo grazie a Gordon se poteva di nuovo concedersi di vivere come un tempo, come un essere umano qualunque.
<< A che pensi? >> le domandò incuriosito Steve, notando la sua espressione assorta.
< A quanto è bello poter ritrovare un po' di normalità >> rispose sincere rimboccandosi le maniche, prima di immergere le mani nell'acqua calda del lavandino. << Adesso, anche lavare i piatti, mi sembra la cosa più bella del mondo! Ed è tutto merito suo >>
<< Mio? >>
<< Se non fosse stato per lei e, soprattutto per Mark, non avremmo mai avuto una seconda possibilità >>
<< Mi fai arrossire, se dici così >>
<< E la verità >>
<< Sei una brava ragazza, Samantha >> disse prendendole la mano bagnata tra le sue. << I tuoi genitori sarebbero fieri di vedere come sei diventata nonostante questo inferno >>
A quelle parole, il viso pallido della ragazza si incupì, lasciandolo confuso. << Ho detto qualcosa di sbagliato? >>
<< Io non sono una brava ragazza >> mormorò con amarezza. << E, dopo che le avrò raccontato la mia storia, sono sicuro che, anche lei cambierà opinione su di me >>
<< Cosa puoi aver fatto di così orribile? >>
Alzò il suo sguardo celeste sull'uomo che gli aveva ospitati senza fare domande, decisa a raccontargli tutta la verità. << Io... ho... >>
<< Papà! >> l'arrivo improvviso di Kevin interruppe la sua confessione e, dal volto spaventato capì subito che doveva essere successo qualcosa. Anche Steve lo notò subito e corse verso il figlio. << Che è successo, figliolo? >>
<< Mark... il dottore e... quegli altri due ragazzi... sono andati... a Bethel >> ansimò cercando di riprendere fiato e Sam si sentì sprofondare. Tom era riuscito a convincere Ian, Ben e Mark ad andare con lui!
<< E tu perché li hai lasciati uscire?! >> domandò bruscamente il padre. << Perché gli hai aperto il portone? >>
<< Mi hanno detto che volevano andare a tagliare un po' di legna ai margini del bosco! >> strillò il ragazzo ormai sull'orlo delle lacrime. << Mi sono accorto che mia avevano preso in giro solo quando li ho visti prendere la strada per la città! >>
<< Forse hanno deciso di andare in un'altra parte della foresta >> provò a suggerire Steve, ma glielo si leggeva chiaro in faccia che non credeva nemmeno lui alla sue parole.
<< Asce ed accette sono ancora al loro posto >> si intromise Jack Parker facendo il suo ingresso nella cucina, seguito a ruota dalla madre che, non appena la vide, rivolse uno sguardo di puro odio a Samantha.
Rabbrividì, quando incrociò lo sguardo della donna ed, per un istante, fu tentata da un'irrazionale voglia di fuggire dalla stanza o, come le suggeriva il virus, di attaccarla prima che fosse lei a farlo, ma si trattenne, cercando di recuperare il controllo delle sue emozioni.
<< Non mi importa molto dei tuoi compagni >> continuò il ragazzo rivolgendosi a Sam. << Ma non posso permettere che colui che ci ha salvato la vita, muoia per colpa dell'egoismo di quel tuo dottore da strapazzo! >>
<< Io non ero d accordo con Tom e nemmeno Ian >> protestò freddamente Sam. << Non so cosa abbia spinto lui Ben e Mark ad accompagnarlo! >>
<< Il tuo piccolo gruppo di idioti porta solo guai! >> ringhiò Jack avvicinandosi a lei, lasciando solo pochi centimetri a separarli . << Ci siamo fidati del vostro piano e stavamo quasi per entrare in una città popolata da mostri! >>
<< Se non fosse stato per noi, a quest'ora vi ritrovereste ancora in quella scuola a nascondervi come conigli in trappola! >>
<< NON OSARE RIVOLGERTI IN QUEL MODO A MIO FIGLIO, LURIDO MOSTRO! >> urlò fuori di sé la donna, avventandosi su Samantha che, per un istante perse il controllo e si scrollò di dosso la madre di Parker con forza, mandandola in terra.
Si sentì un sonoro crack e i presenti videro la donna stringersi dolorante il polso sinistro. << Mamma! >> esclamò Jack accorrendo subito al suo fianco. << Razza di stronza! Le hai rotto un polso! >>
<< Io... Io non >> balbettò Samantha guardandosi disgustata la mani. Sentiva lo sguardo di Steve e suo figlio su di sé, ma non aveva il coraggio di voltarsi ad assicurarsene.
Corse fuori dalla stanza con le lacrime agli occhi, diretta al cortile e, senza pensarci, si arrampicò a fatica lungo le mura, rubando esclamazioni sorprese alle persone che si trovavano all'esterno per godersi il caldo sole della tarda mattinata. Il filo spinato le provocò numerosi tagli su tutto il corpo, ma in quel momento non sentiva dolore, ma solo una forte vergogna e rabbia per quello che stava diventando. Con un balzo, scese a terra avvertendo un leggere fastidio al piede destro. Ignorò ancora una volta il dolore e il sangue che gli colava dalle ferite e corse lontana dalla prigione.
Avrebbe riportato indietro quegli stupidi idioti anche a costo della vita e dopo, avrebbe lasciato per sempre la prigione.

Mark Gordon guidava stranamente in silenzio.
Dal primo momento aveva capito che il piccolo gruppo di Ian nascondeva un segreto, ma non si sarebbe mai aspettato di venire a conoscenza di una realtà così terrificante. Gli sembrava impossibile che dentro Samantha, quella ragazza dall'aspetto così innocuo, vivesse un mostro sanguinario in grado di uccidere una persona a mani nudi per divorare le sue carni, esattamente come quella che aveva ucciso sua madre. Eppure il dottore le aveva assicurato che non era pericolosa, fintanto che aveva il vaccino dell'antirabbica, ma il pensiero di sapere che quell'assassina si trovasse all'interno della prigione, con Kevin e suo padre, lo aveva quasi spinto a tornare indietro per cacciarla prima che potesse anche solo pensare di fare del male alla sua famiglia.
Era stato Ian e fargli cambiare idea, rivolgendosi a lui con un tono stranamente amichevole, pregando di pensare a come si comportasse la ragazza con Payton e, questo bastò per mettere a tacere tutti i suoi dubbi. Payton stravedeva per Samantha ed il sentimento era ampiamente corrisposto. Spesso le aveva viste giocare nel cortile e la ragazza non aveva mai torto un capello alla piccola anzi, era capitato che fosse proprio la bambina a causare accidentalmente piccoli danni alla sua compagna di giochi. Ricordò anche la tenerezza con cui Sam le augurava la buonanotte, oppure il modo in cui la stringeva a sé quando, sedute sul loro piccolo letto della cella le raccontava fantasiose storie di principesse o animali parlanti. Fintanto che avesse avuto il suo vaccino non avrebbe dovuto preoccuparsi di lei, ma dopo? Tom era sicuro di scoprire la cura, ma si vedeva bene che era l'unico che manteneva viva questa speranza. Tutti gli altri, Sam compresa, aveva smesso di crederci.
<< Siamo arrivati? >> la voce impaziente di Tom lo riscosse dai suoi pensieri e annuì, fermando lentamente il fuoristrada.
< Si >> rispose indicando il cartello. Welcome to Bethel. << Allora, qual è il piano? >>
<< Per prima cosa dobbiamo trovare il furgone >> gli spiegò Tom scendendo dall'auto. << Poi, mentre io e Ben carichiamo le attrezzature, tu che sei il più esperto della città aiuterai Ian a trovare armi, cibo e tutto ciò che riuscite a trovare di utile per la nostra sopravvivenza >>
<< E i medicinali? >> domandò Ian scrutando circospetto i dintorni; non gli piaceva il cupo silenzio che regnava in quella città.
Avrebbe tanto voluto che Sam fosse lì con loro, grazie alle sue capacità avrebbero individuato senza problemi la presenza dei cacciatori del buio all'interno degli edifici, senza proseguire alla cieca.
<< Di quelli me ne occupo io >> mormorò Tom, mettendosi a tracolla il fucile datogli da Mark, continuando a tenere sotto controllo Ben. Erano stati costretti a portarselo con loro perché li aveva scoperti mentre cercavano di far partire la macchina di Parker e, aveva minacciato di andare ad avvertire Samantha e gli altri; si poteva definire un ostaggio.
<< Bene, adesso che tutti sapete cosa fare, possiamo metterci in marcia >>
Il medico non vide lo sguardo che si lanciarono Ian e Mark alle sue spalle e, vedendo quell'espressione preoccupata sul volto dei membri più forti di quel piccolo gruppo, Ben si sentì morire; per colpa della sua dannata bocca si era ritrovato in quella orrenda situazione e si odiò con tutto sé stesso. Perché non mi sono fatto i cazzi miei? si maledì, mentre tremante di paura seguiva il resto del gruppo in quella che tutti avevano definito un'impresa suicida.

   
 
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