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Autore: Blue Drake    20/03/2012    3 recensioni
Questa è una storia senza futuro.
Questa è la storia di un passato senza coscienza.
Questa è la storia di un presente fra le ombre.
Questa è la mia storia.
Non sono sempre stato crudele. Non sono sempre stato freddo, cinico ed egoista. Un tempo non lo ero. Un tempo ero un bravo ragazzo, un ragazzo come tutti: normale.
Ma ci sono esperienze che cambiano la vita. Che ti strappano alla normalità, e ti privano di speranze e sentimenti.
Un tempo non era così. Un tempo io ero un uomo. Ed ora? Ora sono solo un'ombra...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dentro e Fuori dall'Agenzia'
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Capitolo 22

8 dicembre 1964 - "Difficili decisioni"

 

 

Tutto intento a placare l'ennesimo crampo che tormentava, ormai da qualche ora a questa parte, il mio corpo denutrito ed altamente snobbato, nemmeno mi resi conto che la porta si era socchiusa, facendo entrare qualcuno.

«Ciao, Jules»

Mormorò con voce pacata. A quel suono del tutto inatteso sussultai, sorpreso, voltando lentamente la testa per accertarmi dell'identità del visitatore di turno.

«D-Derek... Qual buon vento? Ti chiedo scusa per il disordine, ma non aspettavo ospiti»

Ironizzai, seppur incapace di muovere un solo dito.

«Sei uno straccio»

«Mmmmhhh... Mi mancavano proprio le tue dolci paroline»

«Parlo sul serio»

«Ahah... Senti, lascia perdere i convenevoli e vieni al sodo. Cosa sei venuto a fare?»

Tentennò. Per svariati minuti non spiccicò parola. Mi fissava, apparentemente assorto nei propri pensieri. Stavo quasi per addormentarmi, con la speranza, nemmeno troppo remota, di risvegliarmi tutto d'un pezzo. Non ne ebbi però la possibilità perché, sua Signoria Illustrissima, si degnò, finalmente, di sprecare la sua preziosa dialettica con la plebe - che sarei io -

«Quello che hai fatto... È stato molto stupido»

«Quale, delle mie innumerevoli prodezze, per l'esattezza?»

Roteò gli occhi, «Tutte. Ma in modo particolare l'idea di sottrarre l'auto e farti un pic-nic sulla costa. Quella, decisamente, è stata una mossa cretina e molto appariscente»

«Non era un pic-nic»

Tenni a precisare, brontolando ad occhi chiusi, mentre ripensavo al suono delle onde.

«Sei proprio uno stupido»

Socchiusi gli occhi, osservandolo con tutta calma.

«Meglio stupido che assassino...», poi feci una smorfia, «Ma immagino dipenda dai gusti personali».

 

«Eliah avrebbe voluto farti fuori e liberarsi, una volta per tutte, di questo problema»

Deglutii a vuoto, immaginando benissimo i piani di "pulizia" del gran capo del Consiglio.

«Sono ancora vivo, però. A cosa devo questa grazia?»

«Samuel e Louis non erano d'accordo. Volevano provare a... rimetterti sulla retta via - per così dire - Manuel, beh lui tiene in gran conto il parere del fratello. Scott e Michael sono in viaggio. Non ne sapevano nulla. Quando Eliah ha pensato bene di informarli, interrompendo la loro giornata sulla spiaggia, lo hanno mandato 'affanculo e sono tornati ad abbronzarsi»

Ridacchiai, mio malgrado, contrariando un poco Mr. Perfezione.

«C'è poco da ridere», mi ammonì, infatti.

«Quindi, se ho ben capito, erano tre contro uno?»

Annuì, «Più o meno, sì...»

«Ma?»

Chiesi, un po' sulle spine, sub-odorando qualche gabola inespressa.

«Mi ha chiesto di liberarmi di te».

Questo mi disse. Sempre con quel tono pacato e spaventosamente neutro. Impallidii.

«C-cosa?»

«Sai com'è fatto Eliah. È un po' psicopatico, e parecchio avventato»

«Qui-quindi... Sei qui per uccidermi?»

Sgranò gli occhi, sorpreso.

«No. Io... Mi sono rifiutato. Voleva ammazzare anche me, con le sue mani credo. Ma sono riuscito a farlo desistere. Mi dicono che sono piuttosto bravo nel convincere la gente. In un certo senso, credo abbiano ragione. In ogni caso, per ora, ho vinto io».

 

In tutto quel discorso, fui a malapena in grado di respirare. Probabilmente lui si rese conto del mio nervosismo ed ancora una volta riuscì a stupirmi.

«Nessuno ti toccherà. Se ci provassero, glielo impedirei»

Lo fissai, molto più che sorpreso, quasi sconvolto.

«Davvero?»

«Sì. Ma tu, per carità, fammi il favore di non provocarli di nuovo. Quella... cosa, quella specie di sceneggiata, davanti alla Commissione, è stata una gran cazzata. L'unico risultato che hai ottenuto è stato farli infuriare più di quanto già non fossero»

Mi incupii e, incapace di trattenere la lingua, precisai;

«Era solo la verità. Sono loro quelli con la coda di paglia, non io»

«Ma sei tu ad avere una pistola puntata alla testa, pronta a fare fuoco alla minima provocazione!», sospirò, «Non importa chi ha ragione e chi no, in questo caso. Importa unicamente chi ha maggiori probabilità di perdere. Tu non sei nelle condizioni di batterli, non con le tue sole forze. Almeno questo lo capisci, Jules?»

Mi presi un lungo momento, per metabolizzare le sue parole. Sì, per quanto mi costasse ammetterlo, ciò che mi diceva era vero. Non avevo alcuna possibilità di vincere al loro gioco. Erano troppi e troppo potenti. Mi avrebbero fatto a pezzi, prima ancora che riuscissi a trovare il modo per contrattaccare.

«Sì... Sì, lo capisco»

Fui costretto ad ammettere. Bruciava la sconfitta. Ma più di tutto, era la consapevolezza di avere le mani legate e, probabilmente, il futuro segnato, a sconvolgermi.

 

«Me ne voglio andare, Derek»

Per un momento, vidi la sua sicurezza svanire. I suoi occhi, spalancati ed increduli, sembravano persi nel vuoto. La sua pelle, già molto pallida, aveva perso ogni traccia di colore. Infine si decise a parlare, ma lo fece con voce malferma. Le sue labbra fredde tremarono appena, pronunciando quelle poche, difficili parole.

«Lo so. Speravo che non fosse così, ma... Non... c'è modo di tornare sulla tua decisione?»

«Non posso rimanere. Non posso pensare di continuare ad aiutare l'Agenzia a distruggere le persone. Non sono nemmeno sicuro di come potrò sopravvivere, dopo... questo. L'unica cosa che so, è che non voglio più farlo»

«Non te lo permetteranno», si premurò di avvertirmi.

«Lo so. Non mi importa. Troverò un modo per risolvere anche questo problema. In fondo sono stato preparato per ogni eventualità, no?», sorrisi, «Ed ho avuto un ottimo insegnante»

Sbuffò, borbottando indispettito, «Stupido ragazzino. Ti farai ammazzare. E per cosa, poi?»

«Per la mia vita»

Risposi, senza rifletterci neppure un secondo. Era la verità. Rivolevo la mia vita. Ed avrei fatto tutto ciò che era in mio potere, pur di riaverla...

 

   
 
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