10
CAPITOLO
Debolezze. Cassandro non ne aveva.
Tasmin
invece ne aveva una: amava.
Oltre ogni
ragionevolezza, oltre ogni timore, testardaggine o paura.. lei si era
innamorata di Cassandro. Non sapeva nemmeno come,
forse l’aveva amato fin dal primo istante in cui l’aveva visto sorridere, o
forse da quando lui aveva installato una barriera tra di loro, impedendole di
entrarvi.
A volte
amiamo ciò che ci fa più male.
Ma mai nella
sua vita avrebbe calpestato il suo onore per amore di un uomo che non la voleva
o che non l’amasse abbastanza; aveva già visto troppi legami sbriciolare al
vento per permettersi di sognare a occhi aperti come una bambina.
Le favole a
quei tempi non esistevano. Soltanto miti che narravano le gesta di grandi eroi
che alla fine finivano per cadere e perdere tutto solamente per un capriccio o
a causa di un destino crudele, che li conduceva alla pazzia.
Non aveva mai sentito nessuna storia a lieto
fine.
Quella di
suo fratello non lo era, e nemmeno la sua.
Quando
incrociava lo sguardo glaciale di Cassandro nel
palazzo faceva finta che il cuore non battesse impazzito o che la gola non si
inasprisse dal tentativo di urlargli atrocità contro. Le rimaneva completamente
indifferente e soltanto quando era da sola nella sue camere, lontana dai suoi
occhi, riusciva finalmente a dare libero sfogo al proprio dolore, mentre le
lacrime si confondevano con le gocce d’acqua che le bagnavano il viso e i
capelli.
Per sfuggire
a quell’amore straziante andrò incontro ad un altro amore: meno passionale o
distruttivo, ma allo stesso tempo intenso. Quello per suo fratello.
Voleva
essere utile a Alessandro, perché prima di tutto gli voleva bene e benché lui
volesse sembrare forte e sicuro, era sempre stato un bambino sognatore
bisognoso di una protezione, che Tess volentieri
voleva offrirgli.
Anche se
Alessandro fino alla fine dei suoi giorni ebbe un grande ascendente su di lei,
tanto che avrebbe potuto rovinarla semplicemente schioccando le dita; bastava
un suo cenno affinché accorresse da lui.
Dopo la
morte di Alessandro, quei ricordi destarono sempre stupefazione in lei poiché
il suo attaccamento verso suo fratello le sembrava una chiara manifestazione di
un affetto malato, di cui lei aveva ignorato i segnali, e li aveva scorsi solo
quando fu troppo tardi per tornare indietro.
Che ragione c'era di attaccarsi a lui in quel
modo? Forse per scacciare il macigno che Alessandro portava sul cuore a causa
della madre e che gli impediva di amare una persona in modo puro e nobile. Ma
così facendo, dimostrandogli il suo totale affetto incondizionato, Tasmin procurava nel fratello un ennesimo fardello dentro
il cuore impossibile da sopportare, e ancora più ardente.
Lei gli
voleva bene, ma non sarebbe stato certamente il fratello che avrebbe
liberamente prescelto. Soltanto più tardi avrebbe capito che Alessandro sarebbe
stato una condanna tanto quanto lo era Cassandro..
Per tanto
tempo infatti il re si portò il sacrificio della libertà di sua sorella,
privandole di andare dove volesse e pregandola, a volte con modi bruschi, di
seguirlo sempre. E Tasmin
a sua volta si lasciò trascinare da lui nelle avventure più folli solo per
assisterlo.
Una vera e
propria manifestazione di ossessione o di grande bontà, due qualità opposte, ma
che non escludevano l'altra.
Se a quel
tempo Tasmin voleva un bene dell’anima al fratello,
ciò non valeva per Rossane: le due si detestavano,
ogni qualvolta si incontravano facevano finta di non vedersi ed evitavano
confidenze, perché l’una non si fidava dell’altra e la vedeva come un serpente
pronta a rivoltarsi contro.
Una mattina
però Tasmin incrociò proprio Rossane
in una delle stanze private del re e appena vide che c’era soltanto lei
all’interno, cercò di voltarsi subito per non essere costretta a intrattenere
una conversazione con Rossane, ma proprio lei la
richiamò con la sua voce odiosa e stridula:“La principessina se ne va di già?”
domandò tagliente
“Si scusami
ma l’aria qui dentro sembra un’esalazione velenosa” replicò Tess
col suo stesso tono di voce, girandosi verso di lei.
“Se cerchi
Alessandro non è qui”
“L’ho
notato.”
“Sai..”
mormorò a bassa voce avvicinandosi piano a Tasmin “E’
davvero straziante.. che il mio re, mio marito, passi più tempo con sua sorella
o col suo migliore amico piuttosto che con me. E poi dopo si lamentano se non
do alla luce un’erede”
Il tono di
voce di Rossane sembrava sconsolato per via del
disinteresse del marito e delle malelingue che giravano sul suo conto; Tasmin avrebbe sicuramente provato compassione per lei
perché non augurerebbe a nessuno di avere un marito come Alessandro, che ama
alla follia il suo migliore amico.
Non esiste cosa peggiore per oltraggiare la
propria dignità.
Ma davanti a
lei c'era Rossane: un'inutile donna di montagna,
priva di alcuna intelligenza, il cui unico scopo della vita era farsi il trucco
per dimostrarsi più bella di ciò che era.
“Scorpioncello, per fare un bambino non basta chiacchierare
o parlare. C’è bisogno che ti faccia una lezione?” domandò Tasmin
in tono ironico chiamandola col suo nuovo appellativo. Lo scorpione le calzava
a pennello.
“Sei persino
più sfrontata di Alessandro. Ti credi superiore soltanto perché sei macedone e
io no? Sarai anche la sorella del re, ma io sono la regina e devi portarmi
rispetto” rispose sfrontata avvicinandosi a lei, per far valere la sua autorità.
Tasmin la
guardò per nulla intimorita anzi fu sul punto di riderle in faccia, visto che
quel ruolo non le si addiceva per niente e non meritava di esserlo.
Non per il
fatto che non fosse nobile, ma perché le mancava tutto ciò che una regina
abbisognava per essere amata: intelligenza, integrità, nobiltà d'animo,
bellezza sia esteriore che interiore, capacità nel valorizzare le amicizie
giuste e il proprio popolo. E cosa più importante: doveva capire e appoggiare
il re.
“Regina? E
di cosa? Delle capre di montagna?” la schernì Tasmin,
alzando giudiziosa il sopracciglio. Non le diede neppure il tempo di replicare
perché se ne andò lasciandola lì da sola come un baccalà; inoltre non aveva più
voglia di bisticciare, anche perché le bastava Cassandro
a farle saltare i nervi come una molla.
Caso voleva
che incontrasse proprio Cassandro, mentre camminava
furiosa lungo il corridoio. Allora si lasciò scappare un mormorio e cercò di
camminare più velocemente per sfuggire alle sue solite battutine e occhiate
maliziose.
Cercò in
tutti i modi di evitare il suo sguardo ma lui le sbarrò all'improvviso la
strada, facendola fermare di colpo.
Tasmin si
sentì involontariamente bloccata dal suo petto, ma non riusciva a guardarlo
sebbene lo volesse. C'era qualcosa che le impediva di farlo: come se si
sentisse paralizzata alla sola idea di farsi avvolgere dai suoi occhi
magnetici.
"Ho
bisogno di parlarti" sussurrò lui abbassando lo sguardo di lei, ma Tess non accennava minimamente a guardarlo, e deglutì per
scacciare la sua ansia.
“Ho da fare”
rispose lei con una voce che non appariva la sua. Sembrava così strano, ma
avendo Cassandro così vicino non riusciva ad essere
serena o a suo agio... era come se azzerasse tutte le sue convinzioni,
lasciandola dispersa dentro i suoi bellissimi occhi.
Cassandro
però non demorse visto che era abituato alla testardaggine di Tasmin e le chiese ancora con un tono più solenne e mite:
"Dammi
solo un momento."
Tasmin
allora fu sorpresa da quel suo strano tono di voce, così confortevole e privo
di ironie. Azzardò e decise finalmente di alzare il viso per guardarlo: voleva
sapere che espressione avesse, se le sue labbra si erano curvate in un sorriso
o se i suoi occhi avessero una strana luce particolare... come quella che aveva
visto il giorno prima, quando le aveva rivelato la verità su Filota.
In cuor suo
sperava davvero di rivedere quell'espressione in lui. Così triste, e
stranamente malinconica che lui non aveva mai mostrato a nessuno. Fino a quel
giorno.
Cassandro
però appariva perfettamente normale.
Tess si
strinse nelle spalle per niente convinta delle sue buone intenzioni, infatti
sembrava non volesse seguirlo per nulla al mondo e si mostrò reticente come al
solito.
"Prometto
di non mangiarti." Replicò lui con un sorriso, mostrandosi stranamente
gentile.
Tasmin lo
guardò duramente perché non riusciva a capire questa sua urgenza nel volerle
parlare: ormai si erano già detti tutto e lei aveva messo le cose in chiaro ordinandogli di starle lontano.
"Mio
fratello mi aspetta."
"Alessandro,
Alessandro, sempre e solo Alessandro" la schernì alzando gli occhi al
cielo. "Dovresti usare giustificazioni più originali, visto che Alessandro
ora è fuori"
Cassandro
la guardò come se fosse stata una bambina appena scoperta con le mani dentro il
miele e Tasmin serrò ancor più le labbra, mostrandosi
arrabbiata e infastidita.
<< Non
cedere, non cedere >> si ripeteva Tess
all'infinito pur di sfuggire alla sua rete e cercare di non piegarsi a lui.
Cassandro intanto
continuava a fissarla con sguardo penetrante, aspettando in silenzio una sua
risposta, mentre Tasmin rimaneva ferma sostenendo il
suo sguardo.
Ma alla fine
abbassò lentamente il viso e cedette.
Si maledisse
nell'essere sempre così debole quando c'era lui, come se fosse incapace di
resistergli o di impedire a se stessa di non provare nulla.
Per quanto
ancora avrebbe tollerato quel supplizio? Fino a che punto si sarebbero spinti?
Fino a che punto avrebbero oltrepassato il limite?
Cassandro
le sorrise contento per questa ennesima vittoria e si fece da parte,
lasciandola passare dopo di lui. Tess sospirò
rumorosamente, sperando ci volesse almeno poco tempo. Non sopportava quella
scossa elettrica che sentiva ogni volta che lui la sfiorava o semplicemente le
stava vicino, e desiderava con tutto il cuore che si spegnesse pur di non farla
sentire sempre sotto il suo controllo.
Cassandro
la portò in una delle sue stanze, Tess notò con
sgomento che era la camera da letto del ragazzo e le guance andarono a fuoco.
D'altronde Cassandro o faceva una cosa fatta bene o non la faceva per
niente.
Tess diede
una leggera occhiata al letto completamente disfatto come se la notte prima
avesse fatto baldoria, mentre lei era in camera a piangere e dare pugni ai
cuscini.
Quel
pensiero bastò ad innervosirla e ad adirarla, scacciando via ogni imbarazzo per
quella situazione; gli sorrise fintamente pregandolo di parlare in fretta.
Cassandro
allora cominciò a fissarla profondamente e a girovagare intorno a lei,
facendola sentire come un animale braccato.
Una strana
tensione aleggiò fra loro e Tess pensò allarmata che
quel giorno aveva fatto davvero male a indossare una veste scollata.
"Dovrei
essere molto adirato con te sai... lasciarmi da solo in quel modo ieri, non é
stato gentile.." sussurrò, continuando a guardarla penetrante. Si fermò
dietro di lei improvvisamente:
"E per
di più a metà dell'opera." le sussurrò con voce roca all'orecchio.
Tasmin
sussultò sentendo il suo respiro così vicino e il suo soffio le solleticava la
pelle.
Stava per
rispondere prepotentemente a quella battuta sfrontata, quando si sentì
afferrare da un braccio di Cassandro e la risposta le
morì in gola; un braccio era appoggiato saldamente intorno alla sua vita come
per impedirle di muoversi, mentre l'altra mano cominciò ad accarezzarle il
collo delicatamente.
Tasmin ebbe
dei brividi lungo tutto il corpo e quando Cassandro
scese ad esplorarle il petto con la mano, credeva di scoppiare. Il sangue
ribolliva ogni volta che le sue mani le sfioravano la pelle nuda e si sentiva
stringere contro il suo petto sempre di più.
Quando lui
incominciò a mordicchiarle sensualmente un orecchio, Tess
chiuse gli occhi in estasi facendosi avvolgere dalle sue braccia mentre il
sangue le martellava fortemente al cervello fino a farla tremare.
Tuttavia i
ricordi di ciò che lui le aveva fatto e di come la stava usando anche adesso
come un trofeo, tornarono a galla prepotentemente; serrò dunque i pugni per
cercare di riprendere il controllo di se stessa e con uno strattone riuscì finalmente
a liberarsi dalla stretta di Cassandro, e si girò
verso di lui, trafiggendolo con lo sguardo:
"Stammi
lontano." mormorò infuriata, ma l'avvertimento non pesò granché sull'animo
di Cassandro visto che le parole di Tasmin non convincevano nemmeno sé stessa.
Lui infatti
rimaneva immobile continuando a penetrarla con lo sguardo, che si era fatto ad
un tratto serio e freddo.
Tasmin
allora indietreggiò per stargli il più lontano possibile e non permettergli
così di toccarla nuovamente:
"Perché
vuoi continuare ancora a giocare con me? Sono stufa! Non mi alletta vederti
tutti i giorni, perché non te ne vai da qualche altra parte?"
"Non mi
sembrava che la mia presenza ti infastidisse così tanto prima" sussurrò
affascinante, facendo alcuni passi in avanti.
"Non so
di cosa parli. Navighi nelle tue fantasie, per quel che mi riguarda sei tu che
cerchi sempre la mia compagnia, io posso benissimo farne a meno anzi sto molto
meglio senza di te" replicò tagliente, indietreggiando ancora.
Cassandro rise
lievemente per la sua risposta e scosse
la testa perché la realtà dei fatti era un'altra ed era talmente ovvia, almeno
per lui.
La fissò
intensamente prima di raccogliere alcune vesti attorcigliate per terra e le
depose elegantemente sul letto, come per dissimulare quella vibrante tensione.
"Ammetto
di essere stato brusco e poco galante l'altro giorno, ma se ti ho baciata non
l'ho fatto assolutamente contro la tua volontà. Infatti mi sembra che tu abbia
acconsentito." rispose liberandosi della spada dall'impugnatura, poi si
girò verso di lei: "O sbaglio?" domandò suadente.
Tasmin si
innervosì ancora di più:
"Offenderei
la tua intelligenza se ti spiegassi qualcosa di così evidente. È stato solo un
momento di debolezza, nient'altro"
Cassandro
si drizzò in piedi e si diresse verso di lei:
"Mi hai
baciato solo per debolezza? Io non credo" mormorò affascinante sfiorandole
la guancia, ma Tess ritirò prontamente la sua mano.
"Insomma
dovevi parlarmi di una cosa urgente no? Perché se era soltanto per questo, io
me ne andrei ora" disse Tess per chiudere subito
la questione e andarsene via di lì prima di cedere nuovamente.
Cassandro
questa volta si fece terribilmente serio, analizzando ogni sua possibile
reazione.
"No ce'
un'altra cosa... tuo fratello ha fatto venire qui dalla Grecia un tipo strano,
una specie di segugio o carceriere di nome Eusebios,
con lo scopo di controllare chiunque gli stia attorno o abbia dei rapporti con lui… dopo la faccenda di Filota,
Alessandro non si fida più di nessuno. Tu ne sapevi niente?" Nella sua voce
c'era un velo di minaccia.
"É la
prima volta che sento questa storia" rispose lei sinceramente che infatti
non ne sapeva nulla e ne fu molto sorpresa.
"Davvero
strano visto che tu sei abituata a vedere complotti dappertutto" rispose
lui sospettoso.
"Mio
fratello non ascolta mai quello che dico. E comunque se ha fatto venire qui
quella specie di segugio avrà le sue buone ragioni.. forse avrà capito che i
suoi amici non sono poi così fidati come credeva" replicò Tasmin fissandolo dritto negli occhi, e pensò certamente
che Cassandro aveva qualcosa da nascondere e non era
di certo uno stinco di santo.
Lui invece
rimaneva impassibile dalla sua affermazione, come se non gli importasse
minimamente, anche se i suoi occhi sviavano di continuo lo sguardo di Tess.
"Ti
vedo nervoso.. hai paura che questo tizio scopri qualcosa di inappropriato sul
tuo conto, Cassandro?"
"Quella
che dovrebbe stare attenta sei tu, Tess. Anche se sei
sangue del suo sangue questo non vuol dire che sei fuori a priori dalla cerchia
di possibili traditori. Prima o poi si verrà a sapere che tu hai contribuito
all'assassinio di Filippo, e per Alessandro questo sarebbe il peggiore dei
tradimenti" esclamò lui cercando di avvertirla. Non c'era traccia questa
volta di ironia o minaccia nella sua voce... voleva solo metterla in guardia da
un probabile attacco d'ira di Alessandro.
"Ti
auguro perciò che non lo venga a sapere. Potrai non crederci, ma io ci tengo al
tuo bene" disse infine andando alla porta e aprendola, segno che ormai la
conversazione era conclusa.
Tess lo
guardò incapace di dire niente ma prima di andarsene, lo fissò profondamente
cercando di capire cosa gli passasse per la testa, o per lo meno cosa lo
spingesse a preoccuparsi per lei dicendole quelle cose.
Ma come al
solito non riusciva a comprenderlo o forse non voleva farlo. Forse aveva paura
di avvicinarsi troppo a lui e scottarsi come aveva già fatto in precedenza. La
solita paura di soffrire che ti spingeva a non correre rischi e a smettere di
lottare per un sentimento che stava sgretolando il suo cuore pezzo dopo pezzo.
Che stava avvelenando la sua anima.
Si accorse
di aver fissato Cassandro negli occhi un pò troppo a lungo, quasi fosse soggiogata da lui, e decise
di svignarsela da lì.
Lui questa volta la lasciò andare.
Per tutta la
vita Tasmin era stata giudicata una ragazza fredda,
calcolatrice, un pò folle come il fratello e non
aveva mai avuto paura di dire le cose in faccia.
Ma questa
volta la paura si stava prendendo gioco di lei: aveva timore che Alessandro
scoprisse cosa aveva fatto e di subire una reazione violenta da parte sua. Aveva
timore di non riuscir più a ricomporre il proprio cuore, di perdere tutto.
Si diresse
verso la stanza di Luna.. almeno con lei poteva essere in pace, al sicuro.. e
sentirsi sinceramente amata.
Cassandro
dopo un po’ uscì anche lui dalla sua stanza ma nel corridoio fu fermato dalla
persona che temeva di incontrare: Eusebios, il nuovo
segugio fidato del re.
"Signore,
posso farvi qualche domanda?" chiese l'uomo semplicemente. Era alto quanto
Cassandro, molto corpulento e la fronte era ricoperta
di cicatrici dovute a lunghe battaglie.
"Se é
una cosa breve altrimenti dovrete aspettare" rispose Cassandro
senza tanti convenevoli.
"Ci
vorrà poco tempo"
Il ragazzo
si fece convincere per non farlo insospettire troppo e per non perdere altro
tempo; Eusebios lo condusse in un angolino del
corridoio senza poter essere disturbati:
"Vedete
Cassandro, la sua strada e la mia si sono spesso
incrociate più di una volta... e questo é strano. Perché io mi occupo di
criminali" disse l'uomo curando perfettamente ogni sua parola.
Cassandro
invece gli sorrise in modo sfrontato:
"Mi
prendete in giro? Siamo in guerra, di crimini se ne commettono ogni
giorno"
"Non
intendevo quel genere di cose perché io sono qui per conto del re. Ma fra voci,
mezze dichiarazioni, tracce, alcuni riscontri oggettivi... vengono fuori su di
voi cose... a dir poco inquietanti."
Eusebios lo
trafisse con lo sguardo per dimostrare che aveva ragione ma Cassandro
non si mostrò affatto intimorito, infatti ricambiò il suo sguardo facendosi ad
un tratto pericoloso e agghiacciante:
"E se
sono così inquietante, perché non siete andato a riferirlo subito a sua maestà?
Ve lo dico io il perché, perché tutte queste prove che dite di avere non ce le
avete. Quindi non vi prendete più la libertà di infastidir un nobile del mio
calibro per delle accuse senza fondamento." rispose Cassandro
con un sorriso sfrontato, ma con un lampo negli occhi che non tralasciava dubbi
di quanto fosse serio.
"Il re
ha il diritto di sapere di cosa sono capaci le persone che crede amiche"
Cassandro
allora si fece avanti, irritato da quelle illazioni e aveva uno sguardo che
provocava brividi di terrore su chiunque, persino su Eusebios,
che cercò di dimostrarsi calmo ma deglutì fortemente.
Cassandro
allora ricaricò la dose:
"Voi mi
state seccando. E chi l'ha fatto, se n'è sempre pentito alla fine"
sussurrò minaccioso mettendosi faccia a faccia contro l'uomo.
I suoi occhi
penetranti e diabolici avrebbero incendiato all'istante Eusebios
se avesse potuto. L'uomo continuava a tacere, paralizzato.
Cassandro
all'improvviso si rilassò e spuntò sul volto un sorriso spregevole:
"Andate
pure a fare le vostre confidenze al re. Non ho nulla da temere" replicò con
un sorrisetto, mentre indietreggiava per poi andarsene.
Ma quando
girò le spalle a Eusebios il sorriso scomparve.
E ridivenne
cupo.
Tasmin dopo
aver saputo che Alessandro era tornato si diresse subito nelle sue stanze e lo
accolse calorosamente, come aveva sempre fatto.
"Fratello. Sei già tornato?" esclamò
abbracciandolo.
"Sì, si
trattava di una faccenda di poco conto." rispose lui ricambiando
leggermente l'abbraccio.
Tess stava
leggermente meglio dopo aver incontrato Cassandro,
visto che si era sfogata con la fida Luna
che l'aveva consolata, ed ora era felice di poter parlare col fratello
finalmente da soli.
Il re si
diresse verso il balcone dove il vento freddo della sera aleggiava nell'aria,
ma si stava comunque bene. L'Asia era un paese magico.
Tasmin si
diresse titubante accanto a lui:
"Alessandro
perché non rispondi mai alle lettere di nostra madre? Capisco che tu non la
voglia accanto a te, ma almeno dalle un pochino di gioia scrivendole qualche
riga" disse ad un tratto abbassando lo sguardo.
"Gioia?
Sono lo specchio infranto dei suoi sogni" replicò lui alzando gli occhi al
cielo.
"Non
dire così. Sarebbe molto orgogliosa di te e per tutto ciò che stai compiendo..
sebbene questo ti imponga di stare lontano da casa" rispose Tess mettendogli una mano sulla spalla per confortarlo.
"Scrivile
tu una lettera da parte mia.. io non voglio" mormorò irrigidendosi.
Era chiaro
che quando si parlava di Olimpiade, lui si sentiva a disagio come se fosse un
topo che guarda un serpente incantatore.
Tasmin se
ne accorse. Lo sapeva da molto tempo che Olimpiade era un grosso fardello per
lui, incapace di distaccarsene.
"Alessandro...
a volte io mi chiedo se non sia nostra madre quella da cui fuggi.-. di cosa hai paura?" affermò Tess
cercando di guardarlo ma lui continuava a fissare dritto davanti a sé, come se
si sentisse logorato.
"Che
posso dirti... quando ero bambino lei mi credeva divino, mentre nostro padre
debole... quale dei due sono Tess..? Debole o
divino?" chiese guardandola indifeso. Stava mettendo a nudo tutte le sue
insicurezze e Tess lo guardò piena di commiserazione,
perché non ce la faceva a vedere il fratello in quello stato. Tutto ciò che lui
chiedeva era un po’ di fiducia.. e nessuno dei due genitori gliene aveva mai
accordata.
"A
volte non sei nessuna delle due cose.. a volte invece entrambe. Sei una
personalità piuttosto complessa Alessandro ed é difficile etichettarti. Ma di
una cosa sono sicura... sei un re migliore di nostro padre" sussurrò
dolcemente accarezzandogli i capelli biondi e avvicinandosi di più a lui.
Alessandro
rise lievemente e la fissò con gratitudine, prendendole la mano tra le sue.
Tess gli
sorrise di rimando, ma notando che l'aria stava diventando gelida, decise di
rientrare dentro la stanza:
"Parliamo
di cose serie va bene? In una lettera di nostra madre mi ha informato che hai
organizzato le nozze tra nostra sorella Cleopatra e lo zio Alessandro (* questa
famiglia é poco originale, usano gli stessi nomi. XD per cui il fratello di Olimpiade
e suo figlio si chiamano entrambi Alessandro! Non guardate me, lo dice Wikipedia Ahah *) ti prego dimmi
che non é vero?" gli chiese Tess nervosa e
agitata.
"É vero
invece. Ci sto pensando da un pò di tempo e penso sia
una scelta saggia. Lo zio é il re d'Epiro e da questa unione potrebbe nascere
una cospicua alleanza"
"Non
pensi che nostra sorella meriti qualcosa di più di un matrimonio di interesse,
con un marito che ha il triplo dei suoi anni?"
"Non
sarebbe né la prima né l'ultima volta. Si é sempre fatto così, non esiste
matrimonio al mondo che non fosse combinato. Perché ti scandalizzi tanto?"
Tasmin lo
guardò totalmente allibita:
"Perché
mi scandalizzo tanto? Forse vorrei evitare che Cleopatra faccia la fine dei
nostri genitori o la tua! E poi é troppo giovane, ha solo 14 anni!"
esclamò sconcertata, perché non si capacitava di come Alessandro prendesse alla
leggera una questione così importante, da cui dipendeva la felicità futura
della sorella minore.
Tasmin poi
non capiva come mai lui avesse scelto proprio Cleopatra per questo matrimonio
di interesse... di norma le figlie femmine di una famiglia reale si sposavano
in ordine cronologico e toccava quindi a lei sposarsi per prima, anche se aveva
pochi anni più di Cleopatra.
Ma anche se
avesse dovuto farlo, quella scelta le sembrava così abbietta e rivoltante, impossibile
solo a pensarci. Preferiva togliersi la vita piuttosto che farlo. Sposare un
uomo che non amava o che magari disprezzava, solo per interesse... sarebbe
toccato anche a lei?
E cosa
sarebbe successo dopo con Cassandro?
Ma scosse
subito la testa perché ora doveva pensare alla sorella e tentare di convincere
Alessandro di annullare quella infamia.
Tuttavia il
re si dimostrava piuttosto calmo come se non gli importasse:
"Cleopatra
ha acconsentito senza fare tante storie, sai?"
"Si
perché non osa negare i tuoi ordini e le piace vivere nel lusso! Ti prego di
ripensarci..." mormorò in tono supplichevole.
"Lei ha
acconsentito, lui altrettanto. Perciò la questione é chiusa" ribatté
Alessandro con fermezza.
Tasmin
stava per contraddirlo, ma richiuse la bocca perché non c'era nient'altro che
potesse dire per convincerlo. Era testardo quanto lei.
Allora sospirò
esasperata:
"Quando
partiamo?"
"Per
dove scusa?"
"Per la
Macedonia no? Dovremmo organizzare i preparativi e assistere al
matrimonio" rispose lei innocentemente, come se fosse la cosa più ovvia al
mondo.
Ma ciò non rientrava nei piani di Alessandro.
"Noi
non torniamo in Macedonia" rispose seccamente e il tono della sua voce non
ammetteva repliche. Sottolineò la parola "noi" per farle capire che
nemmeno lei ci sarebbe andata.
"Scusa
e perché hai preso questa decisione senza consultarmi?" domandò lei
trattenendo a stento la sua furia.
Prima
obbligava Cleopatra a sposare un uomo che non amava, per di più uno zio... e
ora stava negando a Tasmin di poter essere accanto
alla sorella in un giorno così tanto importante per lei…
"Non
vedo il motivo per cui tu dovresti presenziare a un matrimonio che non ti
garba, e poi tra qualche giorno partiamo per l'India e non abbiamo tempo di
fare marcia indietro"
Tasmin
allora restò completamente a bocca aperta.
Non credeva
che quel ragazzo che aveva di fronte fosse davvero suo fratello. Quella
conversazione confortevole e intima che avevano avuto prima, sembrava pressoché
un ricordo lontano.
Alessandro
appariva come uno sconosciuto. Per di più con delle idee folli.
"Come?
Vuoi scalare le montagne dell'Hindukush? sei
pazzo?" domandò allarmata e lo guardò come se fosse davvero pazzo.
"Te
l'avevo detto che volevo andare ad Oriente e andrò avanti fino alla fine..
credevo che almeno tu lo avessi capito" rispose lui duramente incrociando
le braccia al petto.
"Non
pensi però che il tuo esercito meriti un attimo di tregua? E sarebbe una grossa
offesa non essere presenti ad un matrimonio reale che tu stesso hai
organizzato!"
Il tono infuriato
della sorella non smosse Alessandro neanche di un millimetro e questa volta Tess perse davvero la pazienza. Non ce la faceva più a
tollerare i suoi capricci e i suoi sbalzi d'umore:
"Per
gli Dèi, hai così paura di nostra madre che non riesci a vederla neanche per un
giorno?? Oppure il tuo ego sta straripando, perché senti di poter conquistare
ogni territorio dell'Asia?" urlò infuriata criticando l'ego smisurato del
fratello.
Le sue urla
si dovevano essere sentite fino in corridoio, perché Luna apparve
all'improvviso sull'uscio della porta:
"Maestà,
va tutto bene?" domandò tutta tremante e diede un'occhiata a Tasmin per verificare che fosse tutta intera.
La
principessa si destò subito e si portò una mano sulla fronte per calmarsi:
"sì
Luna non preoccuparti. Torna nelle tue stanze" rispose in tono
rassicurante.
La donna
fece un leggero inchino ma restò comunque lì vicino senza farsi notare. Voleva
accertare con i suoi occhi e le sue orecchie che andasse tutto bene, perché gli
scatti d'ira di Alessandro erano ormai all'ordine del giorno e lei era in
dovere di difendere la sua protetta ad ogni costo.
Nel
frattempo Tasmin prese dei grossi respiri per cercare
di calmarsi e di rimanere lucida, mentre Alessandro rimaneva freddo e impassibile
al centro della stanza.
"Io
sono tua sorella, non la tua serva. E se voglio andare in Macedonia per il
matrimonio di mia sorella ci vado. Con o senza il tuo permesso" disse a
denti stretti.
Alessandro
fece un sorriso inquietante:
"Qui ti
sbagli cara sorella. Nessuno può fare niente senza il mio consenso"
rispose per far valere la sua autorità e il suo potere smisurato.
"Sei
spregevole quando ti comporti così! Sei diventato re non per andare a vagare in
mezzo ai monti, ma per guidare il tuo popolo che sarebbe la Macedonia!"
Tasmin
perse ancora la pazienza e cominciò a gesticolare e a parlare a vanvera:
"E’ così
che ripaghi i miei sforzi? Ho fatto di tutto, insieme a nostra madre, per farti
salire sul trono! Abbiamo architettato l'omicidio di Filippo, eliminato ogni
possibile.."
"Che
cosa hai detto?" la interruppe improvvisamente Alessandro con gli occhi
sbarrati.
Tasmin
purtroppo si accorse troppo tardi di ciò che aveva appena detto e fu riscossa
dai suoi pensieri, catapultata nella realtà.
Non avrebbe
mai dovuto dirlo.
Avrebbe
voluto fermare il tempo e tornare a qualche minuto prima cioè quando lei e Alessandro
parlavano come due fratelli normali.
Ma non c'era
niente di normale negli occhi fulminati del re.
"Alessandro..."
sussurrò timorosamente cercando di fargli capire come stavano le cose.
Si avvicinò
lentamente a lui per accarezzargli il braccio, ma lui si scostò bruscamente:
"No,
ripeti quella mostruosità" replicò con sguardo inquietante mentre i suoi
muscoli sembravano tendersi, come se fosse pronto ad attaccarla.
Tasmin
deglutì rumorosamente.
"Lo
sapevi già, é inutile fingere.." sussurrò abbassando lo sguardo, per non
sentirsi ancora più colpevole.
"No
invece.. nostra madre ha giurato che tu non c'entravi niente e io le ho creduto
perché ti voglio bene.. la verità mi faceva troppa paura e ho deciso di
ignorarla, per andare avanti.." mormorò Alessandro incapace di credere a
cosa avesse appena scoperto e che aveva sempre negato a se stesso.
"Come
hai potuto? Commettere un abominio simile! Alle mie spalle! Sei uguale identica
a nostra madre! Sei una pazza! Maledetta!" gridò Alessandro in preda
all’isteria, cercando qualcosa da rompere ma non trovando nulla, si sfogò sulla
sorella che indietreggiò spaventata.
"Sei
fuori di te ora, ne riparleremo quando ti sarai calmato" mormorò a bassa
voce tentando di andarsene.
Non
sopportava di vedere la delusione negli occhi del fratello a causa sua, e le lacrime
bruciavano sapendo quanto lui stesse soffrendo in realtà.
Alessandro
era sempre stato attaccato al padre e la sua morte lo aveva sconvolto nel
profondo. Uno dei motivi per cui aveva rotto i ponti con la madre era stato
proprio perché era coinvolta nell'assassinio e non glielo aveva mai perdonato.
Il re sbarrò
ad un tratto la strada alla sorella, con sguardo allucinato:
"No
invece. Troppo a lungo hai evitato di pagare le conseguenze delle tue atroci
azioni ed é ora di farlo." mormorò diabolico prendendola per un braccio e
uscì velocemente dalla stanza.
Lei perciò lo
guardò terrorizzata: la pena per un crimine come il genocidio e commesso
addirittura ai danni del re, era la morte..
"Che
cosa vuoi fare?" domandò spaventata seguendolo come una marionetta. Alessandro
sembrava completamente impazzito: era pieno di adrenalina per via dell'orrore che
aveva appena scoperto e non riusciva più a ragionare razionalmente, perché il
suo unico pensiero era quello di vendicarsi delle bugie, inganni e disonestà
della sorella.
Tasmin
capendo le sue intenzioni cercò di frenarlo, facendo leva sui piedi.
"Non puoi
farlo! l'ho fatto per te, Alessandro!"
Lui si girò
verso di lei e la trafisse con uno sguardo pieno d'odio: dalla madre se lo
sarebbe aspettato un atto così deplorevole, ma da lei no. Si sentiva tradito
più di ogni altra cosa e tra poco sarebbe esploso.
"Bugiarda!
Devi stare zitta! Non hai diritto di parlare dopo quello che hai fatto! Il
sangue di mio padre riversa nelle mie mani per colpa tua!" gridò in preda
alla rabbia e alla sofferenza, prendendola per le spalle.
Sembrava
posseduto da una schiera di demoni ed era paonazzo di rabbia, tanto che le
diede uno schiaffo così potente, che la stese a terra.
Improvvisamente
però corse al suo fianco la fida Luna, che cercò di fermare Alessandro
trattenendolo per un braccio.
"Maestà
no!" gridò affannosamente cercando di proteggere Tasmin,
la quale restava inerme a terra.
Alessandro
però si liberò della donna con durezza, ordinandole
di andarsene e la spinse via, facendola sbattere contro un muro.
Tasmin
sgranò gli occhi completamente terrorizzata per ciò che stava accadendo, e
si aggrappò
alla ringhiera del corridoio, cercando di reggersi in piedi e di non strisciare
a terra.
Sotto di lei
gli uomini e amici di Alessandro stavano cenando allegramente con fiumi di vino
e donzelle, e ubriachi com'erano non si
accorsero delle grida e del baccano che il re stava facendo.
Alessandro
tornò alla carica e la prese per le spalle, obbligandola a camminare rudemente.
Tasmin lo
pregò ancora di fermarsi e di starla ad ascoltare ma lui sembrava irremovibile;
le lanciava continuamente sguardi di fuoco e stava per darle un altro schiaffo.
Tuttavia la botta
fortunatamente non arrivò. Infatti lui si sentì afferrare da dietro da due
grosse braccia che lo immobilizzarono di colpo, lasciando libera Tasmin.
La ragazza
sentì la voce di Cassandro cercare di calmare il re,
ma Alessandro aveva perso completamente il lume della ragione e si liberò in un
secondo della stretta dell'amico, facendolo cadere persino a terra.
Tasmin
sgranò gli occhi inorridita e spaventata dalla scena che aveva di fronte: Cassandro era accorso in suo aiuto per difenderla e anche Luna
ritornò all'attacco per proteggerla, anche se la ferita alla testa provocatele
prima dal re, le doleva molto.
Dovevano
smetterla subito. Erano troppo vicini alla rampa delle scale e qualcuno poteva
farsi del male per davvero.
Alessandro
comunque continuava ad assalire la sorella con le parole, gridando delle
atrocità.
"Basta
maestà! Vergognatevi, mio signore, di trattarla in questo modo!" gridò Luna
terrorizzata, parandosi di fronte a Tess.
"Zitta
strega!" le urlò di rimando Alessandro, spingendola via.
Ma purtroppo
Luna durante la spinta, perse l'equilibrio.
I piedi
inciamparono negli scalini e inevitabilmente il suo corpo cominciò a cadere giù
dalle scale.
Tasmin
rimase completamente paralizzata, con gli occhi sbarrati dal terrore mentre
vedeva la donna, che era stata come una madre per lei, cadere giù violentemente
con un grido.
Anche Alessandro
si era all'improvviso fermato.
Alla fine Tess uscì dalla sua paralisi e cominciò a gridare dal
dolore, portandosi una mano alla bocca, mentre le lacrime stavano invadendo i
suoi occhi, impedendole di vedere nettamente il corpo immobile di Luna alla
fine delle scale.
"No!"
gridò con tutta la voce che aveva in corpo cominciando a correre per le scale
al fine di soccorrere Luna il più presto possibile.
I suoi piedi
sembravano dei macigni pesanti e quando finalmente accorse da Luna, si mise le
mani nei capelli continuando a singhiozzare, perché vide che la donna non si
muoveva più e aveva chiuso gli occhi.
Si
inginocchiò davanti a lei e la scosse fortemente, chiamandola di continuo per
farla rinvenire.
Quando però
le toccò la testa, la mano si sporcò tutta del sangue della donna, e il pianto
di Tasmin le si mozzò in gola.
Fu incapace
di respirare mentre dentro di sé prendeva largo la consapevolezza che ormai non
c'era più nulla da fare.
Era tutto
finito. tutto perduto.
Le sue mani
si stavano raggelando proprio come il corpo di Luna mentre la morte la stava
portando via, e per un attimo Tess pregò che venisse
anche da lei, per liberarla da quel dolore straziante
Tasmin si
aggrappò al petto di Luna piangendo disperatamente, e continuando a sussurrare
fra i singhiozzi "No, no, no!"
Molti
soldati accorsero da lei e non riuscirono a capire il perché di tutto quel
fracasso e quella lagna per una semplice serva.
Tasmin non
voleva ascoltarli, non voleva sentire le loro battutine sprezzanti perché quei
poveri idioti non potevano capire quanto Luna fosse importante per lei: non era
stata solo una madre per lei, ma anche la sua migliore amica.
Era al suo
fianco le infinite volte in cui si ammalò da bambina, quando pronunciò le prime
parole e diventò grande.
Avevano
condiviso i loro segreti, i loro sogni e le loro vite.
E ora come
sarebbe potuta andare avanti? Chi l'avrebbe capita e sostenuta in ogni momento?
Mentre
continuava a piangere disperata sul petto della donna, Tess
sentì una mano sfiorarle la spalla e lei la scacciò via come se fosse un
insetto.
Quando si
girò, vide che era stato Cassandro a sfiorarla e il
suo sguardo dispiaciuto era pieno di commiserazione per lei.
Gli occhi di
Tasmin erano velati di lacrime ma questo non le
impedì di scorgere anche Alessandro lì vicino a lei.
Allora Tess lo trafisse con tutto l'odio di cui era capace. Lo
guardava con disprezzo, ripugnanza e lo colpevolizzò di averle portato via l'unica
persona che non l'aveva mai abbandonata e che l'aveva sempre amata
incondizionatamente.
"Stai
lontano. E’ tutta colpa tua." sibilò a denti stretti.
Lei si alzò
e se avesse potuto lo avrebbe ucciso con le sue mani, ma era troppo debole e
sconvolta, anche solo per fare un passo.
La situazione
si era capovolta: era Alessandro il carnefice, lui aveva compiuto un atto così
spregevole, impossibile da perdonare.
Lui nel
frattempo sembrava ritornato lucido, e tutte le sue paranoiche follie
scomparse.
Tasmin sentì
il proprio petto esplodere: gridò contro suo fratello e agli occhi di tutti
pareva una pazza:
"Sei un
mostro! Bastardo! Ti odio! Ti odio!" urlò fino a perdere fiato, per poi
scappare via in mezzo alla folla, come se fosse impazzita anche lei.
Cassandro
la guardò andarsene con sguardo dispiaciuto, ma decise di lasciarla stare
perché il dolore si doveva essere affrontato in primo luogo da soli.
Mentre Alessandro
sembrava sconvolto e si rese conto solo in quel momento di ciò che aveva fatto.
Come aveva potuto trattare la sorella in quel modo così brutale? Nonostante ciò
che aveva fatto a Filippo, non se lo meritava..
Nella sala
calò il silenzio.
Dopo qualche
ora, i soldati tornarono a far baldoria e a cantare allegramente. D'altronde la
morte di una semplice serva non poteva frenare la loro euforia.
Cassandro
all'improvviso irruppe nella sala, guardandosi attorno.
“Dov’è Tasmin?”
Clito alzò
lo sguardo e indicò il portone del palazzo:”Se n’è andata”
“Cosa?
Andata dove?” domandò Cassandro allarmato.
Clito era
così ubriaco, che non sentì la sua domanda e tornò fra le braccia di una
fanciulla asiatica, allora Nearco si intromise nella
conversazione, cercando di spiegargli tutto fra un pasto e l’altro.
“Quella
ragazza è pazza quanto Alessandro. E’ piombata qui, gridando come un’ossessa
che non sarebbe rimasta nel palazzo un minuto di più, che ci malediceva tutti, che
odiava suo fratello e che non lo voleva rivedere mai più. Poi ha preso il suo
cavallo e se n’è andata senza neanche salutare. Un po’ sgarbata non trovi?”
disse abbuffandosi su una coscia di pollo.
Cassandro
sobbalzò, non credendo alle sue orecchie:
“E voi ve ne
state qui a mangiare?!” gridò infuriato come non mai.
Nearco
rispose a bocca piena:
“Che cosa
avremmo dovuto fare? Abbiamo cercato di avvertire Alessandro, ma lui si era
completamente ubriacato e quando è in quelle condizione non riconosce neanche
il suo cavallo, che è la cosa a cui tiene di più al mondo... perciò...” L’uomo
tornò a rifocillarsi sul cibo, non dicendo più nulla.
Cassandro aveva
le fiamme negli occhi e avrebbe ucciso i suoi amici all’istante per la loro
incredibile idiozia, ma non doveva perdere altro tempo.
“Se le
succede qualcosa.. ne risponderete direttamente a me.” Mormorò minaccioso,
prendendo la sua spada e uscì dal palazzo come un fulmine.
Nearco lo
guardò allibito:”Che gli è preso? E’ da un po’ di tempo che è strano!”
Il saggio
Tolomeo scosse la testa e si alzò in piedi:”Ha ragione lui.. dovevamo fermarla
ma eravamo troppo presi dal vino e dalle nostre belle fanciulle per farlo..
andiamo ad avvertire subito il re e speriamo ci dia ascolto”
Tasmin
stava cavalcando verso una meta indefinita, non importava dove andasse,
l'importante era rimanere il più lontano possibile da quella terra maledetta..
e da suo fratello.
Non gli
avrebbe mai perdonato di aver causato la morte di Luna. Mai.
Ripensando al
modo in cui era caduta, come aveva chiuso gli occhi per sempre e il sangue che sgorgava
in continuazione, Tess si sentì pizzicare gli occhi
per colpa delle lacrime che non sembravano voler cessare.
Ma chi
voleva prendere in giro? Era solo colpa sua se Luna era morta.
Aveva
tentato di proteggerla e per questo era caduta.. se solo le avesse impedito di
avvicinarsi così troppo ad Alessandro, il quale in quelle condizioni era capace
di tutto. Se solo non fosse rimasta a guardare quando aveva intuito che le cose
si stavano mettendo male…
Il nitrito
del cavallo la destò dai suoi pensieri e Tess allora
si ripulì gli occhi, tirando sù col naso.
"Coraggio
Febo. Non abbandonarmi anche tu" disse in tono
amorevole accarezzandogli la criniera.
In verità non sapeva nemmeno dove stesse
andando, e faceva così buio che non vedeva niente. L’aria gelida della sera le
stava perforando le ossa. Sentiva freddo dappertutto…
anche nel cuore.
Entrarono in
una specie di foresta, e Tasmin allora pensò che non
era una buona idea proseguire ma l'ultima cosa che avrebbe fatto era ritornare
da quel pazzo di suo fratello e non ne aveva minimamente l'intenzione.
Incitò Febo ad andare avanti, quando in mezzo all'oscurità
intravide delle piccoli luci come delle torce accese in lontananza.
Tasmin
aveva ancora la testa che le girava vertiginosamente per ciò che era accaduto a
Luna, gli occhi le dolevano per colpa delle lacrime, e si accorse di un gruppo
di uomini solo quando furono vicinissimi a lei.
Avevano
delle torce infuocate in mano, e a prima vista sembravano dei cacciatori, forse
greci dal modo in cui parlavano ma avevano delle facce tremendamente sospette.
Fecero
addirittura dei commenti poco galanti, chiamando Tasmin
"bel bocconcino" e la invitarono a divertirsi con loro.
Tess
declinò subito l'invito e pregò loro di lasciarla passare, quando
all'improvviso si sentì afferrare rudemente da un paio di braccia e cadde a
terra con un tonfo.
Il cavallo
nitrì e si mise a scalciare come un pazzo per proteggere la padrona, ma un
brutto ceffo lo trattenne per le redini.
La testa di Tasmin cominciava a girare a vuoto e a vedere le immagini
sfuocate, ma riusciva a sentire benissimo le risate di quei bifolchi e di come
cercavano di tenerla immobile per fare i loro porci comodi.
All'improvviso
però udì delle grida impazzite e si sentì liberata dalla presa di quegli
uomini, ma cadde subito perché incespicò in una radice.
Sapeva che
stava avvenendo uno scontro in quel momento, e quando riuscì ad alzare lo
sguardo notò con sua somma sorpresa che era sopraggiunto Cassandro
in sua difesa e aveva sguainato la spada per combattere quei furfanti.
Lui era uno
dei migliori soldati dell’esercito di Alessandro, e soprattutto il più agile,
per cui non gli costò molta fatica sbarazzarsi di loro in pochi secondi anche
se erano un gruppo numeroso di 5 persone.
Tasmin
rimaneva impietrita a guardare la scena, incapace di muoversi e all’improvviso
la paura prese il sopravvento su di lei.. ma non paura per sé stessa, ma paura
per lui.
Che gli
capitasse qualcosa di male per colpa sua, come era successo a Luna. Forse era
destino che tutte le persone che amava alla fine si allontanassero per sempre
da lei… sentì il freddo montarle in corpo come quando
aveva pianto sul petto di Luna. Era un freddo mortale, come un avvertimento che
qualcosa di fatale stesse per accadere.
Alzò lo
sguardo spaventata e vide che Cassandro era rimasto
incolume: i corpi degli uomini giacevano per terra e le mani del ragazzo erano
sporche del loro sangue. Il suo sguardo brillava nella notte come se fosse un
Dio severo scolpito nel duro marmo.
La stava fissando profondamente, quasi
adirato. Ma una luce strana brillava nei suoi occhi come se fosse felice nel
vederla sana e salva e quella consapevolezza preso il sopravvento sulla rabbia,
per il fatto che fosse scappata dal palazzo.
Si avvicinò
a lei continuando a guardarla, quando all’improvviso Tasmin
si accorse che uno di quei 5 farabutti si stava rialzando da terra e stava per
colpire Cassandro alla schiena.
“Attento!”
gridò Tasmin terrorizzata per avvertirlo del
pericolo, e lui prontamente si girò per combattere quel maledetto che non si
decideva di morire.
In mezzo a
quell’oscurità, lei non riusciva a distinguere bene i corpi degli uomini che
combattevano fino all’ultimo sangue e cercò di avvicinarsi per tentare di
essere d’aiuto a Cassandro, ma ad un tratto sentì un urlo
che le fece gelare il sangue e il cuore.
Anche se non
lo vedeva in viso, aveva riconosciuto a chi apparteneva quel grido e il suo cuore sembrava essersi
fermato, incapace di battere. Perché la morte non voleva lasciarle scampo?
Perché tornava a perseguitarla un’altra volta, facendola soffrire fino a
sentirsi morta dentro?
Cassandro
cadde in ginocchio. Un pugnale era conficcato sul fianco destro e il ragazzo
imprecò dal dolore, cercando di fermare il sangue che stava sgorgando dalla
ferita.
Il furfante
intanto tornò all’attacco per finirlo, allora Tess senza
perdere tempo corse in soccorso di Cassandro per
cercare di salvarlo, ma il suo debole tentativo di fermare quel brigante non
servì a molto, perché era parecchio forte e la stese a terra con una botta in
pieno viso.
Cassandro
appena la vide in pericolo, si alzò in piedi incurante del dolore al fianco e
oppose resistenza al nemico, finendo per ucciderlo in maniera quasi disumana, semplicemente
per aver osato toccarla.
Finalmente
erano tutti morti.
Tasmin
respirava a fatica e cercò di alzarsi, appoggiandosi un albero.
Il suo
sguardo apprensivo incrociò quello di Cassandro che
si girò verso di lei: era impallidito, era debole e sfinito.
Cercò di parlarle,
ma quando aprì la bocca fuoriuscì soltanto un debole sospiro gelato dall’aria
fredda, e improvvisamente cadde a terra.
Tasmin
spalancò gli occhi terrorizzata e camminò velocemente verso di lui, pregando
gli Dèi o chiunque altro avesse in mano le redini del destino, di non lasciarlo
morire.
Di non farle
perdere anche lui.
Cercò di
frenare le lacrime visto che in quel momento doveva rimanere lucida, ma non
conosceva nessuna forza di volontà che potesse scacciarle, perché quando si
vive un dolore simile l’unica maniera in cui una persona può sfogarsi è
piangere.
Le sembrava da
deboli logorarsi in quel modo, ma ormai tutte le sue debolezze erano risalite
in superficie, con violenza e inarrestabili.
Cercò di
sorreggere il viso di Cassandro e lo depose
delicatamente sul grembo, sperando di sentire ancora il suo battito ma le mani
erano talmente gelate e tremanti che non riusciva a sentire niente.
Cominciò a
tremare dalla paura e dal terrore, ed ebbe voglia di urlare così magari sarebbe
ritornato da lei grazie al suono della sua voce. Lo chiamò per interminabili
volte e lo scosse con forza, ma lui continuava a rimanere immobile e ogni
secondo che passava diventava sempre più pallido.
<< Svegliati
ti prego >> continuava a pensare Tasmin in
preda alla disperazione.
Ma Cassandro non si riscosse. E Tess
sentiva il gelo della morte ripiombare su di lei.
FINE
CAPITOLO!
Perdonate se
le scene d’azione hanno fatto un po’ pena, ma sinceramente non le so fare molto
bene. Mea Culpa. XD
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto! E perdonatemi se ho interpretato un Alessandro più
pazzo del previsto, ma insomma nel film ne ha combinate parecchio XD
Ho preso in “prestito”
il dialogo fra lui e Efestione che accadeva nel film,
per inserirlo in una scena con Tasmin e spero non vi
dispiaccia J
Ringrazio
ovviamente chi recensisce, chi ha messo la storia fra le preferite e chi ama
silenziosamente la mia storia J
Un bacione a
tutti!