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Autore: elyforgotten    22/03/2012    3 recensioni
La mia nuova fanfic parla di Cassandro, valoroso e cinico condottiere macedone, e della sorella di Alessandro...
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"Siamo tutti maledetti, sorella." Dichiarò Alessandro con un sorriso amaro. "Tu, io, Efestione, Cassandro e i nostri genitori"
A quel tempo Tasmin non diede molta importanza alle parole del fratello; ma soltanto alla fine dei suoi giorni lei avrebbe pensato alle parole del suo re e ne avrebbe fatto ammenda.
Era vero. Erano tutti maledetti.
Tuttavia loro avrebbero pagato un prezzo peggiore, rispetto a quello che era stato destinato ai loro antenati.
Molto peggio…
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alessandro il Grande
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10 CAPITOLO

 

 

Debolezze. Cassandro non ne aveva.

Tasmin invece ne aveva una: amava.

Oltre ogni ragionevolezza, oltre ogni timore, testardaggine o paura.. lei si era innamorata di Cassandro. Non sapeva nemmeno come, forse l’aveva amato fin dal primo istante in cui l’aveva visto sorridere, o forse da quando lui aveva installato una barriera tra di loro, impedendole di entrarvi.

A volte amiamo ciò che ci fa più male.

Ma mai nella sua vita avrebbe calpestato il suo onore per amore di un uomo che non la voleva o che non l’amasse abbastanza; aveva già visto troppi legami sbriciolare al vento per permettersi di sognare a occhi aperti come una bambina.

Le favole a quei tempi non esistevano. Soltanto miti che narravano le gesta di grandi eroi che alla fine finivano per cadere e perdere tutto solamente per un capriccio o a causa di un destino crudele, che li conduceva alla pazzia.

 Non aveva mai sentito nessuna storia a lieto fine.

Quella di suo fratello non lo era, e nemmeno la sua.

Quando incrociava lo sguardo glaciale di Cassandro nel palazzo faceva finta che il cuore non battesse impazzito o che la gola non si inasprisse dal tentativo di urlargli atrocità contro. Le rimaneva completamente indifferente e soltanto quando era da sola nella sue camere, lontana dai suoi occhi, riusciva finalmente a dare libero sfogo al proprio dolore, mentre le lacrime si confondevano con le gocce d’acqua che le bagnavano il viso e i capelli.

Per sfuggire a quell’amore straziante andrò incontro ad un altro amore: meno passionale o distruttivo, ma allo stesso tempo intenso. Quello per suo fratello.

Voleva essere utile a Alessandro, perché prima di tutto gli voleva bene e benché lui volesse sembrare forte e sicuro, era sempre stato un bambino sognatore bisognoso di una protezione, che Tess volentieri voleva offrirgli.

Anche se Alessandro fino alla fine dei suoi giorni ebbe un grande ascendente su di lei, tanto che avrebbe potuto rovinarla semplicemente schioccando le dita; bastava un suo cenno affinché accorresse da lui.

Dopo la morte di Alessandro, quei ricordi destarono sempre stupefazione in lei poiché il suo attaccamento verso suo fratello le sembrava una chiara manifestazione di un affetto malato, di cui lei aveva ignorato i segnali, e li aveva scorsi solo quando fu troppo tardi per tornare indietro.

 Che ragione c'era di attaccarsi a lui in quel modo? Forse per scacciare il macigno che Alessandro portava sul cuore a causa della madre e che gli impediva di amare una persona in modo puro e nobile. Ma così facendo, dimostrandogli il suo totale affetto incondizionato, Tasmin procurava nel fratello un ennesimo fardello dentro il cuore impossibile da sopportare, e ancora più ardente.

Lei gli voleva bene, ma non sarebbe stato certamente il fratello che avrebbe liberamente prescelto. Soltanto più tardi avrebbe capito che Alessandro sarebbe stato una condanna tanto quanto lo era Cassandro..

Per tanto tempo infatti il re si portò il sacrificio della libertà di sua sorella, privandole di andare dove volesse e pregandola, a volte con modi bruschi, di seguirlo sempre.  E Tasmin a sua volta si lasciò trascinare da lui nelle avventure più folli solo per assisterlo.

Una vera e propria manifestazione di ossessione o di grande bontà, due qualità opposte, ma che non escludevano l'altra.

 

Se a quel tempo Tasmin voleva un bene dell’anima al fratello, ciò non valeva per Rossane: le due si detestavano, ogni qualvolta si incontravano facevano finta di non vedersi ed evitavano confidenze, perché l’una non si fidava dell’altra e la vedeva come un serpente pronta a rivoltarsi contro.

Una mattina però Tasmin incrociò proprio Rossane in una delle stanze private del re e appena vide che c’era soltanto lei all’interno, cercò di voltarsi subito per non essere costretta a intrattenere una conversazione con Rossane, ma proprio lei la richiamò con la sua voce odiosa e stridula:“La principessina se ne va di già?” domandò tagliente

“Si scusami ma l’aria qui dentro sembra un’esalazione velenosa” replicò Tess col suo stesso tono di voce, girandosi verso di lei.

“Se cerchi Alessandro non è qui”

“L’ho notato.”

“Sai..” mormorò a bassa voce avvicinandosi piano a Tasmin “E’ davvero straziante.. che il mio re, mio marito, passi più tempo con sua sorella o col suo migliore amico piuttosto che con me. E poi dopo si lamentano se non do alla luce un’erede”

Il tono di voce di Rossane sembrava sconsolato per via del disinteresse del marito e delle malelingue che giravano sul suo conto; Tasmin avrebbe sicuramente provato compassione per lei perché non augurerebbe a nessuno di avere un marito come Alessandro, che ama alla follia il suo migliore amico.

 Non esiste cosa peggiore per oltraggiare la propria dignità.

Ma davanti a lei c'era Rossane: un'inutile donna di montagna, priva di alcuna intelligenza, il cui unico scopo della vita era farsi il trucco per dimostrarsi più bella di ciò che era.

Scorpioncello, per fare un bambino non basta chiacchierare o parlare. C’è bisogno che ti faccia una lezione?” domandò Tasmin in tono ironico chiamandola col suo nuovo appellativo. Lo scorpione le calzava a pennello.

“Sei persino più sfrontata di Alessandro. Ti credi superiore soltanto perché sei macedone e io no? Sarai anche la sorella del re, ma io sono la regina e devi portarmi rispetto” rispose sfrontata avvicinandosi a lei, per far valere la sua autorità.

Tasmin la guardò per nulla intimorita anzi fu sul punto di riderle in faccia, visto che quel ruolo non le si addiceva per niente e non meritava di esserlo.

Non per il fatto che non fosse nobile, ma perché le mancava tutto ciò che una regina abbisognava per essere amata: intelligenza, integrità, nobiltà d'animo, bellezza sia esteriore che interiore, capacità nel valorizzare le amicizie giuste e il proprio popolo. E cosa più importante: doveva capire e appoggiare il re.

“Regina? E di cosa? Delle capre di montagna?” la schernì Tasmin, alzando giudiziosa il sopracciglio. Non le diede neppure il tempo di replicare perché se ne andò lasciandola lì da sola come un baccalà; inoltre non aveva più voglia di bisticciare, anche perché le bastava Cassandro a farle saltare i nervi come una molla.

Caso voleva che incontrasse proprio Cassandro, mentre camminava furiosa lungo il corridoio. Allora si lasciò scappare un mormorio e cercò di camminare più velocemente per sfuggire alle sue solite battutine e occhiate maliziose.

Cercò in tutti i modi di evitare il suo sguardo ma lui le sbarrò all'improvviso la strada, facendola fermare di colpo.

Tasmin si sentì involontariamente bloccata dal suo petto, ma non riusciva a guardarlo sebbene lo volesse. C'era qualcosa che le impediva di farlo: come se si sentisse paralizzata alla sola idea di farsi avvolgere dai suoi occhi magnetici.

"Ho bisogno di parlarti" sussurrò lui abbassando lo sguardo di lei, ma Tess non accennava minimamente a guardarlo, e deglutì per scacciare la sua ansia.

“Ho da fare” rispose lei con una voce che non appariva la sua. Sembrava così strano, ma avendo Cassandro così vicino non riusciva ad essere serena o a suo agio... era come se azzerasse tutte le sue convinzioni, lasciandola dispersa dentro i suoi bellissimi occhi.

Cassandro però non demorse visto che era abituato alla testardaggine di Tasmin e le chiese ancora con un tono più solenne e mite:

"Dammi solo un momento."

Tasmin allora fu sorpresa da quel suo strano tono di voce, così confortevole e privo di ironie. Azzardò e decise finalmente di alzare il viso per guardarlo: voleva sapere che espressione avesse, se le sue labbra si erano curvate in un sorriso o se i suoi occhi avessero una strana luce particolare... come quella che aveva visto il giorno prima, quando le aveva rivelato la verità su Filota.

In cuor suo sperava davvero di rivedere quell'espressione in lui. Così triste, e stranamente malinconica che lui non aveva mai mostrato a nessuno. Fino a quel giorno.

Cassandro però appariva perfettamente normale.

Tess si strinse nelle spalle per niente convinta delle sue buone intenzioni, infatti sembrava non volesse seguirlo per nulla al mondo e si mostrò reticente come al solito.

"Prometto di non mangiarti." Replicò lui con un sorriso, mostrandosi stranamente gentile.

Tasmin lo guardò duramente perché non riusciva a capire questa sua urgenza nel volerle parlare: ormai si erano già detti tutto e lei aveva messo le cose in chiaro ordinandogli di starle lontano.

"Mio fratello mi aspetta."

"Alessandro, Alessandro, sempre e solo Alessandro" la schernì alzando gli occhi al cielo. "Dovresti usare giustificazioni più originali, visto che Alessandro ora è fuori"

Cassandro la guardò come se fosse stata una bambina appena scoperta con le mani dentro il miele e Tasmin serrò ancor più le labbra, mostrandosi arrabbiata e infastidita.

<< Non cedere, non cedere >> si ripeteva Tess all'infinito pur di sfuggire alla sua rete e cercare di non piegarsi a lui.

Cassandro intanto continuava a fissarla con sguardo penetrante, aspettando in silenzio una sua risposta, mentre Tasmin rimaneva ferma sostenendo il suo sguardo.

Ma alla fine abbassò lentamente il viso e cedette.

Si maledisse nell'essere sempre così debole quando c'era lui, come se fosse incapace di resistergli o di impedire a se stessa di non provare nulla.

Per quanto ancora avrebbe tollerato quel supplizio? Fino a che punto si sarebbero spinti? Fino a che punto avrebbero oltrepassato il limite?

Cassandro le sorrise contento per questa ennesima vittoria e si fece da parte, lasciandola passare dopo di lui. Tess sospirò rumorosamente, sperando ci volesse almeno poco tempo. Non sopportava quella scossa elettrica che sentiva ogni volta che lui la sfiorava o semplicemente le stava vicino, e desiderava con tutto il cuore che si spegnesse pur di non farla sentire sempre sotto il suo controllo.

Cassandro la portò in una delle sue stanze, Tess notò con sgomento che era la camera da letto del ragazzo e le guance andarono a fuoco.

D'altronde Cassandro o faceva una cosa fatta bene o non la faceva per niente.

Tess diede una leggera occhiata al letto completamente disfatto come se la notte prima avesse fatto baldoria, mentre lei era in camera a piangere e dare pugni ai cuscini.

Quel pensiero bastò ad innervosirla e ad adirarla, scacciando via ogni imbarazzo per quella situazione; gli sorrise fintamente pregandolo di parlare in fretta.

Cassandro allora cominciò a fissarla profondamente e a girovagare intorno a lei, facendola sentire come un animale braccato.

Una strana tensione aleggiò fra loro e Tess pensò allarmata che quel giorno aveva fatto davvero male a indossare una veste scollata.

"Dovrei essere molto adirato con te sai... lasciarmi da solo in quel modo ieri, non é stato gentile.." sussurrò, continuando a guardarla penetrante. Si fermò dietro di lei improvvisamente:

"E per di più a metà dell'opera." le sussurrò con voce roca all'orecchio.

Tasmin sussultò sentendo il suo respiro così vicino e il suo soffio le solleticava la pelle.

Stava per rispondere prepotentemente a quella battuta sfrontata, quando si sentì afferrare da un braccio di Cassandro e la risposta le morì in gola; un braccio era appoggiato saldamente intorno alla sua vita come per impedirle di muoversi, mentre l'altra mano cominciò ad accarezzarle il collo delicatamente.

Tasmin ebbe dei brividi lungo tutto il corpo e quando Cassandro scese ad esplorarle il petto con la mano, credeva di scoppiare. Il sangue ribolliva ogni volta che le sue mani le sfioravano la pelle nuda e si sentiva stringere contro il suo petto sempre di più.

Quando lui incominciò a mordicchiarle sensualmente un orecchio, Tess chiuse gli occhi in estasi facendosi avvolgere dalle sue braccia mentre il sangue le martellava fortemente al cervello fino a farla tremare.

Tuttavia i ricordi di ciò che lui le aveva fatto e di come la stava usando anche adesso come un trofeo, tornarono a galla prepotentemente; serrò dunque i pugni per cercare di riprendere il controllo di se stessa e con uno strattone riuscì finalmente a liberarsi dalla stretta di Cassandro, e si girò verso di lui, trafiggendolo con lo sguardo:

"Stammi lontano." mormorò infuriata, ma l'avvertimento non pesò granché sull'animo di Cassandro visto che le parole di Tasmin non convincevano nemmeno sé stessa.

Lui infatti rimaneva immobile continuando a penetrarla con lo sguardo, che si era fatto ad un tratto serio e freddo.

Tasmin allora indietreggiò per stargli il più lontano possibile e non permettergli così di toccarla nuovamente:

"Perché vuoi continuare ancora a giocare con me? Sono stufa! Non mi alletta vederti tutti i giorni, perché non te ne vai da qualche altra parte?"

"Non mi sembrava che la mia presenza ti infastidisse così tanto prima" sussurrò affascinante, facendo alcuni passi in avanti.

"Non so di cosa parli. Navighi nelle tue fantasie, per quel che mi riguarda sei tu che cerchi sempre la mia compagnia, io posso benissimo farne a meno anzi sto molto meglio senza di te" replicò tagliente, indietreggiando ancora.

 Cassandro rise lievemente per la sua risposta  e scosse la testa perché la realtà dei fatti era un'altra ed era talmente ovvia, almeno per lui.

La fissò intensamente prima di raccogliere alcune vesti attorcigliate per terra e le depose elegantemente sul letto, come per dissimulare quella vibrante tensione.

"Ammetto di essere stato brusco e poco galante l'altro giorno, ma se ti ho baciata non l'ho fatto assolutamente contro la tua volontà. Infatti mi sembra che tu abbia acconsentito." rispose liberandosi della spada dall'impugnatura, poi si girò verso di lei: "O sbaglio?" domandò suadente.

Tasmin si innervosì ancora di più:

"Offenderei la tua intelligenza se ti spiegassi qualcosa di così evidente. È stato solo un momento di  debolezza, nient'altro"

Cassandro si drizzò in piedi e si diresse verso di lei:

"Mi hai baciato solo per debolezza? Io non credo" mormorò affascinante sfiorandole la guancia, ma Tess ritirò prontamente la sua mano.

"Insomma dovevi parlarmi di una cosa urgente no? Perché se era soltanto per questo, io me ne andrei ora" disse Tess per chiudere subito la questione e andarsene via di lì prima di cedere nuovamente.

Cassandro questa volta si fece terribilmente serio, analizzando ogni sua possibile reazione.

"No ce' un'altra cosa... tuo fratello ha fatto venire qui dalla Grecia un tipo strano, una specie di segugio o carceriere di nome Eusebios, con lo scopo di controllare chiunque gli stia attorno o abbia dei rapporti con lui… dopo la faccenda di Filota, Alessandro non si fida più di nessuno. Tu ne sapevi niente?" Nella sua voce c'era un velo di minaccia.

"É la prima volta che sento questa storia" rispose lei sinceramente che infatti non ne sapeva nulla e ne fu molto sorpresa.

"Davvero strano visto che tu sei abituata a vedere complotti dappertutto" rispose lui sospettoso.

"Mio fratello non ascolta mai quello che dico. E comunque se ha fatto venire qui quella specie di segugio avrà le sue buone ragioni.. forse avrà capito che i suoi amici non sono poi così fidati come credeva" replicò Tasmin fissandolo dritto negli occhi, e pensò certamente che Cassandro aveva qualcosa da nascondere e non era di certo uno stinco di santo.

Lui invece rimaneva impassibile dalla sua affermazione, come se non gli importasse minimamente, anche se i suoi occhi sviavano di continuo lo sguardo di Tess.

"Ti vedo nervoso.. hai paura che questo tizio scopri qualcosa di inappropriato sul tuo conto, Cassandro?"

"Quella che dovrebbe stare attenta sei tu, Tess. Anche se sei sangue del suo sangue questo non vuol dire che sei fuori a priori dalla cerchia di possibili traditori. Prima o poi si verrà a sapere che tu hai contribuito all'assassinio di Filippo, e per Alessandro questo sarebbe il peggiore dei tradimenti" esclamò lui cercando di avvertirla. Non c'era traccia questa volta di ironia o minaccia nella sua voce... voleva solo metterla in guardia da un probabile attacco d'ira di Alessandro.

"Ti auguro perciò che non lo venga a sapere. Potrai non crederci, ma io ci tengo al tuo bene" disse infine andando alla porta e aprendola, segno che ormai la conversazione era conclusa.

Tess lo guardò incapace di dire niente ma prima di andarsene, lo fissò profondamente cercando di capire cosa gli passasse per la testa, o per lo meno cosa lo spingesse a preoccuparsi per lei dicendole quelle cose.

Ma come al solito non riusciva a comprenderlo o forse non voleva farlo. Forse aveva paura di avvicinarsi troppo a lui e scottarsi come aveva già fatto in precedenza. La solita paura di soffrire che ti spingeva a non correre rischi e a smettere di lottare per un sentimento che stava sgretolando il suo cuore pezzo dopo pezzo. Che stava avvelenando la sua anima.

Si accorse di aver fissato Cassandro negli occhi un troppo a lungo, quasi fosse soggiogata da lui, e decise di svignarsela da lì.

 Lui questa volta la lasciò andare.

Per tutta la vita Tasmin era stata giudicata una ragazza fredda, calcolatrice, un folle come il fratello e non aveva mai avuto paura di dire le cose in faccia.

Ma questa volta la paura si stava prendendo gioco di lei: aveva timore che Alessandro scoprisse cosa aveva fatto e di subire una reazione violenta da parte sua. Aveva timore di non riuscir più a ricomporre il proprio cuore, di perdere tutto.

Si diresse verso la stanza di Luna.. almeno con lei poteva essere in pace, al sicuro.. e sentirsi sinceramente amata.

 

Cassandro dopo un po’ uscì anche lui dalla sua stanza ma nel corridoio fu fermato dalla persona che temeva di incontrare: Eusebios, il nuovo segugio fidato del re.

"Signore, posso farvi qualche domanda?" chiese l'uomo semplicemente. Era alto quanto Cassandro, molto corpulento e la fronte era ricoperta di cicatrici dovute a lunghe battaglie.

"Se é una cosa breve altrimenti dovrete aspettare" rispose Cassandro senza tanti convenevoli.

"Ci vorrà poco tempo"

Il ragazzo si fece convincere per non farlo insospettire troppo e per non perdere altro tempo; Eusebios lo condusse in un angolino del corridoio senza poter essere disturbati:

"Vedete Cassandro, la sua strada e la mia si sono spesso incrociate più di una volta... e questo é strano. Perché io mi occupo di criminali" disse l'uomo curando perfettamente ogni sua parola.

Cassandro invece gli sorrise in modo sfrontato:

"Mi prendete in giro? Siamo in guerra, di crimini se ne commettono ogni giorno"

"Non intendevo quel genere di cose perché io sono qui per conto del re. Ma fra voci, mezze dichiarazioni, tracce, alcuni riscontri oggettivi... vengono fuori su di voi cose... a dir poco inquietanti."

Eusebios lo trafisse con lo sguardo per dimostrare che aveva ragione ma Cassandro non si mostrò affatto intimorito, infatti ricambiò il suo sguardo facendosi ad un tratto pericoloso e agghiacciante:

"E se sono così inquietante, perché non siete andato a riferirlo subito a sua maestà? Ve lo dico io il perché, perché tutte queste prove che dite di avere non ce le avete. Quindi non vi prendete più la libertà di infastidir un nobile del mio calibro per delle accuse senza fondamento." rispose Cassandro con un sorriso sfrontato, ma con un lampo negli occhi che non tralasciava dubbi di quanto fosse serio.

"Il re ha il diritto di sapere di cosa sono capaci le persone che crede amiche"

Cassandro allora si fece avanti, irritato da quelle illazioni e aveva uno sguardo che provocava brividi di terrore su chiunque, persino su Eusebios, che cercò di dimostrarsi calmo ma deglutì fortemente.

Cassandro allora ricaricò la dose:

"Voi mi state seccando. E chi l'ha fatto, se n'è sempre pentito alla fine" sussurrò minaccioso mettendosi faccia a faccia contro l'uomo.

I suoi occhi penetranti e diabolici avrebbero incendiato all'istante Eusebios se avesse potuto. L'uomo continuava a tacere, paralizzato.

Cassandro all'improvviso si rilassò e spuntò sul volto un sorriso spregevole:

"Andate pure a fare le vostre confidenze al re. Non ho nulla da temere" replicò con un sorrisetto, mentre indietreggiava per poi andarsene.

Ma quando girò le spalle a Eusebios il sorriso scomparve.

E ridivenne cupo.

 

Tasmin dopo aver saputo che Alessandro era tornato si diresse subito nelle sue stanze e lo accolse calorosamente, come aveva sempre fatto.

 "Fratello. Sei già tornato?" esclamò abbracciandolo.

"Sì, si trattava di una faccenda di poco conto." rispose lui ricambiando leggermente l'abbraccio.

Tess stava leggermente meglio dopo aver incontrato Cassandro, visto che  si era sfogata con la fida Luna che l'aveva consolata, ed ora era felice di poter parlare col fratello finalmente da soli.

Il re si diresse verso il balcone dove il vento freddo della sera aleggiava nell'aria, ma si stava comunque bene. L'Asia era un paese magico.

Tasmin si diresse titubante accanto a lui:

"Alessandro perché non rispondi mai alle lettere di nostra madre? Capisco che tu non la voglia accanto a te, ma almeno dalle un pochino di gioia scrivendole qualche riga" disse ad un tratto abbassando lo sguardo.

"Gioia? Sono lo specchio infranto dei suoi sogni" replicò lui alzando gli occhi al cielo.

"Non dire così. Sarebbe molto orgogliosa di te e per tutto ciò che stai compiendo.. sebbene questo ti imponga di stare lontano da casa" rispose Tess mettendogli una mano sulla spalla per confortarlo.

"Scrivile tu una lettera da parte mia.. io non voglio" mormorò irrigidendosi.

Era chiaro che quando si parlava di Olimpiade, lui si sentiva a disagio come se fosse un topo che guarda un serpente incantatore.

Tasmin se ne accorse. Lo sapeva da molto tempo che Olimpiade era un grosso fardello per lui, incapace di distaccarsene.

"Alessandro... a volte io mi chiedo se non sia nostra madre quella da cui fuggi.-. di cosa hai paura?" affermò Tess cercando di guardarlo ma lui continuava a fissare dritto davanti a sé, come se si sentisse logorato.

"Che posso dirti... quando ero bambino lei mi credeva divino, mentre nostro padre debole... quale dei due sono Tess..? Debole o divino?" chiese guardandola indifeso. Stava mettendo a nudo tutte le sue insicurezze e Tess lo guardò piena di commiserazione, perché non ce la faceva a vedere il fratello in quello stato. Tutto ciò che lui chiedeva era un po’ di fiducia.. e nessuno dei due genitori gliene aveva mai accordata.

"A volte non sei nessuna delle due cose.. a volte invece entrambe. Sei una personalità piuttosto complessa Alessandro ed é difficile etichettarti. Ma di una cosa sono sicura... sei un re migliore di nostro padre" sussurrò dolcemente accarezzandogli i capelli biondi e avvicinandosi di più a lui.

Alessandro rise lievemente e la fissò con gratitudine, prendendole la mano tra le sue.

Tess gli sorrise di rimando, ma notando che l'aria stava diventando gelida, decise di rientrare dentro la stanza:

"Parliamo di cose serie va bene? In una lettera di nostra madre mi ha informato che hai organizzato le nozze tra nostra sorella Cleopatra e lo zio Alessandro (* questa famiglia é poco originale, usano gli stessi nomi. XD per cui il fratello di Olimpiade e suo figlio si chiamano entrambi Alessandro! Non guardate me, lo dice Wikipedia Ahah *) ti prego dimmi che non é vero?" gli chiese Tess nervosa e agitata.

"É vero invece. Ci sto pensando da un di tempo e penso sia una scelta saggia. Lo zio é il re d'Epiro e da questa unione potrebbe nascere una cospicua alleanza"

"Non pensi che nostra sorella meriti qualcosa di più di un matrimonio di interesse, con un marito che ha il triplo dei suoi anni?"

"Non sarebbe né la prima né l'ultima volta. Si é sempre fatto così, non esiste matrimonio al mondo che non fosse combinato. Perché ti scandalizzi tanto?"

Tasmin lo guardò totalmente allibita:

"Perché mi scandalizzo tanto? Forse vorrei evitare che Cleopatra faccia la fine dei nostri genitori o la tua! E poi é troppo giovane, ha solo 14 anni!" esclamò sconcertata, perché non si capacitava di come Alessandro prendesse alla leggera una questione così importante, da cui dipendeva la felicità futura della sorella minore.

Tasmin poi non capiva come mai lui avesse scelto proprio Cleopatra per questo matrimonio di interesse... di norma le figlie femmine di una famiglia reale si sposavano in ordine cronologico e toccava quindi a lei sposarsi per prima, anche se aveva pochi anni più di Cleopatra.

Ma anche se avesse dovuto farlo, quella scelta le sembrava così abbietta e rivoltante, impossibile solo a pensarci. Preferiva togliersi la vita piuttosto che farlo. Sposare un uomo che non amava o che magari disprezzava, solo per interesse... sarebbe toccato anche a lei?

E cosa sarebbe successo dopo con Cassandro?

Ma scosse subito la testa perché ora doveva pensare alla sorella e tentare di convincere Alessandro di annullare quella infamia.

Tuttavia il re si dimostrava piuttosto calmo come se non gli importasse:

"Cleopatra ha acconsentito senza fare tante storie, sai?"

"Si perché non osa negare i tuoi ordini e le piace vivere nel lusso! Ti prego di ripensarci..." mormorò in tono supplichevole.

"Lei ha acconsentito, lui altrettanto. Perciò la questione é chiusa" ribatté Alessandro con fermezza.

Tasmin stava per contraddirlo, ma richiuse la bocca perché non c'era nient'altro che potesse dire per convincerlo. Era testardo quanto lei.

Allora sospirò esasperata:

"Quando partiamo?"

"Per dove scusa?"

"Per la Macedonia no? Dovremmo organizzare i preparativi e assistere al matrimonio" rispose lei innocentemente, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.

 Ma ciò non rientrava nei piani di Alessandro.

"Noi non torniamo in Macedonia" rispose seccamente e il tono della sua voce non ammetteva repliche. Sottolineò la parola "noi" per farle capire che nemmeno lei ci sarebbe andata.

"Scusa e perché hai preso questa decisione senza consultarmi?" domandò lei trattenendo a stento la sua furia.

Prima obbligava Cleopatra a sposare un uomo che non amava, per di più uno zio... e ora stava negando a Tasmin di poter essere accanto alla sorella in un giorno così tanto importante per lei…

"Non vedo il motivo per cui tu dovresti presenziare a un matrimonio che non ti garba, e poi tra qualche giorno partiamo per l'India e non abbiamo tempo di fare marcia indietro"

Tasmin allora restò completamente a bocca aperta.

Non credeva che quel ragazzo che aveva di fronte fosse davvero suo fratello. Quella conversazione confortevole e intima che avevano avuto prima, sembrava pressoché un ricordo lontano.

Alessandro appariva come uno sconosciuto. Per di più con delle idee folli.

"Come? Vuoi scalare le montagne dell'Hindukush? sei pazzo?" domandò allarmata e lo guardò come se fosse davvero pazzo.

"Te l'avevo detto che volevo andare ad Oriente e andrò avanti fino alla fine.. credevo che almeno tu lo avessi capito" rispose lui duramente incrociando le braccia al petto.

"Non pensi però che il tuo esercito meriti un attimo di tregua? E sarebbe una grossa offesa non essere presenti ad un matrimonio reale che tu stesso hai organizzato!"

Il tono infuriato della sorella non smosse Alessandro neanche di un millimetro e questa volta Tess perse davvero la pazienza. Non ce la faceva più a tollerare i suoi capricci e i suoi sbalzi d'umore:

"Per gli Dèi, hai così paura di nostra madre che non riesci a vederla neanche per un giorno?? Oppure il tuo ego sta straripando, perché senti di poter conquistare ogni territorio dell'Asia?" urlò infuriata criticando l'ego smisurato del fratello.

Le sue urla si dovevano essere sentite fino in corridoio, perché Luna apparve all'improvviso sull'uscio della porta:

"Maestà, va tutto bene?" domandò tutta tremante e diede un'occhiata a Tasmin per verificare che fosse tutta intera.

La principessa si destò subito e si portò una mano sulla fronte per calmarsi:

"sì Luna non preoccuparti. Torna nelle tue stanze" rispose in tono rassicurante.

La donna fece un leggero inchino ma restò comunque lì vicino senza farsi notare. Voleva accertare con i suoi occhi e le sue orecchie che andasse tutto bene, perché gli scatti d'ira di Alessandro erano ormai all'ordine del giorno e lei era in dovere di difendere la sua protetta ad ogni costo.

Nel frattempo Tasmin prese dei grossi respiri per cercare di calmarsi e di rimanere lucida, mentre Alessandro rimaneva freddo e impassibile al centro della stanza.

"Io sono tua sorella, non la tua serva. E se voglio andare in Macedonia per il matrimonio di mia sorella ci vado. Con o senza il tuo permesso" disse a denti stretti.

Alessandro fece un sorriso inquietante:

"Qui ti sbagli cara sorella. Nessuno può fare niente senza il mio consenso" rispose per far valere la sua autorità e il suo potere smisurato.

"Sei spregevole quando ti comporti così! Sei diventato re non per andare a vagare in mezzo ai monti, ma per guidare il tuo popolo che sarebbe la Macedonia!"

Tasmin perse ancora la pazienza e cominciò a gesticolare e a parlare a vanvera:

"E’ così che ripaghi i miei sforzi? Ho fatto di tutto, insieme a nostra madre, per farti salire sul trono! Abbiamo architettato l'omicidio di Filippo, eliminato ogni possibile.."

"Che cosa hai detto?" la interruppe improvvisamente Alessandro con gli occhi sbarrati.

Tasmin purtroppo si accorse troppo tardi di ciò che aveva appena detto e fu riscossa dai suoi pensieri, catapultata nella realtà.

Non avrebbe mai dovuto dirlo.

Avrebbe voluto fermare il tempo e tornare a qualche minuto prima cioè quando lei e Alessandro parlavano come due fratelli normali.

Ma non c'era niente di normale negli occhi fulminati del re.

"Alessandro..." sussurrò timorosamente cercando di fargli capire come stavano le cose.

Si avvicinò lentamente a lui per accarezzargli il braccio, ma lui si scostò bruscamente:

"No, ripeti quella mostruosità" replicò con sguardo inquietante mentre i suoi muscoli sembravano tendersi, come se fosse pronto ad attaccarla.

Tasmin deglutì rumorosamente.

"Lo sapevi già, é inutile fingere.." sussurrò abbassando lo sguardo, per non sentirsi ancora più colpevole.

"No invece.. nostra madre ha giurato che tu non c'entravi niente e io le ho creduto perché ti voglio bene.. la verità mi faceva troppa paura e ho deciso di ignorarla, per andare avanti.." mormorò Alessandro incapace di credere a cosa avesse appena scoperto e che aveva sempre negato a se stesso.

"Come hai potuto? Commettere un abominio simile! Alle mie spalle! Sei uguale identica a nostra madre! Sei una pazza! Maledetta!" gridò Alessandro in preda all’isteria, cercando qualcosa da rompere ma non trovando nulla, si sfogò sulla sorella che indietreggiò spaventata.

"Sei fuori di te ora, ne riparleremo quando ti sarai calmato" mormorò a bassa voce tentando di andarsene.

Non sopportava di vedere la delusione negli occhi del fratello a causa sua, e le lacrime bruciavano sapendo quanto lui stesse soffrendo in realtà.

Alessandro era sempre stato attaccato al padre e la sua morte lo aveva sconvolto nel profondo. Uno dei motivi per cui aveva rotto i ponti con la madre era stato proprio perché era coinvolta nell'assassinio e non glielo aveva mai perdonato.

Il re sbarrò ad un tratto la strada alla sorella, con sguardo allucinato:

"No invece. Troppo a lungo hai evitato di pagare le conseguenze delle tue atroci azioni ed é ora di farlo." mormorò diabolico prendendola per un braccio e uscì velocemente dalla stanza.

Lei perciò lo guardò terrorizzata: la pena per un crimine come il genocidio e commesso addirittura ai danni del re, era la morte..

"Che cosa vuoi fare?" domandò spaventata seguendolo come una marionetta. Alessandro sembrava completamente impazzito: era pieno di adrenalina per via dell'orrore che aveva appena scoperto e non riusciva più a ragionare razionalmente, perché il suo unico pensiero era quello di vendicarsi delle bugie, inganni e disonestà della sorella.

Tasmin capendo le sue intenzioni cercò di frenarlo, facendo leva sui piedi.

"Non puoi farlo! l'ho fatto per te, Alessandro!"

Lui si girò verso di lei e la trafisse con uno sguardo pieno d'odio: dalla madre se lo sarebbe aspettato un atto così deplorevole, ma da lei no. Si sentiva tradito più di ogni altra cosa e tra poco sarebbe esploso.

"Bugiarda! Devi stare zitta! Non hai diritto di parlare dopo quello che hai fatto! Il sangue di mio padre riversa nelle mie mani per colpa tua!" gridò in preda alla rabbia e alla sofferenza, prendendola per le spalle.

Sembrava posseduto da una schiera di demoni ed era paonazzo di rabbia, tanto che le diede uno schiaffo così potente, che la stese a terra.

Improvvisamente però corse al suo fianco la fida Luna, che cercò di fermare Alessandro trattenendolo per un braccio.

"Maestà no!" gridò affannosamente cercando di proteggere Tasmin, la quale restava inerme a terra.

Alessandro però si liberò della donna con durezza, ordinandole di andarsene e la spinse via, facendola sbattere contro un muro.

Tasmin sgranò gli occhi completamente terrorizzata per ciò che stava accadendo, e

si aggrappò alla ringhiera del corridoio, cercando di reggersi in piedi e di non strisciare a terra.

Sotto di lei gli uomini e amici di Alessandro stavano cenando allegramente con fiumi di vino e donzelle, e ubriachi  com'erano non si accorsero delle grida e del baccano che il re stava facendo.

Alessandro tornò alla carica e la prese per le spalle, obbligandola a camminare rudemente.

Tasmin lo pregò ancora di fermarsi e di starla ad ascoltare ma lui sembrava irremovibile; le lanciava continuamente sguardi di fuoco e stava per darle un altro schiaffo.

Tuttavia la botta fortunatamente non arrivò. Infatti lui si sentì afferrare da dietro da due grosse braccia che lo immobilizzarono di colpo, lasciando libera Tasmin.

La ragazza sentì la voce di Cassandro cercare di calmare il re, ma Alessandro aveva perso completamente il lume della ragione e si liberò in un secondo della stretta dell'amico, facendolo cadere persino a terra.

Tasmin sgranò gli occhi inorridita e spaventata dalla scena che aveva di fronte: Cassandro era accorso in suo aiuto per difenderla e anche Luna ritornò all'attacco per proteggerla, anche se la ferita alla testa provocatele prima dal re, le doleva molto.

Dovevano smetterla subito. Erano troppo vicini alla rampa delle scale e qualcuno poteva farsi del male per davvero.

Alessandro comunque continuava ad assalire la sorella con le parole, gridando delle atrocità.

"Basta maestà! Vergognatevi, mio signore, di trattarla in questo modo!" gridò Luna terrorizzata, parandosi di fronte a Tess.

"Zitta strega!" le urlò di rimando Alessandro, spingendola via.

Ma purtroppo Luna durante la spinta, perse l'equilibrio.

I piedi inciamparono negli scalini e inevitabilmente il suo corpo cominciò a cadere giù dalle scale.

Tasmin rimase completamente paralizzata, con gli occhi sbarrati dal terrore mentre vedeva la donna, che era stata come una madre per lei, cadere giù violentemente con un grido.

Anche Alessandro si era all'improvviso fermato.

Alla fine Tess uscì dalla sua paralisi e cominciò a gridare dal dolore, portandosi una mano alla bocca, mentre le lacrime stavano invadendo i suoi occhi, impedendole di vedere nettamente il corpo immobile di Luna alla fine delle scale.

"No!" gridò con tutta la voce che aveva in corpo cominciando a correre per le scale al fine di soccorrere Luna il più presto possibile.

I suoi piedi sembravano dei macigni pesanti e quando finalmente accorse da Luna, si mise le mani nei capelli continuando a singhiozzare, perché vide che la donna non si muoveva più e aveva chiuso gli occhi.

Si inginocchiò davanti a lei e la scosse fortemente, chiamandola di continuo per farla rinvenire.

Quando però le toccò la testa, la mano si sporcò tutta del sangue della donna, e il pianto di Tasmin le si mozzò in gola.

Fu incapace di respirare mentre dentro di sé prendeva largo la consapevolezza che ormai non c'era più nulla da fare.

Era tutto finito. tutto perduto.

Le sue mani si stavano raggelando proprio come il corpo di Luna mentre la morte la stava portando via, e per un attimo Tess pregò che venisse anche da lei, per liberarla da quel dolore straziante

Tasmin si aggrappò al petto di Luna piangendo disperatamente, e continuando a sussurrare fra i singhiozzi "No, no, no!"

Molti soldati accorsero da lei e non riuscirono a capire il perché di tutto quel fracasso e quella lagna per una semplice serva.

Tasmin non voleva ascoltarli, non voleva sentire le loro battutine sprezzanti perché quei poveri idioti non potevano capire quanto Luna fosse importante per lei: non era stata solo una madre per lei, ma anche la sua migliore amica.

Era al suo fianco le infinite volte in cui si ammalò da bambina, quando pronunciò le prime parole e diventò grande.

Avevano condiviso i loro segreti, i loro sogni e le loro vite.

E ora come sarebbe potuta andare avanti? Chi l'avrebbe capita e sostenuta in ogni momento?

Mentre continuava a piangere disperata sul petto della donna, Tess sentì una mano sfiorarle la spalla e lei la scacciò via come se fosse un insetto.

Quando si girò, vide che era stato Cassandro a sfiorarla e il suo sguardo dispiaciuto era pieno di commiserazione per lei.

Gli occhi di Tasmin erano velati di lacrime ma questo non le impedì di scorgere anche Alessandro lì vicino a lei.

Allora Tess lo trafisse con tutto l'odio di cui era capace. Lo guardava con disprezzo, ripugnanza e lo colpevolizzò di averle portato via l'unica persona che non l'aveva mai abbandonata e che l'aveva sempre amata incondizionatamente.

"Stai lontano. E’ tutta colpa tua." sibilò a denti stretti.

Lei si alzò e se avesse potuto lo avrebbe ucciso con le sue mani, ma era troppo debole e sconvolta, anche solo per fare un passo.

La situazione si era capovolta: era Alessandro il carnefice, lui aveva compiuto un atto così spregevole, impossibile da perdonare.

Lui nel frattempo sembrava ritornato lucido, e tutte le sue paranoiche follie scomparse.

Tasmin sentì il proprio petto esplodere: gridò contro suo fratello e agli occhi di tutti pareva una pazza:

"Sei un mostro! Bastardo! Ti odio! Ti odio!" urlò fino a perdere fiato, per poi scappare via in mezzo alla folla, come se fosse impazzita anche lei.

Cassandro la guardò andarsene con sguardo dispiaciuto, ma decise di lasciarla stare perché il dolore si doveva essere affrontato in primo luogo da soli.

Mentre Alessandro sembrava sconvolto e si rese conto solo in quel momento di ciò che aveva fatto. Come aveva potuto trattare la sorella in quel modo così brutale? Nonostante ciò che aveva fatto a Filippo, non se lo meritava..

Nella sala calò il silenzio.

 

Dopo qualche ora, i soldati tornarono a far baldoria e a cantare allegramente. D'altronde la morte di una semplice serva non poteva frenare la loro euforia.

Cassandro all'improvviso irruppe nella sala, guardandosi attorno.

“Dov’è Tasmin?”

Clito alzò lo sguardo e indicò il portone del palazzo:”Se n’è andata”

“Cosa? Andata dove?” domandò Cassandro allarmato.

Clito era così ubriaco, che non sentì la sua domanda e tornò fra le braccia di una fanciulla asiatica, allora Nearco si intromise nella conversazione, cercando di spiegargli tutto fra un pasto e l’altro.

“Quella ragazza è pazza quanto Alessandro. E’ piombata qui, gridando come un’ossessa che non sarebbe rimasta nel palazzo un minuto di più, che ci malediceva tutti, che odiava suo fratello e che non lo voleva rivedere mai più. Poi ha preso il suo cavallo e se n’è andata senza neanche salutare. Un po’ sgarbata non trovi?” disse abbuffandosi su una coscia di pollo.

Cassandro sobbalzò, non credendo alle sue orecchie:

“E voi ve ne state qui a mangiare?!” gridò infuriato come non mai.

Nearco rispose a bocca piena:

“Che cosa avremmo dovuto fare? Abbiamo cercato di avvertire Alessandro, ma lui si era completamente ubriacato e quando è in quelle condizione non riconosce neanche il suo cavallo, che è la cosa a cui tiene di più al mondo... perciò...” L’uomo tornò a rifocillarsi sul cibo, non dicendo più nulla.

Cassandro aveva le fiamme negli occhi e avrebbe ucciso i suoi amici all’istante per la loro incredibile idiozia, ma non doveva perdere altro tempo.

“Se le succede qualcosa.. ne risponderete direttamente a me.” Mormorò minaccioso, prendendo la sua spada e uscì dal palazzo come un fulmine.

Nearco lo guardò allibito:”Che gli è preso? E’ da un po’ di tempo che è strano!”

Il saggio Tolomeo scosse la testa e si alzò in piedi:”Ha ragione lui.. dovevamo fermarla ma eravamo troppo presi dal vino e dalle nostre belle fanciulle per farlo.. andiamo ad avvertire subito il re e speriamo ci dia ascolto”

 

Tasmin stava cavalcando verso una meta indefinita, non importava dove andasse, l'importante era rimanere il più lontano possibile da quella terra maledetta.. e da suo fratello.

Non gli avrebbe mai perdonato di aver causato la morte di Luna. Mai.

Ripensando al modo in cui era caduta, come aveva chiuso gli occhi per sempre e il sangue che sgorgava in continuazione, Tess si sentì pizzicare gli occhi per colpa delle lacrime che non sembravano voler cessare.

Ma chi voleva prendere in giro? Era solo colpa sua se Luna era morta.

Aveva tentato di proteggerla e per questo era caduta.. se solo le avesse impedito di avvicinarsi così troppo ad Alessandro, il quale in quelle condizioni era capace di tutto. Se solo non fosse rimasta a guardare quando aveva intuito che le cose si stavano mettendo male…

Il nitrito del cavallo la destò dai suoi pensieri e Tess allora si ripulì gli occhi, tirando col naso.

"Coraggio Febo. Non abbandonarmi anche tu" disse in tono amorevole accarezzandogli la criniera.

 In verità non sapeva nemmeno dove stesse andando, e faceva così buio che non vedeva niente. L’aria gelida della sera le stava perforando le ossa. Sentiva freddo dappertutto… anche nel cuore.

Entrarono in una specie di foresta, e Tasmin allora pensò che non era una buona idea proseguire ma l'ultima cosa che avrebbe fatto era ritornare da quel pazzo di suo fratello e non ne aveva minimamente l'intenzione.

Incitò Febo ad andare avanti, quando in mezzo all'oscurità intravide delle piccoli luci come delle torce accese in lontananza.

Tasmin aveva ancora la testa che le girava vertiginosamente per ciò che era accaduto a Luna, gli occhi le dolevano per colpa delle lacrime, e si accorse di un gruppo di uomini solo quando furono vicinissimi a lei.

Avevano delle torce infuocate in mano, e a prima vista sembravano dei cacciatori, forse greci dal modo in cui parlavano ma avevano delle facce tremendamente sospette.

Fecero addirittura dei commenti poco galanti, chiamando Tasmin "bel bocconcino" e la invitarono a divertirsi con loro.

Tess declinò subito l'invito e pregò loro di lasciarla passare, quando all'improvviso si sentì afferrare rudemente da un paio di braccia e cadde a terra con un tonfo.

Il cavallo nitrì e si mise a scalciare come un pazzo per proteggere la padrona, ma un brutto ceffo lo trattenne per le redini.

La testa di Tasmin cominciava a girare a vuoto e a vedere le immagini sfuocate, ma riusciva a sentire benissimo le risate di quei bifolchi e di come cercavano di tenerla immobile per fare i loro porci comodi.

All'improvviso però udì delle grida impazzite e si sentì liberata dalla presa di quegli uomini, ma cadde subito perché incespicò in una radice.

Sapeva che stava avvenendo uno scontro in quel momento, e quando riuscì ad alzare lo sguardo notò con sua somma sorpresa che era sopraggiunto Cassandro in sua difesa e aveva sguainato la spada per combattere quei furfanti.

Lui era uno dei migliori soldati dell’esercito di Alessandro, e soprattutto il più agile, per cui non gli costò molta fatica sbarazzarsi di loro in pochi secondi anche se erano un gruppo numeroso di 5 persone.

Tasmin rimaneva impietrita a guardare la scena, incapace di muoversi e all’improvviso la paura prese il sopravvento su di lei.. ma non paura per sé stessa, ma paura per lui.

Che gli capitasse qualcosa di male per colpa sua, come era successo a Luna. Forse era destino che tutte le persone che amava alla fine si allontanassero per sempre da lei… sentì il freddo montarle in corpo come quando aveva pianto sul petto di Luna. Era un freddo mortale, come un avvertimento che qualcosa di fatale stesse per accadere.

Alzò lo sguardo spaventata e vide che Cassandro era rimasto incolume: i corpi degli uomini giacevano per terra e le mani del ragazzo erano sporche del loro sangue. Il suo sguardo brillava nella notte come se fosse un Dio severo scolpito nel duro marmo.

 La stava fissando profondamente, quasi adirato. Ma una luce strana brillava nei suoi occhi come se fosse felice nel vederla sana e salva e quella consapevolezza preso il sopravvento sulla rabbia, per il fatto che fosse scappata dal palazzo.

Si avvicinò a lei continuando a guardarla, quando all’improvviso Tasmin si accorse che uno di quei 5 farabutti si stava rialzando da terra e stava per colpire Cassandro alla schiena.

“Attento!” gridò Tasmin terrorizzata per avvertirlo del pericolo, e lui prontamente si girò per combattere quel maledetto che non si decideva di morire.

In mezzo a quell’oscurità, lei non riusciva a distinguere bene i corpi degli uomini che combattevano fino all’ultimo sangue e cercò di avvicinarsi per tentare di essere d’aiuto a Cassandro, ma ad un tratto sentì un urlo che le fece gelare il sangue e il cuore.

Anche se non lo vedeva in viso, aveva riconosciuto a chi apparteneva  quel grido e il suo cuore sembrava essersi fermato, incapace di battere. Perché la morte non voleva lasciarle scampo? Perché tornava a perseguitarla un’altra volta, facendola soffrire fino a sentirsi morta dentro?

Cassandro cadde in ginocchio. Un pugnale era conficcato sul fianco destro e il ragazzo imprecò dal dolore, cercando di fermare il sangue che stava sgorgando dalla ferita.

Il furfante intanto tornò all’attacco per finirlo, allora Tess senza perdere tempo corse in soccorso di Cassandro per cercare di salvarlo, ma il suo debole tentativo di fermare quel brigante non servì a molto, perché era parecchio forte e la stese a terra con una botta in pieno viso.

Cassandro appena la vide in pericolo, si alzò in piedi incurante del dolore al fianco e oppose resistenza al nemico, finendo per ucciderlo in maniera quasi disumana, semplicemente per aver osato toccarla.

Finalmente erano tutti morti.

Tasmin respirava a fatica e cercò di alzarsi, appoggiandosi un albero.

Il suo sguardo apprensivo incrociò quello di Cassandro che si girò verso di lei: era impallidito, era debole e sfinito.

Cercò di parlarle, ma quando aprì la bocca fuoriuscì soltanto un debole sospiro gelato dall’aria fredda, e improvvisamente cadde a terra.

Tasmin spalancò gli occhi terrorizzata e camminò velocemente verso di lui, pregando gli Dèi o chiunque altro avesse in mano le redini del destino, di non lasciarlo morire.

Di non farle perdere anche lui.

Cercò di frenare le lacrime visto che in quel momento doveva rimanere lucida, ma non conosceva nessuna forza di volontà che potesse scacciarle, perché quando si vive un dolore simile l’unica maniera in cui una persona può sfogarsi è piangere.

Le sembrava da deboli logorarsi in quel modo, ma ormai tutte le sue debolezze erano risalite in superficie, con violenza e inarrestabili.

Cercò di sorreggere il viso di Cassandro e lo depose delicatamente sul grembo, sperando di sentire ancora il suo battito ma le mani erano talmente gelate e tremanti che non riusciva a sentire niente.

Cominciò a tremare dalla paura e dal terrore, ed ebbe voglia di urlare così magari sarebbe ritornato da lei grazie al suono della sua voce. Lo chiamò per interminabili volte e lo scosse con forza, ma lui continuava a rimanere immobile e ogni secondo che passava diventava sempre più pallido.

<< Svegliati ti prego >> continuava a pensare Tasmin in preda alla disperazione.

Ma Cassandro non si riscosse. E Tess sentiva il gelo della morte ripiombare su di lei.

 

FINE CAPITOLO!

Perdonate se le scene d’azione hanno fatto un po’ pena, ma sinceramente non le so fare molto bene. Mea Culpa. XD

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! E perdonatemi se ho interpretato un Alessandro più pazzo del previsto, ma insomma nel film ne ha combinate parecchio XD

Ho preso in “prestito” il dialogo fra lui e Efestione che accadeva nel film, per inserirlo in una scena con Tasmin e spero non vi dispiaccia J

Ringrazio ovviamente chi recensisce, chi ha messo la storia fra le preferite e chi ama silenziosamente la mia storia J

Un bacione a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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