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Autore: Buildingalife    23/03/2012    3 recensioni
Aspira, espira, fumo che vola via.
Solo quello?
Silenzio.
Piede mosso, vaso rotto.
Mondo crollato addosso.
Ma la ragazza non ricorda.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo, mi svegliai con le idee molto più chiare del solito.
Sapevo cos’era successo.
Mi alzai dal letto, e girovagai per casa senza una meta.
Incontrai Davide nel corridoio.
Perché stava in casa mia?
“Perché sei qua?” gli chiesi con tono serio.
“E’ da un mese più o meno che ci sono, perché me lo chiedi ora?”
“Dovresti saperlo bene.”
Rimase silenzioso per un po’.
Poi scoppiò in una risata.
“Tesoro, dai non te la prendere!” disse continuando a sorridere.
“Stai scherzando vero? Vattene immediatamente.”
Continuò a fare il suo sorrisetto, finché non si rese conto che le mie intenzioni erano vere.
“Va bene.” disse arrabbiato.
In poco tempo raccattò le sue cose, le mise in un borsone, e se ne andò mormorando “troia”.
Ero anche una troia quindi, fantastico.

In quel momento volevo solo una cosa: parlare, oppure stare in silenzio, con Leo.
Non sapevo come contattarlo.
Finché non vidi sulla scrivania un cellulare.
Il mio vecchio cellulare.
Cercai nella rubrica, e lo trovai: “Leo” con un cuore accanto.
Gli mandai un messaggio: “Vieni da me.”
Dopo cinque minuti, ancora non avevo risposta.
Dopo dieci, neanche.
Passato un quarto d’ora, sentii il citofono squillare.
Era lui.
Fortunatamente non c’era pericolo, mia madre stava a lavoro.
Salì le scale, e finalmente lo sentii bussare alla porta.
Aprii immediatamente.
Appena entrò, mi chiese cos’era successo.
“Niente, ho solo cacciato Davide.”
Preferivo risparmiargli ciò che sentii all’uscita di Davide.
Lui comunque non proferì parola, meglio così.
“Allora, cosa vogliamo fare?”
“Non so, avevo solo voglia di stare con te.” dissi a voce bassa.
Mi guardò, e restammo in silenzio.
Fu lui a romperlo, osando una risata e dicendo: “Beh mi fa piacere, ma allora direi di non rimanere sulla soglia della porta!”

Non so come, ma ci ritrovammo sdraiati su un prato a guardare le nuvole.
No, non è una frase filosofica, semplicemente mi chiedevo perché si muovevano.
“Perché le nuvole si muovono?”
“E’ il vento…” rispose lui.
Speravo dicesse qualcosa per spezzare il silenzio, ma niente.
“Perché non parli?”
“Cosa dovrei dire?”
“Non lo so, ma di qualcosa.”
“Zitta.”
Zitta? Mi aveva detto di stare zitta?
Mah.
“Perché?”
Si sedette di scatto, girato verso di me.
“Vuoi saperlo, vuoi saperlo veramente?” disse in un tono aggressivo.
Anche se un poco spaventata, annuii.
“Ogni singola volta che sento la tua voce, giungono troppi ricordi, sento quasi spezzarmi. E tu non ricordi niente. E’ una cosa orribile. Hai perso i nostri momenti. Per colpa mia. E’ frustrante.”
Non risposi.
“Dammi una risposta.” disse lui.
Presi un foglio di carta dalla tasca e chiesi una penna a un tizio che passò.
Scrissi: “Non avevi detto che non volevi sentirmi parlare?”
“Voglio invece, ne ho bisogno.”
“Che razza di lunatico sei?”
“Sono solo un essere umano.”
Lo guardai male, la sua risposta non mi soddisfaceva.
I suoi cambiamenti improvvisi, mi infastidirono.
“Usa le parole.” disse lui.
“Per fare cosa?”
“Per dirmi se mi odi, o no, o cosa stai pensando di me.”
“Non so cosa dirti, io non so chi sei.”
“Già, tu non mi conosci. Ma chi pensi che io sia?”
“Sei Leo.”
“Almeno questo…” disse con un tono di voce basso.
Diventai un po’ triste, i pensieri in testa iniziarono a girare come un uragano, finchè lui non li interruppe: “Neanche io so chi sono.”
Come faceva a non saperlo?
Io lo sapevo.
Io per esempio,  ero Giorgia, no?
Giorgia, una ragazza.
Avevo i capelli rossi, abbastanza magra…
Ma per il resto?
Ma per il resto cos’ero?
Ero Giorgia.
Ma Giorgia cosa voleva dire?
   
 
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