Fin da piccola venivo additata come la ragazza strana, quella cicciotta, quella incapace e troppo timida persino per parlare. Affrontai le scuole elementari schernita in continuazione da parte di quelli che reputavo i miei 'amici'. La mia autostima subì un forte calo, mi rannicchiai nel mio mondo per cercare una protezione, uno scudo dal male che mi veniva imposto. Arrivai in prima media senza un briciolo di personalità. Mi associavo agli altri, facevo il cagnolino per ricevere -anche se poche- attenzioni. Per sentirmi amata. Con il tempo le cose peggiorarono. Mi chiamavano in continuazione 'cicciona' alle mie spalle, 'faccia da maiale'.. 'schiena larga'. E la cosa che mi faceva più male era il fatto che ero davvero come mi descrivevano. Iniziai a costruire un mio universo parallelo, giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, fino a quando mi ritrovai chiusa in una fortezza impenetrabile. Immaginavo di vivere in un meraviglioso castello ed esserne la principessa in attesa di un salvatore. Un principe che però, tardò ad arrivare. Era la terza media quando trovai il mio primo amore. Quello che non si dimentica. Preferisco non fare il suo nome, non siamo rimasti in buoni contatti. O forse si, ma la consapevolezza di tutto quel che abbiamo fatto insieme mi blocca a tal punto da non voler più niente da lui. Chiamiamolo 'B positivo', come il gruppo sanguigno. Era come se nel pieno di un'operazione stessi per morire, ma 'B positivo' mi salvò portandomi nella sua piccola, ma accogliente, dimora. 'B positivo' mi fece capire cosa significasse ridere ed esser felici di cuore. Lui stesso mi aveva dato il suo, così come io gli donai il mio. Ma qualcosa col tempo cambiò, crescemmo entrambi. A tal punto che un giorno si e uno no entrambi prendavamo i rispettivi organi e iniziavamo a riempirli di spilli. Piccoli, è vero, ma appuntiti come lame; fino a quando non gettai un velo pietoso sul nostro noi. Ora non lo sento più, ma so che è felice con un'altra ragazza. Mi fa piacere per lui. Andai avanti per la mia strada, grazie ad egli qualcosa in me era mutato. Credevo, anche se per una piccolissima parte, in me stessa. Passava il tempo, le ore, i minuti. I secondi. E anche quella piccola credenza sparì. Ritornai nella mia amata e calorosa struttura, e sapete cosa feci? Iniziai a scrivere. Si, proprio così. Scrivevo. Una cosa stupida, come pensan tanti. Ma solo in quel modo riuscii ad espormi al mondo, ad uscire dal mia labirinto personale. Sognavo costantemente ad occhi aperti storie su maghi, draghi, principi e regine; nani mezzi coccodrilli che scoprivano di essere dei veri e propri talenti per la chitarra, il canto e la batteria. I muli erano belli e popolari e i cavalli erano considerati sporchi ed insignificanti, a differenza della realtà. Era un mondo rovesciato ma speciale. Per me. Da questi racconti infantili iniziai a scrivere continui di film, soap opera e canzoni. Pure poesie. Fino a conoscere il mio secondo amore, quello che ancora mi è a fianco, il mio 'AB negativo', 'RH-'. Trovai, in poche parole, il sangue più raro. Quello perfetto, quello particolare che ti sa donare ogni sorta di emozioni e sensazioni, quello che ti fa vivere. Non avevo più bisogno di scrivere per essere felice, 'B positivo' non era niente in confronto. Mi dava -e da- tanto, ma io volevo -e voglio- sempre di più. Mai mi saziava -sazia-. Grazie a lui seppi amare anche la realtà e finalmente iniziai contraddistinguerla dal sogno. Rimasi -e rimango- attaccata alla scrittura, tuttavia ora è un passatempo, sebbene il più affabile tra tutti.